Spiritualità - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Spiritualità

S
di A. Guerra
Quando parliamo di spiritualità, possiamo intenderla come vita e come scienza. Intesa come scienza, è lo studio ordinato della vita spirituale. Come vita, lo si vedrà in quello che segue.
La parola attuale spiritualità, intesa come scienza, ha avuto vari nomi: teologia mistica (così, varie volte nei classici); teologia ascetica e mistica; teologia della perfezione cristiana;, vita interiore...
È difficile stabilire i confini esatti che separano la morale dalla spiritualità, soprattutto da quando la morale ha superato il giuridismo del lecito e dell'illecito, in cui si lasciava il perfetto alla spiritualità. Per questo, è stato detto che la spiritualità continua ad essere « una scienza non identificata ».
L'avversione che molti nutrivano verso la spiritualità era fondata. In pratica, nella globalità dei fedeli, e in non pochi teorici, la spiritualità veniva fatta derivare da spirito, inteso questo come elemento costitutivo dell'uomo e opposto a corpo. La spiritualità era ritenuta lo studio e la descrizione di una zona interiore, riservata, dove avvenivano i rapporti intimi tra Dio e l'anima, e l'analisi delle ripercussioni (semplicemente ripercussioni) che questi rapporti avevano nella persona.
In questa concezione di spiritualità, il corpo era visto come l'antagonista dell'anima. Nel migliore dei casi, il corpo era trascurato e ciò comportava anche la trascuratezza di ciò che ha rapporto col corpo: il lavoro, la storia, il piacere, il dolore... Basta dare un'occhiata ai manuali per vedere quanto c'è voluto perché qualcuno di essi introducesse un capitolo sul mondo (F. Ruiz). Questo sembrava estraneo alla spiritualità, e lo si trattava solo di sfuggita, quando non era addirittura considerato puramente e semplicemente negativo, che bisognava indebolire dal momento che non si poteva annullare.
Una spiritualità del genere suscitava necessariamente avversione, eccetto in persone che erano completamente fuori dalla realtà e che vivevano nelle nuvole.
Oggi, è sufficientemente diffusa l'idea che la spiritualità viene dallo Spirito, con la S maiuscola. Un testo di spiritualità può essere intitolato correttamente: Cammini dello Spirito (F. Ruiz). Si può anche scrivere che « la spiritualità, nel senso stretto e profondo del termine, è il dominio dello Spirito » (G. Gutiérrez). La spiritualità cambia allora di prospettiva in maniera essenziale.
La spiritualità rimane così aperta all'azione dello Spirito, uno Spirito che, come dice la Gaudium et Spes, « con mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra » (GS 26). Per questo, all'interno di questo dominio dello Spirito, la spiritualità può essere descritta, più concretamente, come « un riordinamento dei grandi assi della vita cristiana in funzione di questo presente » (G. Gutiérrez).
In questo senso, ogni tempo e luogo, ogni presente, dovrà vedere, mosso dallo Spirito, come debba farsi il riordinamento dei grandi assi del vivere cristiano. Aperti alla presenza e all'azione dello Spirito, no rimaniamo bloccati da altre presenze che possono essere state autentiche e adatte in altre circostanze, ma che oggi non lo sono più.
Bisogna capire e accettare che il dominio dello Spirito porta con sé una imprecisione umana a cui non siamo abituati e che fa paura a tanti. Però, non siamo i primi a patirlo e non ne siamo neanche gli inventori. Fa parte della sorpresa dello Spirito. San Giovanni dice: « Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito » (Gv 3,8). Credo che a « chiunque », si possa aggiungere lecitamente: « tutto quello che ». Qui, entra la spiritualità.
Questa indeterminatezza dello Spirito, dell'azione dello Spirito, di quello che suscita nella storia, invita ad una maggiore vigilanza, e attenzione ai segni dei tempi per poter ascoltare con « udito metafisico » (Paolo VI) e non perdere le sfumature di ogni momento.
In questa nuova concezione, hanno qualcosa a vedere i classici della spiritualità? C'è un fatto chiaro: quelli stessi che hanno aperto questo nuovo cammino non esitano a parlare del Futuro del nostro passato (S. Galilea). Forse sono stati troppo generosi. Però, indubbiamente hanno scoperto che un classico è un classico. Quello che non si deve fare è di attribuire nella spiritualità il titolo di classico a qualsiasi autore passato verso cui nutriamo una devozione particolare. S. Galilea studia il passato attraverso Santa Teresa d'Avila, San Giovanni della Croce, sant'Ignazio di Loyola.
Materialmente, non tutti i classici hanno parlato e seguito l'azione dello Spirito. Lo Spirito è stato molto sconosciuto, non per tutti, però. Per esempio, san Giovanni della Croce identificava la Fiamma viva d'amore con lo Spirito che, alle volte purificando, altre volte dilettando, fa tutto il cammino dell'uomo.
I classici conoscono discretamente una buona parte dello spirito umano; hanno vissuto una difficile e spesso dolorosa docilità allo Spirito; hanno percepito molti segni del loro tempo; hanno compiuto passi importanti, vitali e concettuali, nell'analisi dell'intricato interno dell'uomo abitato dalla grazia; hanno sperimentato Dio nella vita reale e sono caduti meno degli altri in un dualismo platonico da cui forse nessuno si è salvato interamente.
Hanno accentuato eccessivamente l'interiorità e l'attenzione alla vita privata, mentre il nostro tempo valorizza l'impegno pubblico che chiede un ordinamento nuovo dell'esistenza cristiana. Non sono neanche riusciti ad avere una coscienza chiara, almeno non sufficientemente, del vasto mondo del corpo.
La spiritualità non è campata in aria. Però, ha qualcosa da vedere anche con l'aria: è aperta allo Spirito che arricchisce la Chiesa e il mondo coi suoi doni (1 Cor 12), « per il bene ». « Non spegnete lo Spirito » (1 Ts 5,19). Tenerlo acceso è il cammino della spiritualità, vita e scienza. Più di qualsiasi altra cosa, essa resiste alla sistematizzazione: questa sarebbe la negazione della spiritualità, anche se ammette certi elementi costanti.

Bibliografia
Aa.Vv., Santità di ieri e santità di oggi, Ed. AVE, Roma, 1968. Balthasar H.U. von, Spiritus Creator, Ed. Morcelliana, Brescia, 1972. De Fiores St., « Spiritualità contemporanea », in: Nuovo Dizionario di spiritualità, Ed. Paoline, Cinisello B., , pp. 1516‑1543. Galilea S., Spiritualità della liberazione, Ed. Queriniana, Brescia, 1974. Gozzelino G., Al cospetto di Dio. Elementi di teologia spirituale, Ed. Elle Di Ci, Leumann (Torino), 1989. Rahner K., Saggi di spiritualità, Ed. Paoline, Roma, 1966. Thils G., Aggiornamento della spiritualità cristiana?, in: Aa.Vv., Santità e vita nel mondo, Ed. Paoline, 1968, pp. 241‑285.
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