CADESH - CAFARNAO - CAIFAS - CAINO - DIZIONARIO BIBLICO

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C
CADESH - CAFARNAO - CAIFAS - CAINO
CADESH
(Qadhes "sacro"; o Qadhes-Barnea': sconosciuto è il senso del secondo termine, Num. 20, 14; 32, 8). Località situata nell'estrema parte meridionale della Palestina (Ios. 10, 41; 15, 3; Num. 34, 4; Ez. 47, 19; 48, 28): si trova sulla via che dall'Horeb-Sinai conduceva al paese montuoso degli Amorrei (Deut. 1, 19), alla terra di Canaan (Num. 13, 30), al sud del Negeb (Num. 13, 17), presso il confine di Edom (Num. 20, 16; 34, 3). Questi dati, concordati con quelli di Num. 34, 3-5, fanno identificare Q. con l'odierna 'Ain Qedejs, che richiama il nome biblico ed è con le sue sorgenti un punto d'incrocio di molteplici piste carovaniere confluenti da una vasta zona desertica ed è dall'età della pietra in poi centro di agglomerazioni temporanee. Già celebre al tempo di Abramo, col nome di 'En Mispat "fonte del giudizio" (Gen. 14, 7), come limite estremo raggiunto dalla spedizione dei re orientali e luogo d'incontro tra l'angelo e la fuggitiva Agar (Gen. 16, 14), C. divenne per lo spazio di 38 anni il luogo dell'accampamento degli Israeliti, usciti dall'Egitto (Num. 20, 1; Deut. l, 46; 2, 14); il punto di partenza e di arrivo per i 12 esploratori della terra promessa (Num. 13); il luogo di litigio con Mosè ed Aronne per la mancanza d'acqua (di cui il nome "Me Meribath Qadhes" "acqua della contesa di C.") (Num. 20, 2-13; 27, 14; Deut. 32, 51). A C. morì Maria, sorella di Mosè (Num. 20, l); ed infine da qui Mosè mandò ambasciatori al re di Edom (Num. 20, 14-21).
[A. R]

BIBL. - A. BARROIS. in DBs. I. coll. 993-97; F. M. ABEL. Géographie de la Palestine, II, Parigi 1938, p. 412.

CAFARNAO
Cittadina evangelica del lago di Tiberiade (Lc. 4, 31; Mt. 4, 13), provvista di un posto di dogana (Mt. 9, 9), essendo alla frontiera delle tetrarchie di Filippo ed Erode Antipa, e presidiata da un distaccamento militare agli ordini di un centurione (Lc. 7, 2). È nominata 16 volte nei vangeli: Cristo, dopo l'abbandono di Nazaret, la elesse a sede stabile del suo ministero galilaico (Mt. 4, 13; Lc. 4, 31; Io. 2, 12) a causa delle grandi possibilità per la diffusione del Vangelo. È detta la "sua" città (Mt. 9, l; Mc. 2, l): quivi ebbe una sua casa, probabilmente quella di Pietro (Mt. 8, 14; 13, 1.36; 17, 24), dove rientrava dopo le peregrinazioni periferiche (Mt. 9, l; Mc. 2, l; 9, 32). Nella sinagoga di C., fatta costruire dal centurione locale (Lc. 7, 5) elargì tanti insegnamenti, cacciò il demone muto e pronunciò il celebre discorso eucaristico (Lc. 4, 31 ss. e par.; Io. 6, 24 ss.). A C., patria di Pietro ed Andrea (Mc. l, 29; 2, 2; 3, 20), Cristo reclutò anche Matteo - Levi, funzionario del posto di dogana (Mt. 9, 9; Mc. 2, 14; Lc. 5, 27) e compì numerosi miracoli (Mc. 1, 29- 34; Mc. 2, 1-12 e par.; Mt. 8, 5-10.13 e Lc. 7, 10; Io. 4, 43-54; Mc. 5, 21-43; Mt. 17,23,-26 e par.). Sebbene così favorita, Cristo minacciò severissimo castigo a C. per la sua incredulità (Mt. 11, 23; Lc. 10, 15). I moderni la identificano con l'attuale Tell Hum, situato sulle sponde nord-occidentali del lago, ca. 3 km. a ovest dell'imbocco del Giordano nel Lago. Cf. l'assonanza del nome attuale, derivato da contrazione dell'antico Kaphar Nahum o dal rabbino Tanhum (Talhum) ivi sepolto e la testimonianza di F. Giuseppe (Vita, 72). La sinagoga ivi scoperta è più recente (tempo di Caracalla).
[A. R.]

CAIFAS
Sommo sacerdote ebraico, eletto dal procuratore romano Valerio Grato all'ufficio che tenne per 18 anni consecutivi (dal l8 al 36 d. C.). Il suo lungo pontificato è dovuto al suo sfacciato servilismo verso i Romani domina tori della Palestina. Sotto il suo pontificato s. Giovanni Battista iniziò la sua predicazione (Lc. 3, 2). Dopo la resurrezione di Lazzaro C. consigliò il Sinedrio di uccidere Cristo (Io. 11, 49-51; 18, 14). Il consiglio di C. di sacrificare Cristo per salvare il popolo, designato dall'evangelista (Io. 11, 50-51) come "profezia" del carattere redentivo della morte di Cristo, non fu emesso sotto influsso di carisma profetico: si tratta di un'espressione che presenta nella sua identità materiale un duplice senso foro male, l'uno inteso dall'empio Sommo Sacerdote e l'altro dallo Spirito Santo ed espresso dall'Evangelista. In casa di C. i sinedristi, riuniti si poco prima della Pasqua, concertarono le modalità per uccidere Cristo (Mt. 26, 3; Mc. 14, 1.2; Lc. 22, 2); affrettati gli eventi dall'insperato tradimento di Giuda, davanti a C. si svolse il processo religioso (Mt. 26, 57.65; Mc. 14, 53-64). Davanti a C. comparvero ancora Pietro e Giovanni, dopo la guarigione dello storpio, per la loro predicazione del Cristo risuscitato (Act. 4, 6).
[A. R.]

BIBL. - U. HOLZMEISTER. Storia dei tempi del Nuovo Testamento, (trad. it.), Torino 1950, pp. 155 ss.

CAINO
Tra i figli di Adamo, C. coltivava la terra»; Abele «fu pastore di greggi» (Gen. 4, l s.). C., invidioso e malvagio (I Io. 3, 12), con trascuratezza offre all'Eterno dei prodotti del suolo; Abele invece, con grande venerazione, Gli immola il meglio del suo gregge (Hebr. 11, 4). Dio manifestò in qualche modo sensibile il gradimento dell'offerta di Abele (qualcuno pensa al fuoco sceso dal cielo a consumare la vittima). C. se ne infuriò. Sordo al richiamo divino: «Se tu nutri pensieri malvagi, il demonio (Smit) sta lì in agguato, come belva per soggiogarti. Col tuo libero arbitrio, puoi vincerlo e dominarlo», C. invitò Abele lungi dagli altri familiari, in campagna, e l'uccise. «Cosa hai fatto?», dice il Signore a C. che gli si volge superbo e sgarbato. «Sii maledetto... andrai fuggiasco ed errante...». C. si scuote: «Grande è il mio delitto, insopportabile»; ne teme la vendetta degli altri (fratelli e nipoti). Ma Dio misericordioso anche nel castigo, lo assicura e fa un segno su di lui (la cui natura non è possibile precisare): Gen. 4, 3-16. I Cainiti costruiscono le prime (rozze) abitazioni; sorgono e progrediscono le arti (Gen. 4, 17-21). Anche la tradizione babilonese attribuisce alle genti antidiluviane l'invenzione e l'uso del metalli. Ma con le arti i discendenti di C. accrescono anche la corruzione morale. E Lamech dà il primo esempio di poligamia (deviazione dalla istituzione sacra originaria); esempio che verrà imitato e tollerato anche nel popolo eletto. E fidente nelle armi costruite dai figli, esprime la sua orgogliosa sicurezza, con il sentimento della più feroce vendetta (Gen. 4, 18.23 s.). Con l'incrociarsi della reproba stirpe di C. con quella pia di Set (Gen. 4, 25 s.), la malvagità dilaga e Dio interviene con la punizione del diluvio (Gen. 6, 1 ss.; Sap. 10, 4). C. perì vittima del suo furore che l'aveva spinto al fratricidio (Sap.10, 3): è espressa così la sua morte eterna; ed è rimasto tipo dell'empio, che cerca rovinare i fratelli (Iud. 11); privo del senso delle cose divine (Filone, De sacrif. Abelis et C., 2.; De poster. C., 38). La leggenda giudaica afferma che C. perì schiacciato sotto la sua casa (Giubilei IV, 31) o ucciso per sbaglio da Lamech.
[F. S.]

BIBL. - J. CHAINE, La Genèse, Parigi 1948; I. O. SMIT, Serpens aut daemonium?, in Studia Anselmiana, 27-28, Roma 1951, pp. 94-97; P. DE AMBROGGI, Le Epistole catt., 2a ed., Torino 1949. PP. 251.307; SIMON-PRADO, Prael. Bibl., V. T., I, 6a ed., Torino 1949, pp. 84-107.
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