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  Maria modello di ogni donna secondo Edith Stein 
Donna

Articolo inviato da Sr. Luana M., S.M.M.I - http://www.ilcarmelo.it/index.html - OCD - Lombardia



Attraverso la madre Edith Stein aveva conosciuto le grandi eroine di Israele: Debora, Giuditta, Ester e Maria, la sorella di Mosè. Però questa mai le parlò di Maria di Nazaret, la Madre di Gesù. E a Maria, la più grande donna ebrea, Edith giunge soltanto dopo la conversione. Ebbene, è contemplando la condotta di Maria che Edith risolve tutti i problemi della donna: “Edith si sforza costantemente di orientare lo sguardo della donna verso il suo purissimo ideale, verso Maria, che è insieme schiava e madre. Parla di lei, non partendo da un punto di vista speculativo, dogmatico, ma come qualcuno che ha sperimentato l’amicizia di questa Madre ammirabile. (...). In Maria brilla in un modo chiarissimo questa maternità spirituale disinteressata e amabile. Per questo motivo Edith sceglie Maria come... per proporre alla donna un appoggio fermo in qualsiasi professione in cui si possa trovare” (Madre Teresa).  Per Edith Maria è “la” Donna autenticamente liberata, emancipata da ogni schiavitù, archetipo e modello di ogni donna. Ci troviamo certo nell’ordine “della grazia”, però esso non distrugge l’ordine della natura, ma lo suppone, lo perfeziona e lo eleva, non dal di fuori, ma partendo dall’intimo.

La maternità di Maria, prototipo di ogni maternità

Edith dà sempre per scontato - e sembra con tutta ragione - che la vocazione primaria di ogni donna è la maternità, sia secondo la carne, sia secondo lo spirito. Qual è il suo ambito?  Nel riflettere su tale vocazione primaria, Edith sta naturalmente pensando alla Madre del Signore, come modello di ogni madre; però Maria è una madre "singolare": lei è madre di Gesù, senza l’intervento di un uomo come padre terreno, o "secondo la carne". Maria comunica a Gesù, in quanto Vergine - Madre, tutto il suo essere, i suoi lineamenti e valori corporali, psicologici e spirituali. Per questo - per essere degna Madre del Redentore - Dio la creò come piena di grazia o Immacolata; a questo fine lei si preparò nella libertà come “Serva del Signore”. Dio ha voluto che nella redenzione dell’uomo intervenisse la più pura relazione di amore umano, quella esistente fra madre e figlio. Con questo non si sminuisce il matrimonio, di cui Dio è autore, né l’amore tra gli sposi. Si vuole affermare che l’amore matrimoniale deve essere un affetto generoso, che non cerchi soltanto la propria soddisfazione o possesso. L’amore e il servizio rispettoso e generoso di Maria verso il figlio devono servire da modello per tutti, anche per gli sposi, nella loro mutua cura amorosa verso i figli. Gesù ha aperto un cammino di pienezza umana, alla donna e all’uomo, e tale tragitto non passa necessariamente per il matrimonio o la fecondità secondo la carne. È il cammino della verginità o del celibato. È chiaro che nel piano della natura, maternità e verginità si escludano. Tuttavia, per disegno divino, in Maria si uniscono indissolubilmente. Ella è la Vergine - Madre, verso cui ogni donna deve dirigere il suo sguardo. Ella è il modello delle vergini e delle madri. Ogni donna cercherà di partecipare dell’ideale della Vergine - Madre, anche se in maniera distinta. La vita umana, per lo più, è oscura e insipida, insignificante. Dà l’impressione di trattarsi di una perdita lamentevole di tempo. Oggi con maggiori motivi, ma già al tempo di Edith, molte donne tentano di sfuggire da tale angustia che le fa sentire inutili alla società. La vita corre il grave rischio di venire sfigurata. E così la vede Edith. Dinanzi ad un concetto sfigurato e autonomo (di apparente libertà) Edith contrappone la figura di Maria, madre di Gesù Cristo, la quale “realizza il suo servizio silenziosamente e con obbedienza pratica, senza reclamare per sé attenzione e riconoscimento”. Edith propone alla nostra considerazione la scena di Cana di Galilea dove Maria capta silenziosamente le circostanze del momento e interviene con l’aiuto appropriato. Edith desidera incontrare il perché di quest’attitudine mariana, e trova la seguente risposta: “Amore servizievole significa aiutare tutte le creature a giungere alla perfezione. Ebbene, tale è l’ufficio dello Spirito Santo. Conseguentemente, nello spirito di Dio che si sparge su tutte le creature, potremmo vedere il prototipo dell’essere femminile. La sua immagine più perfetta la troviamo nella Purissima Vergine, che è sposa di Dio e Madre di tutti gli uomini”. Quando si fa proprio tale ideale della Vergine-Madre, è molto più facile risolvere situazioni complicate, ad esempio: l’infermità e la morte dello sposo, la solitudine di una forzata separazione dei coniugi, l’impossibilità di ottenere con la forza “il diritto al matrimonio” o alla maternità. (...). Alla luce di tale ideale, la donna - e ugualmente l’uomo - saprà evitare le frustrazioni o false soluzioni, che altrimenti sopravverrebbero.

Maria è il modello della donna sposata

Innanzi tutto, Edith parla della donna nel matrimonio. Sul piano naturale l’azione della madre sul figlio è più intensa di quella del padre, va più in radice, almeno nei primi anni della vita del figlio. Inoltre, la madre, come sposa, esercita un ruolo mediatore tra il padre e il figlio. Ciò che il figlio riceve dal padre - lineamenti fisiologici o fisionomici - lo riceve attraverso la madre. Ella, da parte sua, arricchita dai valori dello sposo, trasmette tutta la ricchezza della sua anima in quella del figlio. Questa funzione “mediatrice” in qualche modo permane durante tutta la vita del figlio, e non solo durante la fanciullezza. La sua missione consiste nel “dare la vita” come compagna e come madre. Il servizio rispettoso e pieno di abnegazione di Maria verso il suo divino Figlio, deve servire di modello agli sposi nel loro amore e sollecitudini per i figli. “Consideriamo la Madre di Dio come sposa. In lei una silenziosa e illimitata fiducia, che si vede corrisposta da un’illimitata confidenza; una silenziosa obbedienza; una logica e fedele compenetrazione nel dolore. Tutto questo nella subordinazione alla volontà di Dio, che ha posto lo sposo come protettore e capo visibile”. La donna che si realizza come madre “secondo la carne” nell’unione del matrimonio - anche se con questo non conserva la verginità corporale -, deve tuttavia nella sua stessa maternità deve conservare e coltivare la “verginità spirituale”. Tale “verginità spirituale” è disponibilità per Dio, libertà interiore, amore disinteressato che porta al servizio e al sacrificio. Tale esemplarità di Maria è ben comprensibile. Maria riceve il Figlio di Dio come figlio suo - diventa madre pur restando vergine - e non lo considera come proprietà o suo possesso. Da Dio lo riceve e a Dio lo ridona, quando lo presenta al tempio, quando lo vede partire per il suo Ministero pubblico, e, soprattutto, quando lo accompagna fino all’immolazione sulla Croce. È un amore interamente disinteressato, riflesso dell’infinito Amore redentore del suo Figlio. Sull’esempio di Maria, la donna non deve considerare il figlio come proprio possesso, dal momento che “lo ha ricevuto dalle mani di Dio”, e nelle mani di Dio deve essere restituito. Infatti, discreta e silenziosa Maria si pospone al Figlio. Il fatto è che nessuna persona ha il diritto di considerare come “possesso” proprio un altro. Né lo sposo, la sposa; né la sposa, lo sposo; né i genitori, i figli. Sotto lo sguardo dell’unico Signore di tutti, l’amore si converte in rispetto verso l’altro, in dono di sé, in dimenticanza di sé, in comunicazione e gioia partecipata, in sacrificio accettato, in vicinanza redentrice. Da Maria, la sposa imparerà a rinunziare ai suoi piccoli diritti per dedicarsi totalmente al bene del figlio. Il punto centrale non lo occupa la madre, ma il figlio. Lo sguardo costante verso Maria le infonderà animo e forza per dare il vero significato alla sua femminilità, perché “la maternità di Maria è il prototipo di ogni maternità. Come lei, ogni madre umana dovrebbe essere madre con tutta se stessa per comunicare all’anima del figlio tutta la ricchezza della propria anima” (Maternità spirituale).

Maria,   modello della donna nel campo professionale

Molte volte, per svariate circostanze, vengono chiuse alle donne le strade che conducono al matrimonio e alla maternità. Però ha sempre accesso a ciò che si chiama “maternità soprannaturale”. La meta della formazione - per Edith - deve aver il fine di raggiungere questo senso: bisogna formare le donne per ché sappia conseguire questa meta. Da ciò il fatto che Edith si senta qui maggiormente a suo agio e si orienti verso la donna “professionale”. Anche prescindendo dalle situazioni limite, l’ideale della Vergine-Madre, cioè, di una maternità spirituale, deve guidare la donna nella sua vita professionale. Sia qual sia questa professione - anche se secondo Edith quelle di tipo educativo, sociale, caritativo si adattano meglio alla natura femminile di donna - l’importante è che la donna vi ponga il suo sigillo di servizio e di madre. Scrive lei stessa: “Se attua la sua missione come Maria - asserisce decisamente Edith - allora irradierà nel suo ambiente luce e consolazione. A lei tocca infondere pace e amore comprensivo nell’agitazione della tecnicizzata vita modana”. Mai una donna dovrà convertirsi in una “macchina”, in un numero senza vita, senza personalità. Le conferenze di Edith si soffermavano specialmente su tale tema che, per la sua novità, svegliò l’interesse del mondo femminile... e maschile. Uno dei partecipanti commenta: “La più indimenticabile impressione negli interventi del congresso di Salisburgo l’ha prodotta una signora, la cui conferenza - casualmente, ma molto opportunamente - fu pronunciata all’inizio, prima di intrattenersi su ciascuna delle professioni. (...). La conferenza di Edith Stein fu convincente perché lei si mantenne al margine del fervore del movimento femminista, e per il fatto che la stessa conferenziera incarnava in modo palpabile e visibile le sue idee. Nello scendere i gradini della predella, faceva ricordare quei quadri in cui gli antichi maestri rappresentavano l’entrata di Maria nel Tempio”.

Maria, modello di donazione a Dio (vita consacrata)

Si può riassume il pensiero di Edith così: la donna che volontariamente elegge per sé la verginità, sale con Maria dall’ordine naturale per collocarsi al lato del Signore. Il suo impegno sta unicamente nel compiere la volontà di Dio e stare al lato di Gesù fino alla morte in croce. E così la vita della vera religiosa è espiazione e amore redentore del mondo, perché compartecipe della missione di Cristo. Unita a Maria, è lei la vera “sponsa Christi”, il cuore della Chiesa, che riempie di vita i suoi membri.
Maria dona alla Chiesa la vita del suo Figlio divino, e la donna consacrata a Dio porta il mondo a Cristo. Conseguentemente si tratta di un dare e ricevere, come fra madre e figlio, e Edith ricalca continuamente che Maria non è solo il miglior modello per l’anima femminile, ma che è realmente sua Madre. E così sostiene che “Maria ci ha illuminato la vita della grazia, con il consegnare tutto il suo essere - corpo ed anima - per la maternità divina. Per questo esiste un intimo legame fra lei e noi: ella ci ama, ci conosce, si dà da fare perché ognuno di noi diventi ciò che è chiamato ad essere”. D’altra parte la donna che rimane vergine - sia mediante una speciale consacrazione nel chiostro o nel mondo, sia per un’accettazione volontaria o, al meno rassegnata, del fatto - anche se non raggiunge una “maternità secondo la carne”, deve, tuttavia, pervenire ad una “maternità secondo lo spirito”, cioè ad un amore servizievole verso gli altri. Tale atteggiamento scaturirà dal suo amore indiviso a Cristo, sposo della sua anima. Cristo è certamente il modello supremo per tutti, con tratti maschili, specialmente assimilabile dagli uomini. Maria è modello, in subordinazione a Cristo, adatto specialmente per le donne. Ogni donna deve guardare a Maria, tanto quella che è madre secondo la carne, come quella che lavora in casa o quella che svolge un lavoro professionale o quella che vive la donazione a Dio nel chiostro e nel mondo. La “Serva del Signore” scopre un orizzonte di realizzazione umana per ogni donna. Anche se ogni donna non può essere madre secondo la carne, però tutte possono e devono essere madri secondo lo spirito.

 

 

Inserito Lunedi 16 Settembre 2013, alle ore 9:39:59 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
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