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  Ireneo di Lione e Maria la Nuova Eva 
PatristicaDal libro del Card. Virgilio Noé, Come l'hanno amata!. Profili di Santi mariani, Edizioni Messaggero, Padova 1989, pp.35-42.

1. «Prete della Chiesa, zelatore del testamento di Cristo»

L'ora di nascita della mariologia coincide, secondo alcuni autori, con l'opera teologica di Ireneo, vescovo di Lione1. Egli fu il primo a individuare e a sviluppare tutte le conseguenze e implicazioni mariane della dottrina Paolina del Cristo nuovo Adamo e ha riservato a Maria un posto rilevante nella sua teologia. La Madre di Gesù è presente un po' ovunque nell'opera di Ireneo, una presenza discreta, ma sufficiente a dire, in modo concreto, che l'economia seguita da Dio per la salvezza dell'uomo altro non è che l'economia della Vergine. Lei ha «portato» Dio, ne è stata la Madre2; la concezione verginale di Cristo è stato il principio della rigenerazione del genere umano3; questa viene operata nella Chiesa, nuovo paradiso terrestre, dove l'uomo vien introdotto da Cristo, nuovo Adamo nato da donna-vergine4.
Ireneo entra per la prima volta nella storia verso l'anno 177 quando da Lione, nella Gallia, viene inviato a Roma, latore di lettere di quella comunità al papa Eleuterio. A questi viene presentato come «prete della Chiesa e zelatore del testamento di Cristo»5, perché combatte le eresie, difende la tradizione, predica la dottrina, che lui ha attinto alle fonti venerande della tradizione, contrassegnate dalla nota autentica e necessaria dell'apostolicità6.

2. Voci precedenti

Prima di Ireneo pochi scrittori cristiani avevano parlato di Maria. Non c'è da meravigliarsi: la Chiesa è all'inizio del suo approfondimento teologico sui misteri della storia della salvezza.
Le voci sono quelle di persone quali: Ignazio di Antiochia (107), Giustino ( 150) e un po' più tardi Tertulliano. Questi padri per primi hanno sottolineato il parallelismo Eva-Maria. La dottrina era presente in quasi tutta la Chiesa di quel tempo: san Giustino l'attesta per Roma; Sant'Ireneo la testimonia per le Gallie; Tertulliano ne parla per l'Africa e anche per Roma. Ecco come si esprime san Giustino:
«Sappiamo che Gesù ebbe origine da Dio prima di tutte le creature e si incarnò in una Vergine. Dalla stessa creatura da cui, per mezzo del serpente, ebbe principio la disubbidienza, doveva avere inizio anche la redenzione. Eva, vergine, senza corruzione, aveva ubbidito alle lusinghe del serpente e così aveva dato principio al peccato e alla morte. La vergine Maria accolse con fede gioiosa l'angelo inviato a darle il glorioso annuncio che lo Spirito del Signore sarebbe disceso in lei e la potenza dell'Altissimo l'avrebbe adombrata e così l'essere santo nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio. Essa rispose: sia fatto di me secondo la tua parola»7.
Da Giustino dipenderà Ireneo. Questi, a sua volta, influirà su Tertulliano. Si voglia sentire la voce di questo dottore:
«Dio riacquistò la sua immagine e somiglianza negli uomini per la stessa via per cui il demonio l'aveva cancellata. Eva ancora vergine aveva lasciato penetrare in se stessa la parola, operatrice di morte. Bisognava che penetrasse pure in una vergine la parola che doveva creare la nuova vita. Soltanto così gli uomini, che erano stati ridotti in rovina da una donna, potevano essere ricondotti sulla via della salvezza. Eva aveva creduto al serpente, Maria credette a Gabriele. Il peccato commesso da Eva nell'affidarsi al serpente, fu cancellato dalla fede di Maria»8.

3. La testimonianza di Ireneo

Anche Ireneo vide in Maria la donna che ristabiliva l'equilibrio rotto da Eva. A dimostrare ciò, Ireneo ripropone il parallelo Eva-Maria. La dottrina che lui esponeva faceva parte allora, come oggi, del pensiero cristiano, era conosciuta da tutti, non era contestata da nessuno.
È molto suggestiva l'ipotesi di individuare la fonte della dottrina mariologica di Ireneo negli scritti apostolici di san Giovanni9.
Ireneo era a contatto con l'epoca apostolica per mezzo del suo maestro Policarpo. Lo si comprende da una lettera piena d'umanità, che lo stesso Ireneo scrive al condiscepolo Florino:
«Io ti ho conosciuto quand'ero ragazzo, ed è stato nell'Asia inferiore, presso Policarpo... Le cose d'allora le rammento meglio di quelle recenti. Perché ciò che si apprende nella fanciullezza forma un tutt'uno con la nostra vita, e si sviluppa e cresce con essa. Io ti potrei dire il luogo dove il beato Policarpo era solito sedersi per parlarci, e come entrava in argomento, quale vita conduceva, quale era l'aspetto della sua persona, i discorsi che teneva al popolo, come ci discorreva degli intimi rapporti da lui avuti con Giovanni e con gli altri che avevano visto il Signore, e dei quali rammentava le parole e le cose da loro udite intorno al Signore, ai suoi miracoli, alla sua dottrina... Queste cose che allora per dono della divina misericordia attentamente ascoltai; le conservo nella memoria, non già sulla carta, ma nell'intimo del cuore e, grazie a Dio, assiduamente e amorosamente le ripenso»10.
Tra le cose udite attentamente da Ireneo, da lui conservate nella memoria, da lui ripensate ci sono state anche quelle che Giovanni aveva affidato alle pagine del suo vangelo e della sua Apocalisse, su Maria.
Il pensiero di Ireneo è compreso pienamente se si tiene presente la teoria, che è stata peculiarmente sua, della «ricapitolazione». Con essa Ireneo indicava una specie di nuovo inizio, per mezzo del quale Dio ripercorreva le stesse tappe percorse dal male per infettare la terra. Dio riprende tutta la creazione, animata e inanimata, la restaura, la rinnova, la riorganizza nel suo Figlio incarnato, che diviene per noi un secondo Adamo.
La caduta dell'uomo aveva provocato la perdita di tutto il genere umano. I1 Figlio di Dio che si fa uomo realizza, come tale, una nuova creazione della umanità. Maria trova il suo posto in questa opera di ricapitolazione, che porterà alla corrispondenza voluta da Dio fra la prima e la seconda creazione (creazione e ri-creazione).
Per chiarire questo aspetto, Ireneo stabilisce un parallelismo fra i due Adami. Il primo Adamo era stato modellato «con una terra intatta e ancora vergine» Il; il secondo Adamo è frutto d'una maternità verginale. Per formare l'Uomo nuovo, Dio non ha preso fango, come aveva fatto nella prima creazione dell'uomo. La carne di Cristo è la stessa di Adamo, trasmessa per eredità e ricevuta veramente dalla Vergine:
«Egli non avrebbe avuto realmente il sangue e la carne, per mezzo dei quali ci ha redenti, se non avesse ricapitolato in se stesso l'antica opera modellata, cioè Adamo»12.

4. Eva e Maria

Il Verbo diviene il nostro capo. Facendosi uomo e identificandosi con l'umanità egli dà all'uomo la capacità di vincere il diavolo, e di salvarsi realmente. Ma bisognava, spiega Ireneo, che il processo di restaurazione rispondesse, in senso inverso, a quello della caduta. Come in questa il nodo che ci assoggettava alla morte era stato duplice, formato dalla disobbedienza di Eva e di Adamo, così per entrare alla vita non poteva non esserci la duplice obbedienza di Cristo e di Maria. Ireneo chiarifica così come noi abbiamo ritrovato in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto in Adamo, e cioè l'immagine e la somiglianza con Dio:
«Come per la disobbedienza di uno solo il peccato è entrato, e con il peccato, la morte, così per l'bbedienza di uno solo, la giustizia è venuta a ridare la vita agli uomini che erano morti. E come Adamo, la prima creatura, fu fatta da terra, ancora vergine... così il Verbo ha ricapitolato Adamo in se stesso, nascendo da Maria, rimasta vergine, egli ha ricapitolato in se la nascita di Adamo... Se Adamo è stato fatto da Dio con terra, bisogna che colui che lo ricapitola in se stesso sia un uomo creato da Dio a somiglianza della formazione di Adamo. E perché Dio non ha preso una seconda volta del fango, ma ha voluto che il Salvatore nascesse da Maria? Affinché non sia un'altra creatura che è stata salvata, ma, fosse ricapitolata quella stessa, che era decaduta...»13.
Ireneo ritorna ancora sulla sua idea, e scrive:
«Maria, la vergine, si mostrò obbediente, dicendo «Ecco la tua serva, Signore: si faccia di me secondo la tua parola». Eva fu disobbediente: disobbedì quando era ancora vergine. Se Eva, sposa d'Adamo, e tuttavia vergine ancora, ...divenne disobbediente e fu, per se stessa e per tutto il genere umano, causa di morte, Maria, fidanzata ma tuttavia vergine, è divenuta per la sua obbedienza, causa di salvezza per se e per tutto il genere umano... Il nodo formato dalla disobbedienza di Eva non ha potuto essere sciolto se non dall'obbedienza di Maria. Ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la vergine Maria l'ha sciolto con la sua fede»14.
L'argomento è trattato ancora da Ireneo quando mette in corrispondenza il fatto dell'Annunciazione con quello della tentazione nel paradiso terrestre:
«Il Signore venne nel suo dominio... e compì la riparazione della disobbedienza commessa sotto l'albero della scienza, obbedendo lui stesso sull'albero della croce, per riparare la seduzione subita disgraziatamente da Eva, sposa ma ancora vergine, la buona novella di verità fu portata dall'angelo a Maria, fidanzata ma vergine. Mentre Eva, sedotta dal discorso dell'angelo, si allontanò da Dio e tradì la sua parola, Maria invece ascoltò dall'angelo la buona novella di verità, portò Dio nel suo seno per aver obbedito alla sua parola. Eva aveva disobbedito a Dio, Maria consentì a obbedire a Dio, così Eva vergine ebbe come avvocata Maria vergine. Il genere umano incatenato da una vergine, è liberato da una vergine, alla disobbedienza verginale fa equilibrio l'obbedienza verginale. Al peccato del primo uomo, rimedia la sofferenza del Figlio primogenito, la prudenza del serpente cede alla semplicità della colomba, e i legami che ci incatenano alla morte, sono sciolti»15.
 Si esce dalla lettura di una pagina così bella, pieno il cuore di gioia perché Maria è causa universale di salvezza; nella sua semplicità di colomba trionfa dell'astuzia del serpente; nella sua fede scioglie i lacci con i quali Eva aveva legato l'uomo alla schiavitù del demonio; nella sua obbedienza ripara i danni provocati dalla disobbedienza della prima donna; di questa diviene l'«avvocata», colei che porta un aiuto efficace alla infelice madre dei viventi; Maria è «la vera madre del genere umano». Ireneo è talmente penetrato da questa idea, che quando parla della nascita di Cristo, definisce Maria il grembo «che rigenera gli uomini in Dio...»16. In altre parole Maria è madre di tutti gli uomini.
Il parallelo Eva-Maria, accennato da Giustino, sviluppato da Ireneo non sarà dimenticato, ma continuerà nel corso dei secoli17.
Ireneo è il vescovo dottore della fede, che si accosta a Maria, e l'ammira per l'opera che lei svolge nel mistero della salvezza. Da vescovo partecipa ai suoi cristiani del secolo II la sua dottrina e ammirazione e li orienta verso la nuova Eva, sempre associata al Cristo, in un principio totale di salvezza e di vita.
L'economia di Dio relativa alla nostra salvezza è null'altro che l'economia della Vergine. «Il Verbo di Dio si è fatto carne conformemente all'economia che include la Vergine per distruggere la morte e dare la vita all'uomo»18.

NOTE

1 A. D'ALÈS, Marie, Mère de Dies, in «Dict. Apol.» III, p 160; H. URS VON BA~THASAR, La gloire ei la croix, II, p 48; G. ROSCHINI, Mariologia, Milano 1941, I, p 92.
2 Adv. haer., 5, 19, 1.
3 Adv. haer., 4,33,4.
4 Adv. haer., 20,2-21.
5 EUSEBIO, Storia ecclesiastica, V, 4.
6 J LEBON, L'apostolicité de la doctrine de la médiation mariale, in «Rech. théol. anc. méd.», V, 1930, t. II, pp. 129-159.
7 GIUSTINO, Dialogo con Trifone, c. 100, 5.
8 TERTULLIANO, De carne Christi, 17.
9 J.B. TERRIEN, La Mère de Dieu et la Mère des hommes d'après les Pères et la théologie, Paris 1902, p. 13.
10 EUSEBIO, Storia ecclesiastica, V, 20, 4-7.
11 Adv. haer., 3, 21, 10.
12 Adv haer, 5, 1, 2.
13 Adv. haer., 3, 21, 10.
14 Adv haer, 3, 22, 4.
15 Adv haer, 5, 19, l.
16 Adv. haer., 4, 33, 11.
17 C. CECCHELLI, Mater Christi, Roma 1946, P. 9; H DE  MANOIR, Maria, Paris 1949, I, pp. 467-468.
18 IRENEO, Dimostrazione della predicazione apostolica, SC 62, n. 37, p. 91.

 

Inserito Sabato 23 Aprile 2011, alle ore 16:06:14 da latheotokos
 
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