Anticlericalismo - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Anticlericalismo

A
di J. Martínez Cortés
L'anticlericalismo è l'atteggiamento di ostilità verso il clero e verso la sua influenza sociale che si ritiene eccessiva. La stessa difficoltà di precisare la natura, la genesi e la proporzione degli atteggiamenti spiega la difficoltà di precisare il concetto di anticlericalismo e di tracciare gli aspetti più salienti della sua tipologia.
Anticlericalismo è il contrario di clericalismo. Per clericalismo, si può intendare la traduzione e l'intromissione della religione come strumento di potere. Nel clericalismo, religione e politica si incrociano. La Chiesa si serve del potere politico per riaffermare un sistema di potere ecclesiastico; il potere politico, a sua volta, si serve della Chiesa per garantire il sistema di governo o le situazioni politico‑sociali.
Il multiforme fronte clericale genera molti fronti anticlericali dai vari segni: quelli di destra e quelli di sinistra; i liberali e i totalitari quelli prevalentemente intellettuali, derivati da una filosofia sociale: il laicismo; quelli prevalentemente emotivi, frutto di esperienze negative individuali o sociali rispetto alla Chiesa. Secondo il gruppo sociale in cui si incarna, ci può essere un anticlericalismo elitario e o un anticlericalismo popolare.
Però, la divisione più importante è quella che si stabilisce nei riguardi della religione. Ci può essere un anticlericalismo interno alla credenza: questa non viene esclusa, ma non si accetta l'influsso eccessivo del clero, mentre la religione è ritenuta legittima. Ci può essere un anticlericalismo irreligioso, che a sua volta, offre una diramazione: può essere, per principio, irreligioso (e l'anticlericalismo ne è una conseguenza), oppure quello che era anticlericalismo interno sfocia nella irreligione.
L'anticlericalismo che abbiamo chiamato interno, specialmente nella sua incarnazione popolare, sembra aver costituito una vecchia abitudine medievale e europea. È facilmente documentabile, perfino negli stalli dei cori delle cattedrali. La sua sostanza profonda si sfogava nella satira su alcuni personaggi ? il clero ? visti come incarnazioni deformate e picaresche di una istituzione accettata e che aveva anche figure esemplari, atte ad essere mitizzate nelle immagini popolari. Era sempre una critica dall'interno.
La critica dal di fuori, l'anticlericalismo irreligioso, nasce come forza sociale con l'Illuminismo. E un episodio del conflitto tra la ragione e la religione: esso sta sulla soglia delle trasformazioni sociali che caratterizzano l'Età Moderna. La religione è vista come oscurantismo ed il clero come un nemico del progresso.
L'anticlericalismo è stato logicamente, dato il peso politico della Chiesa spagnola, un importante fattore di conflitto nella storia della Spagna. Inizialmente, esso si presenta come una ripetizione dell'anticlericalismo medievale europeo: critica interna che non fa altro che mettere in rilievo l'inadeguatezza delle debolezza umana di fronte alla purezza simbolica dell'istituzione ecclesiale, mai messa in questione.
Una fitta concatenazione di cause cambiò l'anticlericalismo interiore alla credenza in anticlericalismo irreligioso, popolare e emotivamente denso. Come condizione, almeno, appare anche una lunga decadenza intellettuale da parte della Chiesa, a partire dalla fine del secolo XVII. Si manifesta ancora come critica interna nel secolo XVIII (Torres de Villaroel, il P. Isla). Con alcune eccezioni, tanto più notevoli quanto più chiuso è l'ambiente, la cultura ecclesiale ufficiale perde la sua creatività e tende all'immobilismo. Offre l'immagine di una istituzione nemica del progresso. Però, la breccia massiccia nella credenza delle classi popolari non si aprì mediante la vita intellettuale, ma con quella affettiva dell'anticlericalismo. Il potenziale simbolico della Chiesa, tanto per voler indicare una componente sociale positiva per la totalità pratica del popolo, uscì gravemente danneggiato dopo l'epoca di Ferdinando VII (1833) per l'identificazione della Chiesa tradizionale col regime assolutista e con la sua repressione. Un indicatore cruento può essere quello dell'uccisione di frati da parte del popolo durante la prima guerra carlista, nell'occcasione dell'epidemia del colèra a Madrid. A questo spostamento nel terreno simbolico, c'è da aggiungere nel campo delle istituzioni, gli sforzi dei progressisti isabellini per staccare il governo dall'influenza e dal potere ecclesiastico. I liberali progressisti pensarono che fosse giunta l'ora decisiva (1837) e, mentre liberavano i beni ammortizzati, declericalizzarono la società spagnola. Salustiano de Olozaga, per esempio, governatore di Madrid, distrusse 17 grandi conventi dopo aver esclaustrato i loro inquilini.
Il vecchio filone storico dell'anticlericalismo si caricò di odio religioso lungo il secolo XIX, fino a costituire un problema di convivenza nazionale. L'esempio più cruento si ebbe nel secolo XX con la guerra civile del 1936. Il simbolismo negativo che intaccava l'immagine della Chiesa si tradusse con l'uccisione di migliaia di sacerdoti e di religiose estranei alla violenza politica della contesa. Il risultato fu l'instaurarsi di un nuovo clericalismo. Poi, l'impatto del Concilio Vaticano II e l'evoluzione della Chiesa spagnola posero le basi per una situazione nuova, espressa nella Costituzione del 1978. In essa (art. 16), è affermata la a‑confessionalità dello Stato, mentre si riconosce e si garantisce il diritto alla libertà religiosa e alla sua espressione individuale e sociale. Comincia così l'uscita da un conflitto storico.
Le forme attuali di anticlericalismo spagnolo hanno ridotto in modo sostanziale la loro aggressività militante. Sembrano essere il correlato logico della diminuzione del clericalismo. Sono piuttosto forme di cultura secolarista, in cui si manifesta un certo disprezzo per la cultura istituzionale religiosa e per le sue forme di espressione. Similmente, sembrano rinascere modi nuovi di anticlericalismo interno alla credenza, cioè, critici verso la burocrazia ecclesiale da parte di laici credenti. Ciò che acquista caratteri progressivamente crescenti, negli strati giovanili del popolo spagnolo, sono forme a‑ecclesiali di esistenza che, senza rinnegare una visione del mondo credente, sono estranee a qualsiasi pratica religiosa istituzionalizzata.

Bibliografia
Drago M. ‑ Boroli A. (dir.), Enciclopedia del Cristianesimo, Istituto De Agostini, Novara, 1997, pp. 60‑61. Matteucci B., Cultura religiosa e laicismo, Ed. Paoline, Alba, 1960. Paschini P., « Clericalismo », in: Enciclopedia Cattolica, III, Città del Vaticano, 1949, coll. 1859‑1860. Rossano P. (a cura di), Dizionario del cattolicesimo nel mondo contemporaneo, Ed. Paoline, Alba, 1964, pp. 107 e 377.
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