GIUDA (REGNO DI) - DIZIONARIO BIBLICO

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GIUDA (REGNO DI)
GIUDA (REGNO DI)
Per la storia del popolo ebraico dagli inizi alla fine del periodo dei Giudici, v. Ebrei (storia); e successivamente Saul, David, Salomone. Alla morte di Salomone (930 a. C.), avvenne la scissione del regno in due tronconi; le dieci tribù settentrionali si staccano dalla dinastia davidica, cui rimane fedele la tribù di Giuda, Simeone e la parte meridionale di Beniamino che finiranno con l'essere assorbite dalla prima. Si ha pertanto la storia separata del regno di Israele (930-721 a. C.) o settentrionale o di Efraim (quale tribù principale) o di Samaria dalla futura capitale (v. Israele), e quella del r. di G. dal 930 al 587, fino cioè alla distruzione di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor, fondatore del grande impero neo-caldeo (605-539 a. C.). Per il prospetto cronologico dei due regni, v. Cronologia biblica. Per l'esilio, il ritorno e il periodo della restaurazione post-esilica, fino ai Maccabei, v. Giudaismo.
Roboam e Abia
Morto Salomone, subito gli successe il figlio Roboam, di circa 41 anni (2Par. 12, 13). In Giuda rimase la successione ereditaria della dinastia davidica. Educato spensieratamente nello sfarzo, non comprese la portata delle trattative che le tribù settentrionali vollero condurre con lui a Sichem, prima di dargli la loro adesione; la sua insulsa risposta da despota, e l'invio dell'odiato Adoniram, già esattore sotto Salomone, che venne ucciso dalla folla, definirono la scissione. Roboam dovette rientrare di corsa a Gerusalemme (I Reg. 12). Ridotto alla sola tribù di Giuda (praticamente da poco a nord di Gerusalemme fino al Negheb), cercò di ingrandire il suo territorio, a spese delle tribù settentrionali. E l'ostilità tra i due regni fu quasi continua. Nel 925-24 subì l'invasione di Shosenq, re d'Egitto. Nell'elenco di 165 città da lui occupate, fatto incidere sulla parte esterna del Tempio di Amon a Karnak (Tebe), una cinquantina sono di Giuda e Israele. Vi figurano ad es. Gibeon, Bethoron; manca invece Gerusalemme. In realtà (I Reg. 14, 25-28; 2Par. 12, 7) il Faraone entrò a Gerusalemme, ma impose soltanto la consegna dei tesori della reggia e del Tempio. Poco dopo (924), Shosenq morì e per ca. due secoli la dominazione egiziana fu assente dalla Palestina. Roboam fortificò quindi le città verso l'Egitto: Betsur, Lachis, Betlem ecc. Poco fervente iahwista, se non idolatra (cf. I Reg. 15, 12), tollerò il culto sincretistico delle alture (v.), cui spesso era unita la prostituzione sacra, ricordata ancora in Giuda sotto Asa, Iosafat (1Reg. 15, 12; 22, 67), anzi al tempo di Iosia, fin nel Tempio (2Reg. 23, 7). Si accentuava il declino già iniziato con Salomone, verso l'infedeltà al monoteismo, con l'infrazione dell'alleanza del Sinai. Le coraggiose parentesi, ad opera di pii re, non serviranno che a ritardare di qual. che secolo, la rottura completa dell'alleanza (v.), con l'applicazione della sanzione: la distruzione del regno e l'esilio. Dopo 17 anni di regno gli successe il figlio Abia (912-10, tre anni di regno: 1Reg. 15, 1- 6; 2Par. 13); che, in lotta con Ierohoam, conquistò a Giuda molte città. La regina madre, Maacha, nipote di Absalom, eresse un idolo della dea Asera, vicino al torrente Cedron!
Asa
Asa (910-870: I Reg. 15, 9-15; II Par. 14-16), ebbe uno splendido inizio, degno di un re teocratico. Eliminò i "prostituti sacri", gli idoli; mise da parte l'ava, bruciando l'idolo da essa eretto; tolse le alture idolatriche; ma lasciò quelle iahwistiche, cui il popolo era tanto affezionato. Nel 150 anno di regno, rinnovò l'alleanza con Iahweh (2Par. 15, 9-16), e furono presenti molti del regno di Israele. E tenne testa, con l'aiuto del Signore, al kusita Zekah (da non confondere con Osorkon I, figlio di Shosenq, che non era kusita), che proveniente dalla Nubia o dal nord-ovest dell'Arabia, era penetrato fino ad Hebron. Asa lo sconfisse e nell'inseguirlo conquistò varie città nella regione di Gerara, asportando molto bottino. Negli ultimi anni, Asa non perseverò nella pietà iniziale: contro Baasa re d'Israele, chiese ed ottenne l'aiuto di Benadad I, re di Damasco, e ne fu aspramente ripreso dal profeta Hanani (2Par. 16, 7 ss.). Cadde quindi ammalato e negli ultimi due anni assunse a conregente il figlio Iosafat. Nei primi sessant'anni, dunque, tra Giuda e Israele si era conservato un certo equilibrio. Il passo di Asa, che per la prima volta chiama in mezzo un estraneo, è un nuovo indirizzo, molto pericoloso, che porterà alla rovina i due regni.
Iosafat
Iosafat (870-849: I Reg. 22; II Reg. 3; II Par. 17-20) fu tra i re più pii; molto valoroso, anche se non sempre fortunato. Continuò a reprimere le pratiche sincretistiche e idolatriche, così come è stato detto di Asa. In più, promosse con grande zelo l'istruzione religiosa del popolo: un collegio di catechisti (2 sacerdoti, 7 leviti e 5 laici) percorse per questo tutte le città di Giuda (2Par. 17, 7 ss.). Allestì una flotta per importare oro da Ofir, e far rifiorire il commercio; ma al primo viaggio essa naufragò ad Asion-Gaber (I Reg. 22, 29). Fece pace ed amicizia con Israele, suggellata col matrimonio di suo figlio Ioram ed Atalia,figlia di Achab e Iezahele, la fenicia. Atto che potrebbe dirsi di accorta politica, ma effettivamente grave errore, oltremodo dannoso per Giuda, rimproveratogli dal profeta
Iehu
Iehu (2Par. 19, 2); ché Atalia porterà a Gerusalemme la nefasta influenza di Iezabele e del culto fenicio, e tenterà addirittura di sopprimere la dinastia davidica. Iosafat, con l'alleato Achab, mosse alla riconquista di Ramoth di Galaad, contro l'avviso del profeta Michea, figlio di Iemla; e riuscì appena a ritornare salvo mentre Achab vi fu ucciso (2Par. 18-19, 3). Fu con Ioram, nipote di Achab, nella spedizione contro Mesa (v.), re di Moab, conclusasi con una ritirata (2Reg. 3). Da solo, invece, vinse gli Ammoniti che, con Arabi e Edomiti, avevano invaso Giuda (2Par. 20). Fu senz'altro uno dei migliori re di Giuda; il suo regno, salvo poche eccezioni, fu tra i più prosperi e felici. Tuttavia si noti il distacco da David che nulla faceva senza prima consultare Iahweh. Le tristi conseguenze del passo falso di Iosafat apparvero presto con Ioram (849-842). Dominato dalla nefasta Atalia, combatté apertamente il iahwismo, e favorì i culti idolatrici, trucidando quanti si opponevano al suo indirizzo politico-religioso: fratelli, parenti e tra i maggiorenti del popolo (2Par. 21, 6-11). Intanto gli Edomiti si rendono indipendenti (2Reg. 8, 20 ss.); Filistei e tribù Arabe invadono Giuda, saccheggiando Gerusalemme e la reggia deportando gli stessi membri della famiglia reale (2Par. 21, 16 ss.). Ioram morì a 40 anni, dopo lunga e sconcia malattia, predetta gli da Elia (v.), sepolto lungi dalle tombe reali (2Par. 21, 12-20).
Ochozia
Il figlio Ochozia (842 a. C.), salì sul trono a 22 anni; seguì in tutto Ioram, mentre spadroneggiava Atalia (2Par. 22,3; 2Reg. 8, 18.27). Con Ioram, re d'Israele e suo zio, partecipò all'assedio di Ramoth di Galaad, e ferito, con lui, a Iezrael, da Iehu, nuovo re d'Israele, fu ucciso a Megiddo (2Reg. 8, 28 ss.; 9, 29; in 2Par. 22, 9 Samaria è indicazione generica o errore di copista).
Atalia
Atalia (842-836 a. C.) allora uccise tutti i discendenti della famiglia reale (suoi nipoti), e per sei anni riempì Gerusalemme' di are e idoli per il culto di Baal. Dalla strage scampò solo il piccolo Ioas, figlio di Ochozia, portato in salvo da Iosabet, sorellastra di Ochozia e moglie del sommo sacerdote Ioiada, nascosto ed allevato nel Tempio. La profezia di Nathan a David (2Sam sulla perpetuità della sua dinastia, dalla quale uscirà il Messia, riceve conferma dalle vicende storiche del r. di G., e insieme ne fa discernere chiaramente il disegno e la Provvidenza del Signore.
Ioas
Ioas, a sette anni, è proclamato solennemente re di Ioiada, nel Tempio, con l'aiuto delle guardie del corpo; Atalia accorsa è trascinata fuori ed uccisa (2Reg. 11; 2Par. 22- 23). Ioas regnò 39 anni (836-797: 2Reg. 12; 2Par. 2); subì il benefico influsso del pio Ioiada. Si interessò personalmente della riparazione del Tempio, manomesso da Atalia. Verso la fine del regno, morto Ioiada, si lasciò influenzare dal forte partito sincretista; fece uccidere l'ispirato Zaccaria, figlio o nipote di Ioiada, nell'atrio del Tempio, dove questi redarguiva il popolo per la rinnovata infedeltà verso Iahweh (2Par. 24, 15-22; Mt. 23, 35; Lc. 11, 51). L'anno dopo (798), fu umiliato da Hazael; dal quale si liberò dandogli il tesoro del Tempio e della reggia! E subito dopo fu ucciso da due cortigiani.
Amasia
Il figlio Amasia incominciò bene (797-789; 2Reg. 14; 2Par. 25): punì gli uccisori del padre, senza estendere la pena ai familiari, come allora si suoleva; si attenne in ciò al precetto della Legge (Deut. 24, 16). Riorganizzò le truppe, sottomise gli Edomiti, occupandone la capitale. Il successo lo rese stolto. Sordo ai richiami di un profeta, portò a Gerusalemme gl'idoli dei vinti; quindi attaccò Ioas re d'Israele, ma fu sconfitto a Bethsames (Beth-semes), e catturato. Rimandato subito dopo, visse inglorioso, finché non fu ucciso a Lachis, dove aveva cercato rifugio.
Azaria
Decimo re, dopo lo scisma, fu Azaria, detto anche Ozia ('uzzijjah); successe al padre, appena sedicenne e regnò 30 anni (769-738 a. C.: 2Reg. 14, 21-15; 2Par. 26). Regno florido e fortunato. Condusse vittoriose campagne contro Edomiti, Filistei, Arabi, Ammoniti; mantenne amichevoli rapporti con Israele (Ieroboam II); rafforzò Gerusalemme e altri centri; organizzò un forte esercito; promosse l'agricoltura e la pastorizia, riattivò il commercio sul Mar Rosso, riconquistò il porto di Elath, dando a Giuda un alto livello di floridezza (cf. Is. 2, 7 ss.). Premio del suo zelo per il culto di Iahweh, al quale l'aveva educato la pia madre Iecholia e un profeta di nome Zaccaria, per molti anni suo fido consigliere (2Par. 26, 3.5). Rimase soltanto il culto delle alture iahwistiche (2Reg. 15, 3 ss.). Negli ultimi anni, si lasciò vincere dall'orgoglio; volle usurpare funzioni sacerdotali; fu subito colpito da lebbra e dovette segregarsi; lasciando il governo al figlio Iotam che gli fu associato nel regno per ca. 11 o 13 anni; regnando quindi da solo 5 o 3 anni.
Iotam
Iotam (Ioatam) fu zelante iahwista; costruì la "porta superiore del Tempio"; edificò alcune città, torri e fortezze; durante il conregno sconfisse gli Ammoniti (2Par. 27). Già con lui iniziano le ostilità siro-israelitiche contro Giuda, scoppiate sotto il suo figlio e successore Achaz. Contemporanei di Azaria furono i profeti Amos (1, 1) e Osea (1, 1) in Israele; Isaia inizia il suo ministero in Giuda, nell'anno stesso della morte di Azaria (6, 1), e nei cc. 2-5 allude alle condizioni sociali del suo regno. Egli profeterà sotto Iotam, Achaz, Ezechia e morirà durante il regno di Manasse. Il grande movimento profetico ha appunto inizio in questo tempo, e preparerà Giuda al castigo supremo della distruzione e dell'esilio, additandone la giustizia e la necessità nell'infrazione continua dei termini dell'alleanza, ma svelando insieme il radioso avvenire che il Signore prepara ai superstiti purificati.
Achaz
Achaz (3Reg. 16; 2Par. 28) seguendo l'indirizzo del padre negò l'adesione all'alleanza siro-efraimitica contro l'Assiria, attirandosi addosso i federati che lo ridussero ben presto al mal partito. Rasin, re di Damasco e Facee, re di Samaria, lo assediano a Gerusalemme, pronti ad insediarvi un ignoto «figlio di Tabeel», prono ai loro disegni. Si tratta della perennità della dinastia (2Sam 7): Isaia sereno, mentre tutti tremano (Is, 7, 2) fa di tutto perché Achaz riponga la sua fiducia nel solo Iahweh. Ma Achaz non ha fede; invoca l'aiuto assiro, mandando ad Assur l'oro e l'argento del Tempio e della reggia; cerca di propiziarsi gli dei di Damasco (!), immola a Moloch il proprio figlio.
Teglatfalasar III
Teglatfalasar III interviene, espugna Damasco (732 a. C.), devasta Samaria. Ed Achaz diviene suo vassallo e per pagare il tributo dovette spogliare il Tempio anche della suppellettile preziosa. Introdusse intanto il politeismo, il culto assiro, fin nel Tempio; anzi osò chiudere il Tempio, erigendo are idolatri che «in tutti gli angoli di Gerusalemme» (2Par. 29, 24). L'empio re non fu seppellito nei sepolcri reali.
Ezechia
A venticinque anni, Ezechia successe al padre e regnò fino al 693 a. C. Seguì le direttive dei circoli profetici e principalmente di Isaia all'interno. Attuò una vasta riforma religiosa, per cancellare le empie iniziative di Achaz e ricondurre il regno al puro iahwismo; la purificazione incominciò dal Tempio, dove distrusse anche il serpente di bronzo, eretto da Mosè nel deserto, divenuto col tempo oggetto di culto. Cercò di far ritornare al iahwismo i superstiti del regno settentrionale; curò la sistemazione dei libri sacri salvati dai sacerdoti scampati alla rovina di Samaria (Prov. 25, 1). Per tutto ciò egli è lodato come il più retto dei discendenti davidici (2Reg. 18, 3-5). Ma si lasciò trascinare dall'abituale concezione politica che cercava la sicurezza e la salvezza, non nella protezione di Iahweh (come predicavano i profeti), immancabile se si osservavano gli statuti dell'alleanza sinaitica, ma nel gioco puramente umano e pertanto fragilissimo dei patti con le nazioni vicine; gioco dannoso per la fede monoteistica, date le contaminazioni idolatriche cui dava luogo. Ezechia, nonostante il richiamo e l'opposizione energici di Isaia, seguì il partito filo-egiziano, che incominciava a divenir potente, e si ribellò all'Assiria. Come dicono i profeti (Ez. 16.23), la sorte tragica di Samaria (721), nulla aveva insegnato al r. di G. Dopo l'intesa militare con Merodach-Baladan, (704), velata come una missione di cortesia per la guarigione miracolosa del re di Giuda (cf. Is. 38), questi trattò con l'Etiopia (Is. 18, 1) e l'Egitto (Is. 30, l ss.); e nel 703 scoppiò la rivolta. Sennacherib (v.), salito sul trono (705), si occupò prima dei ribelli dell'est, e soltanto nel 701 volse le armi contro la lega occidentale. Giuda fu attaccato e devastato per ultimo. Se Gerusalemme fu salva e la dinastia davidica non scomparve, si dovette solo all'intervento miracoloso di Iahweh, preannunziato e fermamente promesso dall'ispirato Isaia (2Reg. 18-19; Is. 36-37). Ezechia consacrò gli ultimi anni della sua vita a migliorare l'interno di Gerusalemme e specialmente ad assicurarne il rifornimento idrico. Così costruì il noto tunnel che dalla cosiddetta Fontana della Vergine mena l'acqua alla vasca di Siloe (v.).
Manasse
Il figliolo e successore Manasse (693-639: 2Reg. 21, 1.17; 2Par. 33, 4-20) di soli 12 anni, corrotto probabilmente da tutori e consiglieri durante la sua minorità, portò il r. di G., sotto l'aspetto religioso e morale al massimo della decadenza, ed ebbe, per colmo di sventura, il più lungo regno che registri la storia d'Israele! Ristabilì e intensificò le pratiche idolatriche; «costruì anche altari nel Tempio del Signore, a tutti gli astri del cielo»; e l'Asera, di cui cf. Ez. 8, 5 (l'idolo che suscita l'indignazione divina). Né al male già prodotto e propagato poté portar rimedio la sua tarda conversione ed emendazione quando tornò dalla breve prigionia in Babel, ad opera probabilmente di Assurbanipal (2Par. 33, 11-20).
Amon
Il regno di Amon (2Reg. 21, 19-26), fu brevissimo ma inglorioso e imbrattato dall'empietà dilagante. Amon è detto peggiore del padre (2Par. 33, 23); finì assassinato. Il popolo fece strage dei congiurati e mise sul trono il figlio, Iosia, di soli 8 anni (2Reg. 22- 23; 2Par. 34-35): 638-609. Educato piamente, a 20 anni intraprese con ardimentoso zelo un'opera di riforma radicale, purgando energicamente il paese da ogni forma sincretistica e idolatrica. Purificò il Tempio, distrusse dappertutto nel paese (e si spinse, personalmente, a nord fino a Neftali) financo le alture iahwistiche, attuando per la prima volta la legge dell'unicità del santuario. Rovesciò are, dissacrandole con ossa umane, abbatté simulacri, cippi, ecc.; distrusse il santuario scismatico di Bethel, sterminò maghi, indovini, sacerdoti idolatrici; destituì e portò a Gerusalemme i sacerdoti leviti delle alture iahwistiche, ai quali concesse il sostentamento dalle offerte fatte al Tempio. La sua azione appoggiata validamente dal sommo sacerdote Elcia e dai profeti, Geremia che iniziò il suo ministero l'a. 13 di Iosia, Nahum e Sofonia. fu incoraggiata dal ritrovamento del «libro della Legge» probo il Deuteronomio (v. Pentateuco) durante i lavori di restauro nel Tempio (a. 622). Il re ne ordinò pubblica lettura e profondamente emozionato per le maledizioni (Deut. 28), consultò la profetessa Holda, che confermò l'imminente realizzazione delle minacce divine; il re però, dato il suo zelo, non le vedrà. Iosia intensificò la riforma, operando un generale risveglio di fede e di pietà; fu rinnovata l'alleanza e celebrata una solennissima Pasqua. Iosia pensava forse a ricostituire l'unità nazionale come era prima della scissione, ora che l'Assiria agonizzava. Per questo volle opporsi al faraone Nechao II che dall'Egitto muoveva in aiuto di quella, contro Medi e Babilonesi coalizzati. Gli si oppose nella pianura di Megiddo, ma fu ferito e poco dopo morì. La sua morte fu una vera sciagura per la nazione; i colpiti dalla sua riforma l'attribuirono alla vendetta delle divinità offese, ed eressero la testa e si iniziò il rapido moto verso l'abisso e la catastrofe definitiva.
Ioachaz ed Eliacim
Il popolo pose sul trono Ioachaz (detto anche Sellum: Ier. 22, 11), al posto del primogenito Eliacim. Ma il vittorioso Nechao intervenne: depose, dopo appena tre mesi, Ioachaz e lo mandò prigioniero in Egitto, ove morì; ed elesse re Eliacim, che chiamò Ioaqim. Presuntuoso, superstizioso e crudele, servo sciocco dell'Egitto, Ioaqim portò il paese allo sfacelo. Con la vittoria di Karkemis (605 a. C.), tutta la Siria e la Palestina cadevano sotto il dominio del nuovo impero babilonese, che pigliava il posto dell'Assiria, mentre l'Egitto rientrava sconfitto nei suoi confini. Ioaqim, pur divenuto vassallo e tributario del vincitore Nabucodonosor, continuò testardo nella sua mania filo-egiziana, perseguitando Geremia (v.) e uccidendo gli altri ferventi iahwisti. Così dopo soli tre mesi di calma apparente, lo stolto re negò il tributo ai Caldei. Per ca. tre anni Nabucodonosor lasciò che il ribelle fosse attaccato da bande di Caldei ed elementi locali; nel 598 intervenne contro Gerusalemme. Ioaqim morì, forse assassinato, e gli succedeva il figlio Ioakin (Ieconia), il quale dopo tre mesi, si arrese ai Caldei, appena iniziato l'assedio. Nabucodonosor deportò in Babilonia il re, la regina madre, la corte; inoltre ca. 7.000 maggiorenti, 1.000 operai specializzati e un numero imprecisato di persone. Di tale deportazione (597) fece parte Ezechiele (v.). L'infelice Ioakin rimase in ceppi per ben 37 anni; il successore di Nabucodonosor, Evilmerodach, appena salito al trono (571 a. C.), lo tolse da tale triste condizione e lo rimise nel suo grado (2Reg. 25, 27 ss.). Una splendida conferma del buon trattamento concesso gli, in particolare della quotidiana provvisione fornita gli dal re, si ebbe pochi anni or sono (1940) con la scoperta e pubblicazione di tavolette cuneiformi trovate a Babel: si tratta di note d'archivio, dove sono registrate mese per mese le forniture da passare per conto, della cassa reale a «Iaukinu, re della terra di Giuda», ai suoi cinque figli, e a otto giudei del suo corteo. Era dunque riconosciuto come un re vassallo e trattato con i riguardi a tale qualità dovuti.
Sedecia
Nabucodonosor pose a re di Giuda Mattania, zio di Ioakin, e gli mutò il nome in Sedecia: come segno del suo dominio sulla nazione e sulla dinastia. Il partito filo-egiziano spingeva l'ultimo re di Giuda, buono ma troppo debole, a perseguire la stupida condotta di Ioaqim. Invano risuonò la voce di Geremia. Dopo aver tentato una coalizione nel 593 (Ier. 51, 59- 64), la rivolta scoppiò nel 588 favorita ed appoggiata dal nuovo faraone, Bofra. Nabucodonosor accorse prontamente contro la lega: Egitto, Fenicia, Palestina e Transgiordania; pose il quartiere generale a Ribla e attaccò deciso il centro della coalizione: Gerusalemme (Ez. 21, 23-27). L'assedio durò 18 mesi, solo interrotto per respingere gli Egiziani che movevano in aiuto della città assediata. Hofra, sconfitto, abbandonò questa al suo destino (Ez. 30, 21 ss.; Ier. 37, 3-10). La città fu presa ai 28/29 giugno del 587: abbandonata al saccheggio e poi, spogliata da ogni ricchezza, fu data alle fiamme (Ier. 52). Sedecia, dopo un tentativo di fuga (Ez. 12, 10-14) fu preso e portato a Ribla; Nabucodonosor fece trucidare i figli dinanzi a lui e poi lo accecò, mandando lo prigioniero in Babilonia, dove si spense. I capi che avevano fomentato la ribellione furono uccisi e tutta la popolazione di Giuda fu deportata, eccetto la gente necessaria ai lavori dei campi.
Godolia
A capo dei contadini e della povera gente lasciati in Giudea, i Caldei posero Godolia che iniziò a Mispah, coadiuvato da Geremia, un tentativo di ricostruzione morale. Ma gruppi di sbandati, tra i fanatici della politica antibabilonese, uccisero, due mesi dopo, Godolia, e trascinarono con loro Geremia, in Egitto, dove si rifugiarono. Di questi fuggiaschi non si seppe poi più nulla. Così si spense il r. di G.; ma rimanevano gli esuli, e la storia del popolo eletto continuerà con essi, che preparati da Ezechiele, e purificati dall'esilio, formeranno quel "resto" che rientrerà in patria, a rinnovare l'alleanza con Iahweh: il nuovo Israele che verrà elevato e assorbito dal regno del Messia.
[F. S.]

BIBL. - A. PORL, Historia populi Israel, inde a divisione regni usque ad exilium, Roma 1933; G. RICCIOTTI, Storia d'Israele, I, 2a ed., Torino 1934, pp. 375-496; A. VACCARI, La S. Bibbia, II, Firenze 1947, pp. 361-479; III, ivi 1948, pp. 108-174; S. GAROFALO. Il libro dei Re (La S. Bibbia). Torino 1951, pp. 105-294.

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