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  La devozione mariana di S. Maria Domenica Mazzarello 
Santi

Dall'articolo di Piergiorgio Cameroni in ADMA, n. 2/2012, pp. 3-4.



L'intuizione mariana carismatica del Fondatore, don Bosco, trovò proprio in S. Maria Domenica Mazzarello piena convergenza: la giovane mornesina aveva già maturato, nel gruppo delle Figlie dell'Immacolata, una solida spiritualità mariana, concretizzata in una fondamentale tensione a rivivere in sé il mistero di Maria, a modellarsi nella sua fisionomia spirituale, a riprodurla in sé.
Contemplava Maria nel suo mistero di Addolorata e di Immacolata: Maria era per lei, come per don Bosco, una persona presente e viva nella sua vita; l'ebbe perciò davanti non solo nel suo mistero di grazia ma anche di dolore, nella partecipazione alla passione salvifica di Cristo.
Il progressivo movimento di configurazione a Maria avvenne soprattutto attraverso la conoscenza e l'impegno di vita nella Pia Unione, la cui Regola era impregnata della figura dell'Immacolata come ideale di vita consacrata e apostolica. Nell'Immacolata trovava la spinta alla lotta contro il peccato, il fascino della purezza, lo zelo per custodire e formare le giovani che accoglieva intorno a sé nel laboratorio e nell'oratorio.
L'incontro con don Bosco (1864) aprì alla Santa un nuovo grande passo nel suo itinerario mariano. Come Figlia di Maria Ausiliatrice Maria Mazzarello testimoniò questa nuova dimensione mariana con un'azione apostolica sempre più ampia, più ecclesiale.
La missione dell'Istituto, condurre le giovani ad una autentica vita cristiana, trovò perciò delineato il suo essere nella devozione stessa all'Ausiliatrice. I membri della prima comunità mornesina dell'Istituto (11 professe e tre novizie) provenivano dal gruppo delle Figlie dell'Immacolata. La proposta di don Bosco trovò perciò un terreno preparato anche se il passaggio a congregazione religiosa comportò sofferenze e assestamenti a volte dolorosi. Ma la caratteristica nota mariana voluta dal fondatore, vissuta dalla confondatrice, venne colta, assimilata e fatta propria da tutta la comunità.
Questa era impegnata a vivere in crescente osservanza le Regole date da don Bosco: in esse i richiami devozionali, privi nella semplice espressione di elementi dottrinali, erano concentrati nell'onore da rendere alla Madonna attraverso le pratiche del Rosario, dell'Angelus, della commemorazione dei dolori e delle allegrezze, della recita dell'Ufficio della Madonna, ecc. Secondo lo spirito del fondatore, non vi si richiedeva che di uniformarsi all'espressione tradizionale e popolare della preghiera alla Madonna, celebrandone con solennità le feste, caratterizzando le ricorrenze, diffondendone immagini, ecc.
Tuttavia le testimonianze sono concordi nell'affermare che era lo spirito di tutta la regola vissuta nella sua totalità a rendere vero culto a Maria. La vera devozione a Maria non può consistere in sole pratiche devote ‑ insegnavano don Bosco e M. Mazzarello ‑, in pii esercizi, ma in un perseverante modellarsi su di Lei per vivere quelle solide virtù evangeliche che in lei rifulgono: «Siamo vere immagini della Madonna» ripeteva la Mazzarello alle sorelle.
Vera superiora del nuovo istituto sarà la Madonna, davanti alla statua della quale Maria Mazzarello ogni sera continuerà a porre le chiavi della casa con filiale e fiducioso abbandono. La prima comunità dell'Istituto, «monumento vivo», rispondeva al disegno di essere la lode di gloria a Maria nella tensione ad incarnare nella vita quotidiana le virtù della Vergine, per giungere alla conformazione a Cristo indicata dalle Regole.
Affermava la Confondatrice: «Se ci useremo carità fra noi, se saremo mortificate e animate da spirito di sacrificio, se ci manterremo fedeli alle nostre Regole, allora possiamo dire veramente di essere figlie della Madonna».
Soprattutto nelle lettere Madre Mazzarello lasciava trasparire la preoccupazione a fare unità tra teoria e pratica, tra le idee e la vita: «Mettiamoci con impegno ad esercitarci nella vera umiltà e carità, sopportando i nostri difetti a vicenda; esercitarci di più nelle nostre opere di pietà, facendo con slancio e fervore le nostre comunione e preghiere e col praticare i nostri voti di povertà, castità e obbedienza. Sarà così, credetelo mie buone figlie, che la Madonna sarà contenta di noi».

 

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Inserito Venerdi 12 Ottobre 2012, alle ore 10:00:12 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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