MISURE E PESI - MITANNI - DIZIONARIO BIBLICO

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MISURE E PESI - MITANNI
MISURE E PESI
In Palestina, a differenza della Mesopotamia, sembra che solo la monarchia abbia reso possibile l'organizzazione dei pesi e delle misure. Ai leviti ne è affidata la cura (I Par. 23, 29).
Misure lineari
Misure lineari: le unità di lunghezza devono i nomi alle parti del corpo umano. Il cubito (ebr. ammah, ***) è misurato dall'estremità del gomito a quella del medio; la mano aperta (ebr. zereth) dall'estremità del pollice a quella del mignolo. La Volgata la confonde col palmo (ebr. tofah), che è la larghezza della mano all'inizio delle falangi. Il dito (ebr. esba') è la più piccola misura di lunghezza. Gli architetti e geometri usano una canna di misura di cui si specifica ogni volta la lunghezza in cubiti (Ez. 40, 5). Il gomed (Iudc. 3, 16) è valutato dai LXX come uno zereth. Le proporzioni, spesso variabili, sono: il cubito = 24 dita, 6 palmi, 2 mani aperte. Ezechiele (40, 5 cf. 43, 13) pare alluda a un aggiustamento delle misure. Il cubito = 7 palmi, 28 dita; la canna di misura = 7 cubiti. Il profeta non innova, ma rimette in vigore un cubito analogo all'egiziano che può essere servito di unità di base per le costruzioni salomoniche (cf. II Par. 3, 3). La valutazione secondo il sistema metrico decimale è approssimativa e si ottiene dividendo la lunghezza dell'acquedotto di Ezechia (m. 553,10) per i 1200 cubiti indicati dalla iscrizione di Siloe. Risultato: millimetri 444,25. Nel N. T. si ricordano il cubito (***) = un piede e mezzo = mm. 462 (Io. 21, 8; Ap. 21, 17) e il braccio (***) = ca. m. 1,84 (At. 27, 28). Le distanze sono espresse vagamente: col numero di giorni impiegato a percorrerle (Gen, 30, 36; 31, 23·; Ex. 3, 18; Ion. 3, 3) o con una "distesa di paese" (Gen. 35, 16; 2Reg. 5, 19). All'epoca ellenistica si adotta lo stadio *** (m. 184,83). Il miglio romano equivale a 8 stadi (ca. 1478 m.). In Persia il miglio corrisponde a 1/4 di parasanga (7 stadi e 1/2 = m. 1386). L'iter sabbati, il cammino permesso durante il giorno di riposo (At. l, 12) equivale, secondo Flavio Giuseppe, a 6 stadi (m, 1109). Non esiste una valutazione agraria; semed, un paio di buoi sotto il giogo, indica l'estensione di terreno che può essere arata in un giorno (1Sam 14, 14; Is. 5, 10). La quantità di grano necessaria per seminare un campo è l'unità di misura agraria in I Reg. 18, 32 come in Mesopotamia.
Misure di capacità
Si usano recipienti vari, onde una scala instabile di proporzioni: homer (il carico di un asino) per le derrate secche: equivalente è il kor per le derrate secche (1Reg. 4, 22; 2Par. 27, 5) e per l'olio (Ez. 45, 5); letek (Os. 3; 2) equivalente per la Volgata a 1/2 di kor; efah per grano e farina vale l/10 di homer; equivalente è il bath per i liquidi; se'ah da identificarsi con lo salis o 1/3 dell'efah (Is. 40, 12); him, per i liquidi, vale 1/6 del bath; 'omer (Ex. 16) interpretato dai LXX come l/10 dell'efah; equivalente è lo 'issaron, piccola misura per la farina nel Pentateuco; il qab (2Reg. 6, 25); il log, la più piccola misura per i liquidi, è interpretato dalle versioni come 1/4 di qab. Queste diverse misure, originariamente indipendenti e prese da diversi ambienti e in epoche diverse, sono raggruppate in serie con organizzazioni successive. Le equazioni formulate dal libro di Ezechiele non implicano la costituzione del sistema a quel tempo, ma il ritorno alle proporzioni usate nel rituale dei sacrifici. I rapporti tra le diverse unità di misura sono incerti e valgono solo per un'epoca tarda perché sono ottenuti in relazione alle misure greco-romane quali appaiono dagli scritti di Flavio Giuseppe, Girolamo ed Epifanio. Lo homer-kor equivale a 720 log, 180 qab, 100 'omer-'issaron; 60 hin, 10 efahbath, 2 letek. Gli sforzi per dare un valore secondo il sistema metrico decimale non hanno risultati completamente soddisfacenti. Gli autori ellenistici formulano queste equazioni: bath = ***; se'ah = 1+ 1/2 di modius; log = ***, sextarius. Basandosi su queste equivalenze e adottando per il sextarius il valore di l. 0,457, si ottiene la seguente scala: homer-kor = l. 393,84; letek = 196,92; efah-bath = 39,38; se'ah = 12,12; hin = 6,56 'omer'issaròn = 3,93; qab = 2,18; log = 0,54. L'evidenza archeologica non sostiene le ipotesi formulate dagli autori antichi. Nulla si è potuto trarre dai frammenti di alabastro di Susa. La interpretazione delle misure senza epigrafe di S. Pietro in Gallicantu va sottoposta a cautela. La capacità dell'anfora di Beit·Mirsim (bath) e di un collo di giarra (bath lammelek) del VII sec. non può essere determinata direttamente. La giarra di Lachis è probabilmente del medesimo tipo delle due grandi giarre trovate nella medesima città, ciascuna delle quali, secondo Albright, contiene l. 45,98, il dopo pio del bath lammelek. Perciò si avrebbe la seguente scala: homer-kor = 1. 229,91; letek = 114,95; efah-bath = 22,99; se'ah = 7,66; hin = 3,83,; 'omer-'issaron = 2,29; qab = 1,20; log = 0,31. Nel N. T. ***, sono le trascrizioni di se'ah, kor, bath. Tali termini sono spesso in un contesto nel quale il valore metrico non ha importanza. Ugualmente per *** (Mc. 7, 4) e *** (Mt. 5, 15). Io. 2, 6 usa *** (l. 30) e Apoc. 6, 6 *** (l. 1,08).
Pesi
La radice verbale sql, comune a tutte le lingue semitiche, esprime l'azione del pesare e, per estensione, significa "contare il danaro, pagare" perché all'origine si pesavano i pezzi di metallo. Perciò seqel, peso, significa per eccellenza l'unità base del sistema ponderale e più tardi della moneta. I pesi sono generalmente di pietra: Prov 16, 11 fa allusione alle "pietre di borsa" che si portavano in un sacchetto per pesare i metalli preziosi. Il Vecchio Testamento menziona 5 pesi: il Kikkar, ***, talentum, unità di conto come il quintale; maneh, ***, mina; seqel; unità di base per i metalli preziosi. Non è da confondere col siclo monetario. I LXX usano *** per il siclo-peso, *** per il siclo-moneta. Sheqel haqqodes, siclo del santuario, è il peso ufficiale per i pagamenti e le offerte al tempio in opposizione ai pesi del bazar che variano. 2Sam 14, 26 specifica che la capigliatura di Absalom pesa 200 sicli, peso del re. Il peso regio babilonese è notevolmente più pesante di quello in uso nel commercio. Beqa', ***, equivalente a 1/2 di siclo; gherah, grano, è la più piccola misura presso gli Ebrei ed equivale a 1/20 di siclo. Le traduzioni ***, obolus non formulano un'equazione, ma dipendono dal fatto che l'obolo è l'unità più leggera della serie ponderale ellenistica. I pesi commerciali probabilmente sono in disaccordo con quelli del Tempio. Ex. 38, 25-26 suggerisce indirettamente l'esistenza della mina di 50 sicli atte stata anche dai testi di Ras Sbamra e dall'evidenza archeologica; Così nel commercio il talento equivarrebbe a 60 mine, 3.000 sicli, 6.000 mezzi sicli, 60.000 grani; secondo Ezechiele a 60 mine, 3.600 sicli, 7.200 mezzi sicli, 72.000 grani. Dopo la scoperta dei pesi di Bethsur, 'Ain Shemes, Megiddo, LakiS, Tell Beit Mirsim, Tell en.Nasbeh, nel commercio il talento dovrebbe pesare gr. 34.272; la mina 571,2; il siclo 11,424; il mezzo siclo 5,712; il grano 0,571; secondo Ezechiele, il talento equivarrebbe a gr. 41.126; la mina a 685.44; il siclo a 11,42.4; il mezzo siclo a 5,712; il grano a 0,571. Il N. T. raramente fa allusione a pesi. Nelle parabole dei talenti e delle mine questi termini si riferiscono a somme di danaro. Io. 12, 3; 19, 3-9 trascrive *** il latino libra che designa la libbra romana di ca. 326 gr.
[F. V.]

BIBL. - A. G. BARROIS, La métrologie dans la Bible, in RB, 40 (1931) 185-213; 41 (1932) 50-76; ID., Manuel d'archéologie biblique, II, Parigi 1953, pp. 243-5.8; H. LEWY, Assyro- Babylonian and Israelite Measures of Capacity and Rates of Seeding, in Journal of the American Oriental Society, 64 (1944) 65-73; J. TRINQUET, Métrologie biblique, in DEs, V (1957), coll. 1212-50, con ricca bibliografia; R. DEVAUX, Les institutions de l'Ancien Testament, I, Parigi 1958, pp. 297-317.

MITANNI
Grande impero della Mesopotamia settentrionale designato geograficamente dagli Assiri Hanigalbat; la sua storia decorrente dal sec. XVI al XIV a. C. è stata recentemente svelata dalle scoperte di Boghazkoy, da iscrizioni egiziane e dalle tavolette d'el-Amarna. La storia del M. inizia col re Saussatar (ca. 1450) che tiene unite in un grande stato unitario le popolazioni Hurrite delle regioni gravitanti sull'alto Tigri. Dalla capitale Wassukkani (localizzata da taluni vicino all'odierna Ràs.el-'Ain) il regno di Saussatar raggiunge a oriente lo Zagros e a occidente la Siria (cf. scoperte di L. Woolley ad Alalah), mentre a sud fu sotto il dominio di M: la regione d'Arrapha (cf. documenti di Nuzu). M. dai tempi di Amenophis TI (cf. iscrizione di Karnak) fu alleato dell'Egitto per poter resistere alla crescente potenza hittita: l'alleanza fu rinsaldata anche da legami matrimoniali tra le due corti. Dissensioni sorte tra i figli del 30 successore di Saussatar, Shuttarna II (ca. 1405) offrono agli Hittiti governati allora dal grande Shuppiluliuma occasione d'un primo intervento: inizia allora la caduta di M. Nuovi disordini interni, uniti alla pressione Assira, minacciano il successore di Dusratta, Mattiwaza, il quale invoca un nuovo intervento hittita: Shuppiluliuma interviene, Mattiwaza resta sul trono, ma un trattato d'alleanza mette praticamente fine all'indipendenza di M. che, morto Shuppiluliuma, diventerà preda e parte della nuova Assiria. Etnicamente l'impero del M. fu nel suo complesso hurrita: è però bene individuata in esso una classe dirigente indoeuropea, alla quale appartiene anche una aristocrazia militare, i Maria (nni) o "giovani guerrieri", vera guardia reale del corpo. Per la struttura sociale M. fu uno stato feudale con tutti i vantaggi per l'aristocrazia. Grande importanza per la conoscenza degli usi e costumi mitannici hanno i documenti di Nuzu e il trattato d'alleanza tra Mattiwaza e gli Hittiti dove, oltre i tradizionali Dèi hurriti, sono invocate anche le divinità indoeuropee della classe dirigente: Mithra, Indra, Varuna, i Nasatyas ecc. Evidenti tracce indoeuropee sono rilevate anche nell'abbondante letteratura: basti ricordare, p. es., il trattato sull'allevamento dei cavalli attribuito a un certo Kikkuli del secolo XIV a. C.
[G. D.]

BIBL. - R. T. O'CALLAGHAN, Aram Naftaraim, Roma 1948, pp. 51-74; G. CONTENAU, La Civilisation des Hittites et des Hourrites du Mitanni. Parigi 1949; ID., Hourrites, in DEs, IV, coll. 128-38: S. MOSCATI, L'Oriente Antico, Milano 1952.

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