PROPIZIATORIO - PROSELITA - PROTEVANGELO - DIZIONARIO BIBLICO

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P
PROPIZIATORIO - PROSELITA - PROTEVANGELO
PROPIZIATORIO
Ex. 25, 17-22 contiene l'ordine impartito dal Signore a Mosè di fare un P., placca rettangolare d'oro puro, lungo due cubiti e mezzo; largo un cubito e mezzo. Ai due capi del P. dovevano essere posti due cherubini d'oro, lavorati a martello. I cherubini dovevano essere rappresentati in atto di stendere le ali in su e coprire con esse il P. Il P. va posto sopra l'Arca della testimonianza. Là il Signore impartirà a Mosè gli ordini che Israele sarà chiamato ad eseguire. In Lev. 16, 14 s. si dice che il sangue del giovenco offerto a scopo di espiazione dovrà essere spruzzato sette volte davanti al P. Il sangue va spruzzato sopra e davanti al P. cioè sul coperchio dell'Arca. Il significato del nome ebraico del P. Kapporeth, può essere spiegato attraverso l'arabo con "coprire" quindi coperchio e attraverso il babilonese (Kuppuru) con "cancellare" (il peccato). Quest'ultima spiegazione trova il suo appoggio in Lev. 16, 13 ss. Si tratta quindi non già di un semplice coperchio, bensì di un arredo sacro di importanza tutta particolare e a sé stante. In I Par. 28, 11 il Santissimo viene definito come "Casa del P.".
[E. Z.]

BIBL. - A. CLAMER, Lévitique (La Ste Bible, ed. Pirot, 2) Parigi 1940, p. 51.

PROSELITA
P. era il pagano che abbracciava il giudaismo (***= sopraggiunto, aggiunto). Si distinguevano due classi di aderenti: i veri proseliti che accettando la circoncisione e la Torah entravano nella comunità dell'alleanza e diventavano Giudei di nazione e di religione. "I timorati" (***) o "devoti di Dio" (***) che, riluttanti al rito della circoncisione, erano piuttosto simpatizzanti e si obbligavano al monoteismo, all'osservanza del sabato, e a qualche contribuzione al tempio e alla frequenza nelle sinagoghe. Un giudeo non poteva sedere a mensa con essi senza contrarre impurità (At. 10). Erano però la classe più numerosa e costituivano quella forza tenta colare di cui si serviva il giudaismo palestinese e della diaspora per la sua incessante opera di proselitismo (Mt. 23, 15), S. Paolo incontra proseliti e "devoti" un po' dappertutto all'ombra della diaspora giudaica, generalmente sempre ben disposti ad accogliere il Vangelo. Molto più tardi i veri proseliti furono detti dai rabbini «proseliti di giustizia»; distinti da loro erano i «proseliti della porta o di abitazione», termine geografico comprendente coloro che dimoravano dentro le porte, ossia nel territorio d'Israele (da non confondere perciò con i "devoti"). Riappare così il senso originario dell'ebr. gherim (***) = straniero-ospite.
[S. R.]

BIBL. - G. RICCIOTTI. Storia d'Israele. II. 4a ed., Torino 1934, Pp. 231-47; J. BONSIRVEN. Le Judaisme Palestinien au temps de J.-C., I-II. Parigi 1934-1935.

PROTEVANGELO
È il primo annunzio della salvezza messianica, dato da Dio ai nostri progenitori, subito dopo la colpa. Il demonio aveva voluto fare dell'uomo un gregario nella lotta contro Dio. Il suo scopo è già frustrato. Non amicizia, ma lotta aperta e continua stabilisce Iddio, fin da quel momento tra Satana e il genere umano. Questo (la stirpe della donna) riporterà decisiva, completa vittoria, mediante il futuro Redentore, cui sarà strettamente congiunta la Immacolata, nostra Corredentrice (Gen. 3, 15). «Pongo inimicizia (dice Dio al serpente) tra te e la donna, tra la tua schiatta e la schiatta (stirpe o discendenza) di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo mentre tu ti avventi (insidii) al suo calcagno». «La discendenza della donna vincerà il demonio in quel modo che l'uomo schiaccia la testa a un serpe. La discendenza della donna è in generale l'uman genere, ma principalmente il Salvatore, Gesù Cristo, il Capo di tutta l'umanità (Col. 1, 15-18). Egli per virtù propria debellò il demonio, gli altri in virtù di lui. Questo v. contiene dunque il primo annunzio del futuro Redentore. Al trionfo del Redentore va associata la Madre di Lui, la gran Donna, che è il contrapposto di Eva» (A. Vaccari). Gli stessi argomenti (dati sempre più chiari della rivelazione successiva, e realizzazione in tutto il Nuovo Testamento; unanime tradizione giudaica e cristiana) che valgono per vedere qui in maniera eminente preannunziato il Divin Salvatore, fan richiamare Colei che opererà strettamente e direttamente con Lui a debellare Satana; Colei che, per privilegio unico, avrà col Divin Redentore la perfetta inimicizia. Inimicizia allora appena iniziata tra le potenze infere e i nostri progenitori (nel testò: tra Satana e Eva la madre di tutti i viventi), e che si perpetuerà - finché il sole risplenderà sulle sciagure umane -; l'ultima nemica, la morte (frutto del peccato), sarà debellata quando la Redenzione del Cristo estenderà i suoi effetti anche sul nostro corpo, nella risurrezione finale (Rom. 8; I Cor 15, 26). Per questa specialissima e indivisibile associazione, Maria SS. è accanto al Redentore nel primo annunzio, come lo sarà nella profezia di Is. 7, 14 e nella realizzazione (Lc. l, 26- 38 e ai piedi della Croce). Il Redentore e Maria SS. inclusi egualmente in quella "discendenza di Eva" ed in senso letterale eminente intesi mediante la rivelazione successiva. Come la traduzione greca in Gen. 3, 15 ponendo ***= questa stirpe: ***= neutro) al posto del neutro è indice chiaro dell'interpretazione messianica (= egli, cioè il Messia, ti schiaccerà il capo) della "discendenza della donna", così la lezione della Volgata "ipsa", invece dell'"ipsum" richiesto, attesta, nella tradizione, la presenza della Madonna accanto al Redentore nella medesima "discendenza della donna". Ci troviamo di fronte alla prima profezia; essa è tanto generica quanto comprensiva. Le specificazioni verranno a poco a poco e molto più tardi. Quella vittoria del genere umano, preannunziata solennemente, abbracciava tutta la storia dell'umanità, dall'alba a quello che sarà il tramonto. Ma agli occhi di Dio era presente in modo affatto speciale il Redentore, centro effettivo della creazione, Capo di tutta l'umanità, cui ogni creatura è soggetta; e quella creatura sovrana, eccelsa, che ne sarebbe stata. la Madre e la Cooperatrice. La tradizione patristica che ha ripreso, sviluppato la stretta connessione di Maria SS. col Redentore e la sua effettiva cooperazione all'opera redentrice del Messia (esplicitamente affermate nel Vangelo), mettendo in evidenza il rapporto tra la realizzazione e il primo annunzio, è rappresentata particolarmente da Giustino, Dial. 100; Ireneo, Adv. haer. III, 22, 4; Tertulliano, De Carne Christi, 17; Efrem, Hymni 4, 1; Agostino, De Agone chr. 22, 24 (cf. Ench. Patr. nn. 141.224.358.715.1578). È la dottrina cattolica, nelle due bolle: Ineffabilis di Pio IX e Munifìcentissimus Deus (1 nov. 1950) di Pio XII.

BIBL. - A. BEA, De Pentateucho, 2a ed., Roma 1933, pp. 199-203;. ID., La S. Scrittura "ultimo fondamento'" del domma dell'Assunzione, in La Civiltà Cattolica, 2 dic. 1950, pp. 547-61; F. CEUPPENS, Quaestiones selectae ex historia primaeva, 2a ed., Torino 1948, pp. 85-223; ID., De Mariologia Biblica, 2a ed., ivi 1951, pp. 1-17; F. SPADAFORA. Ancora sul Protevangelo, in Divus Thomas, 55 (1952) 223-27; ID., La S. Scrittura e l'Immacolata, in Rivista Biblica, 2 (1954) 1-9: A. VACCARI, La S. Bibbia, I, Firenze 1943, p. 69 s.

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