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  Maria donna delle beatitudini  
Spiritualità

Una declinazione ‘mariana’ delle Beatitudini evangeliche. Un articolo di Denis M. Kulandaisamy in Riparazione Mariana, n. 4 del 2018, pp. 4-6.

 



Papa Francesco, nella sua Lettera apostolica Gaudete et exsultate, esprime con insistenza lo stretto legame che esiste tra la santità e la gioia. La gioia è una delle caratteristiche del cristianesimo: la saggezza popolare dice che «un santo triste è un triste santo». La santità della vita cristiana consiste nell’accogliere il dono della gioia dello Spirito e trasmetterlo agli altri. La gioia che viene dal Signore ci rende beati anche nelle difficoltà, nelle afflizioni e nel dolore. Anche se Maria ha sofferto nell’adempimento della volontà di Dio, la sua vita era un perenne cantico di gioia. La gioia che Maria ha sperimentato scaturisce dalle beatitudini da lei vissute. Nella Lettera, il Papa parla delle beatitudini (Mt 5,3-10) ai numeri 65-94. Non parla di Maria, però possiamo affermare senza dubbio che colei che ha vissuto in pieno queste beatitudini è Maria. Sarebbe interessante soffermarsi su tutte le otto beatitudini e analizzare come Maria le ha vissute nelle varie circostanze dell’esistenza. Numerosi esegeti e teologi, infatti, hanno applicato alla madre di Gesù le beatitudini del vangelo di Matteo, riconoscendo come ciascuna “beatitudine” trovi verità in Maria, “donna delle beatitudini”. In questo articolo, soffermandoci sul tema “gioia-beatitudini” proposto da papa Francesco, vedremo come la felicità/gioia di Maria scaturisce dalle beatitudini, da lei vissute in un modo tale da farla diventare per eccellenza la “donna delle beatitudini”.

Le beatitudini vissute da Maria

Maria, dunque, ha incarnato tutte le beatitudini che Gesù ha chiamato a vivere. Ora vedremo come Maria ha vissuto alcune di esse.

        Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3)
        Per capire la spiritualità di Maria, dobbiamo ricordare un aspetto molto importante della storia del popolo di Israele, alla cui tradizione Maria apparteneva ed era fedele. In Maria, possiamo riconoscere la spiritualità dei poveri di YHWH. Chi sono costoro? «Sono la parte mistica del popolo d’Israele, frutto della paziente pedagogia di Dio lungo tutta la storia della salvezza nell’Antico Testamento. La loro caratteristica principale è la povertà, intesa come completa disponibilità al piano divino, che supera le possibilità e le attese umane. Profondamente religiosi, i poveri di YHWH sono “i clienti di Dio”, che attendono tutto dal Signore e si affidano a lui con un abbandono confidente e gioioso. Atteggiamenti loro familiari sono il silenzio religioso, il timore di Dio, l’obbedienza alla sua parola, la mitezza e la comprensione fraterna».1 Cristo si è identificato con i poveri, incarnandosi e prendendo su di sé la condizione umana, tranne il peccato. Questa sua kenosi «non è l’esaltazione del pauperismo e della miseria, ma il riconoscimento del valore spirituale del non-avere, del non-potere e del non-sapere nel quadro di una religiosità illuminata da Dio. [...] È la povertà-disponibilità ad accogliere la progressiva manifestazione di Dio».2 Il valore spirituale della povertà sta nell’atteggiamento di abbandono totale in Dio. Per questo Gesù dice: «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3). Maria partecipa di questo atto di obbedienza alla volontà di Dio, con umiltà e semplicità. Ella è beata, perché ha un cuore da povera.

        Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati (Mt 5,4)
        Maria ha affrontato numerosi dolori e sofferenze nel compiere la volontà di Dio. «Gioia e dolore sembrano escludersi a vicenda. Ma non è così nel cuore di una madre. E non lo è soprattutto nel cuore di Maria, che ha posto la sua gioia nella volontà di Dio Padre su di lei come su Gesù e sui figli che egli le ha affidato dall’alto della Croce. A riguardo è interessante notare che la devozione del popolo cristiano ai “sette dolori di Maria” fa corrispondere le “sette gioie di Maria”, dal momento dell’Annunciazione fino alla sua gloriosa assunzione in cielo».3 La gioia è il frutto della speranza cristiana e Maria ha affrontato le sofferenze con speranza. Sapeva bene che il suo Figlio, dopo la passione e morte, sarebbe risuscitato. Questa speranza nel Figlio, le ha dato coraggio. Se ci chiediamo: «Ma è possibile la gioia nel dolore?», la nostra risposta dovrebbe essere: «Umanamente no, cristianamente sì». Dobbiamo imparare da Maria a non disperare nei momenti delle difficoltà, ma ad affrontare le prove della vita con coraggio e speranza nel Signore.

        Beati i miti, perché avranno in eredità la terra (Mt 5,5)
        La mitezza è la virtù che serve a regolare le passioni e i moti disordinati dell’ira. È un albero con due rami: quello della mansuetudine (capacità di custodire, mantenere e conservare la quiete e la pace del cuore, senza turbarsi) e quello della dolcezza (capacità di trattare il prossimo con rispetto, gentilezza, cordialità, affabilità e carità). La mansuetudine è, in sostanza, la mitezza verso se stessi, la dolcezza è la mitezza verso gli altri. La mitezza, di cui Maria era ricolma, ha una sorella gemella, che è l’umiltà. Ce lo ricorda anche Gesù nel Vangelo: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28). Il superbo si altera con facilità perché non tollera che la sua volontà sia contrastata; per questo si inquieta per qualsiasi imprevisto nella giornata, per i difetti del prossimo, per il traffico, per un contrattempo, ecc.

        Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7)
        Nella Sacra Scrittura, la ‘misericordia’ è un tema molto importante, in quanto essa è la qualifica del nome stesso di Dio (cf. Es 34,6). Perciò noi, creati a immagine di Dio, siamo chiamati a essere misericordiosi secondo l’invito di Gesù (cf. Lc 6,36). Maria è la donna che ha sperimentato per eccellenza la misericordia di Dio, perciò i fedeli la invocano come madre o regina della misericordia nella preghiera Salve Regina. Giovanni Paolo II afferma che «Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale - come nessun altro -, ha sperimentato la misericordia».4 Maria riconosce le gesta del Dio misericordioso ai piedi della Croce: «Si tratta qui dell’esperienza più forte che abbia avuto la Vergine della misericordia di Dio, intesa biblicamente non soltanto come compassione e clemenza, bensì come fedeltà assoluta di Dio alle promesse insite nell’alleanza».5 L’enciclica Dives in misericordia descrive questa esperienza di Maria con le seguenti parole: «Nessuno ha sperimentato, al pari della Madre del Crocifisso, il mistero della Croce, lo sconvolgente incontro della trascendente giustizia divina con l’amore: quel “bacio” dato dalla misericordia alla giustizia. Nessuno al pari di lei, Maria, ha accolto col cuore quel mistero».6

        Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9)
        Durante l’Omelia della Messa nello stadio di Mbabane (Swaziland), il 16 settembre 1988, chiamando Gesù Re della pace, Giovanni Paolo II disse: «Ci presentiamo a lui, il Re della pace. Il suo Regno di pace è anche un Regno di grazia e di verità, di giustizia e di amore. E sua Madre, la Vergine di Nazaret, dice all’angelo dell’annunciazione: “Io sono la serva del Signore” (Lc 1,38). Ed è proprio come serva del Signore che partecipa della natura regale di suo Figlio. Questo è il motivo per cui ella è la Regina della pace».7 Maria, quindi, è colei che desidera essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace del Figlio. Maria è Madre della pace e viene in aiuto a coloro che soffrono e la cui pace è sottoposta a dure prove.

Maria “donna della gioia”

La prima parola (chaire) rivolta dall’angelo Gabriele a Maria la invita a gioire. L’evento dell’Annunciazione raccontato dall’evangelista Luca (2,26-38) è «una sintesi cristologica e mariologica, un panegirico di Gesù e della madre tessuto dalla Chiesa delle origini».8 Luca dice che l’angelo Gabriele fu mandato da Dio per annunciare una buona notizia a Maria (cf. Lc 1,26). Nell’Antico Testamento egli viene inviato per comunicare i disegni divini e i lieti annunci in rapporto al compimento delle promesse messianiche (cf. Dn 9,21-27). «Le prime parole dell’angelo appaiono un comune saluto, un invito ad accogliere con gioia la comunicazione che sta per fare, ma potrebbero avere una portata più profonda. Le due espressioni “esulta” (chaire) e “il Signore è con te” richiamano un particolare contesto biblico. “Esulta”, infatti, è l’invito rivolto dai profeti post-esilici alla comunità ideale degli ultimi tempi (la “figlia di Sion”) a tenersi pronta per accogliere il re e il salvatore (messianico)».9 Le prime parole di Gabriele sono un invito a esultare e rallegrarsi, come il popolo di Israele fu invitato a gioire dall’annuncio del profeta Sofonia: «Gioisci (chaire) figlia di Sion, / esulta, Israele, / e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme [...]. Il Signore tuo Dio in mezzo a te / è un salvatore potente» (Sof 3,14-17). Parole che possiamo confrontare con quelle dell’evangelista: «Rallegrati, piena di grazia / il Signore è con te / [...] Non temere, Maria, ecco, concepirai nelle tue viscere e darai alla luce un Figlio e lo chiamerai Gesù. / Egli sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo... » (Lc 1,28-32). Notiamo in questi due testi paralleli che il motivo della gioia è la presenza di Dio (cf. anche Zc 9,9; Gl 2,21). Alberto Valentini scrive: «I contatti sono notevoli: si ha l’impressione di una rilettura intenzionale dei testi profetici, ovviamente con attualizzazioni neotestamentarie (cf. Lc 1,32.35). La figlia di Sion non è più un simbolo o una personificazione di un popolo, ma assume il volto concreto della Vergine di Nazaret».10 Maria diventa la realizzazione concreta della gioiosa promessa al popolo di Israele e, quindi, è invitata a rallegrarsi per la realizzazione immediata della promessa di Dio. Nel piano salvifico di Dio, Maria diventa la donna della gioia, già dal momento dell’Annunciazione. Kecharitoménê è il primo nome con il quale Gabriele la saluta. Questo vocabolo (participio perfetto passivo del verbo charitô: amare, favorire) significa oggetto per eccellenza di tutto l’amore di Dio, del suo gentile favore, della sua predilezione.11 È molto difficile da tradurre, però, si può dire “piena di grazia”. Il Valentini afferma: «Il titolo dev’essere inteso in particolare all’interno del saluto di Gabriele, che si compone di tre parti: Gioisci (chaire) / kecharitoménê/ il Signore è con te, di cui costituisce l’elemento centrale e decisivo. È evidente infatti che il chaire iniziale tende verso kecharitoménê. Il terzo elemento, “il Signore è con te”, ricorre anche in altre angelofanie, ma qui, accanto a kecharitoménê, acquista un senso particolare, sempre in rapporto alla vocazione e missione della Vergine».12 Dall’annuncio «Il Signore è con te!», Maria si lascia totalmente abitare da Dio. La gioia viene dalla presenza stessa del Signore. Allora, possiamo affermare che il Signore è gioia! Maria invita a riconoscere la presenza del Signore nella nostra vita quotidiana e a gioire. Maria, donna delle beatitudini, ci aiuti a vivere nella gioia del Signore.

NOTE
1 S. De Fiores, «Volto», in Id. Maria. Nuovissimo Dizionario, Dehoniane, Bologna 2006, vol. 2, p. 1857.
2 E. Peretto, «Povera», in S. De Fiores-S. Meo (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Paoline, Cinisello Balsamo 19883, p. 1136.
3 L’Araldo. Sacerdoti del S. Cuore Dehoniani 4 (2011), p. 5.
4 Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dives in misericordia (30.11.1980), n. 9, in Enchiridion Vaticanum (= EV), Dehoniane, Bologna 1982, 7/912.
5 S. De Fiores, «Misericordia», in Id., Maria. Nuovissimo Dizionario, p. 1178.
6 Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dives in misericordia (30.11.1980), n. 9, in EV, 7/912.
7 Giovanni Paolo II, Omelia della Messa nello stadio di Mbabane, Swaziland (16 settembre 1988) 1: Insegnamenti XI/3 (1988), p. 803.
8 O. da Spinetoli, Luca, Cittadella, Assisi 1982, p. 67.
9 Ibid., pp. 69-70.
10 A. Valentini, Maria secondo le Scritture, Dehoniane, Bologna 2007, p. 93.
11 Cf. R. Laurentin, Un anno di grazia con Maria. La sua storia, il dogma, la sua presenza, Queriniana, Brescia 19872, p. 37.
12 A. Valentini, Maria secondo le Scritture, p. 100.

 

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Inserito Venerdi 26 Luglio 2019, alle ore 19:06:02 da latheotokos
 
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