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  Maria nei Documenti «minori» del Concilio Vaticano II 
Magistero

Dall'articolo di Anna Toma, La Donna che "si prende cura", in Santa Maria "Regina Martyrum, Anno XIV - n. 2 - 2012, pp. 16-19. Tutto l'articolo pp. 13-19.



Il primo documento approvato alla fine della sessione 1963 è stato La Costituzione sulla Sacra Liturgia. In questo documento viene ribadita la centralità della liturgia sacra e della liturgia eucaristica in particolare, come punto focale e punto di ritrovo del popolo di Dio. L'articolo 103 di questo documento costituisce la prima dichiarazione ufficiale del Vaticano II su Maria; lo riportiamo letteralmente: «Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera Maria Santissima, Madre di Dio, con un amore speciale. Essa è indissolubilmente legata con l'opera salvifica di suo figlio. In lei la Chiesa ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, e contempla con gioia, come in un'immagine purissima ciò che essa desidera e spera di essere».
In questo testo Maria viene esaltata e ammirata perché è la prima dei redenti; l'affermazione la pone dunque in mezzo a noi, come una di noi e nello stesso tempo lega inscindibilmente la sua figura all'opera redentrice di Cristo. Maria è dunque, da un lato, immagine a cui guardare, figura-modello a cui rivolgersi con desiderio e attesa "speciali"; da un altro punto di vista, lei è l'inimitabile e unico progetto voluto da Dio per realizzare la salvezza dell'uomo per il tramite dell'incarnazione. L'intera riflessione del Concilio ribadirà costantemente questa doppia dimensione del riferimento mariano.

Il secondo documento del Concilio Vaticano II, il Decreto sui Mezzi di Comunicazione Sociale del 4 dicembre 1963, non menziona la Beata Vergine Maria; presenta, tuttavia, il concetto della Chiesa come madre e l'esigenza profonda di abbattere la distanza fra la chiesa e il mondo, anche attraverso un uso adeguato dei media e della comunicazione sociale. Questa consapevolezza costituirà lo sfondo culturale e il punto di riferimento cardine della riflessione sviluppata nella Lumen Gentium.

Altri documenti guardano a Maria nel contesto delle divisioni e del confronto fra le diverse chiese cristiane; si tratta in particolare di due documenti pubblicati alla fine della seconda sessione del Concilio: il Decreto sulle Chiese Orientali Cattoliche, Orientalium Ecclesiarum e il Decreto sull'ecumenismo, Unitatis redintegratio (21 novembre 1964). Nel primo, al n. 30, si afferma l'esigenza che i cristiani "divengano una sola cosa" e ci si affida per questo proprio alla costante e quotidiana intercessione della Vergine; «Nel frattempo però tutti i cristiani, Orientali e Occidentali, sono ardentemente invitati a innalzare ferventi e assidue, anzi quotidiane preghiere a Dio, affinché, con l'aiuto della Santissima Madre di Dio, tutti diventino una cosa sola». Nel citato decreto sull'ecumenismo, Unitatis redintegratio,  n. 14, vengono ricordati i "tesori" custoditi dalla tradizione delle chiese orientali in merito alla liturgia, alla tradizione spirituale e all'ordine giuridico; fra questi si puntualizza che alcuni dogmi fondamentali della fede cristiana, e si citano la Trinità e il "Verbo di Dio incarnato da Maria", sono stati definiti proprio in concili ecumenici celebrati in Oriente; si fa menzione, inoltre, dello straordinario patrimonio liturgico orientale, richiamando in particolare gli "splendidi inni" con cui Maria venne proclamata dal Concilio Ecumenico di Efeso "Santissima Madre di Dio (Unitatis redintegratio, n. 15). Accanto a questa fondamentale unità di intenti e comune origine delle dottrine, al n. 20 dello stesso decreto, non si negano le divergenze ("non lievi discordanze") che riguardano proprio l'incarnazione e la redenzione e dunque anche la "funzione di Maria nell'opera della salvezza".

Per quanto riguarda invece le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, il testo più significativo scaturito dal Concilio è la dichiarazione Nostra aetate (28 ottobre 1965); in questo documento, in riferimento alle religioni musulmane (n. 3), viene richiamato l' "onore" riconosciuto alla madre del "profeta" Gesù e anche la devozione con cui talvolta anche in questa esperienza religiosa lei viene invocata. Al n. 4, affrontando i rapporti con la religione giudaica, lo stesso documento richiama il dettato Paolino di Rom 9,4-5, che riconosce al giudaismo l'origine della Rivelazione (l"'adozione a figli", i "patti di alleanza", la "legge, il culto e le promesse") e il contesto in cui lo stesso Cristo venne formato "secondo la carne"; il Cristo giudeo viene presentato come "figlio di Maria Vergine", anch'essa dunque permeata della stessa matrice religiosa.

Il tema della esigenza dell'intercessione di Maria ritorna in diversi testi emanati dal Concilio, in particolare come abbiamo osservato per la salvaguardia dell'unità dei cristiani e il dialogo e la comprensione fra varie confessioni religiose; anche il tema missionario e dell'evangelizzazione in generale viene coniugato dal concilio con l'esigenza della preghiera costante a Maria: i padri conciliari nel decreto sull'attività missionaria della Chiesa Ad Gentes divinitus del 7 dicembre 1965, dopo aver ricordato (n. 4) l'azione dello Spirito nell'evento della Pentecoste, invitano (n. 42) alla preghiera costante perché mediante l'intercessione della Vergine Maria, Regina degli Apostoli, tutte le genti siano condotte alla conoscenza della Verità.

Un altro ambito di intervento della riflessione conciliare riguarda la vita religiosa: nel decreto Perfecte caritatis (25 ottobre 1965), al n. 25 viene di nuovo richiamata l'esigenza della preghiera a Maria perché con la sua intercessione e il suo modello di vita permetta al cammino dei religiosi di progredire e portare frutti "sempre più abbondanti".

Ancora sulla formazione sacerdotale, con il decreto Optatam totius (25 ottobre 1965), si richiama l'importanza della venerazione a Maria e si ricorda che Lei venne data da Cristo morente al suo discepolo come Madre (n. 8). Infine, su questo stesso tema, nel decreto sul ministero e la vita dei Presbiteri Presbyterorum Ordinis del 7 dicembre 1965 (n. 18) si ricorda la consacrazione "piena" di Maria al mistero della redenzione umana e si invitano, dunque, i presbiteri a venerarla e amarla con devozione e culto filiale.

Un implicito riferimento mariano è ancora presente nella costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum (18 novembre 1965) nella quale si afferma, al n. 8, che la rivelazione di Dio "progredisce" nella Chiesa per opera dello Spirito Santo, grazie alla riflessione e allo studio dei credenti invitati a "meditare in cuor loro" i segni della rivelazione stessa. Il richiamo a Lc 2,19 è evidente ed esplicito; ancora una volta Maria è dunque modello per il cristiano in cammino.

Un ultimo riferimento ai documenti mariani "minori" del concilio, riguarda il ruolo dei laici e delle donne nel cammino della Chiesa. A questo riguardo riportiamo integralmente il testo del n. 4 del decreto Apostolica actuositatem del 18 novembre 1965, per la sua particolare incisività: «Modello perfetto di tale vita spirituale e apostolica è la beata vergine Maria, regina degli apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore; ora poi assunta in cielo, « con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo ai pericoli e affanni fino a che non siano condotti nella patria beata». La onorino tutti devotissimamente e affidino alla sua materna cura la propria vita e il proprio apostolato». Colpisce in questo testo il richiamo alla quotidiana umanità della Vergine, lei infatti "viveva sulla terra una vita comune a tutti", permeata da una speciale propensione alla " sollecitudine" per la famiglia e per il lavoro: una vita come la nostra, dunque, anche se attraversata da una speciale volontà di presenza e di attenzione per le dimensioni che più comunemente investono ogni uomo (la famiglia e il lavoro appunto). Quello che distanzia invece la storia di Maria dalla nostra è quel suo essere "sempre intimamente unita" a Cristo, quel suo vivere in simbiosi con Lui, dipendere, appartenere, respirare con Lui. Il nostro viaggio con Cristo, invece, è sempre un po' frutto di compromessi: al centro stiamo noi, con i nostri più o meno mascherati idoli di affermazione e di potenza; Cristo c'è, ma con quale ruolo e quale centralità? La sezione conclusiva del documento presenta Maria Assunta che "si prende cura" di noi pellegrini "fra pericoli e affanni": si tratta ancora una volta di un'immagine straordinaria di maternità spirituale, che riporta al tema dell'apostolato. I laici nella Chiesa riscoprono il loro ruolo e la loro funzione nella misura in cui imparano da Maria che l'essenza dell'apostolato sta nell'essere "uniti" a Lui, nello "stare" con Lui, viaggiare con Lui, confrontarsi e identificarsi con il Suo progetto nella quotidianità delle piccole o grandi cose che la storia propone. In questo cammino di appartenenza e di spogliazione di sé, la Madonna gioca il ruolo vigilante della "materna cura" perché l'uomo sappia di non essere solo.

Alle donne poi il Concilio affida un compito speciale nella tessitura della storia; il testo del Messaggio dei Padri Conciliari alle donne (8 dicembre 1965) le ritrae nello speciale contesto della sofferenza assimilandole dunque all'esperienza della Vergine ai piedi della croce ("voi che siete in piedi sotto la croce, immagini viventi di Maria"); dentro quella esperienza il ruolo attribuito alla donna è quello della forza, della caparbietà, della "lotta fino alla fine", della "testimonianza fino al martirio"; con queste caratteristiche le donne assumono la funzione del sostegno per gli uomini (ancora una esperienza di maternità), perché sappiano "conservare l'audacia delle grandi imprese, unitamente alla pazienza e al senso delle umili origini". La Vergine ai piedi della croce è dunque ancora modello per la peregrinazione dell'uomo, la sua forza viene proposta nel segno di una maternità che genera "audacia" e capacità di credere nelle "grandi imprese" a cui Dio chiama.

Sintetizzando infine i molteplici spunti che vengono offerti dai documenti mariani "minori" del Concilio, possiamo vedere il delinearsi della figura di una donna e di un ruolo che stanno nel cuore del mistero della redenzione e nello stesso tempo costituiscono uno straordinario ponte di collegamento con l'umanità peregrinante "negli affanni e nei pericoli". Su tutte queste occasioni di riflessione domina la "materna cura", l'attenzione per il cammino dell'uomo, una presenza impregnata dalla volontà di "stare accanto"("prendersi cura" appunto), di venire con noi nel viaggio della vita. Seguendo dunque l'invito dei Padri Conciliari, non possiamo che affidarci a Lei perché "precorra il nostro dimandare" e conduca le nostre piccolezze verso la consapevolezza della appartenenza ad un disegno che ci supera, ci completa e ci redime.

 

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Inserito Martedi 4 Dicembre 2012, alle ore 17:13:53 da latheotokos
 
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