ASAF - ASCENSIONE - ASER - DIZIONARIO BIBLICO

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A
ASAF - ASCENSIONE - ASER
ASAF
Levita del ramo di Gerson (I Par. 6, 39-43), messo da David a capo di una classe di cantori per il culto sacro; Reman ed Iklithun erano i capi delle altre due classi di musici e cantori. Dipendevano immediatamente da David (2Par. 25, 1.6). Servirono nella tenda subito dopo il trasferimento dell'arca sul colle di Sion, e poi nel Tempio. A. ebbe manifestazioni estatiche come i profeti di Gabaon: I Reg. 10, 5 (v. Profetismo). I discendenti di A. continuarono l'ufficio paterno (2Par. 20, 14; 29, 13 ecc.), anche dopo l'esilio (Esd. 2, 45; 3, 10; ecc.). Sono attribuiti dai titoli ad A. 12 Salmi (50.73-83 = Volg 49. 72-82); ma A. è il nome della famiglia (cf. i Salmi attribuiti ai Coreiti); alcuni di essi sono chiaramente posteriori (Ps. 74.79 = Volg. 73.78 ad es., si riferiscono alla distruzione di Gerusalemme: (587 a. C.). Sono salmi nazionali o didattici, celebrano i trionfi o deplorano le sconfitte di tutto il popolo, ovvero insegnano verità morali.
[F. S.]

BIBL. - L. DESNOYERS, Histoire du peuple hébreu, III, Parigi 1930, pp. 226-35; A. VACCARI, La S. Bibbia, IV, Firenze 1949, pp. 101-103.

ASCENSIONE
Il mistero comprende due aspetti e due modi: 1) l'esaltazione celeste, invisibile ma reale, del Cristo risuscitato che è risalito presso il Padre, a prender possesso della sua gloria, fin dal giorno della risurrezione; 2) la manifestazione sensibile che di questa esaltazione Gesù si è degnato di concedere agli Apostoli, dopo le sue varie apparizioni, e che ha accompagnato il suo ultimo distacco da essi, sul monte degli Ulivi. Il termine propriamente viene riservato a questa ultima manifestazione, secondo l'uso stabilito nella Chiesa, specialmente nella liturgia. Molti passi neo testamentari affermano unanimi l'esaltazione del Cristo risuscitato, alla destra di Dio, e implicitamente l'A.: Mt. 28, 18 (Gesù ha ricevuto ogni potere in cielo); 1Ts. l, 10; 4, 16 s.; 2Ts. l, 7; Rom. 8, 34; Col. l, 18 ss.; Phil. 2, 9 ss.; 3, 20 s.; I Petr. l, 3 s. 21; ecc. Altri affermano esplicitamente l'A., ma senza alcuna determinazione: Act. 2, 33 ss.; 5, 30 s.; Eph. 4, 8; I Tim. 3, 16; Hebr. 6, 19 s.; 9, 24 cf. I, 3-13; 2, 7 ss.; 10, 12 s.; 12, 2; I Petr. 3, 22. L'A. invisibile pare connessa immediatamente con la risurrezione, in Io. 20, 17; cf. s. Girolamo, Ep. 59 ad Marcellam 4; Ep. 120 ad Hedyliam 5; Lc. 24, 26 . Cf. inoltre Ep. Barnabae 15, 9; Apol. di Aristide c. 15 (testo greco e sir.); Test. 12 Patri., Beniamino 9, 5. L'A. visibile è posta dopo uno spazio, più o meno lungo, dalla risurrezione; Lc. 24. 51; Mc. 16, 19; Act. 13, 31; spazio precisato in Act. l, in 40 giorni. Act. l, 1-12 è la narrazione principale; nel v. 9 è descritto il modo sensibile dell'A. di Gesù (sul monte degli ulivi: Act. l, 12; cf. Lc. 24, 50 a Betania, sulla strada da Gerusalemme al monte suddetto): «Ciò detto, sotto i loro sguardi, (Gesù) fu elevato al cielo, e una nube lo tolse alla loro vista» (accenno in Io. 6, 63). L'accesso invisibile, trascendente del Cristo risuscitato alla gloria è la parte essenziale del mistero. L'A. visibile è piuttosto l'ultima partenza o separazione dai suoi discepoli; dopo l'esaltazione celeste propriamente detta, Gesù era infatti ritornato diverse volte per trattenersi con loro; ora se ne va in modo definitivo. La sua A. è la preparazione immediata alla discesa dello Spirito Santo (Io. 16, 7). Perciò la narrazione di Act. l, 9 non ha i colori di un trionfo e delle altre teofanie. L'A. visibile è una preziosa conferma della esaltazione già avvenuta. La critica ha voluto contrapporre i due aspetti e i due modi, mettendo in campo la solita evoluzione: la glorificazione spirituale sarebbe stata in seguito materializzata, come nel racconto di Act. l, 1-12; tale evoluzione presuppone la negazione della risurrezione corporale del Cristo, e la composizione tardiva degli Atti, al II secolo. Presupposti insostenibili, solo arbitrari, contrari a tutte le fonti ispirate e a tutta la tradizione della Chiesa primitiva; mentre lo stesso Harnack, con la sola critica interna, stabiliva l'autenticità lucana degli Atti, scritti non più tardi del 63 d. C.
[F. S.]

BIBL. - v. LARRANAGA, L'Ascension de notre Seigneur dans le Nouveau Testament (trad. fr.). Roma 1938; P. BENOIT, L'Ascension, in RB, 56 (949) 161-203; J. RENIÉ. Les Actes (La Ste Bible, ed. Pirot, 11, l,) Parigi 1949, Pp. 38-42.

ASER
Ottavo figlio di Giacobbe, da Zelfa, schiava di Lia (Gen. 30, 13). Cf. Gen 46, 17; suoi discendenti (I Par. 7, 30-40). Capostipite della tribù omonima. Al Sinai essa contava ca. 40 mila persone (Num. l, 40 s.); nelle steppe di Moab ca. 50 mila (ibid. 26, 47). Il suo posto nelle marce era tra Dan e Neftali (ibid. 2, 27); offrì ricchi doni per la dedicazione dell'altare (ibid. 7, 12-17). In Canaan A. occupò la costa dal Carmelo incluso, al confine con la Fenicia: zona agricola fertile (Gen. 49, 20), e si diede al commercio (Iudc: 5, 17). Le principali città sono numerate in Ios. 19, 24-31; Iudc. l, 31 s.; di esse quattro ne diede ai Leviti (Ios. 21, 30 s.; I Par. 6, 62, 74 s.). Aiutò Gedeone contro i Madianiti (Iudc. 7, 23). Con Zabulon, tribù contermine, A. formerà un distretto salomonico (I Reg. 4, 16). Membri di A. rispondono all'appello di Ezechia per la celebrazione della Pasqua a Gerusalemme (2Par. 30, 11). Cf. infine Ez. 48, 2 s. 34. R. Dussaud credette di trovare nominata la tribù di A. nei testi di Ras Shamra; poema di Krt, 1. 85-95 = 175-185 (Les découvertes de Ras Shamra et l'A. T., Parigi, 1937, pp. 103-115); probabilmente si tratta di soli nomi comuni (W. F. Albright, R. de Vaux, RH [1937] 372; C. H. Gordon: Ugaritic Literature, Roma, 1949, pp. 69, 71 s.; cf. G. Contenau, La civilis. phénicienne, 2a ed., Parigi, 1949, p. 84).
[F. S.]

BIBL. - A. LEGENDRE. in DB, I, coll. 1083-89: F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, II. 2a ed., Parigi 1938, p. 65 ss.

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