Tempo libero - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Tempo libero

T
di L. González‑Carvajal
L'UNESCO ha dato del tempo libero questa definizione: « è il tempo che l'individuo riserva per attività che egli sceglie liberamente ». Così, dunque, non sarebbe tempo libero, né quello dedicato a compiti di produzione (lavoro professionale), né quello che viene consumato per attività obbligate (lavoro domestico, sonno, spostamenti, gestioni amministrative, ecc.), ma quanto viene dedicato a quelle attività in cui l'uomo non cerca altro fine che la sua soddisfazione e realizzazione personale. È nota la teoria di Joffre Dumazédier, secondo cui il tempo libero deve servire per il riposo, per il divertimento e per lo sviluppo personale (tanto sul piano fisico quanto su quello spirituale).
Nel passato, il tempo libero aveva un certo predominio di elementi religiosi insieme a quelli comunitari‑locali e a quelli ludici, la festa. Invece, nelle odierne società industriali, esso si è trasformato in una grande industria (nego‑ozio, la negazione dell'ozio) e, anche nel loro tempo V libero, i lavoratori sono stimolati a desiderare quanto risulta funzionale per il sistema economico. Succede spesso che il tempo libero è tale solo apparentemente. In realtà, soffre degli stessi difetti del lavoro spersonalizzante: passività, irresponsabilità, conformismo, inserimento in una macchina gigantesca che avvolge in un ingranaggio cieco.
Le indagini sociologiche compiute in Spagna mostrano che sono i giovani e gli adulti intellettuali coloro che con maggior frequenza dedicano il tempo libero alla formazione personale. Usare il tempo libero per attività sindacali o politiche è più frequente nelle categorie degli operai e degli impiegati, nelle zone urbane ed industriali. Il maggiore uso del tempo libero per il riposo non attivo (siesta, ecc.) avviene soprattutto nelle attività manuali più pesanti.
Si dice che stiamo entrano nella civiltà del tempo libero. Fourastié, in una valutazione che indubbiamente non avrà lunga vita, profetizzava che, nella metà del prossimo secolo, lavoreremo soltanto 40.000 ore: 30 ore alla settimana, 40 settimane all'anno e solo 35 anni di lavoro. Nel futuro, infatti, il tempo libero sarà sempre maggiore, non come la conseguenza di un calo temporale del volume di lavoro, ma ciò sarà dovuto alla sostituzione del lavoro umano coi robots e coi computers.
La civiltà del tempo libero supporrà una crisi di senso vitale per l'homo faber al quale è stata inculcata l'idea che la realizzazione umana era necessariamente legata al lavoro produttivo, e, d'altra parte, troppo spesso, non sa fare altro. Infatti, già un secolo fa il movimento operaio aveva rivendicato « il diritto alla pigrizia » (Paul Lafargue), ma quando, col progresso della tecnica, ciò comincia ad essere possibile, molti lavoratori scoprono che il tempo libero è un tempo morto in cui non sanno che cosa fare. È urgente, pertanto, procedere ad una educazione circa il tempo libero.

Bibliografia
Bertin G.M., Educazione alla socialità e processo di formazione, Ed. Armando, Roma, 1975. Butturini E., « Tempo libero », in: Dizionario di pastorale giovanile, Ed. Elle Di Ci, Leumann (Torino), 1989, pp. 1033‑1046. Cerquetti E., Educazione e tempo libero, Ed. Angeli, Milano, 1976. De Panfilis E., Tempo libero, turismo e sport; la risposta della Chiesa, Ed. Gregoriana, Padova, 1986. Dumazédier J., Sociologia del tempo libero, Ed. Angeli, Milano, 1978. Lanfant M.F., Le teorie del tempo libero, Ed. Sansoni, Firenze, 1974. Toti G., Il tempo libero, Ed. Riuniti, Roma, 1975.
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