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  Il culto della Vergine nel Capitolo VIII della «Lumen Gentium» 
MagisteroAnalisi dei numeri 66-67. Da. E. Toniolo, La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, Marianum, Roma 1998.


Introduzione

Dopo aver parlato della funzione di Maria nell'opera della salvezza (55 - 59) e delle relazioni di influsso materno e di esemplare modello della Chiesa (60 - 65), il Concilio tratta di conseguenza del culto della Beata Vergine nella Chiesa nei numeri 66 e 67.
- Al numero 66 il Concilio illustra la natura e il fondamento del culto mariano;
- Al numero 67 detta le norme pastorali relative al culto stesso.

66
Natura e fondamento del culto


(A) Maria, perché madre santissima di Dio presente ai misteri di Cristo, per grazia di Dio esaltata, al di sotto del Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale.
(B) E di fatto, già fino dai tempi più antichi, la beata Vergine è venerata col titolo di « madre di Dio » e i fedeli si rifugiano sotto la sua protezione, implorandola in tutti i loro pericoli e le loro necessita. Soprattutto a partire dal Concilio di Efeso il culto del popolo di Dio verso Maria crebbe mirabilmente in venerazione e amore, in preghiera e imitazione, secondo le sue stesse parole profetiche: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatto l'Onnipotente» (Lc 1,48).
(C) Questo culto, quale sempre è esistito nella Chiesa sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione reso al Verbo incarnato cosi come al Padre e allo Spirito Santo, ed è eminentemente adatto a promuoverlo.
(D) Infatti le varie forme di devozione verso la madre di Dio, che la Chiesa ha approvato, mantenendole entro i limiti di una dottrina sana e ortodossa e rispettando le circostanze di tempo e di luogo, il temperamento e il genio proprio dei fedeli, fanno si che, mentre è onorata la madre, il Figlio, al quale sono volte tutte le cose (cfr Col 1,15-16) e nel quale «piacque all'eterno Padre di far risiedere tutta la pienezza » (Col 1,19), sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati i suoi comandamenti.

(A)Legittimità del culto mariano
Il Concilio specifica i motivi della legittimità del culto mariano:
- perché è Madre di Dio
- perché prese parte ai misteri di Cristo
- perché è esaltata, per grazia di Dio, sopra gli angeli e i santi, quale regina universale.

(B)Fondamento storico e biblico
Il Concilio afferma l’antichità e i successivi sviluppi legati alle profetiche parole della Vergine: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Fin dai tempi antichi Maria è venerata come Madre di Dio, sotto il cui presidio i fedeli si rifugiano in tutti i pericoli e le necessità. Dal Concilio di Efeso, il culto mariano si accrebbe mirabilmente maturando quattro aspetti collegati all’interrotta tradizione ecclesiale: venerazione, amore, invocazione e imitazione. Citando l’affermazione profetica della Vergine, il Concilio collega il culto mariano alla S. Scrittura e quindi allo Spirito Santo.

(C)Natura del culto mariano
Il Concilio precisa la natura del culto mariano:
- è del tutto singolare e quindi superiore a quello reso agli angeli e ai santi essendo la Madre di Dio;
- culto essenzialmente e qualitativamente diverso e inferiore rispetto al culto di adorazione reso a Dio.

(D) Finalità del culto mariano
Le finalità del culto mariano vengono così delineate:
- promuove il culto di adorazione alla SS. Trinità a causa della singolare relazione che Maria ha con le tre persone divine;
- il culto mariano è collegato al culto cristocentrico perché mentre è onorata la madre, il Figlio è conosciuto, amato e glorificato e vengono osservati i suoi comandamenti. Il vero culto mariano conduce, quindi, a Cristo.

(E) Legittimità delle forme del culto mariano
Per essere legittimo, il culto mariano deve essere:
- praticato entro i limiti della sana e ortodossa dottrina
- concretizzato secondo le circostanze di tempo e di luogo, l’indole e il carattere dei fedeli.
Il Concilio invita non ad abolire ma rinnovare secondo le esigenze dei tempi le pratiche del culto mariano. 


67
Norme pastorali


(A) Il santo Concilio formalmente insegna questa dottrina cattolica.
(B) Allo stesso tempo esorta tutti i figli della Chiesa a promuovere generosamente il culto, specialmente liturgico, verso la beata Vergine, ad avere in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, raccomandati lungo i secoli dal magistero della Chiesa; raccomanda di osservare religiosamente quanto in passato è stato sancito circa il culto delle immagini di Cristo, della beata Vergine e dei santi.
(C) Esorta inoltre caldamente i teologi e i predicatori della parola divina ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da una eccessiva grettezza di spirito, nel considerare la singolare dignità della madre di Dio. Con lo studio della sacra Scrittura, dei santi Padri, dei dottori e delle liturgie della Chiesa, condotto sotto la guida del magistero, illustrino rettamente gli uffici e i privilegi della beata Vergine, i quali sempre sono orientati verso il Cristo, origine della verità totale, della santità e della pietà. Sia nelle parole che nei fatti evitino diligentemente ogni cosa che possa indurre in errore i fratelli separati o qualunque altra persona, circa la vera dottrina della Chiesa.
(D) I fedeli a loro volta si ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vana credulità, bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la madre nostra e all'imitazione delle sue virtù.

Questa è la dottrina cattolica
Il Concilio afferma solennemente che quanto detto fin ora sul culto mariano è dottrina cattolica che il Concilio deliberatamente insegna.
Vengono dettate adesso delle norme tanto sulle forme di culto, quanto sulla predicazione e divulgazione di esso da parte di teologi e predicatori e infine viene chiarita la natura della vera devozione a Maria.

Esortazione a tutti i figli della Chiesa
Sono inclusi qui non solo i fedeli ma anche i Pastori, dato che il primo schema “De Beata” a questo punto si rivolgeva proprio ai vescovi. L’allargamento di prospettiva fa si che nel promuovere il culto mariano si debbano sentire coinvolti tutti: vescovi, sacerdoti e fedeli. L’esortazione è triplice:
- Promuovano il culto soprattutto liturgico verso la Vergine: Aggiungendo questa espressione il Concilio sottolineò che siamo chiamati tutti in causa per una autentica e generosa promozionalità del culto a Maria in quanto tale;
- Abbiano in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, raccomandati lungo i secoli dal Magistero della Chiesa: sono intese le varie forme di culto sia privato che pubblico, oltre quello liturgico. Anche qui l’aspetto è promozionale e quindi l’esortazione è positiva. Agli occhi dei Padri c’è in primo luogo il Rosario che non fu nominato, non perché il Concilio non ne riconoscesse il grande valore, ma perché è una pratica esclusiva della Chiesa cattolica di rito latino, come ad es. è l’Akatistos per la Chiesa orientale.
- Scrupolosamente osservino quanto in passato è stato sancito circa il culto delle immagini: Il richiamo è al Concilio Niceno II e al Concilio di Trento che prescrivono il culto delle immagini, ma prescrivono gli abusi. E’ contrario perciò al pensiero del Concilio sia abolire le immagini, sia trasformare le chiese in pinacoteche.

Esortazione a teologi e predicatori
Il Concilio si rivolge quindi ai teologi e ai predicatori e:
1. Li esorta ad astenersi da tre abusi:
- da qualunque falsa esagerazione
- dalla grettezza di mente che offuschi davanti ai fedeli la singolare dignità della Madre di Dio
- da parole e fatti che inducano in errore i fratelli separati circa la vera dottrina della Chiesa.
2. Li esorta ad illustrare rettamente gli uffici e i privilegi della Beata Vergine i quali hanno per fine Cristo, fondando il loro studio o la loro predicazione sulla S. Scrittura, i S. Padri, i Dottori della Chiesa e la Liturgia, sotto la guida del Magistero.

La vera devozione
Ai fedeli e a tutti il Concilio ricorda che la vera devozione a Maria non è fatta di passeggero e sterile sentimentalismo, né di vana credulità ma è fondata:
- sulla vera fede
- sul riconoscimento della preminenza della Madre di Dio
- sull’amore filiale per lei
- sull’imitazione delle sue virtù
Questo significa: al riconoscimento del posto che Lei ha nella storia della salvezza e della sua sublime dignità di Madre di Dio, deve seguire l’impegno del cuore e della vita perché la fede vera e illuminata spinge all’amore filiale verso la madre tanto grande e all’imitazione delle virtù di una madre così santa.

Inserito Mercoledi 16 Settembre 2009, alle ore 16:25:40 da latheotokos
 
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