RIFUGIO (CITTÁ DI) - RIGENERAZIONE - DIZIONARIO BIBLICO

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RIFUGIO (CITTÁ DI) - RIGENERAZIONE
RIFUGIO (CITTÁ DI)
Sei, delle 48 città levitiche (Num. 35, 1-6; Ios. 21), furono destinate a servire di r. per gli omicidi involontari. Scopo dell'istituzione: sottrarre l'uccisore alla legge sacra della vendetta (Ex. 21, 13; Num. 35, 9-28 il più completo; Deut. 4, 41 ss.; 19, 1.13). Tre erano in Transgiordania (Deut. 4, 41-43; Ios. 20, 8): Beser (Busr el Hariri); Ramot nel Galaad (Tell Ramith); Golan nel Basan (Sahem el Golan); e tre in Cisgiordania, stabilite da Giosuè dopo la conquista (Ios. 20, 7): Qedes della Galilea (Tell Qades); Sichem nelle montagne di Efraim; Hebron nelle montagne di Giuda. Esposte le circostanze dell'omicidio agli anziani della città, ch'eran leviti, gli omicidi vi rimanevano protetti. In seguito dovevano comparire davanti al tribunale degli anziani della città nativa (Deut. 19, 12; cf. Num. 35, 25) e, se l'omicidio era giudicato involontario, l'uccisore continuava ad esser confinato nella città di r. da lui l'aggiunta, dalla quale non poteva uscire, senza pericolo di esser ucciso, se non all'amnistia concessa alla morte del Sommo Sacerdote in carica; se invece era riconosciuto colpevole, era consegnato nelle mani del vendicatore del sangue per l'applicazione della legge del taglione.
[A. R.]

BIBL. - A. CLAMER, Nombres (La Ste Bible, ed. Pirot, 2), Parigi 1940, pp. 473-79, 546. 635-38.

RIGENERAZIONE
*** "nuova nascita", r., ricorre in Mt. 19, 28 per il rinnovamento, lo stabilirsi della Chiesa e in Tit. 3, 5, per la rinascita individuale. «Voi, che mi avete seguito, nella r., quando il Figliuol dell'uomo sederà sul trono suo glorioso, sederete anche voi su dodici troni a giudicare (***: esprime qui l'esercizio di un potere stabile) le dodici tribù d'Israele». È lo stesso pensiero espresso in Lc. 22, 29 S. «Voi rimaneste con me nei miei cimenti; ed io dispongo per voi, come il Padre dispose per me, di un regno, sicché voi disponiate dei beni della mia mensa, nel regno mio e sederete in seggi a giudicare (= governare) le dodici tribù d'Israele» (cioè l'Israele di Dio: Rom. 9, 6 s.; Gal. 4, 28 s.; 6, 16 ecc.; i battezzati membri del "nuovo regno"). Ciò che è promesso agli Apostoli in ricompensa della loro generosità non è la partecipazione all'atto fugace del giudizio alla fine del mondo; ma una supremazia permanente di ordine spirituale. È incontestabile che Gesù ha previsto una restaurazione spirituale di Israele, dato che la fede nella sua persona faceva degli stessi Gentili i figli spirituali di Abramo (Mt. 8, 10 ss.; Lc. 13, 22-30). Questa restaurazione implica la speranza di una nuova terra promessa (Mt. 5,4) che non è altro che il regno di Dio, di cui Gesù è l'erede naturale (Mt. 21, 38) e di cui i discepoli, divenuti «figli di Dio) (Mt. 5, 91) sono eredi con Lui (Rom. 7, 7). La palingenesi o r. esprime dunque la rivoluzione spirituale, senza precedenti, che costituiscono la Risurrezione e la Pentecoste. «Mt. pensava ad un ordine nuovo. Noi non entriamo abbastanza nelle vedute di s. Paolo che considerava il tempo della redenzione come una creazione nuova (2Cor 5, 17; Gal. 6, 15). La palingenesi di Tit. 3, 5 è personale e un frutto del battesimo, ma il fatto personale è incluso nel fatto generale della r. del mondo. È l'istallazione del regno di Dio che coincide con la fondazione della Chiesa» (Lagrange). Questa r., o trasformazione spirituale, era stata predetta da Is. 65, 17; 66, 22 con le immagini «cieli nuovi e terra nuova»; idea ed immagini riprese da s. Pietro (At. 3, 20 s. *** = restaurazione di tutte le cose, di cui Dio ha parlato per mezzo dei suoi profeti: 2Pt. 3, 10- 13 dove prima della r. [v. 13], è descritto con immagini opposte lo sfaldarsi del mondo spirituale precedente) e in Ap. 21, 1. Nulla è detto di trasformazioni cosmiche o di fine del mondo fisico (A. Feuillet; F. Spadafora, Gesù e la fine di Gerusalemme, Rovigo 1950, pp. 29 s., 43 ss.). La r. individuale (Tit. 3, 5) è la nuova nascita necessaria per far parte del regno di Dio (Io. 3, 4.7); primo effetto benefico della Redenzione: a tutti coloro che mediante la fede aderiscono al Verbo, questi ha dato il grande dono di divenire «figli di Dio) (Io. 1, 12 s.). Essa si riceve per mezzo del battesimo (Io. 3, 7; Tit. 3, 5 «bagno di r.». Cristo ne è la causa efficiente con la sua morte e risurrezione (1Pt. 1, 4) e insieme causa esemplare, ché il battesimo per immersione rappresenta appunto la morte e la nuova vita del battezzato (Rom. 6, 4; Col. 2, 12 s.). Questi diviene una «nuova creatura», un «uomo nuovo» (2Cor 5, 17; Gal. 6, 17), partecipe della natura divina (2Pt. 1, 4), vero figlio di Dio. Anche nel battezzato deve avvenire la distruzione del mondo precedente: l'uomo vecchio, l'uomo del peccato di cui deve pienamente svestirsi per fare aumentare continuamente la vita divina (2Cor 4, 16; Eph. 4, 22 ss.; Col. 3, 9 s.), mediante l'esercizio delle virtù, principalmente della carità (Io. 15, 12-17; I Cor 13; Col. 3, 14 ecc.). A questa r. parteciperà anche il corpo dei giusti, che, alla risurrezione, sarà gloriosamente trasformato come quello del Cristo glorioso (I Cor 15; Rom. 8, 14-39 tutti i battezzati sono figli di Dio, eredi di Dio e coeredi del Cristo). La creazione intera attende questa glorificazione del corpo umano (vv. 18-22) «la redenzione del nostro corpo» (v. 23); per tutti i battezzati essa è preparata da Dio fin dall'eternità - (come tutte le altre grazie: dal battesimo alla gloria eterna), in modo che «i giusti riproducano l'immagine del Cristo risorto, il quale diviene così il primogenito di una moltitudine di fratelli» (v. 29); sempre però «se soffriamo con Lui per essere glorificati con Lui» (v. 17).
[F. S.]

BIBL. - d. M. LAGRANGE, Ev. selon S. Mt., 4a ed., Parigi 1927, p. 380 &s.; ID., Ep. aux Romains, ivi 1931, pp. 142-59, 189-233; d. HUBY. in RScR, 30 (1940) 5-40; A. FEUILLET. Le triomphe eschatologique de Jésus, in NRTh, 81 (1949) 715-22.

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