TEOLOGIA BIBLICA - TERAPEUTI - TERAPHIM - DIZIONARIO BIBLICO

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TEOLOGIA BIBLICA - TERAPEUTI - TERAPHIM
TEOLOGIA BIBLICA
La Teologia, cioè quella scienza che, ope Revelationis, tratta di Dio e delle creature riferite a Lui, non può essere che una. Questa unità risalta ancora di più quando si ricordi che l'oggetto formale quod e sub quo della Teologia è soltanto uno. Oggi però la Teologia si divide in molte branche: è questione di metodo d'insegnamento, di divisione di materia. Anche i documenti pontifici quando parlano delle diverse divisioni della Teologia non intendono sezionare la Teologia, ma si riferiscono soprattutto al metodo d'insegnamento nelle Scuole. Oggi la Teologia si suol dividere per:
A) Metodo: Positiva (biblica, storica) - Scolastica -Positiva-Scolastica.
B) Oggetto o Materia: Dommatica e Morale.
Da questo schema, che tralascia le suddivisioni, si vede subito che la teologia biblica è soltanto una parte della Teologia. Il lector benevolus lo ricordi, perché per i protestanti la teologia biblica è tutta la teologia. L'* premesso alle opere cattoliche, nella bibliografia, ha un valore fondamentale in opere di Teologia. Si ricordi pure che per una trattazione completa di una tesi teologica bisogna provarla Scriptura, Traditione et Ratione. La suddetta divisione si è accentuata qualche secolo addietro, cioè al sec. XVIII, quando l'Esegesi e la Teologia erano in piena decadenza. Sarebbe assurdo trovare una simile divisione presso i Padri o i Dottori Scolastici. Questi erano dei grandi Esegeti e dei grandi Teologi. Poiché la Bibbia sacra si divide in AT e NT, ne segue una teologia dell'AT e una teologia del NT. Ma anche qui si ricordi che la s. Scrittura per la Chiesa è un quid unum, indivisibile per l'origine, per il divino autore ispiratore e tutti i testi essendo ispirati, hanno uguale valore probativo. Ma una divisione in teologia anticotestamentaria e neotestamentaria è lecita, perché sappiamo che la Rivelazione è stata progressiva. Nello stesso sec. XVIII apparvero le prime «teologie bibliche». Erano una storia dei fatti e delle dottrine dell'AT e NT. Di questo tipo storico sono le teologie dei protestanti Schmid (1838), Ch. Baur (1364), B. Weiss (1880), Holtzmann (1897), Bovon (1902) e quelle cattoliche di Scholz (1861), Zschokke (1877 ss.) e di Hetzenauer (1908). Simili a queste teologie bibliche, a carattere storico, sono le opere che s'intitolano «Storia della Religione d'Israele». Un altro tipo di teologia biblica è quella di F. Ceuppens (1938 ss.). È un catalogo di testi commentati criticamente ed esegeticamente seguendo l'ordine dei vari Trattati di Teologia (De Deo Uno - De Deo Trino -De Redemptore). Le teologie bibliche più recenti sono una sintesi dei temi teologici contenuti in uno o più autori sacri, senza seguire l'ordine dei Trattati di Teologia. Volume classico di questo genere è la Théologie de St. Paul di F. Prat. Seguono questo schema le teologie dei cattolici Heinisch, van Imschoot, Meinertz e Bonsirven. Lo schema di queste teologie è il seguente: AT: Dio e i suoi attributi; l'uomo; Dio e l'uomo; Messianismo; Escatologia; la Salvezza; NT: il Regno di Dio nei Sinottici; Gesù: la sua Persona, il suo messaggio, la sua opera; la comunità primitiva; Paolo; i tempi apostolici. A questo ultimo tipo di teologia bisogna aggiungere i «temi biblici», cioè quegli studi monografici su determinati punti della dottrina antica e neotestamentaria. Queste opere di teologia biblica dimostrano che c'è stato un progresso nello studio: da una specie di storia della religione d'Israele, all'enchiridion locorum S. Scripturae raggruppati in temi o secondo i Trattati di Teologia, alla sintesi del pensiero degli autori sacri. Ma questi studi non sono la teologia biblica; ne sono soltanto il materiale previo e necessario. E giustamente oggi il problema è ancora aperto sul metodo e sul carattere e sul contenuto della teologia biblica. La teologia biblica non è l'esegesi né la Teologia. L'esegesi studia analiticamente i testi particolari servendosi di criteri storici e filologici, mentre la teologia biblica mira alla sintesi, è una esegesi teologica dei dati rivelati fatta da un credente. La teologia biblica si distingue pure dalla Teologia in quanto quella si serve soltanto di dati scritturistici, mentre la Teologia considera anche la Tradizione, si serve del raziocinio e implica alcune categorie filosofiche. Perciò la teologia biblica è quella disciplina teologica che tratta il suo oggetto formale attinto solo dalla s. Scrittura, mediante l'esegesi e la critica. Ecco come la definisce, nell'articolo citato (pag. 178), il Peinador: «È quella disciplina teologica che intende penetrare il senso profondo e plenario della Scrittura, realizzando le sue sintesi entro i temi e le categorie della stessa Scrittura».

BIBL. - Nella rivista Biblica nell'Elenchus bibliographicus c'è una rassegna annuale degli studi sulla Teologia biblica. Una bibliografia molto succinta, ma pratica si può vedere nell'opera: G. S. GLANZMAN S. J. e J. A. FITZMYER S. J. An Introductory Bibliography for the Study of Scripture, Westminster U.S.A. 1961, pp. 79-86.

TERAPEUTI
Setta giudaica del I sec. d. C. nota dal De vita contemplativa di Filone. I T. conducevano una vita del tutto contemplativa in celle a due vani attorno al lago Moeris in Egitto; il sabato si adunavano per letture in comune, cui seguiva un discorso parenetico; solo dopo il tramonto prendevano cibo, ben determinato dalla regola, con esclusione delle carni. I T. avevano molte affinità con gli Esseni. Le principali erano: la rinunzia alla proprietà privata, il celibato, il proposito di tendere alla perfezione, l'aborrimento della schiavitù, la vita di preghiera, che al mattino si compiva con la faccia rivolta al sole. I due gruppi, però, non si possono identificare. Gli Esseni, infatti, escludevano dalle loro comunità le donne e conducevano una vita meno contemplativa e vivevano lungo il Mar Morto, mentre i T. ammettevano le donne e non uscirono mai - a quanto sembra - dalla regione del lago Moeris. Del resto Filone, che conosceva anche gli Esseni, distingue bene i due gruppi (cf. De vita contemplativa, 1). I T. esercitarono un influsso limitatissimo nel giudaismo - dovettero costituire un esperimento temporaneo - e nessuno sul monachismo cristiano. Priva di fondamento è l'affermazione di alcuni Padri (cf. Eusebio, Hist. eccl. II, 16, 2-17, 24; Epifanio, Haereses 29, 5; PG 41, 397; Girolamo, De viris ill. 8.11; PL 23, 654.659 ecc.) che Filone avesse scambiato un gruppo di asceti cristiani per Ebrei.
[A. P.]

BIBL. - U. HOLZMEISTER, Storia dei tempi del Nuovo Testamento, trad. ital., Torino 1950. p. 200 s.

TERAPHIM
Il termine, malgrado la sua forma plurale, può indicare un solo oggetto (cf. 1Sam 19, 13 ss.) come i nomi urim e tummim che indicano le due sorti sacre. Il t. appare come una specie di idolo domestico in Gen, 31, 19-35 dove, con altri oggetti (Gen. 35, 2 ss.), sembra appartenesse alla religione aramea; e, senza dubbio, ha tal carattere in I Sam 19, 13 ss. dove, tuttavia, Mical, che se ne serve per ingannare i sicari mandati da Saul, ponendolo sul letto a simulare David indisposto, non lo tratta con molto rispetto. Negli altri passi dove ricorre, sembra trattarsi di un oggetto adoperato per la divinazione; in essi infatti è associato alle frecce usate per le sorti (I Sam 15, 23; Ez . 21, 26: Nabucodonosor nella marcia contro Gerusalemme consulta i t. e ricorre all'epatoscopia; Zach. 10, 2), all'efod (ricettacolo delle sorti sacre; Iudc. 17, 5; 18, 14.17; Os 3, 4), o agli spiriti (2Reg. 23, 24). Questi ultimi esempi rendono poco verosimile l'opinione che vuole vedere nei t. i dèi penati o gli antenati divinizzati; dovevano essere piuttosto un oggetto cultuale proprio come l'efod, le frecce, le sorti, e servire agli oracoli sia privati (testi di Gen., I Sam 19~ sia pubblici. Con tale carattere dei t., concorda la spiegazione rabbinica (cf. Buxtorf, Lexicon Chaldaicum, Talmudicum et Rabbinicum, col. 2661). Il fatto che Rachele nasconde i t. di suo padre nel basto del cammello e vi si siede sopra, suppone che il t. (o i t.) di Labano non era così voluminoso; quello invece di Mical doveva esserlo molto di più. L'etimologia proposta per spiegare t. da refa'im "i discesi negl'inferi", oltre ad essere contestabile per la caduta dell'alef, sembra soprattutto ispirata dal desiderio di avvicinare l'uso dei t. al culto dei mani; spiegazione nient'affatto favorita dai testi. Senz'altro si trattava di un oggetto superstizioso,conservato da Mical all'insaputa di David, come già da Rachele all'insaputa di Giacobbe.
[F. S.]

BIBL. - L. DESNOYERS. Histoire du peuple hébréu, I, Parigi 1922. p. 292; R. TAMISIER, Le livre des Juges (La Ste Bible, ed. Pirot, 3), ivi 1949, pp. 270, 274; A. MÉDEBIELLE, Les livres des Rois, ivi, pp. 413, 428.

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