MICHEA - MIRACOLO - DIZIONARIO BIBLICO

Vai ai contenuti

Menu principale:

M
MICHEA - MIRACOLO
MICHEA
(Mi-ka-jah = chi come Iahweh?), uno dei profeti minori. In Mi. 1, 1 è designato "il Morastite", il nativo quindi, di Moreset-Gat (1, 14), località vicina a Gat dei Filistei, nella giudea Shefelah, sulla carta di Madaba collocata a nord-nord-est di Eleuteropoli (Beit Gibrim). Si identifica con Tell Gedeide e da altri con Tell Sandahanne (Kh. Mar Hanna). Da distinguersi da Maresa (Kh. Mar Maras). (cf. F. M. Abel, Géographie de la Palestine, II, Parigi 19138, pp. 29.392; e DBs, III, col. 352). Dovette soffrire nell'invasione di Sennacherib. M. sente al vivo le ingiustizie dei ricchi capitalisti. Profetò sotto Iotam (738-736; 751), Achaz (736-721) ed Ezechia (721-693) per un periodo cioè di circa 45 anni. Fu contemporaneo di Isaia ed Osea. Nel 609 i seniori di Giuda addussero Mi. 3, 12 per salvare Geremia (cf. Ier. 26, 17 ss.) dalla furia popolare per un vaticinio contro il tempio. M. forse partecipò alla riforma promossa da Ezechia (2Par. 29 ss.; I Reg. 18, 3-7). È da distinguersi da M. figlio di Iemla (I Reg. 22, 8; II Par. 18, 7). I critici riconoscono unanimemente l'autenticità dei cc. 1-3, rispondenti all'ambiente Ezechiano, secondo altri a quello di Achaz. Ammettono invece trasposizioni, interpolazioni, mutamenti d'opinione o di punti di vista nei cc. 4-5 e li considerano un mosaico di frammenti in maggior parte postesilici; infine considerano i cc. 6-7 come appendici non autentiche, perché parlano della restaurazione di Israele! Ma in tutti i profeti, alle minacce per l'empietà del presente segue sempre il vaticinio della restaurazione di Giuda, che culminerà nel regno del Messia. Tutti gli argomenti addotti contro l'autenticità di questi brani non hanno valore, e fondatezza (cf. J. Coppens, 30).
Divisione del Libro
Il libro segue un ordine logico: vaticini contro Giuda e Israele; giudizio divino e castigo: restaurazione messianica.
I Parte: 1-3: Contro Samaria e Giuda. Invito a tutto il creato ad assistere al giudizio solenne di Dio provocato dall'idolatria, che culmina nella distruzione di Samaria e si estende alla Giudea di cui si nominano 10 città. Arringa contro le ingiustizie dei capitalisti (2, 1-6). Intervento dei falsi profeti e replica di M. Di nuovo contro le ingiustizie sociali. Dio raduna il popolo come un pastore fa col suo gregge (2, 6-13). Gerusalemme sarà distrutta con il Tempio a motivo dei sacerdoti e dei falsi profeti (3, 8-12).
II Parte: 4-5: Restaurazione messianica. Il Tempio e Gerus. diventeranno luogo di adorazione e cattedra di verità universale (cf. Is. 2, 2.4); periodo di pace sotto la protezione di Iahweh; raduno di Israele e sua potenza (4, 1-8); sua situazione attuale dolorosa; predizione dell'esilio babilonese e liberazione (9-10); attacco delle nazioni contro Gerusalemme; umiliazione del suo re (11-14); nascita del Dominatore a Betlemme; parto della Vergine (cf. Is. 7, 14); periodo di pace, liberazione dagli Assiri (5, 1-5); il residuo di Giacobbe fecondo e potente tra i popoli (6-8); sua purificazione da parte di Dio (9-14).
III Parte: 6-7: Contesa tra Dio ed il popolo; stimola alla gratitudine con la giustizia; la misericordia e l'obbedienza a Dio (6, 1-8). Contro i capitalisti disonesti ed i fraudolenti e quei che seguono la linea di condotta di Omri (9-16). Corruzione generale, punizione con guerre intestine (7, 1-6); fiducia in Dio: riabilitazione di Israele, umiliazione delle nazioni; misericordia di Dio verso il "residuo" del suo popolo; remissione dei loro peccati. Il libro fu ultimato al tempo di Ezechia; ben conosciuto dai contemporanei di Geremia (cf. Ier. 26, 18). Certo prima della distruzione di Samaria (722). Si parla del re (2, 13; 4,9) e dell'Assiria (5,4 s.; 7,12). Tutti lodano lo stile e la vivacità drammatica di M. Nella prima grotta di Qumran (presso il Mar Morto) è stato rinvenuto ano che un midras su M. (J.-T. Milik, Fragments d'un midrash de M. dans les manuscrits de Qumran, in RH, 59 [1952] 412-418). È citato in Mt. 10, 36 = Mi. 7, 6; Mt. 2, 6 = Mi. 5, 1 (cf. Io. 7, 42). Mi. 4, 1-4 è comune con Is. 2, 2-4. In Mi. 6, 1-8 abbiamo gli "improperi" che si leggono nella Settimana Santa. M. inculca la santità interiore (6, 6-16; 3, 5-8, 11).
[B. M.]

BIBL. - J. A. BEWER, The book of the twelve prophets, New York 1949; A. GEORGE, Michée, Sophonie, Nahum, (La Bibie de Jérus.), 1952.

MIRACOLO
Dal latino mirari indica un fatto che desta meraviglia o stupore, perché fuori dell'ordinario. Si suol definire: «Un fatto sensibile, operato da Dio, al di fuori di tutte le forze e le leggi della natura». Nella Bibbia, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, si descrivono molti miracoli e non mancano accenni alla causa (= onnipotenza divina) ed al fine del m. (= mostrare tale attributo di Dio, confermare la missione di un inviato da Dio ecc.).
Nel Vecchio Testamento
Nel Vecchio Testamento si parla di solito del m. come di un fatto eccezionale, meraviglioso (ebr. pele') oppure di un segno (ebr. 'òth) della potenza e benevolenza di Dio. Nella storia ebraica alcuni periodi (uscita dall'Egitto, conquista della Palestina, tempi di Elia e di Eliseo) appaiono quanto mai ricchi di tali interventi straordinari di Dio (passaggio del mar Rosso, passaggio del Giordano, la Manna ecc.), mentre troviamo registrato un solo m. nei profeti scrittori: il ritirarsi dell' ombra su l'orologio solare nel palazzo di Ezechia per ordine di Isaia (cf. 2Reg. 20, 9 ss.; Is. 38, 4-8). Spesso l'autore ispirato fa notare la connessione fra i miracoli, chiamati anche "azioni di potenza" (ebr. ghebhuròth; Deut. 3, 24; Ps. 106, 2) e l'onnipotenza divina, a cui nulla è impossibile (cf. Gen. 18, 14; Esth. 13, 9; Zach. 8, 6). Dio agisce su la natura e su gli uomini con l'irresistibile «soffio della sua potenza» (Sap. 11, 17-20). È innegabile - e quanto mai naturale, considerato il carattere peculiare della storia ebraica - che spesso si verificarono reali interventi divini, specialmente nei periodi più critici per il popolo depositario delle verità rivelate e delle promesse messianiche. Talvolta l'impressione di essere davanti ad un m. è causata dallo stile poetico od enfatico. È un criterio basato sul genere letterario; esso ora viene applicato a taluni fenomeni, come alla strage di Sennacherib (2Reg. 19, 35 ss.) ed al m. del sole attribuito a Giosuè (cf. Ios. 10, 12-15). Altre volte il m. è apparente non reale, in quanto il fenomeno, pur non superando le forze ordinarie della natura, è riferito direttamente a Dio invece che alle cause seconde, che lo produssero. Tutte le opere della natura (l'aurora, la luce, la pioggia, il moto delle stelle, l'ordine nel cosmo ecc.) spesso sono descritte come m. continui dell'onnipotenza di Dio. Ciò avviene in modo particolare nei libri profetici e poetici, fra i quali si distinguono i Salmi e Giobbe.
Nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento si hanno molteplici miracoli compiuti sia da Gesù che dagli Apostoli. Gesù stesso si riferisce ad essi come ad un indice sicuro del sopraggiungere dell'epoca messianica (cf. Mt. 11, 5). Sono una testimonianza al suo carattere di inviato di Dio. È il valore apologetico del m., che condanna quanti non credettero alle "opere" meravigliose (cf. Io. 14, 11). Gesù, per operare miracoli richiede la fede; ma d'altra parte si serve di tali prodigi proprio per suscitare la fede (Io. 2, 11; 9, 3; 11, 4.15.42) e per attestare la sua missione (cf. Mc. 2, 10; Mt. 12, 28 s.). I medesimi motivi si possono scorgere nei miracoli compiuti dai discepoli. Negli Atti degli Apostoli (cf. 3, 6.16; 4, 10) si rileva spesso come i miracoli comprovino il carattere divino di Gesù Cristo. S. Pietro lo definisce: «Uomo accreditato fra voi da Dio mediante miracoli, prodigi e segni, che Dio compì per mezzo suo» (At. 2, 22). La triplice denominazione dei fenomeni meravigliosi, operati contro le leggi della natura, ne accentua i diversi aspetti. Il m. è concepito o come qualche cosa di stupendo, che eccita la meraviglia (***) oppure come indice dell'onnipotenza divina (***) oppure come un segno (***) per documentare la genuinità del potere taumaturgico e quindi della dottrina predicata da chi opera un m. È noto come una caratteristica di s. Giovanni sia proprio presentare il m. come un segno, che suscita la fede dello spettatore in chi compie il prodigio (cf. Io. 2, 11).
[A. P.]

BIBL. - W. GRUNDMANN, ***, in ThWNT, II, PP. 286-318; G. BERTRAM, ***, ibid., II, pp. 631-40; A. OEPKE, ibid., III, pp. 194-215; P. A. LIÉGÉ, in RScPhTh, 35 (1951) 249-54.

Home | A | B | C | D | E | F | G | H | I | K | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | Z | Esci | Mappa generale del sito
VISITE AL DIZIONARIO website counter
Torna ai contenuti | Torna al menu