GALILEA - GAZOFILACIO - GEDEONE - DIZIONARIO BIBLICO

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GALILEA - GAZOFILACIO - GEDEONE
GALILEA
Regione palestinese a Nord della pianura di Esdrelon. La G., formata originariamente dal paese montuoso di Neftali (Ios. 20, 7; 21, 32), fu integrata in seguito dal paese di Chabul (I Reg. 9, 11), dal distretto di Zabulon e da tutto il territorio vicino al lago di Genezaret (Is. 8, 23). Per la prevalenza di abitanti pagani fu chiamata Gelil haggòim «distretto delle Genti» (Is. 9, 1; 1Mach. 5, 14; Mt. 4, 16); e dall'ebr. gelil deriva il nome G. La G. neotestamentaria si divide in superiore ed inferiore (F. Giuseppe, Bell. III, 3, 1) e confinava a sud con la Samaria (da Gaba a Izre'el o Zer'in) e con Scitopoli appartenente alla Decapoli; ad est col Giordano ed il lago di Genezaret, detto anche mare di G. (Mt. 4, 18; 15, 29; Mc. 1, 16; 7, 31; Io. 6, 1) e con la riva occidentale del lago Hùle; a nord col territorio di Tiro (Giscala o el Fisch e Baca o el Buqei'ah); ad ovest con la Fenicia (Meroth o Meiròn e Cabulon o Kabùl). All'elemento cananaico, non eliminato dagli Ebrei conquistatori (Iudc. 1, 30-33; 4, 2), si aggiunsero altri elementi pagani che presero il sopravvento quando la G-; con l'invasore Teglatfalasar divenne provincia assira (2Reg. 15, 29). I pochi Giudei, fissatisi nella G. al ritorno dall'esilio, furono trasferiti nel 150 da Simone Maccabeo nella Giudea (l Mach. 5, 14.23), Gli abitanti furono in seguito obbligati da Aristobulo I (104-103 a. C.) a passare al giudaismo (F. Giuseppe Ant. XIII, 11, 3); e al tempo della regina Alessandra (76,·67 a. C.) erano in prevalenza Giudei. Inclusa nel regno di Erode il Grande (40 a. C.-4 d. C.) alla sua morte fu sottoposta al tetrarca Erode Antipa. Al tempo di Nostro Signore, era densamente popolata da Giudei e da Gentili dediti al commercio e all'agricoltura, soprattutto nelle città della G. settentrionale ed in quelle recentissima mente costruite dagli Erodiadi. I galilei, vivaci di carattere fino alla turbolenza, larghi di idee e non alieni di novità, non rigoristi perché dediti al commercio più che alle scuole rabbiniche e farisaiche dei Giudei, con una pronuncia difettosa di determinate consonanti aramaiche (Mc. 14, 70; Lc. 22, 59), erano poco stimati dai Giudei conservatori e rigoristi (Io. 1, 46; 7, 52). La G. deve tutta la sua storia al Vangelo. Fu evangelizzata quasi interamente da Cristo, che scelse come centro le sinagoghe, le colline e soprattutto la riva settentrionale del lago (Lc, 5, 1; Mt. 4, 18; Mc. 2, 13 ecc.). Nei Vangeli ricorrono speso so le località galilaiche di Cafarnao, Cana, Nazaret, Naim (Lc. 7, 11), Corozaim (Mt. 11, 21; Lc. 10, 13), Tiberiade (Io. 6, 23; 21, l), la pianura di Genezaret (Mt. 14, 34; Mc. 15, 40 s.), Magdala, patria di Maria Maddalena (Lc. 8, 2; Mc. 15, 40 ss.). Lo sviluppo del Cristianesimo in G. è poco conosciuto (At. 9, 31). Dopo la catastrofe del 70 d. C. divenne un centro religioso giudaico, dotato di numerose sinagoghe, scoperte in questo secolo, e di celebri scuole rabbiniche che diedero vita al Talmud palestinese.
[A. R.]

BIBL. - A. LEGENDRE. in DB. III. coll. 87-96.; L. SZCZEPANSKI, Geographia historica Palaestinae antiquae. Roma 1928. pp. 202-207, 218 s.

GAZOFILACIO
(Ebr. ganzak, 'osar; ***). Sala dove si conservava il tesoro del tempio e, per metonimia il tesoro stesso costituito dall'imposta del mezzo siclo (Ex. 3-0, 11-16), dal riscatto dei primogeniti (Num. 18, 15), dall'apporto dei voti e doni spontanei, in denaro ed in natura, degli Ebrei e degli stranieri (Esd. 7, 15 ss.), dai depositi di vedove ed orfani (2Mac. 3, 6.10) e da copie degli atti pubblici (1Mac. 14, 49). Esso serviva per finanziare le spese delle grandi feste cultuali, per retribuire l'attività di persone: l'eccedenza veniva destinata per opere pubbliche e per l'appalto delle offerte sacrificali rivendute poi a privati. La costituzione di detto tesoro risale a Mosè (Ex. 30, 11-16); accresciuto in seguito fino a somme ingenti, eccitò spesso la bramosia dei conquistatori di Gerusalemme: Sesac re d'Egitto (I Reg. 14, 26; 2Par. 12, 11); Nabucodonosor di Babilonia (2Reg. 24, 13; 2Par. 36, 18; Dan. l, 2); Antioco IV Epifane (I Mach. l, 24; 2Mach. 5, 21); Eliodoro di Siria, (2Mach. 3, 5-11); Crasso (F. Giuseppe, Ant. 14, 7, l); Tito (F. Giuseppe, Bell. IV, 8, 3). Nel tempio costruito da Erode il Grande, il g. occupava il lato destro dell'atrio delle donne ed era preceduto da un portico a colonne, elevato e ricco (F. Giuseppe, Bell. V, 5, 2): quivi Cristo ammirò la semplicità e la generosità della povera vedova tanto contrastante con la iattanza dei ricchi avari (Mc. 12, 41-44; Lc. 21, 1-4) e rivelò agli astanti la sua natura divina (Io. 8, 12-20).
[A. R.]

BIBL. - H. LESETRE, in DB. coll. 133-135.

GEDEONE
(Ebr. Gid'on; cf. gada' «tagliare, abbattere»), uno dei "giudici': d'Israele (ca. 1100-1070 a. C.), nativo di Ofra, al limite meridionale della pianura di Esdrelon, nella tribù di Manasse. Ne parla Iudc. 6-8, ove almeno due fonti sono state fuse dal redattore. Gli Israeliti, insediatisi nella pianura dopo la vittoria di Barac (Iudc. 4-5), avevano adottato i culti cananei (6, 10.25), e Dio li punì facendo venire periodicamente, al tempo della messe, predoni madianiti dalla Transgiordania (6, 1-6): due fratelli di G. erano stati uccisi da loro (8, 18 s.). Durante una di tali incursioni Dio si mostrò a G. (6, 11-23), e gli in giunse di distruggere l'altare idolatrico della borgata, sito nel terreno di suo padre (6, 2.5 s.). G., timoroso, obbedì durante la notte, ma, scoperto, fu salvato a stento dal padre, che disse: «Ci pensi Baal a difendersi! » - in ebr. Ierubba'al, che divenne soprannome di G. (6, 27-32) -; un altare dedicato a Iahweh-Shalom (Pace) sostituì l'altro (6, 11-24.26). Poi, investito dallo «Spirito del Signore», G. raccolse uomini dalle tribù settentrionali (6, 34 s.); la prova del vello l'assicurò dell'assistenza divina (6 36.49), e, con i trecento che Dio gli permise di ritenere (7, 1-8), assalì di notte il campo madianita mettendolo in fuga con uno stratagemma (7, 9-22). La caccia continuò oltre il Giordano e terminò con l'uccisione dei due capi madianiti Oreb e Zeeb (7, 23 ss.), ma per un filo il prudente G. riuscì ad evitare uno scontro con gli Efraimiti, gelosi della loro supremazia (8, 1-3), Nell'entusiasmo per la vittoria si volle far re G. che rifiutò: era Dio il Re (8, 22 ss.); ma di re ebbe il numeroso harem (8, 30 s.) e l'efod (v.) divinatorio, costruito con l'oro della preda (8, 24-27). Rintuzzò in seguito un'altra incursione madianita: sui due capi Zebah e Salmana, uccisori dei suoi fratelli, eseguì la vendetta del sangue; in quell'occasione trattò duramente le due città galaadite Succot e Penuel che non l'avevano aiutato durante l'inseguimento (8, 4-21). Morì vecchissimo nella sua Ofra, dopo aver fatto molto bene ad Israele (8, 32.35). Alla sua viva fede faceva contrasto una natura timida ed esitante, il che mise in maggior luce la forza divina, operante nell'umana debolezza: Isaia parlò delle vittorie di G. come di vittorie di Dio (Is. 9.13; 10, 26; cf. Ps. 82, 10-13).
[G. B.]

BIBL. - H. CAZELLES. in DBs, IV, col. 1403 s.; L. DESNOYERS. Histoire du peuple hébreu: I. Parigi 1922, PP. 153-71; R. TAMISIER, Le livre des Juges (La Ste Bible, ed. Pirot, 3), ivi 1949. pp. 198-221.

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