SICHEM - SILA - SILO - SILOE - SIMEONE - SIMON - DIZIONARIO BIBLICO

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SICHEM - SILA - SILO - SILOE - SIMEONE - SIMON
SICHEM
(Ebr. Shechem "nuca"). - Nella montagna di Efraim, fra i monti Garizim ed Ebal, menzionata nei testi di proscrizione della XII dinastia egiziana (Skmimi) e nella lettera 289 di El Amarna della XVIII dinastia (Shakmi). Corrisponde all'attuale .Tell Balatah, che, nell'esplorazione archeologica di E. Sellin (1913-1926), di G. Welter (1928) e H. Steckeweh (1934), rivelò un muro ciclopico in pietra e mattone (A) del 2000 ca. a. C. ed un muro a pendio (B), probabile base dell'acropoli (Beth Millo di Iudc. 9, 6-20?) con tempio(Ba'al Berith di Iudc. 9, 4), ch'è contemporanea al muro con terrapieno (glacis) e con porta a triplice tenaglia del sec. XVII. Prima tappa per l'emigrante Abramo, consacrata nel luogo dell'apparizione di Iahweh - querceto di Moreh - da un altare (Gen. 12, 6 s.), S. fu abitata da Giacobbe che vi comprò un campo (Gen. 33, 18 ss.) trasmesso in eredità ai discendenti e vi compì la totale purificazione della sua famiglia, interrando figurine ed anelli magici. (Gen. 35, 2 ss.). Giacobbe la dovette poi abbandonare a causa della subdola e feroce uccisione dei sichemiti, appena circoncisi, da parte dei suoi figli, Simeone e Levi, che vendicavano l'onore della sorella (Gen. 34). Nei pressi di S., i figli di Giacobbe, colà pervenuti da Hebron, pascolando le greggi, vendettero il fratello Giuseppe a mercanti arabi ismaeliti (Gen. 37, 12 ss.). Essendo situata sul confine settentrionale della tribù di Efraim, fu concessa ai leviti e destinata a città di rifugio. Quivi Giosuè, prossimo a morte, radunò il popolo per le ultime raccomandazioni (Ios. 24, 1-25), Alla morte del giudice Gedeone, S. riconobbe la sovranità del crudele Abimelec, ma dopo tre anni, benché duramente decimata, la rinnegò dando la morte al tiranno per mezzo di una mola rotolata da una donna, di su una torre assediata (Iudc. 9). Probabile sede del sovraintendente della montagna di Efraim sotto Salomone (I Reg. 4, 8), alla scissione, vi fu eletto re Ieroboam; il quale fortificò S. e la scelse a sua residenza (I Reg. 12, 1.25; 2Par. 10, l). Popolata di Samaritani, nel periodo dell'esilio, e ridotta a povero villaggio da Giovanni Ircano nel 128 a. C., fu falsamente localizzata dai giudei talmudisti e da s. Girolamo nell'odierna Naplusa (Flavia Neapolis), Da Balatah-S., denominata Sichora al tempo di Cristo, proveniva la Samaritana con la quale Cristo s'intrattenne a colloquio (Io. 4, 4-42).
[A. R.]

BIBL. - F. M. ABEL. Géographie de la Palestine, II, Parigi 1938, pp. 458 ss.; A. G. BARROIS, Manuel d'archéologie biblique. I, Parigi 1939, pp.. 183-88; W. F. ALBRIGHT, The Archaeology of Palestine, Harmondsworth 1949, pp. 86-90.

SILA
(Silvano). - Compagno di s. Paolo nel secondo viaggio missionario, Negli Atti (15, 22-27 ecc.) è chiamato sempre Sila, mentre nelle lettere di s. Paolo (1Ts. 1, 1, 2Ts. 1, 1; 2Cor 1, 19) e di S. Pietro (I, 5, 12) è usato il nome Silvano. Al pari di Paolo egli aveva due nomi ed il privilegio della cittadinanza romana (At. 16, 37): S. insieme a Giuda Barsaba, accompagno Paolo e Barnaba al ritorno della loro missione in Gerusalemme Nel secondo viaggio missionario egli sostituì Barnaba, condividendo con s. Paolo tutte le fatiche e le pene compresa la carcerazione a Filippi. Paolo se l'associa anche nello scrivere le due lettere ai Tessalonicesi. È annunciato (At. 18, 5) il suo arrivo a Corinto insieme a Timoteo: S. proveniva dalla Macedonia, ove forse era stato inviato per missione speciale da Atene (cf. 1Ts. 3, 1 s.). È ignota l'ulteriore attività di S. Accettata l'identificazione con Silvano, che redasse la prima lettera di Pietro, bisogna ammettere che egli passò, al pari di Marco, dalla sequela di Paolo a quella del Principe degli Apostoli. Ed allora è molto verosimile una sua attività missionaria nelle province dell'Asia ove è indirizzata la lettera. Nel martirologio romano si pone la sua festa il 13 luglio e si afferma che morì in Macedonia dopo un efficace ministero.

SILO
Cittadina della tribù di Efraim, nel luogo dell'odierna Seilun, 15 km. a nord di Bethel (Beitin), 2 km. a est della grande strada Gerusalemme-Nabulus. L'esplorazione archeologica (H. Kjaer: 1926, 1929; A. Schmidt: 1932) ne testimonia l'esistenza dal sec. XX, la floridezza nei secoli XII-X (l'epoca dei Giudici) e l'abbandono o almeno la decadenza dal 1000 al 300 a. C., in perfetta coincidenza con i dati biblici. Fu il centro religioso d'Israele, meta di annuali pellegrinaggi (Iudc. 21, 19; I Sam 1-4) con l'arca dell'alleanza, inclusa nel tempio stabile (Iudc. 18-31) che sostituì il primitivo padiglione mobile o tabernacolo, al tempo di Giosuè (105. 18, 8 ss.; 19, 51; 21, 1; 22, 9- 12) e dei Giudici (Iudc. 18, 31) fino al tempo di Eli (1Sam 1, 3.9.24; 2, 14; 4, 3. 4. 12) quando, ripudiato da Dio (Ps. 78, 60 ss.; Ier. 7, 12-14; 26, 6.9), fu distrutto dai Filistei, rapitori dell'arca. Samuele, nato ad Anna sterile per fervente preghiera nel tempio di S. e consacrato al Signore, ebbe qui rivelazioni divine (1Sam 1-3). Dopo la distruzione, il sacerdote Ahia (Ahimelec) si trasferisce a Nob presso Saul (I Sam 14, 3; 21, 2). Di S. è il profeta Ahia sotto Salomone e Ieroboam (1Reg. 11, 29; 12, 15; 14, 2.4; 15; 29; 2Par. 9, 29; 10, 15). Nel 587 degli abitanti di S., fedeli a Iahweh, furono massacrati a Masfa mentre salivano a Gerusalemme (Ier. 41, 5). Abitata fino ai tempi bizantini ora è ridotta ad un ammasso di rovine.

BIBL. - F. M. ABEL. Géographie de la Palestine, II, Parigi 1938, p. 462 s.

SILOE
(Ebr. Shiloah). È la piscina nella quale confluiscono le acque della fonte del Gihon (I Reg. I, 33), chiamata oggi Ain Sitti Marjam (Fonte della Vergine Maria), a est di Gerusalemme, ai piedi dello Haram es-Sherif, dal lato occidentale della valle del Cedron. La fonte era fuori della città. Ezechia (2Reg. 20, 20; 2Par. 32, 30 cf. Eccli. 48, 17) incanalò le acque della fonte con un acquedotto a forma di tunnel scavato nella roccia sotto la collina dell'Ofel fino alla piscina. Della fonte di S. parlano solo il Targum e Flavio Giuseppe (Bell. II, 340; V. 140, 145 ecc.). 15. 8, 6 menziona le acque di S. in contrasto con quelle potenti dell'Eufrate come un simbolo del potere divino; Neh. 3, 15, secondo una probabile restaurazione del testo, parla del muro della piscina di S., le cui acque dovevano servire per l'irrigazione dei giardini dei re di Giuda. Io. 9, 7.11 ricorda la piscina e (v. 7) ricava il nome simbolico di "inviato" dalla radice di S. (cf. Ez. 31, 4). Lc. 13, 4 parla della torre di S. Gli scavi di R. Weill nel 1914 avrebbero messo in luce i resti di una torre costruita lungo il canale. Dal quartiere o dal nome di S. sarebbe conservato il nome dell'attuale villaggio en- Silwan che è menzionato prima del 1697 e sarebbe di origine araba. Sotto il nome di S. va l'iscrizione scoperta nel giugno del 1880, in alfabeto ebraico antico (inizi del VII sec.). Essa traccia la storia della perforazione della roccia e dà le dimensioni del canale: di 1200 cubiti la lunghezza e di 100 cubiti l'altezza della roccia sulla testa degli scavatori.

BIBL. - R. WEILL, La cité de David, I, Parigi 1920, pp. 44-70: II, 1947, pp. 56-96: H, VINCENT - F. M. ABEL, Jérusalem, II, ivi 1926, pp. 860-64; D. DIRINGER, Le iscrizioni antiche ebraiche, Firenze 1934, p. 81 ss.: S. MOSCATI, L'epigrafia ebraica antica, Roma 1951, pp. 40-43.

SIMEONE
Nome di persona (Gen. 29, 39); secondo figlio di Giacobbe e di Lia. Assieme a suo fratello Levi si vendica dell'offesa arrecata alla loro sorella Dina da parte dei Sichemiti. Questo episodio fa parte dei ricordi storici delle lotte sostenute dalle tribù israelite ed i loro capi contro la popolazione autoctona delle montagne centrali di Canaan. La tradizione rabbinica considera S. come autore del progetto di uccidere, cambiato poi in quello di vendere, Giuseppe (Gen. 37, 18). Capostipite della tribù omonima. La statistica compiuta nel deserto attribuisce a tale tribù 59.300 uomini (Num. 1, 23), ma in periodo successivo soltanto 22.200 uomini (ibid. 26, 12 ss.). Non è escluso, che le guerre contro i Madianiti e Moabiti abbiano contribuito a diminuire numericamente la tribù di S. (Num. 25). All'atto della conquista del paese S: si unisce alla tribù di Giuda nelle imprese belliche contro le popolazioni autoctone (Iudc. 1, 3.e 17). Le località assegnate in Ios. 19, 1 ss. a S. sono considerate in Ios. 15, 21 ss. come appartenenti nella maggior parte alla tribù di Giuda, il che fa credere che la tribù di Giuda abbia lentamente assorbito buona parte di quella di S. La benedizione di Mosè (Deut. 33) non nomina affatto S. e neppure il canto di Debora (Iudc. 5), considerato da tutti i critici come molto antico, fa menzione di S., mentre ricorda le eroiche gesta di altre tribù israelite. I Par. 4, 20 ss. considera S. ancora al tempo di David (circa 1000) come una tribù a sé.
[E. Z.]

SIMON
Predicatore di un sistema religioso, basato sulle idee che caratterizzano il posteriore gnosticismo ed operatore di singolari portenti magici, donde il soprannome. Egli agiva con grande successo in Samaria, quando Filippo "evangelista" si recò ad evangelizzare tale regione (At. 3, 9·24). Aderì al cristianesimo, facendosi battezzare. Sopraggiunti gli apostoli Pietro e Giovanni, S. tentò di comprare il potere di far discendere lo Spirito Santo su quanti avesse imposto le mani, imitando il gesto degli Apostoli. Pietro rigettò sdegnosamente l'offerta, minacciandogli gravi castighi e rimproverando gli la mancanza di rettitudine. Per tale episodio S. ha fornito il termine (simonia) per designare la compera di un dono o cosa spirituale o di un beneficio connesso con compiti spirituali. Su S. abbondano notizie fantastiche negli apocrifi: Atti di Pietro, le Omelie (11, 22-40; III, 1-58; IV, 2) e le Recognizioni (1, 72-III, 75) clementine. Poggia su un malinteso l'affermazione di Giustino (Apologia 1, 26; 56; Dialogus cum Tryphone Iudaeo 120) che a Roma fosse dedicata una statua a S. come a un dio. Ma concorda con gli Atti (3, 10) quanto egli afferma circa la strana dottrina di S. ed appare molto verosimile la notizia intorno alla sua compagna Elena. Secondo Giustino i Samaritani adoravano in S. il primo Dio ed in Elena l'idea primordiale proveniente da Lui. Secondo s. Ireneo (Adv. Haereses I, 23, 1·3; 27, 4; PG 7, 670-73.639) che presenta un sistema abbastanza organico, rispecchiante forse più le idee dei Simoniani suoi contemporanei che non quelle personali di S., questi è la Virtù sublimissima, il Padre Supremo, che, attraverso l'Énnoia da lui emanante (= Elena), ha creato gli Angeli; costoro trattengono prigioniera per invidia l'Énnoia, la quale è costretta a trasmigrare in vari corpi finché non raggiunga quello di una prostituta di Tiro, ossia Elena. Allora interviene S. per liberarla e predicare con essa la nuova dottrina, ricorrendo volentieri ad incantesimi, sortilegi e necromanzie. Abbiamo in embrione la dottrina della gnosi sulle complicate serie di eoni, che ricollegano Iddio inaccessibile al mondo materiale, il concetto dualistico fra l'elemento divino e la materia, che riesce ad imprigionare il primo finché non venga liberato. Ippolito (Philosophumena VI, 7-20), attribuisce a S. un'opera dal titolo la Grande dichiarazione.
[A. P.]

BIBL. - E. AMANN, in DThC. XIV, 2, coll. 2130-40.

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