Sacro - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Sacro

S
di J. Martínez Cortés
Il termine sacro esprime una categoria decisiva per comprendere l'elemento religioso (anche se da solo non basta). Esso è concepito come il polo opposto a profano (pro‑fanum: spazio davanti a, fuori dal tempio). Pertanto, il termine rimanda ad una definizione previa del profano.
In un primo approccio, il profano può essere inteso come ciò che è normale, quotidiano, disponibile per l'uomo. Conseguentemente, il sacro:
1) In una accezione larga, manifesta il non‑quotidiano, lo straordinario, il non‑disponibile per l'uomo. Di fronte ad esso, si prova un senso complesso di fascino (l'uomo si sente attratto) e di timore (l'attrattiva porta con sé un rispetto riverenziale per ciò che si manifesta come « altro »). In questa accezione larga, il sacro può abbracciare forme di magìa e di stregoneria (sia quella primitiva che quella contemporanea). Può comprendere anche i simboli e i valori della vita civile per i quali è rivendicato un assoluto rispetto pubblico (il sacro civile). Su questo sacro civile, si può costruire ciò che R. Bellah, in un contesto nordamericano, ha chiamato « religione civile ». Esso viene a tradurre, a livelli secolari, la forza coesiva del religioso, rendendo così possibile, in tempi di pluralismo, la convivenza su una base comune, sufficientemente estesa, di simboli e di valori condivisi. Implica una rottura di livello col disponibile.
2) In una accezione stretta, il sacro religioso appare come una manifestazione del « totalmente altro » (il divino, mysterium tremendum et fascinans: R. Otto). Avviene così la « ierofanìa »(Mircea Eliade): il divino si lascia intravedere attraverso le cose. Nella storia delle religioni, si può costatare come quasi qualsiasi oggetto è suscettibile di manifestare questa trasparenza del divino. La ierofanìa costituisce un paradosso: un oggetto si trasforma in un'« altra cosa » senza cessare di essere lo stesso. La questione della distinzione tra il sacro e il profano riguarda, in ultima analisi, due diverse situazioni esistenziali; vengono dati, a seconda del modo di situarsi di fronte al mondo, due tipi di esperienza del mondo stesso: l'esperienza dell' »homo religiosus » e quella dell'uomo radicalmente profano.
Con l'industrializzazione e la modernizzazione della società, si sono prodotti processi simultanei di de‑sacralizzazione nella concezione del mondo: ciò fu dovuto alla diffusione di un determinato tipo di razionalità (razionalità strumentale), come fece notare Max Weber. Si pone così la questione se l'esperienza dell'uomo nella società contemporanea sia una esperienza necessariamente profana, almeno nelle sue forme culturali predominanti. il sacro religioso sarebbe destinato a scomparire praticamente, o rimarrebbe relegato nella sfera della vita privata, senza nessuna influenza sulla vita pubblica; oppure verrebbe sostituito da forme di « religione civile ». Così, con sfumature diverse, è stato affermato fino agli anni '70 dalle varie tesi sociologiche circa la secolarizzazione delle società moderne. Queste tesi, però, sono ambigue: da una parte, riguardo alla loro interpretazione sul processo (secolarizzazione come tramonto e scomparsa del religioso, o come privatizzazione, o come sostituzione con altri fattori sociali che adempirebbero le funzioni del religioso, ecc.); d'altra parte, riguardo alla validità delle loro generalizzazioni nel tempo e nello spazio (siamo troppo immersi nel processo per poter ottenere una prospettiva storica). Così, la sorprendente moltiplicazione di sètte nelle società industriali contemporanee ha permesso di parlare (un po' affrettatamente) di un « ritorno del sacro », non solo del sacro religioso, ma anche del sacro magico.
Ciò che sembra potersi dedurre da tutto questo è:
a) una smentita empirica alle forme più radicali delle tesi sulla secolarizzazione (per esempio, la scomparsa del sacro);
b) una certa logica del cambiamento sociale, che concerne anche le manifestazioni del sacro. Questo subisce spostamenti in seno alla società che all'inizio sono percepiti come eclissi delle sue forme più istituzionalizzate. Così, nelle chiese cristiane (partendo dalle quali si elabora il modello sociologico), certi aspetti tradizionali del sacro - tempo, spazi, riti, oggetti - vengono sottoposti ad un'azione razionalizzante che ri‑organizza i contesti sociali e che, in buona parte, reprime aspetti emozionali della vita collettiva. Il « ritorno del sacro » potrebbe pertanto essere inteso come un « ritorno del represso »;
c) lo spostamento cristiano del sacro sembra tendere a concentrarsi sulla persona umana e sulla difesa dei suoi diritti. Con questo, verrebbe ad appoggiare certe forme eticamente più apprezzate del Diritto Internazionale e ad alimentare nuovamente l'utopia di una « società più giusta ». Tuttavia, la vicinanza storica e le contraddizioni inerenti ad ogni processo sociologico permettono di vedere in questa tendenza solo una ipotesi. In qualsiasi caso, se la persona umana non deve essere strumentalizzata, e se la difesa dei suoi diritti va vista come un fine in sé e non un mezzo per qualcosa, è evidente che essa va inclusa nella sfera del sacro, del non‑ disponibile per l'uomo. Viene così recuperato l'elemento del sacro, non come un residuo storico di altri tempi, ma come un fattore essenziale in un progetto utopico concreto di liberazione umana.
Alla critica politica della religione, caratteristica del secolo XIX, succede, pertanto, una critica religiosa della politica, come processo culturale. Si possono già cogliere vari indizi sociali di questo processo: la teologia della liberazione non è altro che una delle sue formulazioni più note e più conflittuali, anche all'interno della Chiesa cattolica.
Il progetto emancipatorio dell' »Illuminismo insoddisfatto » viene ad essere, in certi aspetti sostanziali, appoggiato religiosamente da questo spostamento del sacro, questo, nel realizzare questa tendenza alla personalizzazione e all'umanizzazione del sacro religioso, colloca questa forma di vivere il fattore religioso (e non altre forme possibili) nel nucleo stesso dei rapporti conflittuali economici, politici e internazionali con cui viene configurato il mondo d'oggi. Il sacro non si trova quindi ai margini delle società contemporanee, come pensavano le teorie sociologiche della secolarizzazione.

Bibliografia
Aa.Vv., Il sacro e la cultura. Orientamenti per vivere il sacro nella contemporaneità, Il Cerchio, Rimini, 1985. Eliade M., Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino, 1973. Otto R., Il sacro, Milano, . Ries J., Il sacro nella storia religiosa dell'umanità, Ed. Jaca Book, Milano, 1982. Stockmeier P., « SantoSacro », in: Enciclopedia Teologica, Ed. Queriniana, Brescia, 1989, pp. 932‑937. Vergote A., Psicologia religiosa, Ed. Borla, Torino, 1967.
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