TIMOTEO (LETTERE A) - TITO (LETTERA A) - DIZIONARIO BIBLICO

Vai ai contenuti

Menu principale:

T
TIMOTEO (LETTERE A) - TITO (LETTERA A)
TIMOTEO (LETTERE A)
T., nato a Listri, fu educato nell'amore delle Sacre Lettere (2Tim. 3, 15), dalla nonna Loide e dalla madre Eunice. Quando gli Atti (16, l) ne. fanno la prima menzione, nel secondo viaggio di Paolo, egli era già discepolo, convertito dallo stesso Apostolo nel suo soggiorno a Listri, durante il primo viaggio (circa a. 45; At. 14, 6- 19). Paolo, che lo chiama suo carissimo figlio (I Tim. 1, 2), lo volle compagno d'apostolato al posto di Giovanni-Marco (At. 15, 38 s.), nell'autunno del 50, durante il secondo viaggio; e lo circoncise perché non trovasse ostacoli tra i Giudei (At. 16, 3). Quasi certamente Timoteo accompagna Paolo a Filippi e Tessalonica; certamente è con lui a Berea e vi rimane dopo la partenza di lui, ricevendo poi l'ordine di seguirlo ad Atene (At. 17, 14 s.). Ve lo raggiunge ma viene presto rimandato a Tessalonica, per confermare quei fedeli, e informare poi l'Apostolo (1Ts. 3, 1-2.5). Lo ritrova a Corinto, gli annunzia la fede e la carità dei fedeli e si associa a lui nella lettera che egli scrive loro (At. 18, 5; 1Ts. 3, 6; 1, 1) (anno 51-52.). È facile che abbia accompagnato Paolo a Gerusalemme (fine del 2° viaggio apostolico) e all'inizio del terzo (anno 53). Esplicitamente menzionata è la sua presenza ad Efeso e la missione ricevuta ivi di recarsi in Macedonia (At. 19, 22). Fu mandato da Efeso a Corinto (2Cor 4, 17; 16-10; At. 19, 22) e raggiunse poi Paolo in Macedonia (2Cor 1, 1), per ripartirne con lui (dopo l'inverno 57-58), verso la Siria (Rom. 16, 21; At. 20, 4). È a Roma durante la prigionia di Paolo (a. 61-63) ed è associato dall'Apostolo nell'intestazione delle lettere ai Filippesi (1, 1), ai Colossesi, e a Filemone. Negli anni successivi (tra il 63 e il 66), quando riceve la prima lettera inviata gli da Paolo, è capo della Chiesa di Efeso. L'Apostolo ve lo pose quando, finita la prigionia romana, si recò di nuovo in Oriente, dopo essere stato in Spagna. A un certo momento Timoteo fu liberato (forse da prigione) e aspettato in Italia (Hebr. 13, 23). Durante la seconda prigionia di Paolo a Roma, che finì col martirio (anno 67), Timoteo ne ricevette una seconda lettera e l'invito a recarsi presto da lui, prima dell'inverno (2Tim. 4, 9.21). È perciò verosimile che abbia assistito alla morte del maestro. Dopo, la vita di Timoteo dovette svolgersi a Efeso. Secondo una tardiva tradizione, morì martire nel 97. Pochi anni fa se ne scopersero le reliquie a Termoli (cf. A. Ferma, Le reliquie di San Timoteo, in Civ. Catt. 1947, III,328-36).
La prima lettera
Nell'ultima sua visita, Paolo trova ad Efeso una condizione pericolosa, creata da alcuni falsi maestri. Eguale situazione riscontra a Creta, che visita in una puntata da Efeso. Egli lascia Tito a Creta (Tit. 1, 5) e Timoteo a Efeso (I Tim. 1, 3). Quindi passa in Macedonia, da dove completa con le due lettere (I Tim., Tit.) le istruzioni sommarie date a voce ai due discepoli.
Contenuto-divisione della 1Tim
Dopo un brevissimo esordio di saluto (1, 1-2), Paolo dà a T. i consigli necessari per difendere la vera dottrina contro i falsi maestri (1, 3-20), organizzare la vita della comunità nelle adunanze per la preghiera (2, 1-7), in particolare circa l'abito e la sottomissione delle donne (2, 8-15) e le qualità dei ministri da eleggere (3, 1-13), ritorna sulla guerra che deve fare ai falsi dottori (3, 14-4, 16), insegna al giovane discepolo come comportarsi e che cosa debba insegnare alle varie classi di persone, i vecchi, i giovani, le giovani, le vedove, i presbiteri, gli schiavi (5, 1-6, 2). Finisce con esortazioni varie, soprattutto ad evitare l'avarizia, e che cosa debba dire ai ricchi (6, 3-21). Occasione della seconda lettera a T. - Trascorso l'autunno del 65, Paolo passa l'inverno a Nicopoli (Tit. 3, 12); quindi ritorna ad Efeso (cf. 2Tim., 1, 4; 4, 14); di passaggio a Troade, vi ha lasciato il mantello e i libri; giunto a Roma, è imprigionato e dalla prigione scrive a T. raccomandando gli di andare prima dell'inverno e di riportargli gli oggetti lasciati a Troade (2Tim. 4, 13.21). Siamo dunque nell'autunno del 66. Paolo è quasi solo: Dema lo ha abbandonato; Tito è partito per la Dalmazia; gli rimane Luca. Sente il bisogno del conforto dei cari discepoli T. e Marco, e li chiama (2Tim. 4, 8- 11). Approfittando dell'occasione, rivolge a T. alcune istruzioni per le necessità ancora urgenti del ministero ad Efeso. Dopo l'esordio, nel quale saluta T. e mostra il suo amore e l'ansietà per lui (1, 1-5), l'Apostolo ammonisce il discepolo a predicare con coraggio la fede (1, 6-18), a soffrire e lottare per Cristo (2, 1-13), a combattere con prudenza i maestri dell'errore, presenti (2, 14-26) e futuri (3, 1-9). Ricordi l'esempio di Paolo, e l'educazione che gli ha impartita, e l'insegnamento delle Sacre Scritture, da T. appreso fin dall'infanzia; insegnamento utilissimo per il suo ministero (3, 10-17); egli lo esercitò con tutto l'impegno, memore del premio, al quale Paolo è ormai vicinissimo (4, 1-8). I fatti accennati in I-II Tim. (e Tit.) ben s'inquadrano con quanto narrano At. e le altre lettere paoline. L'organizzazione della gerarchia, manifestata in queste lettere pastorali, è uno sviluppo della situazione precedente e prepara l'organizzazione più completa attestata dalle lettere di s. Ignazio. Lo stile mostra con esattezza il vecchio Apostolo, che ricorda la propria esperienza e condensa in brevi periodi larghi sviluppi dottrinali delle lettere precedenti. E, nella 2Tim., ci svela la psicologia di un prigioniero, nella solitudine triste, nell'umiliazione delle catene, nel ricordo del passato, ecc. Queste due lettere, importantissime per il regime della chiesa primitiva, contengono l'affermazione (2Tim. 3, 15) netta ed esplicita della ispirazione dei Libri Sacri del Vecchio Testamento, e del giudizio particolare con l'immediata retribuzione personale, con la certezza della morte imminente (2Tim. 4.6 ss.), senza nessuna traccia di quell'attesa della prossima fine del mondo, che purtroppo si volle attribuire a Paolo e ai primi cristiani.
[S. Z - F. S.]

BIBL. - A. BOUDOU, Les Epitres Pastorales (Verbum Salutis). Parigi 1940; C. SPICQ. Les Epitres Pastorales, ivi 1947; P. DE AMBROGGI. Le Epistole Pastorali di s. Paolo a Timoteo e a Tito, Torino 1953.

TITO (LETTERA A)
T. sembra essere stato battezzato dallo stesso Paolo che lo chiama suo figlio (Tit. 1, 4). Accompagnò l'Apostolo e Barnaba a Gerusalemme, in occasione della controversia di Antiochia (a. 49 d. C.); e Paolo si oppose alla sua circoncisione: egli era un greco, i genitori erano pagani, e perciò per lui non c'era alcuno dei motivi che indussero alla circoncisione di Timoteo (cf. Gal. 2, l ss.; At. 16, 1 8S.).Durante il terzo viaggio T. partì da Efeso alla volta di Corinto, latore di una lettera di Paolo (la «lettera delle lacrime») e incaricato di ristabilire l'armonia tra la comunità di Corinto e l'Apostolo. T. raggiunse questi in Macedonia, ragguagliandolo del buon esito della missione e confortandolo (cf. 2Cor 2, 4.12; 7, 5-16). Ne riceve perciò un'altra missione di fiducia, di organizzare a Corinto la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (2Cor 8, 6.17). Ritroviamo T. alcuni anni dopo, quando Paolo, liberato dalla prigionia romana, nel suo ritorno in Oriente, lo lascia a Creta per organizzarvi la comunità (Tit. l, 5). Poco dopo Paolo per dargli istruzioni più complete gli invia la lettera, nella quale gli dà anche 1'ordine di raggiungerlo a Nicopoli, dove egli pensa di passare l'inverno: aspetti però che siano giunti a Creta Artema e Tichico (3, 12). T. raggiunge poi Paolo a Roma, e di qui si reca in Dalmazia (2Tim. 4, 10). Contenuto. - Dopo l'esordio (1, 1-4) in cui afferma solennemente la sua autorità di Apostolo, Paolo istruisce T. anzitutto sulla scelta dei presbiteri (1, 5-9) che debbono essere valenti, soprattutto per la condizione della comunità di Creta, di cui si espongono le difficoltà provenienti dai maestri dell'errore (1, 10-16). Le ulteriori istruzioni riguardano la cura d'anime: quali i doveri dei cristiani nei singoli stati, e nelle varie età, nello stato di schiavitù, nelle relazioni con le autorità civili; e Paolo indica la ragione dei doveri dei cristiani, nella bontà di Dio manifestata nella Incarnazione e nello stato di vita rinnovata e rigenerata (palingenesi o rigenerazione [v.]: 2, 1.3, 7). Paolo termina con alcuni avvisi circa l'insegnamento dottrinale, con particolari raccomandazioni, e i saluti (3, 8-15).
[S. Z.]

BIBL. - C. SPICQ. Les Épitres Pastorales, Parigi 1947; P. DE AMBROGGI. Le Epistole Pastorali. Torino 1953.

Home | A | B | C | D | E | F | G | H | I | K | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | Z | Esci | Mappa generale del sito
VISITE AL DIZIONARIO website counter
Torna ai contenuti | Torna al menu