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  Una Donna di nome Maria:la più grande di tutte 
DonnaArticolo di Mario Scudu su Maria Ausiliatrice n. 3 del 1999

8 marzo: GIORNATA DELLA DONNA

 Puntuale arriva ogni anno la Festa della Donna. È una bella ricorrenza molto sentita dalla gente anche se, sembra, meno che nel passato. Ci accorgiamo che è un giorno speciale al mattino presto agli incroci delle nostre città. Molti ospiti extracomunitari con flessibilità operativa lodevole, non offrono più i loro soliti servizi, ma vendono mazzetti di mimose, il simbolo appunto di questa festa. È un giorno in cui vediamo cortei di ragazze e di donne che gioiosamente fanno festa, sfilando e gridando a tutti che c’è ancora un “problema donna”, che le promesse fatte all’altra “metà del cielo” sono spesso rimaste disattese. La parità e il rispetto sul posto di lavoro per esempio sono spesso non attuati o addirittura dimenticati. Lo sfruttamento in campo sessuale rimane forte. Le pari opportunità in molti campi ancora un sogno.
L’8 marzo è una festa civile, ma nello stesso mese, e precisamente il 25 se ne celebra un’altra, di natura religiosa, molto bella e molto importante. Che può essere un ottimo complemento alla prima. Parliamo della Festa dell’Annunciazione a Maria di Nazaret. In essa si celebra una donna come protagonista. Una figura centrale nel cuore stesso del Cristianesimo cioè nell’Incarnazione di Cristo. Per la fede cristiana Maria è la più importante donna della storia e la più grande di tutte. Giovanni Paolo II nell’Enciclica Mulieris Dignitatem ha scritto che “Maria è l’archetipo della personale dignità della donna” (n. 5). Maria cioè è il modello primo, lo stampo originale, il “tipo primo” su cui modellare o “stampare” la dignità della donna.

 “Maria presente nel punto chiave della storia”

Perché la più grande? Alcuni anni fa il settimanale americano, Time, dedicò la “cover story” a Maria di Nazaret, come fosse una star della politica o del mondo dei mass media, o addirittura una “top model”. Il giornalista si chiedeva: “La donna più celebrata della storia era semplicemente la serva di Dio o la prima femminista?”. Possiamo rispondere di sì affermando che Maria è stata ed è la donna più celebrata di tutti i tempi, la figura femminile “storica” più straordinaria, più studiata, contemplata, pregata e imitata. Anche se non è stata una “femminista” com’è inteso questo termine nella cultura di oggi. È stata ed è la più celebrata solamente perché è stata la “serva di Dio”.
Proprio da questa sua autodefinizione (Lc 1,38) è scaturita la sua grandezza, la sua venerazione ed il ricordo lungo i secoli. Milioni di donne ne portano il nome (Maria, Mariah, Miriam, Marija, Marie, Mary ecc.), la ricordano e pregano ogni giorno. È stata cantata da sommi scrittori e poeti, raffigurata da grandi artisti di tutti i tempi. Anche oggi attira a sé milioni di pellegrini, che liberamente si recano nei santuari a lei dedicati. Sono centinaia in Italia e nel mondo le chiese a lei intitolate dove i fedeli chiedono la sua intercessione ed assistenza materna, la pregano come mediatrice di grazie da ottenere da Dio. Tutto questo per il ruolo eccezionale, anzi unico, avuto da questa donna nella redenzione attuata da suo Figlio Gesù. San Paolo afferma molto sinteticamente: “Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio, nato da donna”. Questa donna si chiamava Maria di Nazaret. Le strade della Palestina, le città di Betlemme, di Nazaret, di Gerusalemme hanno visto questa donna attenta e fedele, totalmente consacrata alla causa del Figlio. Una donna ed una madre eccezionale.
È la donna più celebrata e famosa non solo per le sue “regge” (i santuari a lei dedicati, spesso imponenti e di grande valore artistico), ma anche per i suoi numerosissimi “titoli nobiliari”, da autentica super regina. La Chiesa Cattolica li chiama “Litanie della Madonna”. Alcune di queste sono altamente teologiche, come Madre di Dio, Madre di Cristo, Tempio dello Spirito Santo; altre poetiche come Stella del Mattino, Stella del Mare, Porta del Cielo, Regina dei Cieli. Altre ancora sono molto “sociali”. Esse stanno ad indicare la sua presenza attiva e continua, a beneficio dei suoi figli e figlie di sempre: Maria è la Madre del Buon Consiglio, Madre della Misericordia, Madre e Rifugio dei peccatori, Consolatrice e Ausiliatrice. Perché tanto successo? Lei stessa l’aveva previsto, dicendo: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48).
La stessa rivista citata affermava che Maria è “estremamente moderna”. Giovanni Paolo II rimarca questa “modernità” mettendo l’accento sull’eccezionale legame tra Maria e l’umanità (MD n. 2). E anche perché Maria di Nazaret è “presente nel punto chiave della storia” (MD n. 3), cioè proprio nell’Annunciazione che preludeva all’Incarnazione del Figlio di Dio in mezzo a noi.

“Ecco sono la Serva del Signore”

Alcuni anni fa il card. Ballestrero, in una conferenza al Centro Italiano Femminile di Torino diceva: “Voi mi direte: lasci perdere la fede e ci parli della donna. È questa la mentalità di oggi, in cui è prevalente la problematica di tanto femminismo nostrano e non, che prescinde dalla fede e cerca di incamminarsi per altri sentieri, che hanno ispirazioni psicologiche, antropologiche, sociologiche, politiche”. È un’intuizione importante: nel parlare della donna e di tutta la problematica a lei connessa nel mondo contemporaneo, bisogna aggiungere l’ottica della fede. Dunque, la Madonna è una donna. Un’affermazione banale? Non lo è, perché essa ci ricorda tutta la visione biblica dell’uomo, creato da Dio uomo e donna (l’antropologia biblica). Ed è proprio alla giovane donna Maria di Nazaret che l’Altissimo si rivolge, nell’Annunciazione, per avere la sua “collaborazione” per l’Incarnazione del Figlio su questa terra. Un atto senza dubbio di rispetto e di stima altissima.
Dio questo lo fa scavalcando le strutture della cultura giudaica del tempo e tutti i giudizi e pregiudizi degli uomini sulla donna, allora e anche nei secoli seguenti. Lo “stile” e la metodologia usata da Dio nell’Annunciazione sono molto significativi. “Il dialogo di Nazaret ci appare come il momento più pregnante e il punto più alto del femminismo nella storia della salvezza” (Documento dei Servi di Maria). Maria quindi un semplice “strumento” nelle mani di Dio? Se per strumento intendiamo solo una cosa, una funzione, un ruolo, un mezzo per decisioni, progetti e volontà altrui, dobbiamo dire di no. Maria di Nazaret, come si evince dal racconto dell’Annunciazione, non è stata una “cosa”, una “funzione”, uno “strumento” nei progetti di Dio, ma si è posta come soggetto libero e responsabile davanti a Dio e con Dio nell’opera dell’Incarnazione. Ha scritto ancora il card. Ballestrero: “...Il Signore ha circondato di rispetto e di un amore perfettissimo la femminilità di Maria: non ne ha in alcun modo minacciato l’identità. Il racconto dell’Annunciazione è pieno di trepidazione di fronte a questa creatura. Il Signore è rispettosissimo, è pieno di tenerezza e di amore e in tutta la storia di Maria risalta questo rispetto di Dio per la natura della sua creatura; ma il Signore, pur rispettandola in maniera inarrivabile, ha anche chiesto a Maria inesauribili capacità di dedizione, di oblazione, di disponibilità, di fedeltà: fedeltà di mente, del cuore, della carne, dei giorni”. Questa è l’autentica metodologia che Dio ha usato con la donna Maria di Nazaret e che sarebbe bene che fosse imparata un po’ da tutti e a tutti i livelli.
Dio non ha strumentalizzato Maria nell’opera della Redenzione chiedendole tutto di se stessa solo perché Lui era Dio, ma l’ha sommamente rispettata, ascoltata e valorizzata. Maria ha poi detto il suo “fiat” libero, cosciente e indiviso. Lei credeva fermamente che quel Dio che le chiedeva tutto non opprimeva la sua libertà né minacciava la sua identità di donna libera; che Dio con il suo progetto su di lei non paralizzava la maturazione della propria femminilità e della sua personalità ma l’aiutava a essere se stessa in pienezza. Era convinta che se Dio le chiedeva il sacrificio di qualcosa lo faceva per aprirle orizzonti più grandi.
Maria, “nuova Eva” come amavano chiamarla i Padri della Chiesa, non è caduta nella trappola del sospetto in cui sono caduti la prima Eva (e Adamo) e di cui è vittima anche l’uomo moderno: vedere Dio come un concorrente e come rischio per la propria autonomia e maturazione. A Dio che le chiedeva tutto, Maria nella fede ha donato tutto, e proprio lei stessa canterà nel Magnificat “Tutte le generazioni mi diranno beata” cioè nella gioia piena, felice, perché realizzata pienamente come donna e come credente.

“Maria, prototipo della genuina femminilità”

Ha scritto una delle grandi donne di questo nostro secolo, Edith Stein (morta martire per la fede ad Auschwitz, nel 1944, e dichiarata santa l’11 ottobre del 1998): “Maria è il prototipo della genuina femminilità”. È questa un’affermazione importante, fatta non da una donna culturalmente sprovveduta, ma da una filosofa, assistente universitaria di E. Husserl, poi convertita. Lei stessa impegnata, con varie conferenze, sul versante del movimento femminista del tempo. La Stein è arrivata a questa affermazione analizzando l’intero vissuto di Maria di Nazaret. Nel suo essere vergine, madre, sposa, nel suo impegno a sostenere, pur tra sofferenze, la causa del suo Figlio fino all’Ora della croce, nel suo modo di credere a Dio e di accettare liberamente il suo progetto sulla sua vita, Maria ha posto le basi della sua grandezza e della sua fama che ha sfidato e superato l’usura di venti secoli di storia.
L’Annunciazione è una grande festa di Maria di Nazaret (ed in lei della donna stessa in genere), che vince su tutti gli stereotipi culturali del tempo, per diventare in prima fila un soggetto di salvezza per l’uomo e per tutta l’umanità.
Dall’8 marzo Festa della Donna al 25 marzo Festa di Maria, la Donna che la chiesa prega ogni giorno come “benedetta tra le donne”. Penso che i cristiani, ma non solo questi, dovrebbero ricordare queste due Feste con serietà riflessiva, cogliendone la reciproca ricchezza di comprensione. Maria è stata definita “il sorriso di Dio all’umanità”. Dio continua a sorridere all’umanità attraverso il ricordo e la preghiera alla Madre del Figlio suo, e anche attraverso la presenza di tante donne che, come Maria di Nazaret, nelle più svariate professioni lo rendono presente con santo coraggio, con enorme dedizione e con un sorriso di speranza.

Inserito Giovedi 1 Ottobre 2009, alle ore 10:37:29 da latheotokos
 
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