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  La Madre di Dio e la comprensione del Natale 
Società

Un articolo di Antonino Grasso su Cammino, Settimanale diocesano di informazione e di opinione di Siracusa, 30 (2012), n. 46 - 20 dicembre 2012, Speciale Natale p. 3.



«DIEDE ALLA LUCE IL SUO FIGLIO PRIMOGENITO» (Lc 2,7)
«VIDERO IL BAMBINO CON MARIA SUA MADRE» (Mt  2,11)

 

Lo splendore della celebrazione del Natale, cioè del Verbo che si fa carne per noi e per la nostra salvezza, illumina anche la figura di Maria, a Lui indissolubilmente legata, prima nella verginità ricca di attesa a Nazareth, poi nella maternità feconda di Betlemme, quindi nella missione di manifestarlo, farlo conoscere ed amare a tutte le genti. Proprio mentre ci chiniamo felici sulla culla del neonato Bambino, la Madre del Signore ci trasmette alcuni messaggi, vitali sia per il nostro cammino di fede e sia per la comprensione dei valori fondamentali della nostra stessa esistenza.

1. La Madre di Dio e la realtà storica del “Figlio dell’uomo”

La Madre del Signore ci mostra, anzitutto, la realtà del Figlio di Dio che si inserisce con estrema naturalezza e concretezza nella storia, manifestandosi agli uomini come un inerme bambino avvolto in fasce, ma che è il “Figlio dell’uomo” che riceve da Dio signoria e gloria. Il Salvatore Cristo Signore, ora che è nato per tutto il popolo, diventa pienamente compartecipe della vita dell’uomo. Sebbene Dio rivestito di luce, attorno a lui non brilla nessun alone di gloria ma, come qualsiasi altro bambino della famiglia umana, è segnato da fragilità e bisogno. Colui che era presso Dio, ora è diventato il figlio di Maria, l’uomo che si chiama Gesù e come ogni uomo, patirà gli stimoli della fame e della sete; si stancherà; soffrirà per l’ingratitudine; proverà compassione; piangerà la morte di una persona cara; gradirà il calore dell’amicizia; chiederà compagnia e conforto nell’ora della prova; si farà aiutare nel portare il peso della croce; morirà come tutti nella sofferenza. La gloria, quindi, dell’Unigenito del Padre viene completamente celata dal velo di un’umanità, soggetta alle angustie del tempo e della storia. La Madre di Dio ci invita ad accogliere questo suo Figlio nella nostra esistenza, come un vero e autentico fratello che, pur essendo di natura divina, non considerò come tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, divenendo simile a noi; ci insegna a cercarlo nella sterilità del quotidiano, intessuta di gioia e pena, amore e non–amore, sofferenza e morte, nella sicura speranza di scoprire il riflesso misterioso della luce nascosta del Verbo di Dio, che sempre avvolto nelle misere bende della condizione degli uomini, rimane senza sosta l’Emmanuele, il Dio con noi.

2. La Madre di Dio e il riscatto della maternità e della donna

La divina maternità di Maria, seguita al suo consapevole “Si” a Dio, si manifesta conforme alla dignità della donna chiamata a dare il suo libero assenso, in quanto sposa e in quanto madre. La  liberazione della donna da ogni maternità imposta, vissuta come conseguenza di un fatto contrario,  e la riconquista della dignità della maternità come frutto del consenso intelligente della persona alla donazione di sé, del proprio corpo e della propria vita, trovano nella Madre di Betlemme, il loro segno liberante. Inoltre, nella Donna che accoglie nel grembo e dà alla luce il Verbo eterno che assume la natura umana, il corpo della donna non appare più un corpo negato, offeso, umiliato, ma un corpo vissuto, un corpo proprio con il riacquistato diritto a viverlo come espressione piena della propria soggettività, per cui sia la donna che il suo corpo, ritornano ad essere “spazio” abitabile, accogliente, aperto e capace di trasmettere la vita. La Vergine Madre, in tal modo, esprime la stupenda realtà del corpo della donna e la sua rilevanza nel mistero della nostra salvezza; la concreta sfida del servire Dio anche riappropriandosi della corporeità; l’intima gioia di una corporeità femminile giustamente esaltata e non più ripiegata solo sugli stereotipi di passività, inazione e sessualità. Maria Madre e Donna, insomma, prospetta quella visione cristiana della persona composta di anima e corpo, dove l’armonia spirituale e corporale riconduce all’esperienza della serenità e della bellezza di tutto l’essere umano e alla riconquista della sua piena dignità e significanza.

3. La Madre di Dio e la via dell’amore

Nella figura di Maria, dolce madre di Betlemme, risplende la creatura originariamente e strutturalmente chiamata ad amare, cioè si rivela la sua vera vocazione che è quella di partecipare alla sorgività dell’Amore Trinitario. La Vergine Madre testimonia questa ontologica vocazione ad amare e ricorda che la persona umana tanto più è quanto più ama; che dove c’è pienezza d’amore c’è anche pienezza di vita. Colei che per prima è stata liberamente amata e per prima ha liberamente e totalmente amato il “frutto benedetto” del suo grembo, ci ricorda che siamo fatti per amare perché siamo amati dall’eternità dal Dio che fa sbocciare la vita, che ama ma non è costretto né necessitato ad amare, che ci ha creato per amore, che per amore ci ha voluto salvare, che ci attende in una eternità fatta di amore.

4. La Madre di Dio e la cultura della vita e della solidarietà

La Vergine accogliente, infine, sollecita i cristiani a incentivare una cultura della vita intrisa di virtù materne, come la difesa dei piccoli, dei deboli, degli stranieri, degli anziani, dei discriminati per razza, religione, sesso, condizione sociale, malattia. La tenera Madre che dona il suo Bimbo, ci richiama ad una consapevolezza spesso dimenticata della misericordia e della carità, che sappia contrastare una cultura che diventa sempre più fredda, dura, spietata, promotrice di tensione, divisione, violenza, morte. Ella educa i cristiani a prendere coscienza del valore universale della solidarietà e, in definitiva, ci dice che daremo una suadente testimonianza del nostro chinarci devoto sulla culla di Betlemme se, con e come lei, sorella e madre di tutti, sapremo egualmente chinarci su ogni altra creatura con la stessa simpatia amichevole e con la stessa tenerezza materna.

Anche nello splendore del Santo Natale, perciò, Maria rimane una presenza educatrice, viva, perenne e irrinunciabile per tutti coloro che, come i pastori e i Magi, sono chiamati dagli e fino agli estremi confini della terra, a riconoscere, adorare e seguire il Bambino di Betlemme come loro Signore e Salvatore.

 

 

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Inserito Lunedi 24 Dicembre 2012, alle ore 9:19:34 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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