PHANUEL - PHARAM - PIAGHE D'EGITTO - DIZIONARIO BIBLICO

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PHANUEL - PHARAM - PIAGHE D'EGITTO
PHANUEL
(Ebr. Penu'el "faccia di Dio"). Nome di tre israeliti e di una località transgiordanica. Figlio di Hur e nipote di Giuda (I Par. 4, 4); secondo figlio di Sesac (I Par. 8, 25); padre della profetessa Anna (Lc. 2, 36). Località presso il guado del Iabbok, ad est del Giordano, ove Giacobbe reduce dalla Mesopotamia, lottò con l'Angelo (Gen. 32, 23.31 s.). Nella spartizione della terra promessa fu destinata, con la parte orientale della vallata giordanica, alla tribù di Gad (Ios. 13, 27). Per aver rifiutato le veto tovaglie al giudice Gedeone che inseguiva i Madianiti, nel ritorno vittorioso di questi fu distrutta la sua torre fortificata, e i cittadini più rappresentativi uccisi (Iudc. 8, 4.17). Ieroboamo la fortificò (I Reg. 12, 25) per assicurarsi il controllo di Galaad. È ricordata nella lista del faraone Sesac (n. 53; Per-nu- al). Viene identificata con Tulul ed-Dahab, 7 km. a monte di Tell Deir'Alla, sul fiume Iabbok, dove si trovano due rilievi (tell), a pendio rapido, artificialmente adattati ad abitazione e difesa fin dal Bronzo III (1550-1200 a. C.) al periodo bizantino; il tell occidentale, culminante in uno spiazzo di 225 m. di circonferenza, era munito di doppia muraglia; quello orientale era dominato da una robusta fortezza, ch'è probabilmente il migdol di Iudc. 8, 8.

BIBL. - F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, Parigi 1938, p. 406

PHARAN
Deserto dell'Arabia Petrea, l'odierno Badiet-et-Tih Bené Isra’el, altipiano desertico limitato a est dalla valle dell'Arabah, ad ovest dal deserto di Sur (Gen. 16, 7). a sud dal Gebel-et-Tih e a nord dal deserto di Sin. Con oasi di tamarici e di acacia, con rilievi montuosi, presenta sufficiente pastura e rare possibilità agricole. Fu raggiunto nel suo limite settentrionale (‘El Pa'ran) dalla spedizione dei re settentrionali che devastarono la Pentapoli (Gen. 14, 6) e dagli Ebrei usciti dall'Egitto e peregrinanti per il deserto. Di qui partirono gli esploratori della terra promessa (Num. 13, 3 ss.). La sedizione, determinata si al loro ritorno, fu punita con la condanna ad errare per 38 anni nei dintorni di Cades, localizzata ora nel deserto di Pharan (Num. 13, 26; 10, 12) ora in quello di Sin (Num. 27, 14; 33, 36), che deve essere considerato come il nome speciale della parte settentrionale. Nel deserto di P. abitò Ismaele, figlio di Agar, dopo la cacciata dalla casa del padre Abramo. (Gen. 21, 10-21) e vi si rifugiò David, perseguitato da Saul (I Sam 25, 1: i LXX leggono però Maon = Ma'in a sud-est di Hebron).
[A. R.]

PIAGHE D'EGITTO
Sono così denominati i flagelli che colpirono l'Egitto dopo la ripetuta ripulsa del Faraone a Mosè che, in nome di Dio, domandava la libertà per il' suo popolo (Ex. 5,1-8; 10, 24 ss.). Dio quando mandò Mosè dal Faraone, gli annunziò che questi non si sarebbe deciso se non dopo "segni" e "prodigi" (7, 3 ss.). Il Faraone rispose a Mosè ed Aronne: «Chi è Iahweh, che io abbia da ubbidire alla sua voce, lasciando andare Israele? Non conosco Iahweh, e neanche Israele lascerò che se ne vada» (5, 2); e Iahweh si fece conoscere.
Le dieci piaghe d'Egitto
Le p. d'Egitto sono dieci e vengono presentate nell'Esodo in modo assai esteso.
1. L'acqua del Nilo mutata in sangue (7, 14-25); mortifera per i pesci. Il fatto è in qualche modo imitato dai maghi di corte.
2. Le rane (7, 26.8, 11) che dai canali e stagni invadono il paese; il fatto è imitato dai maghi di corte.
3. Le zanzare (o insetti del genere) (8, 12.15) riempiono l'Egitto: i maghi non riescono più ad imitare il segno.
4. I mosconi (o insetti del genere) (8, 16-28) invadono persone e case.
5. La peste (9, 1-7) epizoica che distrugge il bestiame: «tutto il bestiame d'Egitto morì».
6. Le pustole ulcerose (9, 8-12) colpiscono bestie e uomini.
7. La grandine (9, 13-35), con tuoni e pioggia, abbatte quanto trovasi sui campi: uomini, bestie, messi, ortaggi, lino.
8. Le cavallette (101, 1-20) in così gran numero da oscurare la faccia della terra: sui campi non rimase più nulla di verde.
9. Le tenebre (10, 21-29) coprono tutto l'Egitto per tre giorni.
10. La morte dei primogeniti (minaccia 11, 1-10; esecuzione 12, 29-36): verso la mezzanotte, Dio colpisce di morte tutti i primogeniti delle famiglie egiziane, dal primogenito del Faraone a quello dell'ultimo schiavo. Finalmente il Faraone prega gli Ebrei di partire, e gli Egiziani li ricolmano di regali purché vadano via presto.
Le p. sono dirette non soltanto contro il Faraone, ma contro tutto l'Egitto (cioè, probabilmente, la regione del Delta ove erano sia il Faraone che gli Ebrei): il Faraone doveva comprendere la straordinaria potenza del Dio di Mosè e mortificare la propria alterigia; gli Egiziani dovevano essere puniti per le passate vessazioni contro gli Ebrei protetti ormai dal loro Dio (6, l ss.; 10, 2); e gli Ebrei (esentati dalle p.) dovevano corroborare la loro fede in Iahweh e nella divina missione di Mosè.
Caratteristiche e significati
Le p. riflettono una naturale caratteristica dell'Egitto (almeno per la regione del Delta), in quanto quasi ogni anno dal mese di luglio ad aprile, a causa specialmente delle inondazioni del Nilo, si rinnovano - con varia intensità ed estensione- gli stessi fenomeni, comprese le tenebre (i venti detti "khamsin"). Tuttavia le p. non sono fenomeni puramente naturali, infatti: sono preannunziate da Mosè, avvengono ad un suo cenno, terminano quando egli vuole, la loro intensità supera ogni esperienza, e la decima piaga esula da ogni evento naturale. La connessione dei fenomeni delle p. con quelli che più o meno si verificano ogni anno, fa risaltare maggiormente la loro soprannaturalità - quoad modum -, inquadrandole nella normalità delle vicissitudini stagionali egiziane. Anche il modo di agire di Mosè ed Aronne nello scatenare le p., risulta ambientato col modo di agire dei maghi e indovini, molto in onore nell'Egitto. L'aspetto letterario della narrazione delle p. dimostra unità, una certa artificiosità stilistica e un climax ascendente: le prime due sono imitate dai maghi che alla terza riconoscono la potenza divina ed alla sesta sono colpiti dalle pustole ulcerose; di cinque p. è detto espressamente che ne furono esenti gli Israeliti, o la terra di Gessen (ove si trovavano); alla 1a piaga il Faraone resta insensibile; domanda che Mosè ritiri la IIa; alla IV permette che gli Ebrei vadano a sacrificare - ma soltanto nel prossimo deserto -; alla VII riconosce di aver mancato; concede l'esodo dei soli uomini dopo l'VIII; alla IX permette l'esodo di tutti gli Ebrei, ma non delle loro greggi; e finalmente alla X p. è lui stesso che li chiama ed invita a partire (uomini, donne, bambini, greggi); lo stesso climax ascendente notasi pure nella richiesta di Mosè al Faraone. Tra i vari testi biblici che ricordano le p., sono di particolare importanza per gli sviluppi dottrinali: Ps. 78 [77], 43-53; 105 [104], 28-38; Sap. 11, 6-20; 16, 1-19; 17-18.
[L. M.]

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