Papa - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Papa

P
di J. A. Estrada
Il titolo di Papa è quello che usa il popolo cristiano per indicare il vescovo di Roma in quanto primate della Chiesa Cattolica. È frequente anche quello di vicario di Cristo. Entrambi i titoli sono relativamente recenti per designare il papa: infatti, nel primo millennio, non venivano usati nei suoi riguardi, ma erano applicati a vescovi, sacerdoti e abati. Nel secondo millennio, invece, si impongono come titoli propri del Papa nel contesto di un'ecclesiologia più giuridica e dopo la separazione delle Chiese Orientali. Nella tradizione più antica della Chiesa, che dura per tutto il primo millennio, il titolo proprio del Papa è quello di vicario o successore di Pietro, che rispecchia meglio il significato e le radici bibliche del primato del Papa.
Oggi, c'è una convergenza sempre maggiore nel mettere in risalto il « ministero petrino » del Nuovo Testamento come una funzione di unità; esso serve alla comunione della Chiesa e a superare i conflitti tra la corrente giudaizzante del cristianesimo e i gruppi ellenisti più radicali. La figura di Pietro cresce progressivamente nel NT come quella di un apostolo universale, riconosciuto da tutti i settori cristiani, e che gode di un grande prestigio tanto per la sua « leadership » nella comunità dei discepoli quanto per essere stato il primo testimone della risurrezione. Questo ministero petrino è visto come qualcosa di voluto da Dio, che ha la sua origine nella stessa attività di Gesù e nel suo progetto del Regno.
Cresce anche il consenso circa il suo martirio avvenuto a Roma, anche se non è stato il primo vescovo di Roma, ma un apostolo universale. Il suo significato si estende nell'epoca patristica a tutti i vescovi e a tutte le Chiese che partecipano del suo ministero petrino (tradizione cipriana e agostiniana). Nella Chiesa antica, cresce il significato della Chiesa di Roma per la sua duplice tradizione apostolica‑ martiriale, per la sua influenza dottrinale e disciplinare garantita dalla sua ortodossia, per la sua apertura alle altre Chiese in un servizio fraterno e per il fatto indiscutibile di essere la capitale dell'impero ed il centro degli interscambi cristiani con tutte le Chiese delle provincie. Durante i primi tre secoli, viene sottolineata l'attività episcopale del Papa come vescovo di Roma. A partire dal secolo III, aumentano le sue competenze ed i suoi interventi nelle Chiese d'Occidente (fino a riconoscerlo come Patriarca dell'Occidente) e già col secolo III sta crescendo la coscienza papale di un nesso speciale tra il ministero petrino e la Chiesa di Roma, rappresentata dal suo vescovo, nel contesto della successione apostolica di tutta la Chiesa. Il secolo IV è quello dello sviluppo esplicito di una teologia del primato e quello di un nesso diretto tra Pietro ed il vescovo di Roma per i papi della fine di questo secolo. Già in quest'epoca, comincia una valutazione diversa delle Chiese orientali e di quelle latine circa la sua funzione: le prime gli riconoscono un primato di onore tra uguali (primato nella comunione fraterna), anche se di fatto accettano alcuni suoi interventi giuridici su certi punti che riguardano le Chiese orientali. Da parte di Roma, si esige di potere intervenire nelle faccende importanti delle altre Chiese in quello che riguarda l'unità universale (« le cause maggiori »), come anche il diritto di veto rispetto ai concili e la competenza come tribunale di appello per tutta la Chiesa. Si accetta, invece, l'autonomia delle Chiese nella loro vita interna.
Questa è la concezione che fondamentalmente rimane nel primo millennio. Nel secondo millennio, invece, avviene la rottura (scomunica) tra le Chiese orientali e quella latina, mentre c'è una grande espansione del ministero papale. Esso si trasforma in movente della riforma della Chiesa (a partire dalla riforma gregoriana) e questo porta all'espandersi delle sue funzioni, al formarsi di una monarchia papale centralizzatrice, alla romanizzazione dell'Occidente nella sua liturgia, disciplina e legislazione, ad un crescente intervento del Papa nelle faccende delle altre Chiese che perdono la loro autonomia rispetto a Roma. In questo contesto, va compreso il modello attuale del papato, la formazione di una Curia con varie Congregazioni, la politica di legati e nunzi, la nomina papale dei vescovi delle altre Chiese, ecc. La Controriforma potenzia questo sviluppo, anche se persiste una coscienza episcopalista che conserva le tradizioni di autonomia del primo millennio. Il Concilio Vaticano I mette il cappello a questo processo col definire il suo primato universale nella Chiesa e l'infallibilità pontificia. Col secolo XIX, cresce la monarchia pontificia e cala l'autonomia dei vescovi delle altre Chiese. Un nuovo capitolo viene inaugurato col Concilio Vaticano II. Esso cerca di ricollocare il primato papale in un contesto di ecclesiologia di comunione, nella collegialità dei vescovi.
Il Vaticano II cerca anche di procedere ad una decentralizzazione e ad una riforma del governo centrale della Chiesa (Paolo VI), come anche ad una internazionalizzazione ed inculturazione che rompa con l'uniformismo romano.
Oggi, c'è una maggiore disponibilità delle altre Chiese per riconoscere il primato romano come servizio verso l'unità universale. Si chiede, però, un ritorno alle tradizioni del primo millennio e ad una limitazione volontaria dell'esercizio della sua autorità da parte del vescovo di Roma, dando una maggiore autonomia alle altre Chiese, applicando il principio di sussidiarietà e potenziando il suo compito come vescovo di Roma (cosa che fu sottolineata da Paolo VI nella riforma delle norme per l'elezione del Papa). Si cerca di differenziare le tre funzioni di vescovo, patriarca e primate, superando l'identificazione e l'equiparazione del secondo millennio.

Bibliografia
Fedalto G., San Pietro e la sua Chiesa tra i Padri d'Oriente e d'Occidente dei primi secoli, Roma, 1976. Forte B., La Chiesa della Trinità, Ed. Paoline, Cinisello B., 1995, pp. 254‑276. Sartori L. (cur.), Papato e istanze ecumeniche, Bologna, 1984. Scheffczyk L., Il ministero di Pietro, Ed. Marietti, Torino, 1975. Tillard J.M.R., Il vescovo di Roma, Ed. Queriniana, Brescia, 1985.
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