PECCATO ORIGINALE - PENTAPOLI - DIZIONARIO BIBLICO

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PECCATO ORIGINALE - PENTAPOLI
PECCATO ORIGINALE
È la privazione della grazia o la mancanza dell'amicizia di Dio, in ogni uomo che nasce, causata dal peccato dei nostri pro genitori. Come un duca, ribelle al suo re e diseredato, perdeva titolo e dignità per sé e per tutti i suoi discendenti, così Adamo, peccando, perdette tutti i doni soprannaturali e preternaturali ricevuti; trasmettendo ai suoi figli, a tutta l'umanità, la vita fisica, integra, perfetta naturalmente, ma senza la grazia e gli altri doni; anzi con le prave inclinazioni, che i peccati aumenteranno (v. Adamo). Per la morte (v.), la pena più espressiva del p. originale, il Vecchio Testamento è esplicito (Eccli. 25, 23; Sap. 2, 23 s.; Dio creò l'uomo per l'immortalità...; per invidia del diavolo entrò nel mondo la morte, ne fanno l'esperienza quelli del suo partito). Non si tratta della morte fisica come tale, ma principalmente come separazione completa da Dio, con la discesa dell'anima nello se'ol, lungi da Lui; separazione che sarà definitiva solo per gli empi. Il Vecchio Testamento afferma l'idea generale di un cambiamento acquisito per l'umanità nei rapporti con Dio; l'espulsione dal Paradiso, decide della sorte del genere umano. Parla di pene ereditarie: sofferenze, concupiscenza (v.). Ps. 51 [50], 7; 56 [53]; Iob 13, 25 s.; 14, 4 suppongono uno stato di corruzione nativa, di miseria morale congenita. Manca, però, in tutto il Vecchio Testamento e nella letteratura giudaica l'affermazione sia pure implicita, che ogni uomo nasce in stato di inimicizia con Dio. Tale dottrina è esplicitamente insegnata da Paolo (Rom. 5, 12-21). Per dimostrare l'universalità ed efficacia della redenzione del Cristo, unica fonte di vita, l'Apostolo istituisce il parallelismo tra l'opera di Adamo peccatore, capo e iniziatore dell'umanità decaduta (Gen., Eccli., Sap.), e l'opera del Cristo, antitipo, capo e causa della umanità riscattata. Si contrappongono due rapporti di solidarietà efficace: Adamo - tutti gli uomini; Cristo - tutti gli uomini; la prima solidarietà stabilisce il regno del peccato e della morte, la seconda quello della grazia e della vita. «Come per un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e mediante il peccato la morte, e così la morte ha colpito l'umanità intera, perché tutti han peccato». Il peccato è personificato: potenza malefica che tiene l'uomo schiavo, contro Dio (cf. Rom. 6-7). Entra nel mondo (= nelle coscienze) per la ribellione di Adamo; e, mediante il peccato, la morte non soltanto fisica, ma separazione completa da Dio (= Sap. 2, 23 s.) con tutte le conseguenze fisiche e morali. S. Paolo trascura Eva, perché Adamo è il capo dell'umanità ed egli vuole opporlo a Cristo. La morte regna perché tutti han peccato. Una pena non è inflitta se non è comminata - spiega S. Paolo nei vv. 13 s. -; ora da Adamo in poi la morte non poteva dirsi inflitta per i peccati personali, mancando un ordine divino al riguardo; la promulgazione autentica della Legge divina avviene con Mosè. La Legge naturale, scritta nei cuori, non era abbastanza manifesta e determinata nelle sue prescrizioni e sanzioni. Inoltre, erano morti anche molti uomini non colpevoli di peccati personali. La loro morte che comportava la separazione da Dio, non può dunque spiegarsi che per la loro solidarietà con Adamo, nella pena e nella stessa colpa da essi ereditata. Lo dice espressamente il v. 19: «per la disobbedienza di un solo uomo, tutti gli altri sono costituiti peccatori, come tutti sono costituiti veramente giusti per l'obbedienza del cristo». Tutti dunque han peccato in Adamo, sebbene tale precisazione non sia nel testo; la Volgata in quo omnes peccaverunt può spiegarsi «perché tutti han peccato»; e certo il greco *** è soltanto causale (2Cor 5, 4 ecc.). S. Paolo non dice come ebbe luogo questa infezione; pone il principio; in realtà il p. originale non è l'oggetto diretto della sua argomentazione. Né più ne parla altrove; in Eph. 2, 3 «eravamo per natura (***), come gli altri, votati alla collera», si tratta dei peccati attuali, inerenti all'uomo privo della grazia (***). La Redenzione elimina il peccato; dà forza per vincere la concupiscenza che rimane (Rom. 7); trionferà definitiva mente della morte con la risurrezione finale dei corpi (Rom. 8).
[F. S.]

BIBL. - F. SPADAFORA, in Enc. Catt. It.; J. M. LAGRANGE, Epitre aux Romains, Parigi 1931, pp. 104-18; J. BONSIRVEN, Il Vangelo di Paolo. Roma 1951, pp. 113-28; TH. MAERTENS, La mort a régné ,depuis Adam (Gen. 2, 4-3, 24), Bruges 1951; S. LYONNET, Le péché originel et l'esegèse de Rom. 5, 12-14, in RScR, M (1956) 63-84; F. SPADAFORA, Rom. 5, 12: esegesi e riflessi dommatici, in Divinitas 2 (1960) 289-298.

PENTAPOLI
Regione e confederazione di cinque città (Sap.10, 6); Sodoma (Sedom), Gomorra ('Amorah; ***). Admah, Seboim, Bela' (Segor). I dati biblici (Gen. 14, 3; 13, 10- 12), le condizioni ambientali (depositi di sali, di zolfo e di asfalto, vestigia di terremoto) e l'esplorazione archeologica compiuta dagli americani a Bab ed Dra'a localizzano la P. nella parte meridionale del Mar Morto, tra la penisola El Lisan e Gebel Usdum (Sodoma), dove doveva trovarsi la valle dei Siddim (Gen. 14, 3.8.10). La localizzazione nella parte settentrionale, a Teleilat Ghassul, è oggi esclusa dall'attribuzione delle rovine alla fase calcolitica (4000.3200 a. C.) abbondantemente at. testata in Palestina, e non al tempo di Abramo (1800 a. C.). Contro i re della P. fu condotta la grossa razzia dei quattro re settentrionali (Gen. 14), che aveva la scopo di assicurare il controllo della grande via commerciale tra la Siria e l'Arabia, e che causò probabilmente la brusca interruzione della cultura in Transgiordania verso il 1900 a. C., riscontrata dall'esplorazione archeologica di N. Glueck. Quattro città della P. (Deut. 29, 22; Gen 19, 28) andarono distrutte in un'annientatrice distruzione, causata da Dio col concorso di elementi naturali del luogo (bitume, esalazioni solforose), in punizione del loro pervertimento sessuale, che tentò intaccare la rettitudine dei patriarchi ebraici (Gen. 18, 16-19, 29). Fu risparmiata soltanto Bela' (Segor), perché rifugio di Lot, fuggito da Sodoma e protetto da Dio (Gen. 19, 15, 29).

BIBL. - F. M. ABEL, in RE, 40 (1931) 388 ss.; P. DHORME. ib., p. 503 ss.; J. M. LAGRANGE, in RE. 41 (1932) 489-514; L. H. VINCENT, in RB, 44 (1953) 69-104. 212-44; R. DE VAUX, in RE, 55 (1948) 326 s.

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