CATTOLICHE - CEDRON - CESAREA DI FILIPPO - DIZIONARIO BIBLICO

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CATTOLICHE - CEDRON - CESAREA DI FILIPPO
CATTOLICHE
(Lettere) Sono così chiamate, cf. Eusebio, s. Girolamo: PG 20, 205; PL 23, 639.646 (molto probabilmente nel senso di "universali" [Pseudo-Ecumenio PC 119, 453; Isidoro di Siv. PL 82, 234] o encicliche, in quanto non dirette a una comunità particolare, ma a tutta una regione del mondo cristiano; II-III Io. hanno destinazione privata, ma sono annesse alla I Io. quasi semplici appendici) le 7 lettere che nel catalogo dei libri santi (canone del Concilio di Trento) e nelle edizioni del Nuovo Testamento vengono dopo le quattordici lettere di Paolo e prima dell'Apocalisse, nel seguente ordine: una di Giacomo, due di Pietro, tre di Giovanni, una di Giuda; ordine prevalso nelle Chiese orientali, quasi dappertutto dagli inizi del IV sec. e passato in occidente ad opera di s. Girolamo con la Volgata; i Greci in ciò si ispirarono probabilmente a Gal. 2, 9, Giacomo, Cefa, Giovanni; bastava aggiungere Giuda. Nel II-III sec. sorsero dubbi sulla canonicità di queste lettere, eccetto per la I Pt. e I Io. (cf. Eusebio, PG 20, 269; J. Ruwet, in Biblica, 13 [1942.] 18.42 per Origene); per l'apparente opposizione tra Iac. 2, 14-26 e Gal. 3, 1-14; Rom. 3, 21.4, 25; per l'uso di apocrifi (Enoch): II Pt.; Iud. Nel IV sec. appare in forma chiara il consenso unanime sulla loro canonicità (v. Canone). Alquanto trascurate ordinariamente, anche perché le lettere paoline attirano facilmente l'attenzione degli studiosi e dei lettori, le l. c., «questa regione poco conosciuta della Bibbia, riservano molte meraviglie e molte consolazioni, tanto più gustate quanto meno previste» (A. Charue). Per la preziosa e varia dottrina teologica, in esse contenuta, cf. le singole voci: Giacomo, Pietro ecc.
[F. S.]

BIBL. - A. CHARUE, Les épitres catholiques (La Ste Bible. ed. Pirot, 12). Parigi 1938, pp. 375-79; J. CHAINE, L'ép. de Jacques (Etudes Bibliques: la seconde de Pierre, les ép. de s. Jean. l'ép. de Jude) (manca la I Pt.), ivi 1939; P. DE AMBROGGI. Le epistole cattoliche (La S. Bibbia, S. Garofalo), Torino 1949, pp. 1-8.

CEDRON
Torrente o valle che nasce a nord-est di Gerusalemme, ai piedi del monte Scopus (ca. m. 760 sul mare) e scorre tra Gerusalemme ed il monte degli Olivi in un vallone profondo, denominato oggi Wadi Sitti Marjam "vallone della Madonna Maria". Congiuntosi con il Wadi er-Rababi (valle di Ennon, Gehenna) a sud-est della città, si getta nel Mar Morto all'altezza di Ras Fesha, dopo aver percorso il deserto in un letto sempre più profondo e dirupato (il Wadi en Nar). Il C. fu attraversato da Davide in pianto per la ribellione di Assalonne, a piedi scalzi e a capo coperto in segno di lutto (2Sam 15, 23-30). Semei, l'insultatore del Re Davide, benché proibito da Salomone di attraversare il C. sotto pena di morte, lo attraversò e fu ucciso (I Reg. 2, 37-46). Al C. sono destinate le ceneri degli idoli distrutti dai re, nelle loro riforme religiose in favore del puro iahwismo (1Reg. 15, 13; 2Par. 15, 16; 29, 16; 30, 14; 2Reg. 23, 4.6.12). Il C. fu infine attraversato da Cristo all'inizio della Passione, per recarsi al Gethsemani (Io. 18, l). Nel C. tradizioni giudaiche, cristiane e mussulmane localizzarono la valle del Giudizio universale (valle di Giosafat (v.) "dove Dio giudica"), mentre in Ioel 4, 2.12 si tratta soltanto di un nome simbolico e non di un luogo reale. Nel C. si trovano molti sepolcri: il cimitero mussulmano sul versante occidentale; quello ebraico, sul versante orientale tra cui le cosiddette tombe di Assalonne, Giacomo e Zaccaria.
[A. R.]

BIBL. - H. VINCENT - F. M. ABEL, Jérusa

CESAREA DI FILIPPO
Località alle falde meridionali del monte Hermon, consacrata al dio agreste Pan, venerato nella grotta donde sgorgava la sorgente orientale del Giordano (F. Giuseppe, Bell. I, 21, 23; Ant. XV, 10, 3) e perciò denominata anticamente, assieme alla regione circostante, Paneas (***: Polibio XVI, 18, 2; XXVII, 1, 3) nome che sopravvive nell'odierno Banjas. Erode il Grande vi edificò un tempio in onore di Augusto; suo figlio Erode Filippo, tetrarca dell'Iturea e Traconitide dopo averla ampliata ed abbellita negli anni 3-2 a. C. la denominò C. in onore di Augusto (F. Giuseppe, Ant. XVIII, 2, l). Per distinguerla dall'omonima città marittima fu chiamata C. Paneas o C. di Filippo (F. Giuseppe, Ant. XX, 9, 4;, Vita 13); con questo nome è pure ricordata nei Vangeli (Mt. 16, B; Mc. 8, 27). Nelle vicinanze di C. Pietro, sollecitato da Cristo ed illuminato da una rivelazione divina (Mt. 16, 17), pronunciò la duplice professione di fede (Mt. 16, 13-16; Mc. 8, 27.30; Lc. 9, 18-21): nella messianicità di Cristo «Tu sei il Cristo» (Mt. 16, 16) e nella sua Filiazione naturale «il Figlio - *** - del Dio vivo»: Mt. 16, 16). Subito Cristo lo ricambiò con la promessa esplicita del primato personale e dei suoi successori nel Pontificato, formulata in triplice metafora (pietra, chiavi e potestà di sciogliere e legare) (Mt. 16, 17 ss.). Non sembra che Cristo sia entrato in C. a causa dello spiccato carattere pagano della città. Qui, secondo un'antica leggenda cristiana riferita da Eusebio (Hist. Eccl. VII, 18) avvenne la guarigione dell'emorroissa (Mt. 9, 20 e par.), la quale avrebbe innalzato davanti alla sua casa una statua al suo benefattore, eliminata poi da Giuliano l'Apostata.
[A. R.]

BIBL. - G. PERRELLA. I Luoghi Santi. Piacenza 1936, pp. 176-81; F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, II, Parigi 1938, p. 297 s.

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