CAM - CANA - CANAAN - DIZIONARIO BIBLICO

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C
CAM - CANA - CANAAN
CAM
Uno dei figli di Noè (Gen. 5, 32; 6, l; 9, 18) salvato assieme al padre dal diluvio, ma oggetto di maledizione da parte dello stesso patriarca a causa della sua invereconda indiscrezione (Gen. 9, 21-27). La maledizione per cui C., ossia Canaan, fu dichiarato il più vile dei servi (servo dei servi) deve essere intesa come condanna all'esclusione delle promesse messianiche delle quali Noè, dopo il diluvio, era diventato l'erede: cioè, Canaan e i suoi discendenti vengono radiati dalla stirpe eletta, allo stesso modo di Caino, (maledetto: Gen. 4, 11). Erede delle promesse è Sem (il suo Dio è Iahweh), della cui benedizione parteciperà Iaphet. La maledizione cade su Canaan e la sua discendenza, non sugli individui, ai quali è sempre aperta una via di salvezza. Insomma è condannata e non eletta la stirpe in quanto stirpe. Ecco lo schema dei discendenti di C. (Gen. 10, 6-20): Kus (accadico Ku-u-su = gli Etiopi); Misrajim (= Egitto), Put (egiz. punt = regione lungo la costa africana del Mar Rosso), Kena'an (= Canaan). Tra gli altri: da Misrajim, i Pelistim (= i Filistei): da Canaan, Sidon, Heth (= gli Etei), Iebus (= Gebusei); 'Emori (= Amorrei). I Camiti occupano così l'Egitto, le coste del Mar Rosso, la penisola arabica e le sponde del Mediterraneo, a mezzogiorno e a oriente (cf. H. Guthe, Bibel-Atlas, 2, Leipzig 1926, pl: 6). Essi sono i non-negriti dell'Africa. Non ha fondamento la teoria che ritiene che i negriti (identificati indebitamente con i Cainiti) siano stati ridotti a uno stato inferiore per la maledizione divina.
[B. N. W. - F. S.]

BIBL. - F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, Parigi 1933, I, PP. 241-43. 261-70. 293- 322; . A. PERBAL, La race nègre et la malédiction de Cham, in Revue de l'Université d'Ottawa. 10 (1940) 156-177.

CANA
Località della Galilea (Io. 2, 1.11; 4, 46; 21, 2), diversa da quella della tribù di Aser (105. 19, 28), vicina a Tiro. L'identificazione con Kefr Kennah, a ca. 10 km. ad estnord- est di Nazaret, è ritenuta ancora la più probabile (cf. Simon-Dorado, Novum Testamentum, I, p. 418 s.), meglio rispondente alla direttrice di viaggio indicata dall'evangelista. Altri (Abel) preferiscono Hirbet Qanah, 14 km. a nord di Nazaret, al margine della pianura Asochis, sulla strada assai ardua che congiunge Tarichea ad Arco attraverso Iotapata e Cabul. A C., Cristo, invitato ad un banchetto di nozze con la Madre ed i discepoli, miracolosamente tramutò ca. 480-720 litri di acqua in generoso vino per ovviare all'impaccio degli sposi, determinatosi per la povertà loro o l'inaspettata presenza dei discepoli di Cristo (Io. 2, 1-11). Gesù compì il miracolo per l'onnipotente intercessione di Maria, cui rivolge il titolo onorifico "madonna" (Io. 19, 26; 20, 13.15; Omero, Iliade, III, 204; Sofocle, Edipo, 655); sottolineando che per Lei faceva un'eccezione circa il tempo stabilito dal Padre per la sua prima manifestazione di Messia (Io. 2, 4). C. è la patria di Natanaele (Io. 21, 2) - Bartolomeo. In questa città l'ufficiale regio, salito da Cafarnao, ottenne la miracolosa guarigione in distanza del figlio (Io. 4, 46-54).
[A.R. - F. S.]

BIBL. - D. BALDI, Enchiridion Locorum Sanctorum, Gerusalemme 1935. pp . 256-67; G. M. PERRELLA. I luoghi santi. Piacenza 1936, pp. 119-27; F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, II, Parigi 1938, p. 402 ss.; Cl. Kopp, Das Kana des Evangeliums, Colonia 1940.

CANAAN
Nella Bibbia designa la Palestina, la terra da Dio promessa agli Ebrei e da questi conquistata dopo l'esodo dall'Egitto. Con un significato più limitato, sotto la forma Kinahhi (Kinahni) designa, nelle tavolette d'el-Amarna, la parte meridionale della costa Fenicia col suo retroterra, significato mantenuto anche in alcuni passi biblici (2Sam 24, 7; Is. 23, 11 ecc.). Il gentilizio "Cananei" designò per gli Ebrei i popoli da essi trovati al loro arrivo in C.: popoli diversi per indole e importanza, ma dalla comune fisionomia semitica e che poterono essere detti globalmente Cananei, grazie al poderoso influsso esercitato su tutti dall'elemento fenicio-cananeo. Come furono altre volte detti Amorrei (Gen. 15, 16; Iudc. 6, 10), per la forte infiltrazione amorrea dalle regioni transgiordaniche.
Storia
Diversi i popoli di Canaan, diverse le loro origini. Rappresentazioni egiziane delle prime dinastie che si spinsero sul litorale fenicio e recenti scavi di 'Bethsan,' Beth- Jerah e Megiddo, provano la presenza di Cananei in Palestina al principio del 30 millennio. Agli inizi del 20 millennio vi si notano altre influenze etniche: giungono gli Amorrei (v.). Circa due secoli più tardi, il passaggio degli Hyksos interrompe bruscamente la vita della Palestina. Con la cacciata degli Hyksos (sec. XII) C. dà nuovamente segni di vita: l'Egitto vi riprende il primato che manterrà fino al periodo d'el-Amarna. Oltre gli Amorrei, altri popoli vi fanno sentire il loro influsso: gli Hittiti, non semiti, stabilitisi nell'Asia Minore agli inizi del 20 millennio, i Hurriti stabilitisi nella Mesopotamia settentrionale. La Palestina, divisa in piccoli staterelli retti da governatori incaricati e sorvegliati dall'Egitto, diventa il luogo naturale dove gli interessi particolari di quei popoli si scontrano. Nel periodo d'el-Amarna, C. è teatro di una grande rivolta contro l'Egitto. Un principe d'Amurru, Abdasirta, inizia un movimento nazionalista antiegiziano mediante bande armate, i cosiddetti Habiru. Tale movimento sotto Aziru, figlio di Adasirta, riuscì a sottrarre l'intera regione palestinese al dominio egiziano. A questo punto (sec. XIV) si realizzava l'invasione degli Ebrei (v. Cronologia). Ramses II (1292-1226) tenterà più tardi di riprendere il dominio della Palestina ripristinandone il frazionamento in più staterelli, ma la restaurazione sarà di breve durata. Un'ondata di "popoli del mare", tra i quali sono probabilmente i Filistei, attaccano per terra e per mare l'Egitto riuscendo, anche se respinti, a stabilirsi sulla costa palestinese. La conquista ebraica non fu né facile né breve: città come Gezer, Iebus, Dor, Megiddo, Bethsan resisteranno a lungo iniziando relazioni con gli Ebrei, influenzandone la cultura e la religione, anzi minacciandone la stessa esistenza: furono le guerre, condotte da Barac e Debora prima e poi da David, a eliminare definitivamente la potenza Cananea dalla storia. Restò però ancora il nome di "Cananei" col quale continuarono a chiamarsi per molti secoli i Fenici specialmente nelle colonie.
Cultura
Tracce d'industria paleolitica e neolitica ci attestano che una larga evoluzione ha preceduto l'epoca del bronzo, 2500 a. C.) quando compaiono i Semiti, apportando un grande sviluppo sociale e culturale. Organizzati in piccole città-stato, sotto l'alta sovranità egiziana, sono spesso in lotta tra loro o in rivolta contro l'Egitto. I C. eccellono nella fortificazione delle città, che dimostra una strategia assai progredita. Grazie alla sua posizione geografica, C. assimilò elementi delle culture: egiziana, egea, hittita, hurrita e mesopotamica. Elevato è il loro gusto artistico, nella finissima lavorazione di sigilli, gioielli ornamentali, utensili domestici, armi. Le scoperte di Dunand attestano iscrizioni pittografiche in Palestina e Siria risalenti alla fine del 40 millennio, l'uso della scrittura sillabica verso la fine del 30 millennio; sono usati dai C.: un sistema alfabetico lineare e un sistema cuneiforme (Ugarit) per la lingua cananea; il cuneiforme accadico (lettere di el-Amarna per la corrispondenza diplomatica). Glosse esplicative, in alcune lettere d'el-Amarna, conservano anche la lingua cananea, dialetto di quella lingua nord-semitica parlata in Palestina già agli inizi del 30 millennio.
Religione
Le scoperte di Ras-Shamra hanno rivelato anche le linee fondamentali della religione fenicio-cananea. 'EL è dio supremo, figura indeterminata cui s'accompagna 'Aserah. Figlio e soppiantatore di 'El è Baal (signore, padrone) che senza determinazioni, come ricorre spesso nelle leggende ugaritiche, designa il Dio nazionale dei fenicio- Cananei: Hadad, signore del Cielo, del temporale e della fertilità, ritenuto più tardi figlio di Dagon. Spesso però il nome generico di Ba'al è specificato con la designazione del luogo o di altro essere di cui si dice signore: così Ba'al Tamar (Iudc. 20, 33), Ba'al Berith (Iudc. 8, 33), Ba'al Zebul (2Reg. l, 2). Il plurale Ba'alim, frequente nella Bibbia (Os. 2, 17; Iudc. 10, 6; I Sam 7, 3 ecc.) designa la personificazione e divinizzazione delle forze della natura. Consorte di Ba'al è spesso la sorella 'Anath, altre volte 'Aserah e Athtart (Astarte, ebr. 'Astoreth), dee che con 'Anath fondono spesso le loro funzioni e talvolta anche i loronomi. Caratteristica la fluidità dominante nella religione Cananea: divinità come 'Aserah e Astarte rivestono aspetti contrastanti, presiedono nello stesso tempo alla guerra e all'attività sessuale, alla distruzione e alla vita. In rappresentazioni egiziane Astarte appare quale guerriera e nell'epopea di Ba'al-'Anath è presentata come fanatica sanguinaria. Per rapporto al sesso le due Dee presentano sia i caratteri del fascino che quelli della fecondità, raffigurate coi rispettivi simboli: giglio e serpente. Numerosissime "placche d'Astarte", trovate negli scavi, artisticamente dovute forse a influssi babilonesi (Istar), presentano "la santa" negli atteggiamenti più sensuali. Il culto della fecondità è pertanto al centro della religione cananea. Altre divinità: Rasap (Hab. 3, 5) e Shalim, Dei rispettivamente della peste e della salute, più tardi fusi in unica divinità. I principali miti cananei sono: l'unione di Ba'al con 'Anath e la lotta tra Ba'al e 'Aserah, consorte di 'El, di cui Ba'al vuol uccidere i figli, restandone ucciso egli stesso: con la sua morte cessa la vita della natura. 'Anath lottando contro il Dio della morte Mot, fa rivivere Ba'al e per simpatia riporta la vita alla natura. A tale religione i C. univano un ricco culto. Animali d'ogni genere appaiono nei sacrifici. Quanto all'uso di sacrifici umani nel 20 millennio, nemmeno gli scavi di Ugarit hanno fornito dati assolutamente certi. Che tali sacrifici però fossero in uso in epoca posteriore ci è chiaro dalla Bibbia che severamente ne stigmatizza la diffusione in Israele stesso (Ier. 7, 31; 19, 4; Ez. 15, 21; 23, 37; ecc.). Aspetto assai crudo in tale culto fu anche la prostituzione sacra sia di uomini che di donne. Il culto era praticato sulle alture (Bamoth), dove delle stele di pietra (massebhoth) o tronchi di legno ('aseroth) fissi nel terreno secondo artificiose disposizioni, rappresentavano le divinità (v. Altura).
Relazioni con gli Ebrei
A parte la questione non ancora risolta circa le relazioni tra Ebrei e Habiru, i primi contatti tra Ebrei e C. risalgono, secondo la Bibbia (Gen. 12.13.15.17.26), ai Patriarchi: ad Abramo e discendenti Dio promise la terra di Canaan (Gen. 12, 5-8; 13, 15 ecc.; 15, 18) concedendola di fatto molti secoli più tardi a Giosuè (Ios. 13, 6) che ne operò la conquista. Le vicende di tale conquista, (cf. Ios., Iudc., e in parte di I-II Sam.) vanno dal sec. XIV in poi; probabilmente gli Ebrei sorpresero i C. nel loro più basso livello morale e religioso: da qui la forte reazione ebraica che contribuì a tutelare la purezza del iahwismo. È chiaro infatti dall'archeologia che subito dopo la conquista nessun influsso pagano nei centri più organizzati intaccò la vita religioso-morale degli Ebrei. Non così più tardi quando vere relazioni si stabilirono tra conquistatori e vinti, quando specialmente al tempo dei Re relazioni di industria e commercio si stabilirono anche con i Fenici; l'influsso religioso-morale su gli Ebrei fu allora potente e provocò la forte reazione dei Profeti (v. Religione popolare). Oltre l'influsso negativo, non mancò nemmeno un influsso positivo, che si manifestò non solo nel commercio, nell'industria, ma sembra almeno, anche in alcuni elementi esterni del culto, come la musica del Tempio e la stessa architettura del Tempio.
[G. D.]

BIBL. - H. VINCENT, Canaan d'après l'exploration récente. Paris 1907; A. BARROIS, Canaan, in DBs, I, coll. 997-1021; A. BEA, La Palestina preisraelitica. Storia. popoli, cultura, in Biblica. 24 (1943) 231-60; ID., Canaan e Cananei, in Enc. Catt. It., III, coll. 480- 86; S. MOSCATI. Storia e civiltà dei Semiti, Bari 1949, pp. 93-118; G. PAVLOVSKY, in VD, 27 (1949) 143-63.

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