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  Maria, la Seconda Eva 
PatristicaDal libro di Mark Miravalle, “CON GESÙ”. La storia di Maria Corredentrice. Prefazione del Cardinal Edouard Gagnon, PSS, Casa Mariana Editrice, Frigento 2003, pp. 63-74.

Ai primi teologi e pastori cristiani, che furono così vicini al vertice della Rivelazione, quando il Verbo si fece carne e morì per noi, fu certamente data dallo Spirito Santo una luce speciale per il loro insegnamento e le loro catechesi sul Vangelo nella Chiesa primitiva. Benché nessuno di loro possa vantare un “ufficio” d’autorità o ispirazione, tuttavia, presi nel loro insieme e confermati dall’Autorità papale che è guidata dallo Spirito Santo, questi primi autori cristiani (che, in molti casi, son anche martiri) sono giustamente onorati nella Chiesa coi titoli di “Padri Apostolici” e “Padri della Chiesa”.
Quando i primi Padri volsero il loro sguardo all’Incarnazione redentiva, riconobbero e riverirono con naturalezza il ruolo della Vergine Madre di Gesù nel piano della salvezza. Infatti, non riconoscere il ruolo della Vergine di Nazaret come parte del piano salvifico voluto dal Padre celeste per donarci il Redentore avrebbe significato negare l’evidenza: insinuare che il Figlio non avesse una madre; che l’angelo mandato dal Padre non fosse venuto a chiedere il suo libero consenso; che Ella non avesse cooperatomoralmente e fisicamente a dare al Salvatore lo strumento della salvezza, ossia la natura umana.
Molti dei primi Padri considerarono l’atto salvifico del Redentore nei termini dell’insegnamento di san Paolo: «[…] egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,9-10). Questa rivelazione di Cristo che diviene il “nuovo capo” della creazione, nel quale tutto ciò che è nel creato deve esser compreso ora in modo nuovo, è la nozione patristica di Ricapitolazione.
Il principio patristico di “recapitulatio” (“ricapitolare”, “riassumere”), basato sulla rivelazione paolina di Cristo come “nuovo Capo” (“re-caput”), diviene il modo privilegiato con cui i Padri parlano della Redenzione. Il Redentore riunisce o “ricapitola” in Se stesso tutti gli aspetti della prima creazione, e tutto riconcilia con l’Eterno Padre. L’intera creazione dall’inizio dei tempi è ora “ricapitolata” e “riunita” in Cristo, liberata dal peccato e ricreata come tipo di una “seconda creazione”. Attraverso questa seconda creazione, Dio ritorna al primo piano della creazione, che era stato ostacolato dal peccato di Adamo, lo recupera e lo unifica nella persona del Redentore. Poiché l’umanità intera s’era perduta per il peccato d’Adamo, progenitore dell’umanità, era necessario che Gesù Cristo divenisse uomo, un “secondo” o “Nuovo Adamo”, per restaurare o ricomprare il genere umano (cf. Rm 5,12-20). «Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita» (1 Cor 15,45)48.
Ma se Gesù è il “secondo” o “Nuovo Adamo”, mandato dal Padre Celeste per riparare l’errore d’Adamo, non v’è forse anche una “seconda” o “Nuova Eva” in tal ordine di salvezza?
Insieme col principio della Ricapitolazione, v’è anche la teoria complementare e integrante della Ricircolazione, com’è insegnato dai Padri. Il principio della Ricircolazione
insegna che l’ordine di salvezza realizzato da Cristo, il Nuovo Adamo, deve seguire per gradi l’ordine della caduta compiuta da Adamo, benché in un modo essenzialmente opposto. Se dunque l’Eterno Padre ha pianificato la restaurazione dell’umana famiglia usando gli stessi mezzi, benché in modo opposto, che avevano condotto alla perdita d’Adamo (e ciò come manifestazione della gloria e del potere assoluti di Dio), qual è la parte nell’ordine della perdita della grazia rappresentata da Eva? Questo parallelismo divino antitetico non richiede forse nella Ricircolazione cristiana una rappresentante della prima Eva, così determinante nel peccato d’Adamo?
I primi Padri hanno riconosciuto con facilità una nuova “Madre dei viventi” che avrebbe rovesciato e rimpiazzato l’antica “Madre dei viventi” (Gn 3,20). Nella teologia salvifica della Ricapitolazione e Ricircolazione, essi riconobbero con chiarezza il ruolo cruciale di Maria nel piano della salvezza, e il loro contributo in merito è frutto di contemplazione, sacrificio e anche martirio. Ella, per loro, è senza alcun dubbio la “Seconda Eva49.
Il più antico apologista cristiano, san Giustino martire († c. 165), è il primo a parlare del ruolo centrale della Vergine Maria nel capovolgimento divino che conduce alla salvezza. Eva concepì la parola dal serpente e partorì “disobbedienza e morte”; il fiat di Maria generò il Santo che sconfigge la discendenza malvagia del serpente e apre le porte della vita: «Poiché leggiamo nelle memorie degli apostoli ch’Egli è il Figlio di Dio, noi comprendiamo e proclamiamo che tale (veramente) è: uscito dal Padre prima d’ogni creatura… e fattosi uomo dalla Vergine, affinché attraverso quella medesima strada sulla quale la disobbedienza aveva avuto inizio, potesse anche dissolversi. Eva infatti, vergin ancor ed incorrotta, dopo aver accolto le parole del serpente partorì la disobbedienza e la morte. […] la Vergine Maria rispose così all’angelo che le aveva comunicato il lieto annunzio, secondo il quale lo Spirito del Signore sarebbe venuto sopra di lei e la potenza dell’Altissimo l’avrebbe coperta con la sua ombra, in modo tale che il Santo, prossimo a nascere da lei, sarebbe stato non altri che il Figlio di Dio: «Sia fatto di me secondo la tua parola». Da quel momento fu generato proprio colui del quale dimostrammo che parlan tutte le Scritture, per mezzo del quale Dio sconfigge il serpente e quanti, angeli ed uomini, gli rassomigliano»50.
L’illustre Vescovo di Lione, sant’Ireneo († c. 202), è noto come il primo vero mariologo. Egli è il primo ad insegnare una soteriologia completa della Ricircolazione tra la vergine disobbediente, Eva, che è “causa di morte” per se stessa e per il genere umano, e la vergine obbediente, Maria, che diviene causa strumentale di salvezza per se stessa e per il genere umano: «Come per la sua disobbedienza Eva divenne causa di morte per sé e per tutta l’umanità, così Maria per la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutta l’umanità […]. In tal modo quello stesso nodo che Eva aveva legato con la sua incredulità, Maria slega con la propria fede»51. L’esser Maria “causa di salvezza per se stessa e per tutta l’umanità” costituisce una professione della Corredenzione mariana davvero straordinaria, scritta dal “Padre dell’ortodossia cristiana”, nel secondo secolo della Chiesa. Si tratta d’una testimonianza a dir poco stupefacente da parte della Chiesa primitiva sul ruolo ineguagliabile della Madre accanto a Gesù nell’opera della salvezza: è una proclamazione della Vergine Madre come causa strumentale diretta nella Redenzione che inizia, ma non finisce, con l’Incarnazione redentiva52. Questo contributo di sant’Ireneo non propone Maria come causa essenziale o “formale” della salvezza, ma come causa strumentale, anti-parallela alla causalità strumentale di Eva nella formale perdita della grazia da parte di Adamo per l’umanità. Come Eva è completamente subordinata ad Adamo nella “morte” del genere umano, così il ruolo strumentale di Maria è completamente subordinato e dipendente da Gesù Cristo, il Nuovo Adamo. Cristo solo, infatti, è la causa prima e formale della salvezza e della ricapitolazione come “capo”, il “potente Verbo e vero uomo” che “ci ha redento col suo sangue”53. L’insegnamento di sant’Ireneo afferma senza questioni che la Vergine Maria, col suo obbediente “sì”, è stata causa di salvezza per l’intero genere umano, salvezza che si applica, come primo effetto, a Lei stessa.Sant’Ireneo poi identifica nella Vergine Maria l’“avvocata” o interceditrice per la vergine disobbediente, attraverso cui la disobbedienza di Eva è distrutta: «A causa della disobbedienza di una vergine l’uomo è caduto e, dopo la caduta, è divenuto soggetto alla morte. Allo stesso modo, per l’obbedienza di una Vergine alla parola di Dio l’uomo è stato rigenerato… Era giusto e necessario che Adamo fosse restaurato in Cristo, così che ciò che è mortale fosse assorbito dall’immortalità; e che Eva fosse restaurata in Maria, così che una Vergine divenisse l’avvocata di una vergine e la disobbedienza di una fosse annullata e distrutta dall’obbedienza dell’altra»54.
Un altro vescovo cristiano e apologista dei primi secoli, Melitone di Sardi (c. 170) in un’omelia sulla Pasqua allude al ruolo della Vergine Madre nel sacrificio salvifico del Figlio: «[…] è lui l’Agnello sgozzato, è lui che fu partorito da Maria, la buona Agnella, che fu preso dal gregge e trascinato all’immolazione; […] risorse dai morti e fece risorgere l’uomo dal profondo della tomba»55.
Melitone usa qui la metafora dell’“agnello” che, nell’Antico Testamento56, rappresenta sia il sacrificio che la purezza verginale. Quando egli applica la stessa metafora alla Madre e al Figlio, il Vescovo di Sardi si riferisce chiaramente alla partecipazione della Madre al sacrificio salvifico di Gesù, l’Agnello di Dio immolato57.
Tertulliano († c. 240-250) continua il principio della ricapitolazione Eva-Maria descrivendo il ruolo della Vergine, attraverso il quale a noi è “venuta la salvezza”: «Con un’emula azione Dio ha recuperato la sua immagine e somiglianza (nell’uomo) che era stata persa dal diavolo. In Eva, ancor vergine, si era insinuata la parola, artefice di morte, in una vergine doveva incarnarsi il Verbo di Dio, costruttore di vita, cosicché dallo stesso sesso da cui era venuta la rovina potesse venir anche la salvezza. Eva credette al serpente, Maria credette a Gabriele. Il peccato che la prima commise con la sua incredulità, la seconda lavò con la sua fede»58.
Sant’Efrem († 373), diacono siriano e dottore della Chiesa, giustamente definito “Arpa dello Spirito Santo”, parla del debito pagato da Maria per l’umanità: “Eva contrasse il debito e Maria lo pagò”59. Egli insegna che noi siamo stati “riconciliati” con Dio attraverso la Madre di Dio: «Mia santissima maestra, Madre di Dio e piena di
grazia, [...] sposa di Dio, attraverso cui noi siamo riconciliati con Lui»60. Egli afferma che Dio ha scelto la Beata Vergine per essere “lo strumento della nostra salvezza”61,
e la chiama “prezzo della redenzione degli schiavi”62. È probabilmente il primo ad invocare Maria col titolo specifico di “Nuova Eva”63.
Il prolifico autore mariano e difensore di Nicea, sant’Epifanio, Vescovo di Salamina († 403), riassume in breve lo stesso ruolo salvifico strumentale di Maria che dona al mondo la “causa di Vita”: «Poiché Eva portò all’umanità la causa della morte, e per essa la morte è entrata nel mondo, Maria ha dato la Causa della Vita (Cristo), e per Lui la Vita è a noi donata»64.

In Occidente, nel quarto secolo, “Età d’oro” della letteratura patristica, sant’Ambrogio, Dottore della Chiesa e padre spirituale di sant’Agostino, insegna che la Vergine Madre di Cristo “operò la salvezza del mondo” 65, “concepì nel suo seno la remissione dei peccati”66 e “concepì la redenzione di tutti”67.
Sant’Ambrogio inoltre dimostra che Maria è stata la prima ad esser “salvata” per poter partecipare alla salvezza di tutti: «Non sorprendiamoci che il Signore, il quale venne a salvare il mondo, iniziò la sua opera in Maria, così che Ella, attraverso cui era stata preparata la salvezza per tutti, sarebbe stata la prima a riceverne dal suo Figlio i frutti»68.
Sant’Agostino († 430), il grande Padre e Dottore della Chiesa, sviluppa l’insegnamento di Sant’Ambrogio identificando nella Vergine Maria Colei che ha formato dalla sua carne “l’ostia” per il sacrificio che rigenera tutta l’umanità a nome di tutta l’umanità69. Anche sant’Agostino struttura il suo pensiero su Maria a partire dal principio della Seconda Eva e della giusta rappresentazione del sesso femminile nel trionfo redentivo su Satana: «sì, sacramento grande, affinché nascesse per noi la vita mediante il concorso di una donna; da una donna infatti ci era venuta la morte; così che in entrambi i sessi, maschile e femminile, il diavolo, sconfitto, potesse esser tormentato come s’era glorificato nella caduta di entrambi. Egli non sarebbe stato sufficientemente punito se entrambi i sessi non fossero stati liberati ma noi non fossimo stati liberati da entrambi»70. Sant’Agostino osserva anche che «una donna porse all’uomo il veleno dell’inganno. Una donna diede all’uomo la salvezza della liberazione. Una donna, generando Cristo, compensa il peccato dell’uomo ingannato da una donna»71. Giovanni Paolo II identifica in sant’Agostino colui che per primo si riferisce alla Beata Vergine come “cooperatrice” alla Redenzione72.
La “bocca aurea” di san Giovanni Crisostomo († c. 407) afferma che «una vergine ci ha cacciati dal Paradiso; attraverso una Vergine abbiamo trovato la vita eterna. Per una vergine siamo stati condannati; per una Vergine siamo stati incoronati»73.
L’insigne predicatore di Ravenna, san Pietro Crisologo († 450), ci dice che “tutti gli uomini hanno meritato la vita per una donna”74. E Proclo di Costantinopoli († 446) così si riferisce alla Madre del Redentore: “Tu che sola porti la Redenzione del mondo”75.
Altri Padri della Chiesa e Scrittori ecclesiastici riconoscono la partecipazione unica di Maria all’opera di salvezza come Seconda o Nuova Eva. Tra questi ricordiamo Gregorio Taumaturgo76 e san Cirillo di Gerusalemme77. Teodoro d’Ancira la chiama “Madre dell’economia della salvezza ”78 e Severiano di Gabala si riferisce a Lei come alla “Madre della Salvezza”79.

Antiche Liturgie
cristiane, come quella Copta, Etiopica e Mozarabica (molte della quali ancora in uso ai nostri giorni), riconoscono con la loro preghiera la dottrina di Maria nella salvezza80, manifestando in tal modo la veridicità della classica massima liturgica “lex orandi, lex credendi” (come preghiamo, così crediamo). La Liturgia Armena, che risale al quinto secolo, invoca la Vergine Madre come “salvatrix (salvatrice) e “liberatrix” (liberatrice)81.

Questi Padri Apostolici e Padri della Chiesa, uomini di fede e sapienza straordinarie, vissuti nei primi cinquecento anni della Cristianità, attestano con un consenso corale che Maria, la Nuova Eva, attraverso la fede e l’obbedienza partecipa in modo unico alla salvezza “con Gesù”. Con espressioni belle e diverse, i Padri proclamano che il ruolo di Maria è sempre centrale, sempre strumentale; Ella ha sempre una parte essenziale nel piano di Dio “con Gesù” per ribaltare il peccato d’Adamo ed Eva, partecipando liberamente all’Incarnazione redentiva che, in definitiva, è finalizzata al Calvario. Non si può esprimere un giudizio sui Padri basandosi su una moderna comprensione della Redenzione che insegna esplicitamente il ruolo redentivo e corredentivo di Gesù e Maria sul Calvario usando le categorie soteriologiche molto più tardive della sofferenza, soddisfazione, merito e sacrificio. Ma se torniamo al cuore del significato di Maria Corredentrice, la donna “con Gesù” nell’opera della salvezza, non v’è dubbio che la nozione patristica della Nuova Eva implica la dottrina della Corredenzione mariana nella sua forma più semplificata. La Nuova Eva è la Donna che con Gesù è la “causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano”.
Il fedele contributo che la prima era patristica ha dato alla dottrina della Corredenzione mariana, sintetizzato nell’immagine della Nuova Eva, è reso in poche parole da san Girolamo († 420), il “Padre della Scrittura”, quando afferma: “Per Eva la morte, per Maria la vita”82.

NOTE
48 Per un sommario sulla Ricapitolazione e Ricircolazione con ampie citazioni dei Padri sulla Vergine Maria, cf. L. GAMBERO, Maria nel pensiero dei padri della Chiesa, Edizione Paoline 1991, cap. IV.
49 Per un’estesa trattazione e come fonte d’importanti citazioni, cf. J. B. CAROL, De Corredemptione Beatæ Mariæ Virginis, Romæ 1950, Pars Secunda, Cap. I; L. RILEY, “Historical Conspectus of the Doctrine of Mary’s Co-redemption”, Marian Studies, vol. 2, 1951.
50 SAN GIUSTINO, Dialogus cum Tryphone, cap. 100, PG 6, 709-712.
51 SANT’IRENEO, Adversus Hæreses, vol. 3, cap. 22, n. 4.
52 Secondo sant’Ireneo, l’Incarnazione non sarebbe stata sufficiente senza la Passione. Cf. Fr. B. DE MARGERIE, “Mary Coredemptrix In the Light of Patristics”, Mary Coredemptrix Mediatrix Advocate Theological Foundations: Towards a Papal Definition?, Queenship 1995, p. 7.
53 SANT’IRENEO, Adversus Hæreses, vol. 5, cap. 1, n. 1.
54 Sant’Ireneo in J. BARTHULOT, Saint Irénée: Démonstration de la Prédication Apostolique, traduite de l’Arménien et annotée, in R. GRAFFIN E F. NAU, Patrologia Orientalis, vol. 12, Paris 1919, pp. 772ss (la traduzione è nostra).
55 MELITONE DI SARDI, Omelia sulla Pasqua, 71, 11. 513-520.
56 Cf., ad esempio, Lv 5,6; Nm 6,14; 7,17.
57 Cf. O. PERLER, Meliton de Sardes, Sur la Pâque et fragments, SC 123, Paris 1966, p. 176.
58 TERTULLIANO, De Carne Christi, cap. 17, PL 2, 827-828.
59 SANT’EFREM, De Institutione Ecclesiæ, n. 11, Mechliniæ 1889, t. 3, 978.
60 SANT’EFREM, Opera Omnia, vol. 3, Romæ 1832, p. 528.
61 Ibidem, p. 607.
62 Ibidem, p. 546.
63 E. DRUWÉ, “La Médiation Universelle de Marie”, Maria: Études sur la Saint Vierge, vol. 1, Paris 1949, p. 467.
64 SANT’EPIFANIO, Adversus Hæreses, 1. 3, t. 2, PG 42, 729.
65 SANT’AMBROGIO, De Mysteriis, ch. 3, n. 13, PL 16, 410.
66 SANT’AMBROGIO, De institutione virginum, cap. 13, n. 81, PL 16, 339.
67 Ibidem. Altri commenti di sant’Ambrogio riguardo alla nozione di Corredentrice saranno trattati alla luce dell’approccio al tema da parte di Arnaldo di Chartres.
68 SANT’AMBROGIO, Lc II, 17; ML 15, 559.
69 SANT’AGOSTINO, Serm. Ined., 5, nn. 5, 6; ML 46, 832-833, in DE MARGERIE, “Mary Coredemptrix In the Light of Patristics”, p. 16.
70 SANT’AGOSTINO, De agone christ., cap. 22, PL XL, 303.
71 SANT’AGOSTINO, Sermo 51 de concord. Matth. et Luc., n. 2, PL 38, 335.
72 Cf. SANT’AGOSTINO, De sancta Virginitate, 6, PL 40, 399; GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 9 aprile 1997, L’Osservatore Romano, 10 aprile 1997, p. 4.
73 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, In Psalmos, 44, PG 55, 193.
74 SAN PIETRO CRISOLOGO, Sermo 142, PL 52, 580.
75 PROCLO DI COSTANTINOPOLI, Sermo 5, art. 3, PG 65, 720 C.
76 SAN GREGORIO TAUMATURGO, Homilia I in Annuntiatione Sanctæ Virginis Mariæ, PG 10, 1147.
77 SAN CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesis, 12, n. 15, PG 33, 741.
78 TEODORO D’ANCIRA, MG 77, 393 C.
79 SEVERIANO DI GABALA, MG 56, 4.
80 Ad esempio, cf. DE MARGERIE, “Mary Coredemptrix In the Light of Patristics”, p. 21.
81 Cf. R. LAURENTIN, Le Titre de Corédemptrice, Etude Historique, Paris 1951, p. 11. L’originale termine armeno è “Pyrgogh”.
82 SAN GIROLAMO, Epist. 22, 21, PL 22, 408.

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