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  Il Monte Sinai e Maria 
Bibbia

Alle origini dell'Antica e della Nuova Alleanza, di Aristide Serra in AA. VV., Maria nel cuore della Parola di Dio donata accolta trasmessa,  Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2009, pp. 38-51.



È un fatto: la tradizione cristiana conta una fitta serie di testi nei quali la Vergine è paragonata ad un monte in genere.39 Ma diversi di questi brani salutano in lei il nuovo Monte Sinai.40 Perché? Le radici di questo parallelismo fra il Sinai e Maria vanno ricercate nella Bibbia, e precisamente là dove il Libro Sacro ci parla dell’Alleanza stipulata fra Dio e il popolo d’Israele. Siamo, quindi, nel cuore della rivelazione biblica. È il vangelo di tutto l’Antico Testamento. Ciò che la Sinagoga professa a riguardo del Monte Sinai, la Chiesa lo dirà del Monte Calvario, luogo della morte e risurrezione del Signore Gesù. Al monte Sinai fu ratificata l’Alleanza Antica. Tre furono gli attori di quel grande evento: Dio, Mosè, il popolo (Es 19,3-8). Dio, mediante Mosè suo profeta-portavoce, parlò alle tribù d’Israele radunate alle pendici della santa montagna (Es 19,3-7). Parlò manifestando il suo progetto di voler stringere con loro un legame particolarissimo, un’“alleanza” appunto, fondata sull’accoglienza della sua Legge: «[v. 5]. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! [6].Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa». E tutto il popolo, debitamente istruito da Mosè su tale disegno che partiva da Dio (Es 19,7), rispose unanime: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo» (Es 19,8).Con queste parole, rimaste memorabili nella tradizione ebraica di ogni tempo, Israele dava il proprio consenso all’alleanza col Signore. Perciò seguì il Dono della Torah, e la conclusione dell’alleanza fra Dio e il popolo (Es 19,9-24,8). Da quel giorno, Dio divenne Sposo d’Israele e Israele Sposa di Dio (cf. Ez 16,8).41 A Nazaret ebbe inizio l’Alleanza Nuova. “Nuova” non solo perché in ordine di tempo è posteriore a quella del Sinai, ma soprattutto perché la supera in qualità. Dio, infatti, stava per attuare un disegno da Lui vagheggiato fin dall’eternità, «il mistero – direbbe Paolo – taciuto per secoli eterni» (Rom 16,25). Per rendersi ancor più vicino a noi, come nostro “alleato”, Egli pensò di farsi simile a noi, prendendo la nostra carne e il nostro sangue, il nostro volto: in una parola, la nostra umanità. Per realizzare un tale progetto – che sovvertiva decisamente ogni attesa – è chiaro che aveva bisogno della collaborazione di una donna. E la donna prescelta per questa missione si chiama Maria di Nazaret. La scena dell’annunciazione (narrata da Lc 1,26-38) rivela il modo col quale Dio chiedeva a lei il consenso per dare corso alla suddetta forma di alleanza. Anche a Nazaret, come già al Sinai, abbiamo tre attori: Dio, l’angelo Gabriele, Maria (Lc 1,26-38). Dio, mediante l’angelo Gabriele (nuovo Mosè!), fa conoscere a Maria (figlia di Abramo e del popolo d’Israele che da lui discende) il compito che stava per assegnarle: divenire madre del Figlio Suo Divino, nel quale è sigillata l’Alleanza Nuova ed Eterna fra cielo e terra: «[30]. Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31]. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32]. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33] e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». E Maria, opportunamente istruita dall’angelo (Lc 1,28- 37), accoglie la proposta divina con le celebri parole: «Ecco: io sono la serva del Signore. Oh sì! Avvenga di me secondo la tua parola!» (Lc 1,38). A seguito del “fiat” della Santa Vergine, il «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32) si incarnò nel suo grembo e divenne «il figlio di Maria» (Mc 6,3).42 Il Sinai e Nazaret si congiungono. La montagna maestosa ove ebbe principio l’Antica Alleanza, cede ora il passo all’umile borgata della Galilea, dove è inaugurata l’Alleanza Nuova di Dio, uomo fra gli uomini nel grembo di una donna. L’economia sottesa al binonio Sinai-Nazaret emergerà poi alla meditazione pensosa dei Padri e Scrittori della Chiesa. Il loro magistero su tale assunto attinge non solo al messaggio delle Divine Scritture, ma anche (sembra) alle elevazioni spirituali elaborate dal giudaismo attorno al Sinai, contemplato come il talamo nuziale degli sponsali fra Dio e Israele. Ecco alcune modalità di questo connubio fra il Sinai e Nazaret, e (di riflesso) tra il Sinai e Maria.

1. MARIA, NUOVO MONTE SINAI SUL QUALE SCENDE DIO

Tanto il monte Sinai che la persona di Maria furono “luogo” sul quale si posò l’«Abitazione» di Dio, la Shekinâh. Conosciamo almeno quattro variazioni di questo tema.
1.1. A Maria viene riferito il salmo 68,17: «Perché invidiate, o monti dalle alte cime, il monte che Dio ha scelto a sua dimora?».43 In passato questo monte fu il Sinai. Ora è Maria: lei è il monte che Dio ha scelto per sua dimora.
1.2. Il monte Sinai, coperto dalla nuvola (Es 19,16), è figura di Maria, avvolta dalla mistica nube dello Spirito Santo, che scende su di lei all’Annunciazione.44
1.3. S. Giacomo di Sarug (†521), autore siriaco, paragona il ruolo di Mosè al Sinai a quello dell’angelo Gabriele a Nazaret. Scrive egli: «Come quando al popolo annunziò a Mosè che l’Eccelso doveva discendere, ed appena si furono purificati, allora discese il Padre sopra il monte; così il Vigile [ = Gabriele] alla fedele [ = Maria] portò l’annunzio, e, come l’ebbe udito, si preparò e così in essa egli abitò».45
1.4. Di frequente, poi, i Padri sottolineano il contrasto fra le due “discese”. Sul Sinai, Dio scende in una nube tenebrosa, tra il fragore del tuono e folgori guizzanti (Es 19,18-20). La teofania era pervasa da timore. A causa della mentalità ancora imperfetta del suo popolo, Dio si rivela in uno scenario di sacro tremore, come il “Rex tremendae maiestatis”. A Nazaret, invece, esaurita ormai la millenaria preparazione dell’Antico Testamento, Dio posa silente il passo nel grembo di Maria. Il Verbo prende dimora in lei come su un monte spirituale; scende pacifico, dolce, misericordioso.46 S. Efrem († 373) fa dire alla Vergine nei riguardi del Figlio: «Come il monte Sinai io ho Te ricevuto, né rimasi bruciata dal fuoco tuo violento: poiché tu occultasti quel fuoco tuo affinché non mi nuocesse; e non bruciò la tua fiamma che i serafini riguardare non possono».47

2. IL “SÌ” DI ISRAELE AL SINAI E IL “SÌ” DI MARIA A NAZARET

Una seconda maniera di accostare il Sinai e Nazaret è suggerita dal modo col quale alcuni versetti del Cantico dei Cantici sono interpretati dai maestri del giudaismo (i Rabbini) e dai Padri della Chiesa. I Rabbini applicano questi versetti al fiat d’Israele al Sinai, mentre i Padri della Chiesa li riferiscono al fiat di Maria a Nazaret. Porterò tre casi.48

2.1. Cantica 1,2: «Mi baci Egli coi baci della sua bocca!».
La tradizione ebraica è costante nel riferire questo versetto in maniera privilegiata alla rivelazione di Dio sul monte Sinai: là il Signore-Sposo “baciò” Israele-Sposa con i baci della sua bocca. Difatti parlò con lei faccia a faccia donandole la Torah.49 Fra i Padri della Chiesa, alcuni applicano Cantica 1,2 alla Chiesa e a Maria. Lo Sposo-Cristo (dicono) baciò la Chiesa-Sposa al momento dell’annunciazione, quando il Verbo scese nel grembo verginale di Maria.50 In quel seno, lo Sposo-Cristo e la Sposa-Chiesa divennero una sola carne e una sola persona.51 In epoca medievale si dirà che Dio baciò Maria col bacio della sua bocca, quando lo Spirito Santo discese su di lei a Nazaret.52

2.2. Cantica 1,12: «Mentre il Re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo».
Il noto R. Giuda b. Ilai (150 ca.) dava la seguente esegesi del versetto citato: «Mentre il Re dei re, il Santo, benedetto Egli sia, sedeva alla sua mensa nel firmamento, Israele emise la sua fragranza davanti al monte Sinai, e disse: Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremo» (Es 24,3.7).53 Ascoltiamo, ora, Ruperto di Deutz (†1130), che coltivava rapporti intensi coi Rabbini del suo tempo:54 «Mentre egli era nel seno, ovvero nel cuore, del Padre, da quelle sue estreme altezze ha guardato alla mia umiltà. Questo è ciò che dico: “Mentre il re era sul suo giaciglio il mio nardo diede il suo profumo”. Che cosa è o era, infatti, il giaciglio del re se non il cuore o il seno del Padre? ... Infatti “in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio” (Gv 1,1-12). Mentre egli era così, “il mio nardo diede il suo profumo” ed egli, deliziato da questo profumo, discese nel mio utero».55 Ruperto, evidentemente, si muove entro l’area dell’annunciazione. Il “fiat” di Maria è il nardo che fece salire il suo profumo fino al cospetto dell’Altissimo.

2.3. Cantica 2,14: «O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia ..., mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, poiché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro».
Il celebre R. Aqiba (†135) interpretava questo passo in funzione di Israele al Sinai, quando il popolo si radunò alle pendici della montagna rocciosa per ricevere la Legge. L’Eterno esclama: «O mia colomba ..., fammi sentire la tua voce. Questo si riferisce a ciò che loro dissero prima che fossero dati i comandamenti, come è scritto: Tutto ciò che il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremo (Es 24,7). Poiché la tua voce è soave. Questo, invece, riguarda ciò che ... è detto: “Il Signore udì le vostre parole ... e disse a me [Mosè]: ... Quanto hanno detto, va bene” (Dt 5,28)».56  Veniamo, ora, a questo notissimo brano di s. Bernardo (†1153), dettato a commento dell’annunciazione: «O Vergine, dà subito la tua risposta. O Signora, pronuncia la parola che aspettano la terra, e gli inferi, e i cieli. Lo stesso “Re” e Signore di tutte le cose, così come “ha bramato la tua bellezza”, così anche sospira una tua risposta affermativa: in questa risposta appunto egli ha inteso salvare il mondo. A lui sei piaciuta quando stavi nel silenzio, a lui tanto più piacerai nella parola, dal momento che proprio lui ti chiama dal cielo: “O bella tra le donne, fammi udire la tua voce” [= il fiat]. Se dunque tu gli farai sentire la tua voce, egli ti farà vedere la nostra salvezza».57 Conosceva s. Bernardo l’esegesi giudaica? Non possediamo informazioni esaurienti atte a dissipare le incertezze a questo riguardo.58 Potremmo comunque ricordare che il Santo Dottore redarguiva severamente coloro che muovevano persecuzione contro gli Ebrei o, peggio ancora, commettevano violenza fisica nei loro confronti, fino a ucciderli.59 Inoltre l’abbazia di Chiaravalle, ove risiedeva Bernardo, era situata a circa 70 Km, in direzione sud-est, da Troyes, sede di una fiorente e celebre comunità ebraica, ove insegnava il famoso R. Salomone ben Isacco, detto Rashî (†1105).

3. L’UMILTÀ DEL SINAI E LA POVERTÀ DI MARIA

Il Sinai, quale monte santo dell’Alleanza fra Dio e Israele, è oggetto di non pochi commenti da parte del giudaismo antico parabiblico. Colpisce, in particolare, questo motivo: per donare la Torah, Dio sceglie il Sinai perché è il più umile, il più basso fra tutti i monti, e scarta invece quelli più alti. Di fronte ad un’affermazione del genere, il cristiano pensa ovviamente al versetto del “Magnificat”, ove Maria esalta il Signore, « ... perché ha guardato alla povertà della sua serva» (Lc 1,48), mentre disperde i superbi, rovescia i potenti dai troni e rimanda i ricchi a mani vuote (vv. 51-53).

3.1. Ecco, in primo luogo, un saggio di testi giudaici:
a. Il salmo 68,16-17 recita così nell’originale ebraico:60 «[16]. Monte di Dio, il monte di Basan, monte dalle alte cime, il monte di Basan. [17]. Perché invidiate, o monti dalle alte cime, il monte che Dio ha scelto a sua dimora? Il Signore lo abiterà per sempre». Il targum (o versione aramaica della Bibbia ebraica) rilegge i vv. 8-20 dello stesso salmo applicandoli alla teofania sinaitica, cioè al dono della Torah. In particolare, i vv. 16-17 sono parafrasati nella maniera seguente: «[16]. Il Monte Moria, luogo dove gli antichi Padri hanno adorato davanti al Signore, è stato scelto per edificarvi la casa del Santuario [il Tempio], e il monte Sinai per il dono della Legge. Il Monte Basan, il Monte Tabor e il Carmelo sono stati rigettati; essi hanno una gobba, come il Monte Basan. [17]. Dio ha detto. “Perché saltellate, o monti? Non mi è piaciuto donare la mia Legge sulle montagne orgogliose e altere. Ecco: il monte Sinai è umile; la Parola del Signore ha fatto riposare su di esso la sua Shekinah ... ”».61 Due elementi sono evidenziati dalla rilettura targumica del salmo, qui citata. Primo: per donare la sua Torah, Dio ha scelto il Monte Sinai perché è basso, è umile. Secondo: ha scartato invece il Basan, il Tabor e il Carmelo, perché sono orgogliosi e superbi. La loro alterigia sprezzante è paragonata ad una “gobba”. E come nessun uomo “gobbo” poteva esercitare un ruolo sacro (cf. Lv 21,17-20), così il contegno altezzoso dei monti suddetti è considerato come una “gobba”, cioè una tara fisica che li rendeva inabili ad un servizio liturgico: non potevano avvicinarsi a Dio, non potevano divenire ricettacolo della sua abitazione. Il midrash al libro dei Salmi e a quello dei Proverbi prosegue sulla stessa linea, offrendo ulteriori elaborazioni ai due temi suaccennati dal targum.
b. Il midrash al Salmo 68, appellando a R. Nathan (180 ca.?), mette in scena il Tabor, il Carmelo e il Sinai. Il Tabor disse: «È giusto che la Shekinah riposi sopra di me. Io sono il più alto fra tutti i monti, e neppure l’acqua del diluvio mi sommerse». Il Carmelo, in risposta, rivendicava a sé quell’onore. Diceva, infatti: « ... io mi posi in mezzo al Mar Rosso e, grazie al mio aiuto, i figli d’Israele poterono attraversarlo». L’Eterno, da parte sua, rispose: «La vostra arroganza è una macchia che già vi ha reso indegni della mia Shekinah. Sia l’uno che l’altro di voi non ne è meritevole. Il Sinai, invece, è “il monte che Dio ha scelto per sua dimora” (Sal 68,17). Disse infatti il Signore: “Desidero abitare soltanto sul Sinai, perché il Sinai è il più basso tra voi. La Scrittura dichiara: “In luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati” (Is 57,15). E ancora: “Eccelso è il Signore e guarda l’umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano” (Sal 138,6)».62
c. Nel libro dei Proverbi (29,23) è inserita questa massima sapienziale: «L’orgoglio dell’uomo ne provoca l’umiliazione, l’umile di cuore ottiene onori». Per illustrarne il contenuto, il midrash maggiore sul libro dei Numeri porta cinque esempi, in ognuno dei quali si pongono a confronto due generi di comportamento: uno di superbia, l’altro di umiltà; il primo dispiace al Signore, mentre il secondo incontra il suo favore. Quattro degli esempi citati pongono in scena una coppia di persone:
- Adamo
, che trasgredisce il comando divino nell’Eden (Gen 3,22), e Abramo, che si abbassa di fronte al Signore (Gen 18,27);
- il Faraone, che si rifiuta di ascoltare la voce del Signore (Es 5,2), e Mosè, che accetta di accondiscendere a un desiderio del Faraone stesso (Es 8,5; 9,29);
- Amalek, che insulta gli Israeliti (Dt 25,18), e Giosuè, che lo sconfigge (Es 17,13);
- Giuseppe, che si vantò della propria autorità (cf. Gen 44,24), e Giuda, che si inchinò dinanzi a lui pregandolo di restituire Beniamino (Gen 44, 18.32.33).
La quarta delle suddette coppie riproduce un dialogo immaginario fra tre monti (il Tabor, il Carmelo e il Sinai), nell’ora in cui l’Eterno decise di donare la sua Torah: «Il Tabor e il Carmelo si fecero avanti dalle estremità del mondo, vantandosi col dire: “Noi siamo alti e il Santo, benedetto egli sia, darà la Torâh sopra di noi”. Ma l’umile di cuore ottiene onori (Pr 29,23). [Queste parole] si applicano al Sinai, il quale si umiliò, dicendo: “Io sono basso”. Perciò il Santo, benedetto egli sia, fece posare la sua gloria sopra di esso, e la Torâh fu donata sulla sua sommità, di modo che il monte ebbe il privilegio di conseguire tutto quell’onore, come si ricava dal testo: “Il Signore scese sul monte Sinai” (Es 19,20)».63

3.2. Per il lettore cristiano – lo dicevo poc’anzi – sarà spontaneo associare queste variazioni giudaiche sull’umiltà bassezza del Sinai a Lc 1,48.51-53. Anche nel mistero dell’Incarnazione Dio impiega la medesima strategia. Egli guarda alla povertà di Maria, sua serva, e sovverte le pretese di chi si crede forte della propria sicurezza. Qui dovremmo chiederci se Luca, o la fonte da lui trascritta, conosceva le suddette meditazioni giudaiche sull’umiltà del Sinai: sono anteriori o posteriori ai Vangeli? È difficile provarlo, pur essendo certi che alcuni motivi espressi nel targum del salmo 68 erano già conosciuti dalla tradizione deutero-paolina di Efesini 4,8.64 Ai fini specifici del nostro tema, sarà sufficiente rilevare l’affinità indubbia che intercorre tra il versante giudaico e quello cristiano. Il Signore, Dio dell’unica Alleanza, ripone la sua compiacenza nell’umiltà del Sinai e nell’umiltà di Maria.

4. IL SINAI E NAZARET, CIFRE DI UNIVERSALITÀ

Il binomio Sinai-Nazaret ha connessioni profetiche sull’atlante di Dio. Esso evoca richiami suggestivi, dal respiro largamente ecumenico.

4.1. Il Sinai – facevano rilevare già alcune voci del giudaismo antico – è situato fuori dalla terra promessa di Palestina.
Malgrado non sorgesse entro la terra santa, Dio scelse quella montagna per offrire a Israele il suo Dono più grande, che è la Torah. Per quale motivo Dio usò questa strategia? Si risponde: perché il Signore destinava la sua Legge non solo a Israele, ma anche a tutti gli altri popoli, mediante Israele.65

4.2. Nazaret di Galilea è anch’essa una località quasi ai margini della terra santa.
La Galilea, infatti, era detta «delle genti» (cf. Is 8,23 nei Settanta e Mt 4,15), o «degli stranieri» (1 Mac 5,15). Come zona di confine con la Fenicia e la Siria, entro il suo perimetro filtravano facilmente persone non ebree. Essendo, per così dire, una regione ibrida, abitata anche da pagani, la Galilea finì per godere scarsa considerazione. Abbiamo l’eco di tale discredito nella secca replica dei Farisei a Nicodemo, quando questi sembrava simpatizzare per Gesù: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea!» (Gv 7,52), E di Nazaret in particolare, Natanaele – pur essendo nativo di Cana in Galilea (Gv 21,2) – dà questo giudizio sprezzante: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Così pensano gli uomini. Ben diverse, invece, sono le vie di Dio (cf. Is 55,8-9). Si osserva, in effetti, che nella geografia dei Vangeli la Galilea diviene sinonimo di universalità, quasi fosse l’antitipo del Sinai. Difatti su un monte della Galilea Gesù, nuovo Mosè, pronuncia il discorso inaugurale delle Beatitudini (Mt 5,1-8,1). A Cana di Galilea, il Messia opera il primo e il prototipo dei suoi “segni” (Gv 2,1-12). Infine, dopo la Risurrezione, ancora su un monte della Galilea (Sinai della Nuova Alleanza!)66 il Signore comanda agli apostoli di predicare il Vangelo a tutte le genti (Mt 28,16-20). E a Nazaret di Galilea il Verbo si fece carne (Lc 1,26-38; cf. Gv 1,14). Maria, nel momento beato in cui a Nazaret accolse in grembo il Figlio di Dio, da un lato prolunga la vocazione universale già insita nell’elezione di Israele al Sinai; dall’altro, ella appare come il segno iniziale dell’apertura cristiana verso il mondo. Tramite Maria, figlia di Sion, Dio inviava a tutta l’umanità il suo Dono per eccellenza, il Figlio suo Divino (cf. Lc 2,10; Gv 3,16). La Chiesa, con Pietro, riconoscerà che Gesù è il Messia-Salvatore degli Ebrei e Gentili (At 10,1-11.18). E Giovanni confessa che Gesù «doveva morire ... non per la nazione [ebraica] soltanto, ma anche per radunare nell’unità i dispersi figli di Dio» (Gv 11,51-52).67 Dunque: un fremito di espansione universale percorre l’asse che parte dal Sinai e arriva fino a Nazaret. Sul Sinai, attraverso Mosè, Dio offre a Israele la sua Alleanza e la sua Legge di vita, destinata a tutta l’umanità. A Nazaret, attraverso Maria, Egli offre al mondo l’Alleanza Nuova, sigillata dall’Incarnazione del Figlio suo, Parola di vita.

NOTE
39 Molte referenze sono offerte da BOURASSÉ J.J., Summa aurea de laudibus Beatissimae Virginis Mariae ... T. IX. Ed. J.-P.Migne, Paris 1866, col. 1474-1478; t. III, Paris 1866, col. 1021-1022.
40 Ho raccolto numerose citazioni nel mio volume E c’era la Madre di Gesù ... (Gv 2,1). Saggi di esegesi biblico-mariana (1978-1988). Edizioni Cens-Marianum, [Milano-Roma 1989], pp. 338-339.
41 Sulle due scene di “Alleanza”, descritte in Es 19,3-8 e 24,1-8, ha scritto con penetrante analisi RENAUD B., La Théophanie du Sinaï. Ex 19-24. Exégèse et Théologie. J. Gabalda et Cie Éditeurs, Paris 1991, pp. 41-88, 101-102, 142-164, 193-198.
42
In stile divulgativo espongo questa tesi del raccordo Sinai-Nazaret nei due seguenti miei opuscoli: Maria secondo il Vangelo. Editrice Queriniana, [Brescia 1987], pp. 7-17; Maria di Nazaret. Una fede in cammino. Edizioni Paoline, Milano 1993, pp. 9-17. Per l’argomentazione tecnica, rinvio al mio volume Contributi dell’antica letteratura giudaica per l’esegesi di Gv 2,1-12 e 19,25-27. Herder, Roma 1977, pp. 139-215.
43
ROMANO IL
MELODE († 560 ca.), Maria accanto alla croce, strofa 6 (Sources Chrétiennes 128, pp. 167-168); ESICHIO DI GERUSALEMME († dopo il 450), De titulis psalmorum (Patrologia Greca 27, 915-916) ...
44
VONA C., Omelie Mariologiche di s. Giacomo di Sarug. Introduzione, traduzione dal siriaco e commento. Pont. Ateneo Lateranense, Roma 1953, p. 144 al v. 240, p. 147 al v. 345, p. 121 al v. 518 (omelia II sull’Annunciazione della Genitrice di Dio); p. 212 al v. 518 (omelia VI sulla Natività del Salvatore nostro).
45
Op. cit., p. 209, al v. 426 (omelia sulla Natività del Salvatore nostro in carne).
46 E
SICHIO DI GERUSALEMME († dopo il 450), Fragmenta in Psalmos. Psalmus 71 (Patrologia Greca 93,1235-1237); SEVERO DI ANTIOCHIA († 538), Inno 120, in Patrologia Orientalis 6/1, pp. 159.160; Omelia 67. Su Maria, Santa Madre di Dio e sempre Vergine, in Patrologia Orientalis 8, pp. 351-355 (lunghi e suggestivi brani sull’argomento); GIOVANNI DAMASCENO († 749), In Nativitatem B.V. Mariae (Patrologia greca 96,669-670).
47 S. E
FREM SIRO, Inni alla Vergine. Tradotti dal siriaco da G. Ricciotti. Società Editrice Internazionale, Torino [1939], p. 92, inno 18.
48
Per l’esposizione dettagliata dell’argomento, si potrà vedere il mio contributo dal titolo Il Giudaismo antico, premessa per una rinnovata comprensione dei rapporti fra Israele, Maria e la Chiesa, in E c’era la Madre di Gesù ... , pp. 494-502.
49 Targum Ct 1,2 (NERI U., Il Cantico dei Cantici. Antica interpretazione ebraica. Città Nuova, Roma 1976, pp. 81-82); Ct Rabbah 1,2 (The Midrash Rabbah ... , vol. IV, Song of Songs. The Soncino Press, London-Jerusalem-New York 1977, pp. 20-30: spiegazioni assai diffuse, a nome di molti rabbini).
50
GIROLAMO († 419/420), In Esaiam III, 14 (Corpus Christianorum. Series Latina 73, pp. 102-103); XVII, a 63,8-10 (op. cit., 73/A, pp. 726-727).
51
BEATO DI
LIEBANA († 1202) ed ETERIO DI OSMA (sec. IX), Adversus Elipandum libri duo, II,75.79 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 59, p. 151, 153); AMEDEO DI LOSANNA († 1159), Homiliae octo de laudibus Beatae Mariae, I.III (Sources Chrétiennes 72, p. 60, 104), ALANO DI LILLA († 1202), Elucidatio in Cantica Canticorum, a 1,2 (Patrologia Latina 210,53.77) ...
52
RUPERTO DI DEUTZ († 1130), Commentaria in Cantica Canticorum I, a 1,2 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 26, pp. 10-11). Cf. RUPERTO DI DEUTZ, Commento al Cantico dei Cantici. De incarnatione Domini. Introduzione, traduzione e note a cura di Cecilia Falchini, monaca di Bose. Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, [Magnano (Biella), 2005]. Ma il nucleo di questa immagine appariva già in AMBROGIO († 397), Expositio psalmi 118, I,16 e 5 (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum 62, pp. 16 e 8).
53 Cantica Rabbah 1,12.1 (The Midrash Rabbah ..., vol. IV, p. 77).
54
ARDUINI M.L., Ruperto di Deutz e la controversia tra Cristiani ed Ebrei nel secolo XII, con testo critico dell’Anulus seu dialogus inter Christianum et Iudaeum. A cura di R. Haacke. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 1979.
55 In Canticum Canticorum I, su 1,12 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 26, p. 30). Cf. F
ALCHINI, Ruperto di Deutz. Commento al Cantico dei Cantici ... (citato alla nota 52), p. 85.
56
Cantica Rabbah 2,14.4 (The Midrash Rabbah ..., vol. IV, pp. 130-131). Cf. anche la Mekiltà di Rabbi Ismaele, Bachodesh 3 a 19,17.
57
Sermones in laudibus Virginis Matris. Homilia IV, 8 (Sancti Bernardi opera, vol. IV. Ed. Cistercienses, Romae 1966, pp. 53-54). Versione italiana di C. Leonardi, in Opere di San Bernardo, a cura di F. Gastaldelli. Vol. II, Sentenze e altri testi. Scriptorium Claravallense. Fondazione di Studi Cistercensi, Milano 1990, pp. 126-127.
58 Sulle relazioni tra ebrei e cristiani nel Medio Evo, si veda D
AHAN G., Les intellectuels chrétiens et les Juifs au moyen âge. Les Éditions du Cerf, Paris 1990, 637 pp., in specie pp. 227-336. Le pp. 289-307 sono dedicate alla conoscenza dell’esegesi giudaica da parte cristiana.
59
Sancti Bernardi opera. Vol. VIII, Epistolae, a cura di J. Leclercq e H. Rochais. Editiones Cistercienses, Romae 1977, pp. 316-317 (lettera 363, nn. 6-7) e pp. 321-322 (lettera 365, n. 2).
60 Per un panorama assai largo del Salmo 68, nelle sue riletture successive operate già all’interno della stessa tradizione biblica, rinvio al commento esaustivo di R
AVASI G., Il Libro dei Salmi, II, (51-100). Edizioni Dehoniane, Bologna 1983, pp. 359-400.
61
POTIN J., La Fête juive de la Pentecôte. Étude des textes liturgique. T. I, Commentaire. Les Éditions du Cerf, Paris 1971, pp. 193-197 (pp. 194-195 per i versetti citati).
62 Midrash Sal 68,9 a 68,16-17. Cf. B
RAUDE W.G., The Midrash on Psalms. Vol. II. Yale University Press, New Haven 1969, pp. 542-543.
63
Num Rabbah 13,3 a 7,12. Cf. The Midrash Rabbah. New Compact Edition in five volumes. Vol. III, Numbers-Deuteronomy. The Soncino Press, London-Jerusalem-New York 1977, pp. 506-508.
64
PENNA R., La lettera agli Efesini. Introduzione, versione, commento. Edizioni Dehoniane, Bologna [1988], pp. 187-188.
65 Un florilegio di testi al riguardo è offerto da B
ONSIRVEN J., Textes Rabbiniques des deux premiers siècles chrétiens pour servir à l’intelligence du Nouveau Testament. Pontificio Istituto Biblico, Roma 1955, numeri 126 (pp. 28-29: Mekiltà di Rabbi Ismaele, Bachodesh, par. 1 a Es 19,1), 133 (p. 30: Mekiltà di Rabbi Ismaele, Bachodesh, par. 4 a Es 20,1), 371 (p. 85: Sifrê Dt 33,2, par. 343).
66 SERRA, E c’era la Madre di Gesù ... , pp. 365-370.
67
Sul tema giovanneo dei «dispersi figli di Dio», radunati dalla morte di Gesù, ho tracciato una sintesi del percorso esegetico attuale nel mio articolo Mariologia biblica postconciliare. Crisi di crescita?, in Credere oggi, 24 (4/luglio-agosto 2004), n. 142, pp. 25-41, in specie pp. 35-40.

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