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  «Il mio Cuore Immacolato trionferà»: alcune riflessioni  
MariofanieDa Luca Maria Ritsuko, La devozione al Cuore Immacolata di Maria. Un invito a divenire nello spirito di Cristo “puri di cuore”, in Acta XXIV Congressus Mariologici-Mariani Internationali in Civitate Fatima Anno 2016 Celebrati, Pontificia Academia Mariana Internationalis, Roma 2021, pp. 199-214.

Ci domandiamo: in cosa consiste il “trionfo finale” del Cuore immacolato di Maria? Dal punto di vista storico, potremmo dire che la Vergine a Fatima annuncia le grandi catastrofi future (la seconda guerra mondiale, l’espansione del comunismo ateo e, in conseguenza, la persecuzione della Chiesa operata dai sistemi atei e soprattutto dalla Russia, la “sofferenza” del Papa…) ma anche il loro rimedio (fine della guerra, consacrazione del genere umano e, in modo particolare, della Russia al suo cuore immacolato) e, alla fine, la loro “conversione”. Alla profezia della Vergine hanno corrisposto questi fatti:
- la consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria compiuto da Pio XII nel 1952 e da Giovanni Paolo II nel 1984, insieme con tutti i vescovi del mondo;
- lo scioglimento dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel 1991.
A proposito della profezia della Vergine sulla “conversione” della Russia, il mariologo monfortano Stefano De Fiores (†2012) ha sostenuto che la realizzazione del messaggio di Fatima può essere individuata nello scioglimento della “Russia reale” (1991), avvenuto con la perestrojka di Gorbaciov e con l’abolizione delle leggi antireligiose da lui sancita (1990).170 D’altra parte, sappiamo bene che questi fatti non segnano il trionfo finale del bene sul male; il combattimento del bene contro il male, come abbiamo visto, durerà fino all’ultimo giorno, quando Cristo tornerà definitivamente per dire finalmente Amen! In sintesi, il “trionfo” del cuore immacolato di Maria può essere delineato come il trionfo:
- di Maria immacolata;
- di Maria Regina e Serva;
- di Maria, l’”uomo nuovo” nello Spirito;
- dell’Amore di Dio pienamente e abbondantemente manifestato nella “Piena di grazia”.

1. Il trionfo di Maria Immacolata

Il tema della lotta contro il male è fortemente presente nel mistero dell’Immacolata Concezione di Maria;171 la lotta tra l’Immacolata e il Serpente è la battaglia tra l’amore e l’odio verso Dio; tra obbedienza e disobbedienza a Dio; tra santità e peccato, tra libertà e schiavitù, tra eternità beata e tragica e infinita illusione. A tal riguardo, Pio IX aveva già affermato nella definizione dogmatica Ineffabilis Deus del 1854: «come Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la natura umana, distrusse il decreto di condanna che c’era contro di noi, attaccandolo trionfalmente alla croce; così la santissima Vergine, unita con lui da un legame strettissimo e indissolubile, fu insieme con lui e per mezzo di lui, l’eterna nemica del velenoso serpente, e ne schiacciò la testa col suo piede immacolato».172 Anche nel Concilio Vaticano II173 e nel magistero pontificio successivo, approfondendo e chiarendo la tradizionale dottrina ecclesiale, si ribadisce sostanzialmente che tra la Tuttasanta e il Maligno sussiste una storia di grande inimicizia.174 In Maria Immacolata, Tota Pulchra, splende solo la grazia divina; ella è la creatura che non è mai stata “ritardata” dal peccato.175 L’evento dell’Immacolata Concezione dimostra, come osserva Perrella, il fatto che, «nonostante il peccato, grande sventura per ogni creatura, l’uomo è irrimediabilmente vocato all’Amore e alla santità».176 Cristo Signore, Agnello pasquale, ha vinto il peccato una volta per tutte; l’Immacolata ne è il segno sicuro. Le insidie del male, però, rimarranno nella storia degli uomini fino alla fine del tempo. Nel “frattempo”, Maria, Immacolata-Assunta-Glorificata, continua ad intercedere presso il Figlio Salvatore, affinché i redenti siano divinizzati e tornino al Dio della Trinità, scopo ultimo e felicità di ogni essere.

2. Il trionfo di Maria, Regina e “serva del Signore”

L’antica nozione di “regalità” di Maria177 viene sviluppata specialmente nel pontificato di Pio XII, a motivo dell’ultimo dogma mariano. La regalità di Maria è strettamente legata a quella di Cristo; in questo contesto, il “trionfo” del Cuore immacolato di Maria indica, quindi, il trionfo del Regno salvifico di Cristo-Redentore. Nell’atto della consacrazione del genere umano al Cuore di Maria (1942), Papa Pacelli rileva l’aspetto escatologico-trionfale dell’immagine Maria-Regina, invocando Maria come «vincitrice di tutte le battaglie di Dio» e chiede la sua intercessione affinché, come il Cuore di Gesù diventa «segno e pegno di vittoria e di salvezza di Dio», così il Cuore di Maria, da cui scaturiscono l’amore e la protezione materna verso tutti i redenti, faccia affrettare il trionfo del Regno del suo Figlio. Lo scopo finale della consacrazione è che tutte le genti proclamino, insieme con Maria, «l’eterno Magnificat di gloria, amore, riconoscenza al Cuore di Gesù, nel quale solo possono trovare la Verità, la Vita e la Pace».178 Qui non possiamo non accennare alla figura e al ruolo di Maria, Madre e Regina, nel contesto assai complesso della pace. Nei momenti della sofferenza e dei conflitti, i popoli cristiani hanno intuito e implorato Maria come Madre e Regina della pace.179 Il 13 maggio 1946, nel contesto storico della pace giunta dopo la fine della seconda guerra mondiale, il cardinale Benedetto Aloisi Masella, inviato da Pio XII, incorona la statua della Vergine di Fatima. Nel radiomessaggio180 trasmesso nel medesimo giorno, Pio XII sottolinea il ruolo di Maria, come Regina per grazia divina, e la addita quale Regina della pace, “subordinatamente” a Cristo, Figlio di Dio e Re eterno della pace.181 Infine, affida alla Signora di Fatima non soltanto Portogallo ma anche il mondo intero, perché «lo aiuti a ritrovare la pace ed a risorgere dalle sue rovine».182 Anche la consacrazione del mondo e della Russia al Cuore immacolato di Maria (1952) rientra nella invocazione della vera pace (una fraterna concordia, la dovuta libertà a tutti…).183 Inoltre, la dottrina ecclesiale insegna che il regnare di Cristo e, quindi, della Madre, indica il servire. Difatti, la regalità di Maria «non deve essere concepita in analogia con le realtà della vita politica moderna»,184 bensì al servizio del Regno dei cieli di cui si parla nella Sacra Scrittura, come osserva il liturgista monfortano Corrado Maggioni: «La signoria di Maria è maturata nell’obbedienza alla vocazione materna accolta nell’Annunciazione (è il brano del vangelo: Luca 1, 26-38): l’annuncio del Regno del Signore Gesù recato dall’Angelo, racchiude anche la vocazione rivolta alla “serva del Signore” in vista del suo divenire la Regina Madre»185. Pio XII approfondisce, poi, l’aspetto dell’umiltà teologale di Maria Regina. In un’allocuzione del 1954 osserva che all’origine dell’ufficio regale della Glorificata sta il suo “fiat”, cioè, l’acco-glienza dell’umile ancella, del disegno divino: «l’origine della gloria di Maria, il momento solenne che illumina tutta la sua persona e la missione, è quello in cui, piena di grazia, rivolse all’Arcangelo Gabriele il “Fiat”, che esprime il suo assenso alla disposizione divina; in tal guisa Ella diveniva Madre di Dio e Regina, e riceveva l’ufficio regale di vegliare sulla unità e la pace del genere umano»186. L’armonia tra regnare e servire, che nella mentalità del mondo sono considerati in opposizione, può essere trovata solo nel mistero dell’incarnazione redentrice del Verbo di Dio.

3. Il trionfo dell’”uomo nuovo” nello Spirito

Pio XII, nell’atto della consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria (1952), mentre presenta il Cuore di Maria come l’icona della virtù e della fortezza della persona della Madre di Dio, esorta i fedeli a imitarla in modo che, «sorretti dalla divina grazia», possano «vittoriosamente superare ogni empietà ed errore».187 Il trionfo di Maria indica innanzitutto il suo rapporto singolare con lo Spirito Santo. Maria, la piena di grazia e la Donna redenta, glorificata ed assunta nel Cielo, è - la primizia della “vita nuova in Cristo” pienezza di vita;188 - la piena realizzazione dell’”uomo nuovo” plasmato dallo Spirito Santo.189 La vera bellezza di Maria sta nell’essere colmata dai gioielli divini, cioè dalla grazia singolarissima di Dio (cf. Is 61,10).190 Infatti, la Vergine di Nazaret è stata, come insegna Lumen gentium, «dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura»191, per cui ella è divenuta la prima discepola di Cristo, che è l’archètipo e l’origine dell’uomo nuovo.192 In altre parole, la creatura Maria, la piena di grazia (Lc 1,28: kecharitoméne),193 redenta radicalmente da Cristo e abitata stabilmente dallo Spirito Santo, partecipa pienamente alla vittoria di Cristo, nuovo Adamo, sul peccato e sul Maligno.194 In lei, «le tensioni anima-corpo, uomo-donna e individuo-comunità trovano l’espressione di tutte le loro potenzialità secondo un’unità che non distrugge, ma ne potenzia ciascuno degli elementi».195 Santa Maria diventa, in tal modo, «modello delle virtù del “cuore nuovo” dell’uomo della nuova alleanza».196 Il “trionfo del Cuore immacolato di Maria” significa e comporta anche il trionfo della persona di Maria, la prima e piena redenta che, nella sinergia con lo Spirito Santo, ha pronunciato il suo fiat esistenziale197 e «abbracciando con tutto l’animo senza essere ritardata da alcun peccato la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente come la serva del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente»198; ed ora, «assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima»199, continua a dire il suo fiat alla Trinità e il suo amen per la redenzione e salvezza della storia, dell’uomo e del cosmo.200 È il trionfo del cuore immacolato e puro della Vergine che, «a partire da Dio, è giunto a una perfetta unità interiore e pertanto “vede Dio”»201 (cf. Mt. 5,8). Giovanni Paolo II, affidando il mondo alla Madre di tutti gli uomini e delle nazioni, così invoca: «Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro! […] Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell’uomo e il “peccato del mondo”, il peccato in ogni sua manifestazione».202 Maria diventa, o meglio è costituita: - segno della vittoria della vita sulla morte,203 cioè di sicura speranza e di consolazione; - icona della glorificazione futura dei nostri corpi mortali.204

4. Il trionfo dell’Amore di Dio

Il trionfo di Maria, la “nuova creatura”, va debitamente collocato anche nel solco indelebile della vittoria redentrice dell’Amore di Dio. La metafora della vittoria, nel senso biblico, indica essenzialmente «il trionfo dell’amore santo, giusto e creativo di Dio sulle forze distruttive del male»:205 questo è in definitiva lo stesso Gesù Cristo, “amore incarnato di Dio206. Per cui è soltanto nell’Amore abbondantemente gratuito e infinitamente forte del Dio vivente, rivelato nel Crocifisso-Risorto, che si concretizza e sta stabilmente il trionfo, la vittoria definitiva; Cristo è quell’Amore che ha coinvolto e trasformato radicalmente l’esistenza di Maria di Nazaret, serva del Signore e regina dell’universo. Benedetto XVI, dedicando la sua prima enciclica sul tema dell’amore, ne spiega così la ragione: «La parola “amore” oggi è così sciupata, così consumata e abusata che quasi si teme di lasciarla affiorare sulle proprie labbra. Eppure è una parola primordiale, espressione della realtà primordiale; noi non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla al suo splendore originario, perché possa illuminare la nostra vita e portarla sulla retta via. È stata questa consapevolezza che mi ha indotto a scegliere l’amore come tema della mia prima Enciclica […]. Era mio desiderio di dare risalto alla centralità della fede in Dio – in quel Dio che ha assunto un volto umano e un cuore umano. La fede non è una teoria che si può fare propria o anche accantonare. È una cosa molto concreta: è il criterio che decide del nostro stile di vita. In un’epoca nella quale l’ostilità e l’avidità sono diventate super-potenze, un’epoca nella quale assistiamo all’abuso della religione fino all’apoteosi dell’odio, la sola razionalità neutra non è in grado di proteggerci. Abbiamo bisogno del Dio vivente, che ci ha amati fino alla morte».207 Sì, specialmente l’umanità dei nostri giorni ha bisogno dell’amore concreto di Cristo Risorto che non cancella, anzi, porta ancora impresse su di sé le ferite della croce, le ferite causate dal peccato e dal disamore. Le ferite del Crocifisso-Risorto sono il segno indelebile della condivisione amorosa e della sofferenza che il Dio-con-noi ha impresse nel suo corpo mistico, per ricordarci che anche la sua Chiesa e i suoi discepoli devono vivere d’amore agapico e devono essere partecipi delle sofferenze dell’uomo. Benedetto XVI, nel messaggio della Pasqua di aprile 2007,208 ha ricordato al mondo che si deve guardare con speranza a Cristo, che si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita.209 Infatti, solo «attraverso le piaghe di Cristo risorto possiamo vedere questi mali che affliggono l’umanità con occhi di speranza»210 (cf. 1Pt 2,24). E, in continuità con la sua prima enciclica, afferma: «il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice con la sovrabbondanza della sua Grazia. Alla prepotenza del Male ha opposto l’onnipotenza del suo Amore. Ci ha lasciato come via alla pace e alla gioia l’Amore che non teme la morte. “Come io vi ho amato - ha detto agli Apostoli prima di morire -, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34)».211 L’amore irrevocabile di Dio per i suoi figli e le sue figlie trionfa sempre, nonostante la durezza del male! La Vergine Immacolata, amata in modo sublime in vista di Cristo ne è la testimone. Immersa nella comunione dei santi, lei prega e agisce incessantemente r maternamente presso il trono di Dio, affinché la nostra storia di pellegrini, sovente soverchiata e abbrutita dal male, possa concludersi nella gioia e nella bellezza della Comunione trinitaria. Da buona discepola-maestra lei sprona i discepoli del Figlio ad aprirsi, nella conversione, nella preghiera, nella penitenza, nella sequela martiriale, allo Spirito di santità, per poter accedere un giorno all’incontro definitivo della storia e degli uomini con il Padre.
 

NOTE
170 Sulla prospettiva politica delle apparizioni di Fatima: cf. ibidem, pp. 697-698. 702-707.
171 Cf. Gn 3,15; ORDINE DEI FRATI SERVI DI SANTA MARIA, Chiamati ad essere santi e immacolati nell’amore. Lettera del Priore Generale fra Ángel M. Ruiz Garnica nella ricorrenza del CL anniversario della definizione del dogma dell’Immacolata, n. 4, in Marianum 66 (2004), pp. 727-728.
172 PIO IX, Lett. apost. Bolla dogmatica Ineffabilis Deus (8.12.1854), in EE 2/750; cf. A. SERRA, Immacolata e Alleanza. Verso una verifica dei fondamenti biblici del dogma di Pio IX, in AA. VV., Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Problemi attuali e tentativo di ricomprensione, [cur. E. M. TONIOLO], Marianum, Roma 2004, pp. 226-234; sull’orizzonte agonico dell’Ineffabilis Deus, cf. M. G. MASCIARELLI, Sviluppo sulla dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria nel magistero: dal 1854 al nostro tempo, ibidem, pp. 67-71.
173 Il Concilio Vaticano II nella sua esposizione mariana riprende la dottrina ecclesiale tradizionale (cf. Lumen gentium 55).
174 A tal riguardo osserva la studiosa Cini Tassinari nella sua tesi di laurea, il Concilio ritiene che «i misteri dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione realizzano pienamente la vittoria sul peccato e sulla morte, costituendo il contenuto teologico della vittoria sul serpente profeticamente adombrata nel protovangelo» (A. CINI TASSINARI, Il diavolo secondo l’insegnamento recente della Chiesa, Pontificio Ateneo Antonianum, Roma 1984, p. 89; veda pure le pp. 73-94); cf. S. M. PERRELLA, Maria di Nazareth, icona e testimone del Mistero, in Miles Immaculatae 36 (2000) pp. 468-470.
175 Cf. G. COLZANI, Maria. Mistero di grazia e di fede, San Paolo, Cinisello Balsamo 20002, pp. 224-227.
176 S. M. PERRELLA, L’Immacolata icona dell’essere cristiano. Il contribuito degli scritti di s. Massimiliano M. Kolbe, in AA. VV., Massimiliano M. Kolbe nel suo tempo e oggi. Approccio interdisciplinare alla personalità e agli scritti, [cur. E. GALIGNANO], Centro Internazionale M. I., Roma 2003, p. 355; cf. G. COLZANI, Maria. Mistero di grazia e di fede, cit, pp. 227-229.
177 Cf. AA. VV., Maria icona viva della Chiesa futura, [curr. C. CARVELLO-S. DE FIORES], Monfortane, Roma 1998; la voce "Regina" negli aspetti biblico (A. Serra), teologico (S. de Fiores) e liturgico (D. Sartor), in NDM, pp. 1070-1086; W. ZAMBERLAN, Maria "Regina" nel mistero di Cristo e della Chiesa. La tradizione patristica, Istituto di Liturgia Pastorale S. Giustina, Padova 2000 (tesi di laurea, n. 24). Il popolo cristiano attribuisce a Maria il titolo di "Regina" già a partire dal secolo IV-V, quasi nello stesso periodo in cui il Concilio di Efeso (431) la riconosce e la proclama "Madre di Dio". Il titolo ed altri appellativi regali, già presenti nell’esperienza liturgica e devozionale dell’Oriente, «entrano progressi-vamente nell’uso del popolo di Dio fino a diventare espressione sia del culto liturgico ("Salve Regina", "Regina caeli", "Ave Regina caelorum" …, sia della pietà popolare ("litanie lauretane", il 5° mistero glorioso del rosario…), sia dell’iconografia. In tal modo, l’attribuzione del titolo di regina alla Madre del Signore divenne comune e pacifico all’interno della Chiesa» (D. SARTOR, Regina, in NDM, pp. 1070-1071).
178 Acta Apostolicae Sedis 34 (1942) p. 325.
179 Per uno sguardo sulla presenza di Maria nel concetto della pace: cf. R. OKA, Maria Signora Santa e Immacolata nella redenzione integrale dell’uomo nell’oggi della Chiesa e del mondo. Il "carisma" religioso nelle Costituzioni delle Suore Francescane della Milizia dell’Immacolata per un servizio alla persona portatrice di handicap, Pontificia Facoltà Teologica "Marianum", Roma, Anno Accademico 2004-2005 (Tesi di dottorato – policopiata – in teologia con specializzazione in mariologia), pp. 288-360; specialmente pp. 339-360.
180 PIO XII, Radiomessaggio per l’incoronazione della Madonna di Fàtima (13.5.1946), in Acta Apostolicae Sedis 38 (1946) pp. 264-267.
181 Cf. ibidem, p. 266.
182 Ibidem, p. 267.
183 Cf. PIO XII, Lett. apost. Sacro vergente anno (7.7.1952), in EE 6/2009-2010.
184 PIO XII, Allocuzione per l’incoronazione dell’immagine di Maria «Salus Populi Romani» (1.11.1954), in Acta Apostolicae Sedis 46 (1954) pp. 662-663.
185 C. MAGGIONI, Benedetto il frutto del tuo grembo…, cit., p. 176; cf. A. SERRA, Maria serva del Signore e della nuova alleanza, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010.
186 PIO XII, Allocuzione per l’incoronazione dell’immagine di Maria «Salus Populi Romani» (1954), in Acta Apostolicae Sedis 46 (1954) p. 663.
187 IDEM, Lett. apost. Sacro vergente anno (1952), in EE 6/2010.
188 Cf. A. M. TRIACCA, La vita nuova in Cristo: pienezza di vita, in AA. VV., La vita e Maria «Madre della Vita», [cur. E. M. TONIOLO], Centro di cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1994, pp. 74-88.
189 Cf. A. VALENTINI, L’orizzonte plenario della vita nella Bibbia, in AA. VV., La vita e Maria «Madre della Vita», cit., pp. 61-63; E. BIANCHI, Lo Spirito Santo nella vita cristiana, in Parola Spirito e Vita 38 (1998) pp. 305-330.
190 «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli» (Is 61,10).
191 Lumen gentium, n. 56.
192 Cristo è «l’uomo nuovo, non solo è l’archetipo dell’uomo eletto da Dio ma lo impersona mostrando, nella sua vita e nella sua morte, la radicalità del volere divino, che esige nell’uomo una totale adesione al suo progetto» (E. MALNATI, Antropologia teologica, Piemme, Casale Monferrato 2002, p. 260); cf. F. RUIZ, Le vie dello Spirito. Sintesi di teologia spirituale, EDB, Bologna 1999, pp. 143-167.
193 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica 721-726, 2676; Redemptoris Mater 7-11. Il termine greco kecharitoméne non dice semplicemente "piena di grazia", bensì "resa piena di grazia" oppure "colmata di grazia", cioè trasformata dalla grazia di Dio, che è una grazia perfetta e duratura che indica pienezza: cf. I. DE LA POTTERIE, L’annuncio a Maria (Lc 1,26-38), in Parola Spirito e Vita 6 (1982) pp. 55-73, IDEM, Maria, «piena di grazia» (RM 7-11), in Marianum 40 (1988) pp. 113-132; E. DELLA CORTE, Κεχαριτωμέυη (Lc 1,28). Crux interpretum, in Marianum 52 (1990) pp. 101-148; M. CIMOSA, Il senso del titolo ΚΕΧΑΡΙΤΩΜΕΝΗ, in Theotokos 4 (1996) n. 2, pp. 589-597. Il Della Corte, facendo in confronto Ef 1,6 e Lc 1,28, osserva: «in Paolo… troviamo l’aoristo indicativo attivo, mentre in Luca c’è il perfetto partecipo passivo. Maria cioè è già stata trasformata dalla grazia al momento dell’annuncio, mentre la Chiesa, sposa di Cristo, sarà (in futuro) santa e immacolata» (E. DELLA CORTE, Κεχαριτωμέυη…, cit., p. 135). Inoltre, il verbo utilizzato da Luca (χαριτόω) è causativo che indica un vero cambiamento, una trasformazione operata dalla "charis" di Dio cui effetti permangono stabilmente. L’esegesi de la Potterie così suona: «Maria è già stata trasformata dalla "grazia di Dio", nel senso che la pienezza della grazia l’ha liberata dal peccato, quindi l’ha purificata, santificata, in preparazione all’evento dell’Incarnazione. Dunque Maria era stata trasformata dalla grazia, non solo per diventare la madre del Messia, ma per diventarlo rimanendo vergine…" (I. DE LA POTTERIE, L’annuncio a Maria…, cit., p. 64).
194 Infatti, le conseguenze del rapporto del cristiano con lo Spirito di Cristo sono, per l’aspetto positivo, la partecipazione alla filiazione divina di Gesù e, per l’aspetto negativo, la partecipazione alla sua vittoria sul peccato (cf. F. G. BRMBILLA, Antropologia teologica, Queriniana, Brescia 2005, pp. 452-474: «L’incorporazione a Cristo mediante l’azione con-formante dello Spirito»). In Gesù Cristo, l’umanità, sottomessa al peccato nei discendenti del primo Adamo, «è diventata perfettamente sottomessa a Dio ed a lui unita e, nello stesso tempo, piena di misericordia verso gli uomini. Si ha così una nuova umanità, che in Gesù Cristo, mediante la sofferenza della croce è ritornata all’amore, tradito da Adamo col peccato» (Dominum et vivificantem 40; cf. Eb 5, 7-10).
195 A. SCOLA-G. MARENGO-S. PRADES LÓPEZ, La persona umana. Antropo-logia teologica, Jaca Book, Milano 2006, p. 325.
196 CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Decreto. Virgo immaculata (1996), in EV 15/1; cf. S. DE FIORES, Spirito Santo, in IDEM, Maria. Nuovissimo Dizionario, vol. 2, EDB, Bologna 2006, pp. 1448-1500.
197 Infatti, osserva il card. Ratzinger, nel cuore di Maria, «il "fiat" – "sia fatta la tua volontà" – divenne il centro informante di tutta quanta l’esistenza» (J. RATZINGER, Commento teologico, in EV 19/1012).
198 Lumen gentium, n. 56.
199 cf. Lumen gentium, n. 59.
200 Giovanni Paolo II, nella lettera encilica Redemptoris Mater osserva: «come "piena di grazia"… [Maria] è stata eternamente presente nel mistero di Cristo, mediante la fede ne divenne partecipe in tutta l’estensione del suo itinerario terreno…, ed al tempo stesso, in modo discreto ma diretto ed efficace, rendeva presente agli uomini il mistero di Cristo. E ancora continua a farlo. E mediante il mistero di Cristo anch’ella è presente tra gli uomini» (n. 19). Infatti, scriveva il cardinale Ratzinger: «Maria non risiede solo nel passato né solo nell’alto dei cieli, nell’intimità di Dio: ella è e rimane presente e attiva nell’attuale momento storico; ella è qui e oggi persona agente» (J. RATZINGER, Maria Chiesa nascente, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, p. 37). 201 J. RATZINGER, Commento teologico, in EV 19/1012.
202 GIOVANNI PAOLO II, Atto di affidamento a Maria nella Giornata Giubilare delle Famiglie (25.3.1984), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. 7/1, pp. 776-777.
203 Cf. IDEM, Messaggio nell’incontro con gli ammalati nella Basilica vaticana al termine della concelebrazione eucaristica in occasione della Giornata Mondiale del Malato (11.2.2004) 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. 27/1, p. 181.
204 Cf. C. ROCCHETTA, Pasqua: trionfo della vita dalla morte alla gloria, in AA. VV., La vita e Maria «Madre della Vita», cit., pp. 180-183.
205 Le immagini bibliche. Dizionari San Paolo, cit., p. 1517.
206 Cf. Deus caritas est, nn. 12-15.
207 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti del Congresso organizzato dal Pontificio Consiglio «Cor umum» (23.1.2006), in Acta Apostolicae Sedis 98 (2006) p. 131.
208 IDEM, Messaggio Urbi et Orbi (Pasqua: 8.4.2007), in L’Osservatore Romano (10-11 aprile 2007) pp. 8-9.
209 «Quelle piaghe, che per Tommaso erano dapprima un ostacolo alla fede, perché segni dell’apparente fallimento di Gesù; quelle stesse piaghe sono diventate, nell’incontro con il Risorto, prove di un amore vittorioso. Queste piaghe che Cristo ha contratto per amore nostro ci aiutano a capire chi è Dio e a ripetere anche noi: "Mio Signore e mio Dio". Solo un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede» (ibidem, p. 9).
210 Ibidem, p. 9.

Inserito Martedi 28 Settembre 2021, alle ore 10:50:37 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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