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Maria stella del nostro cammino
Lettera Pastorale di Mons. Vincenzo Rimedio del 2000



DIOCESI DI LAMEZIA TERME


Introduzione

Dopo l’Anno Giubilare del 2000 che anche nella nostra Diocesi ha consentito l’opportunità di avvicinarci di più al Signore, sorgente di grazia e di misericordia, di riscoprirci come Chiesa pellegrina e bisognosa di purificazione, dopo il nostro coinvolgimento con Cristo nell’anniversario bimillenario della sua nascita, Cui abbiamo rivolto tante volte il canto “Gloria a te, Cristo Gesù, oggi e sempre tu regnerai”, si rende opportuna qualche considerazione sulla Vergine Maria che ebbe un ruolo fondamentale nell’Incarnazione del Verbo e di partecipazione all’opera salvifica del Redentore.

Di puntuale significato risultano i seguenti testi biblici: “Allora il Signore disse al serpente… Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,14-15); “Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele” (Is 7,14).

La devozione verso la Madonna in Diocesi sia nel passato che nel presente ha registrato e va registrando la sua vitalità e questa Lettera Pastorale intende essere una conferma ed insieme un appello a continuare con crescente intensità nella venerazione della Madre di Dio e nell’imitazione di Lei, possibilità queste che spianano la via verso Gesù, Autore della nostra salvezza.

“Ad Jesum per Mariam”. La nostra Chiesa particolare, come da sempre la Chiesa cattolica, invita alla devozione mariana sempre più vissuta in quanto è fondata su dati teologici: il rapporto materno di Lei con Cristo Figlio di Dio e il suo coinvolgimento con il mistero della Redenzione e con la vita della Chiesa lungo i secoli.

La maternità divina è il privilegio singolare, unico che ha conferito alla Vergine un’eccelsa dignità: nessuna creatura l’eguaglia.

La fede ci insegna che in Cristo sussistono due nature in una sola Persona, quella divina: c’è stata nell’eternità la generazione del Verbo dal Padre “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”; nella pienezza del tempo ebbe luogo la generazione da Maria e restando vero Dio ha cominciato ad essere vero uomo. Il Concilio di Efeso (431) sancì la verità di Maria Madre di Dio “Theotokos” tra l’esultanza dei Padri e il giubilo del popolo cristiano.

La maternità divina è il fondamento dei doni meravigliosi accordatile dal Signore: in particolare la sua Immacolata concezione e l’Assunzione gloriosa in anima e corpo in Cielo.

Tra Maria e Gesù Bambino sono intercorsi quei rapporti, che in generale intercorrono tra madre e figlio: l’iniziazione a camminare, a parlare, ai primi apprendimenti e all’avvio al sentire religioso secondo la tradizione d’Israele.

Maria, l'Immacolata

L’Immacolata Concezione costituisce per Maria, in virtù dei meriti di Cristo, l’esenzione dal peccato originale, che si contrae per naturale discendenza e inoltre comportò il dono sovrabbondante della grazia che l’ha ricolmata fin dall’inizio del suo concepimento nel seno materno.

È diventata la nuova Eva perché la prima Eva si coinvolse con Adamo nella disobbedienza al precetto del Signore e dovendo dare alla luce il Figlio di Dio era necessario che fosse tutta santa.

Per noi bisognosi del Sacramento del Battesimo si realizza la redenzione che i teologi chiamano di “liberazione” mentre per la Vergine si è attuata la redenzione “preventiva” in base alla sua alta dignità di Madre di Dio.

L’Immacolata Concezione è espressa, evidenziata dal saluto dell’Angelo Gabriele: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1,28).

L’Angelo è il messaggero di Dio e rivela la pienezza di grazia presente nella giovane di Nazareth e si prospetta così l’inizio della storia della salvezza secondo quanto è affermato nella Genesi sulla vittoria della donna e della sua stirpe sul serpente tentatore, il demonio.

Con Maria ha inizio l’umanità nuova, non più schiava del peccato e del demonio, ma redenta e divinizzata.

La Chiesa, nell’intento di Cristo, è chiamata a diventare la Comunità di creature nuove, che vivono in grazia e quindi in rottura col peccato: infatti la grazia e il peccato come la luce e le tenebre sono incompatibili. Purtroppo è venuta meno la coscienza del male morale.

La conversione ci allontana dai peccati e ci fa ritornare al Signore e ne segue che la vita cristiana è in fondo un cammino di conversione. È questo lo spirito del Giubileo celebrato nel 2000 che deve durare e raggiungere in noi esiti concreti di rinnovamento.

Gli uomini nuovi si formano vivendo il rapporto di comunione tracciato da Gesù: “Rimanete in me e io in voi… Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,4-5).

Il Santo Padre nella recente Lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte”, così annota: “C’è una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spirituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo, Iddio ci chiede una reale collaborazione alla sua grazia e dunque ci invita ad investire, nel nostro servizio alla causa del Regno, tutte le nostre risorse di intelligenza e di operosità. Ma guai a dimenticare che «senza Cristo non possiamo fare nulla» (Gv 15,5) (n. 38)”.

L’Immacolata interpella i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose, le Associazioni e i Movimenti, il popolo di Dio perché operino con nuovo slancio per una Chiesa diocesana, parrocchiale immacolata “santa e senza rughe”, soprattutto con la frequenza al Sacramento della Riconciliazione che purifica dai peccati e consente d’incontrare il Cuore misericordioso di Cristo. 

Maria e l'Annunciazione

“Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù…». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te…» (Lc 1,26-35).

È un racconto suggestivo questo dell’evangelista Luca che ha una valenza cristologica e trinitaria: dall’angelo a nome di Dio è chiesta la collaborazione di Maria per il compimento di un disegno che sarà realizzato da Gesù nello Spirito Santo.

“Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).

È il sì della Vergine al piano salvifico di Dio, all’Incarnazione del Verbo e si estenderà, nella peregrinazione della fede, all’ombra della Croce e alla gioia della Risurrezione.

La fede di Maria e la fede di Abramo hanno punti in comune: sono incondizionate e riguardano l’accettazione del sacrificio del proprio figlio richiesto da Dio.

Intanto col consenso della Vergine il Verbo si fa carne, entra nella nostra storia, “si unisce in qualche modo ad ognuno di noi” e diventa una Presenza di redenzione e di speranza.

È sempre sconvolgente il Signore: trascende le nostre limitate categorie, va oltre le aspettative umane e da povere creature ci trasforma con l’opera di Cristo in suoi figli, partecipi della sua natura ed eredi della beata immortalità.

Non dovrebbe mai venire meno il nostro stupore: quello della ragione e quello della fede!

E dovremmo ricambiare il Signore non con l’eventuale mediocrità e vanità della nostra esistenza ma giovani e adulti con la concretezza di fare della nostra vita qualcosa di costruttivo e di grande per il Suo Regno, secondo l’esortazione di Giovanni Paolo II durante le Giornate mondiali della Gioventù.

La Vergine orante

Maria dopo il dialogo con l’angelo che tra l’altro le aveva accennato di Elisabetta, sua parente, sterile, avanzata in età, prossima però ad avere un figlio per grazia del Signore, si reca da lei per offrirle i propri servizi.

E qui dietro le parole di benedizione della parente illuminata dallo Spirito Santo, “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”, l’anima di Maria prorompe in un canto di lode, che la Chiesa ci fa recitare ogni giorno ai Vespri della Liturgia delle ore.

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Lc 1,46.49).

Questi versetti rivelano lo spirito della Vergine che riconosce la grandezza divina e la propria piccolezza, manifestano la sua esultanza in Dio, autore della salvezza attraverso il Cristo ed insieme operatore di grandi cose in lei come la nascita del Messia e benedice il santo nome dell’Altissimo.

E continua: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1,51-53).

La preghiera del “Magnificat” in questi versetti non si rivela asettica, ma calata nello stile concreto della pedagogia divina verso i superbi che vengono dispersi, verso i potenti che vengono rovesciati dai troni, verso gli umili che vengono innalzati.

Jahwé è dalla parte dei deboli, degli “anawim” come Gesù sarà dalla parte dei “piccoli” e ci si rende meglio conto della beatitudine annunciata nel Discorso della Montagna: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3).

Il Catechismo della Chiesa cattolica presenta Maria come “L’Orante perfetta, figura della Chiesa…. Come il discepolo amato, prendiamo con noi la Madre di Gesù, diventata Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con Lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza” (n. 2679).

La preghiera nasce dalla fede, dal cuore, è ricerca del proprio “io” nei confronti del “Tu” di Dio, è il dialogo che intende stabilire la creatura con il proprio creatore, il figlio con il Padre.

Pregare, in fondo, è cercare il Volto di Dio, ascoltarlo e parlargli, aprendogli il proprio animo.

Pregare è vivere il valore della trascendenza nel nostro contesto storico dominato dall’immanenza, dagli orizzonti terreni.

Chi prega intende fare irradiare la luce di Dio su se stesso, sulla propria esistenza e sugli avvenimenti grandi e piccoli che lo coinvolgono e intravede prospettive di speranza sulla tormentata storia umana.

Un esempio di preghiera perfetta è il “Padre nostro”, insegnatoci da Gesù: è opportuna la sua recita frequente durante la giornata.

La prima parte comprende i diritti di Dio, la seconda i nostri bisogni.

“Compendio di tutto quanto il Vangelo” è definito il pio esercizio del Rosario, raccomandato dai Sommi Pontefici e dall’attuale, che possiamo chiamare “Papa mariano”.

“Il Rosario è preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’incarnazione redentrice, di orientamento cristologico… la ripetizione dell’Ave Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri” dal saluto dell’Angelo alla Risurrezione di Cristo e alla glorificazione della Sua e nostra Madre (Marialis cultus di Paolo VI n. 46).

La Chiesa a tutti i livelli è Comunità di fede, di preghiera: con la Liturgia e nel segreto, con la preghiera personale, ringrazia, loda il Signore, chiede perdono e inoltre beni spirituali e sociali per un cammino di pace e di solidarietà per il mondo e per le situazioni locali, come la nostra. 

La sua opera d'intercessione

“… Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare» (Gv 2,1-7).

L’evangelista Giovanni fa la descrizione delle nozze avvenute in Cana di Galilea, presenti Maria e suo Figlio Gesù.

Accenna alla difficoltà che è venuta a sorgere durante il convito del matrimonio e che avrebbe creato un disagio sia degli sposi e delle loro famiglie come pure degli invitati: “Era venuto a mancare il vino”.

Tale circostanza è avvertita dalla Madonna, che si rivolge al proprio Figlio, che in un primo momento dà una risposta negativa.

L’insistenza della Madre lo troverà subito disponibile a compiere il miracolo del cambiamento dell’acqua in vino.

Ai piedi della Croce, sul Calvario, con Gesù sospeso sul legno, era presente Maria per partecipare ai dolori, ai tormenti, all’angoscia e morte del Figlio, unendo la propria cooperazione, la propria fede, la propria carità e preghiera per la redenzione dell’umanità.

Per questo meritò di diventare nostra madre nell’ordine della grazia.

“E questa maternità – sottolinea la “Lumen gentium” perdura senza soste… Difatti, assunta in cielo, non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora perseguitati… fino a che non siano condotti nella patria beata” (n. 62).

La storia della Chiesa quella ufficiale e quella meno ufficiale conferma l’azione d’intercessione svolta dalla Vergine: ha vegliato su di essa perché si mantenesse integra la fede contro le eresie, ha ottenuto vittorie sui nemici della civiltà cristiana, innumerevoli grazie di conversione, di ritorno a Dio, di guarigione da malattie del corpo e dello spirito, non smentendo così la propria maternità.

Nelle svolte epocali dei secoli a noi vicini è apparsa a Lourdes a Bernardetta, a Fatima a Lucia, Giacinta e Francesco, rendendo Lourdes punto di riferimento della presenza del soprannaturale in pieno contesto positivistico e Fatima punto di riferimento dei valori del Vangelo come la preghiera e la conversione, deplorando inoltre i nazionalismi che scatenarono due guerre mondiali e l’ateismo di qualche grande Stato.

Maria nei cicli incerti e critici della nostra storia, come gli attuali, resta “un segno di consolazione e di sicura speranza”, come ci ricorda la liturgia della sua Assunzione in Cielo. Per questo merita tutta la nostra fiducia filiale. 

In cielo accanto al Figlio

L’Assunzione di Maria in anima e corpo in Cielo è dogma di fede definito dal Sommo Pontefice Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Giubilare.

Si è arrivati alla definizione con studi accurati sulla Sacra Scrittura, sulla Tradizione e tenendo conto del consenso dei Vescovi e del “sensus fidei” del popolo di Dio.

La verità della Vergine Assunta ci riempie di gioia: per Lei è già una certezza la sua beatitudine in Cielo, per noi è una speranza di trovarci un giorno con la Madre celeste.

S. Pietro nella seconda Lettera ci esorta ad “aspettare secondo la promessa nuovi cieli e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (3,13).

Non può essere definitivo il mondo attuale dal momento che S. Paolo nella Lettera ai Romani così si esprime: “Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza siamo stati salvati” (8,22-24).

La storia del cosmo e dell’uomo è in fase di gestazione di un totale rinnovamento, come di una nuova creazione, opera sempre dell’Onnipotenza e Bontà divine.

È questa la nostra speranza, anche se non mancano i profeti del nulla dopo l’esistenza terrena: purtroppo la mancanza di fede, e anche di razionalità, porta ad asserzioni nichiliste.

La verità dell’Assunzione contiene inoltre un messaggio sull’importanza della corporeità: anche il nostro corpo alla Risurrezione finale diventerà glorioso e merita fin d’ora il rispetto dovuto come al tempio di Dio. Dopo il Battesimo è questa realtà il corpo, che oggi si circonda poco di pudore in particolare nei mass-media.

Il Concilio Vaticano II sottolinea che la Madre di Dio è ormai il compimento escatologico della Chiesa: “La Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga” (cfr Ef 5,27) e contemporaneamente che “i fedeli si sforzano di crescere nella santità, debellando il peccato; e per questo innalzano i loro occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità dei fedeli” (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 6).

La Madonna è ispiratrice di una civiltà diversa dall’attuale, condizionata da vari fenomeni negativi in campo morale e sociale – si ricordi il Magnificat – quindi alla Chiesa lametina in tutte le sue componenti spetta di diventare più vigilante, più presente per una società da rinnovare non senza l’aiuto divino.

Brevi cenni della devozione mariana in Diocesi

La devozione a Maria è presente e in modo intenso nella Comunità diocesana e trova la sua espressione nei Santuari di Conflenti, di Dipodi, di Portosalvo, del Soccorso (Magolà) e della Spina (Bella) e inoltre nelle Chiese parrocchiali sia solennizzando le Feste mariane sia con la recita quotidiana del Rosario.

Accennerò soltanto alle due Feste annuali del mese di Agosto: il 15 a Dipodi e l’ultima domenica del mese a Conflenti.

Il Santuario di Dipodi – si trova nel comune di Feroleto Antico – risale all’epoca normanna del secolo XI, mentre quello di Conflenti ebbe origine nel 1578 dopo le apparizioni della Madonna della Quercia al pastorello Lorenzo Folino e successivamente ad altre persone ecclesiastiche e laiche.

Chi è presente alle due Feste può notare la fede di tanti e tanti pellegrini – decine e decine di migliaia -; non pochi di essi, partendo dai propri paesi nel cuore della notte, arrivano ai Santuari dopo ore di cammino fatto in preghiera, con la recita soprattutto del Rosario. Davanti agli altari della Madonna pregano, cantano, meditano, affidano i loro problemi, le loro domande e le loro speranze non senza ricevere il conforto della Madre del Cielo.

Per molti il pellegrinaggio è occasione di purificazione interiore attraverso la confessione e la comunione eucaristica.

A volte si pronunziano giudizi riduttivi e negativi sulle manifestazioni della religiosità popolare (possono infatti verificarsi anche atteggiamenti superstiziosi), ma nella maggioranza dei casi emerge un’autenticità di fede, di speranza, di gioia e accettazione del mistero che avvolge la nostra esistenza.

Il patrimonio spirituale dell’autentica devozione mariana sia nei Santuari come nelle Chiese parrocchiali non solo va conservato ma anche potenziato perché “propedeutico” a Cristo e alla Chiesa. 

Le attese di Maria, stella del nostro cammino

Anzitutto c’è una premessa da sottolineare: non possiamo disattendere quanto ci viene sollecitato dal Giubileo celebrato a livello di un nuovo slancio con cui impegnarci nella nostra vita di Sacerdoti, di religiosi/e e di laici.

I 21 Incontri Giubilari ufficiali in Cattedrale, i Giubilei personali e di gruppo celebrati nei Santuari diocesani e in particolare in quello di Conflenti, quelli delle Chiese parrocchiali nelle feste patronali e in altre circostanze devono trovare una continuità nella ricerca appassionata di Cristo, Alfa e Omega, Principio e Fine della nostra esistenza personale e di quella sociale ed insieme una continuità nella testimonianza crescente di fede, di speranza e di carità per sconfiggere, con l’aiuto di Dio, l’indifferenza religiosa di aree delle nostre Comunità. Deve ampliarsi e non contrarsi la presenza dei credenti!

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, come in altri momenti della vita della Chiesa e della Società, ci viene incontro con la Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte (all’inizio del nuovo millennio) indicando il punto di partenza a fine Giubileo: “Ripartire da Cristo”, perennemente presente nella Chiesa secondo la sua stessa promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

E prosegue: “Non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione” (n. 29).

È questa la sorgente a cui dissetarsi e ristorarsi e dalla quale riprendere freschezza di energie per un impegno missionario nelle Parrocchie, superando l’eventuale appiattimento spirituale con la sete di anime, dei lontani da far tornare a Cristo, al cristianesimo vissuto.

È certo che si è aperta una nuova stagione per la Chiesa: è la constatazione del Papa nella Lettera Apostolica menzionata, è la percezione diffusa anche nell’animo di molti.

Personalmente, durante il Congresso Eucaristico dell’Ottobre scorso, avevo indicato alla Diocesi la necessità di “trasformarsi in Cristo, Uomo Nuovo e Perfetto”. E quindi non manca un’analogia con quanto raccomandato dal Santo Padre, e inoltre ho proposto a chiusura del Giubileo i quattro impegni che qui voglio riportare:

Il primo esige di continuare nel ministero e nell’apostolato affinché la Chiesa lametina sia ancora più evangelizzata dalla Parola di Dio, dalla Tradizione e dal Magistero e a sua volta diventi più impegnata nella Nuova Evangelizzazione, secondo le indicazioni di Giovanni Paolo II.

Il secondo impegno riguarda il risveglio della coscienza ecclesiale nel senso di sentirsi e realizzarsi come Popolo in comunione con Dio e con il prossimo, con la propria identità profetica, senza cedimenti alle sfide fuorvianti della società, animato dalla fede, dalla speranza e dalla carità, che è la virtù specifica dei cristiani, e dalla libertà e dalla gioia proprie dei figli di Dio.

Il terzo impegno riguarda il dialogo con la società lametina studiandone le positività e collaborando alla loro affermazione e individuando i problemi, la fenomenologia negativa che affliggono il nostro territorio, per collaborare al loro graduale superamento. Non basta la denuncia.

Infine la Purificazione della Memoria compiuta nella Celebrazione del Congresso Eucaristico (il 22 ottobre 2000) non resti un Rito episodico ma diventi un atteggiamento costante di conversione in ascolto dell’esortazione di Gesù “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15).

“Nulla deve essere più come prima”, avendo attraversato la Porta santa o fisicamente e spiritualmente o solo spiritualmente, e la Porta è Cristo che ci ha introdotti ancora di più nel Regno della giustizia, della santità e della misericordia divine.

“Nulla deve essere più come prima”, avendo recitato il nostro “mea culpa” con la Purificazione della Memoria. “Sappiamo che nessuno è giusto davanti al Signore”.

“Nulla deve essere più come prima”, dopo l’avvenimento pentecostale delle Giornate Mondiali della Gioventù e dopo il Giubileo delle Famiglie convenute a Roma, per citare emblematicamente due tra i Giubilei tutti importanti.

“Nulla deve essere più come prima” nel Presbiterio diocesano bisognoso di comunione sincera, di amicizia, di unità negli orientamenti essenziali, mettendo al bando ciò che divide.

Tutti i Sacerdoti giovani e anziani impegnati per questo traguardo, senza eccezioni!

“Nulla deve essere più come prima” nelle aggregazioni laicali ecclesiali, bisognose di stima reciproca, di fraternità e di intenso apostolato in risposta ai nuovi problemi della Società.

“Nulla deve essere più come prima” nelle Parrocchie i cui obiettivi sono la formazione e l’organizzazione e tra le mete pastorali prioritarie i giovani e le famiglie.

Tutto il lavoro all’interno delle Comunità deve avere come esito la missione, la ricerca dei lontani perché si formi in modo completo la Parrocchia.

“Nulla deve essere più come prima” in particolare nella Città di Lamezia ferita in questi mesi da violenza omicida: c’è bisogno di umanità, fondamento della convivenza cittadina.

Quanto esposto è la traccia di un cammino non facile ma possibile ad essere percorso se c’è la volontà e confidenza nel Signore, e su queste il Vescovo ha fiducia.

Inoltre ci sarà la presenza di Maria, Madre della Chiesa, ad accompagnarci nel nostro andare.

Le sue attese consistono nel volerci vedere veri discepoli del suo Figlio ed insieme testimoni coraggiosi, che non arretrano di fronte alla vocazione alla santità propria di ogni cristiano.

Sì, alla santità, che è la pienezza della carità, siamo tutti chiamati: la Diocesi s’impegni nell’Alleanza dei ragazzi, dei giovani e degli adulti incamminati verso il progetto di Dio che è “la santificazione”.

È questo l’Ideale da inculcare, soprattutto con la Direzione spirituale assieme alle altre opportunità spirituali.

Bisogna osare: è l’unica avventura che dà gioia secondo quanto afferma uno scrittore francese: "Non c’è che una tristezza: quella di non essere santi”.

Queste affermazioni sono un’eco di quanto va proponendo da tempo il Santo Padre. Ai Giovani: “Non abbiate paura di essere i santi del terzo Millennio”.

Così contribuiremo, sorretti dallo Spirito Santo, a rendere “santa e senza rughe” la nostra Chiesa particolare, che si trasforma in Cristo.

Sul cammino, sull’esodo è stato impostato il Congresso Eucaristico, il cui tema di massima: “L’Eucaristia, Dono per il nostro esodo”, ha indicato di “uscire dalla sedentarietà e dallo scontato”, camminando verso la terra promessa, verso la frontiera della nuova stagione post-giubilare.

Maria, “stella maris”, ci guiderà e ci proteggerà nel nostro esodo, vegliando da Madre celeste.

Con la mia benedizione pastorale per tutta la Comunità Diocesana: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.



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Tutti i diritti riservati.

Autore: - Pubblicato il: 2009-09-11 (1259 letture)

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* NUOVE VOCI *

MARIA DI NAZARET, UNA STORIA CHE CONTINUA...

BONALDO OLIVA MARIA

DELLE NOCCHE RAFFAELLO

GATTOLA FRANCESCO

TOLOMEO NUCCIA

FATIMA L'ULTIMO MISTERO

CARUSO FRANCESCO ANTONIO

FARINA MATTEO

TEMPLARI CATTOLICI D'ITALIA

CHIESA FRANCESCO

ROBIN MARTHE

VANNINI GIUSEPPINA

ALLEGRA GABRIELE MARIA

 Nuovi in Sussidi 
1) Ave, Speranza nostra
2) Dolce e graziosa Madre
3) Novena a Maria Ausiliatrice
4) La mia vita con Maria
5) Mese di maggio: un pensiero al giorno per Maria
6) Sussidio per la preghiera del S. Rosario in famiglia
7) Non temere...
8) Corona dei Sette Dolori
9) Santo Rosario con le clausole
10) La vita di Gesù raccontata da Maria
 Nuove in Apparizioni 

L'Enciclopedia delle Apparizioni ha 650 Voci
* NUOVE VOCI *

AMSTERDAM (OLANDA)

BRINDISI (ITALIA)

MAISIÉRES (FRANCIA)

ABBEYLEIX (IRLANDA)

ROMA 4 (ITALIA)

MARLBORO (U.S.A.)

TSÉVIÉ (TOGO)

FINCA BETANIA (VENEZUELA)

HYDREQUENT (FRANCIA)

TORINO (ITALIA)

THORNTON (U.S.A.)

 Nuovi in Santuari 

L'Enciclopedia dei Santuari ha 630 Voci

* NUOVE VOCI *

LOMBARDIA - LEZZENO - Madonna delle Lacrime

LOMBARDIA - BARZAGO - Madonna d'Imbevera

LOMBARDIA - AIRUNO - Beata Vergine Addolorata

LIGURIA - TERMINE DI ROVERANO - Nostra Signora di Roverano

GERMANIA - HOHENPEISSENBERG - Mariä Himmelfahrt

GERMANIA - DORFEN - Maria Himmelfahrt

AUSTRIA - GUTTARING - Maria Hilf

REPUBBLICA CECA - KYNSPERK NAD OHRÍ - Chlum Svaté Marí

AUSTRIA - ROSENBURG - Maria Dreieichen

AUSTRIA - ST. MARTIN BEI LOFER - Maria Kirchental

BANGLADESH - RAJARAMPUR - Beta Vergine di Pompei

GERMANIA - SIELENBACH - Unserer Lieben Frau im Birnbaum

EMILIA-ROMAGNA - CALSTENOVO NE' MONTI - Beata Vergine di Bismantova

CAMPANIA - NOCERA INFERIORE - Madonna dei Miracoli

EMILIA-ROMAGNA - MONTEGRIDOLFO - Beata Vergine delle Grazie

GERMANIA - ALLERSDORF - Maria Himmelfahrt

SVIZZERA - ZITEIL - Maria Heimsuchung

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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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