Profetismo - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Profetismo

P
di A. Salas
Tutte le religioni dell'antico Oriente parlano della presenza di alcuni predicatori ufficiali che ritengono di parlare a nome della divinità. È questa la missione dei profeti (in greco: prophétes = chi parla a nome di un altro, di Dio). La tradizione biblica li presenta come portavoce di JWHW per trasmettere al popolo la sua volontà. Già col costituirsi della monarchia, appare la figura del profeta (nabì) di corte, a cui spetta consigliare e, eventualmente, ammonire il re (2 Sam 7,1; 1 Re 1,1‑14.22‑27.32‑34). Questi profeti di corte erano un po' come i cappellani di palazzo. Erano soliti intervenire non solo nelle faccende religiose, ma anche in quelle politiche. A poco poco, la funzione profetica venne istituzionalizzata, formando un blocco di tensione di fronte al sacerdozio che era assorbito dall'idea del culto. I profeti erano araldi decisi della parola e proferivano oracoli, moniti e denunce a seconda di quanto ritenevano essere la volontà di JHWN. Nel secolo IX a.C., la proclamazione profetica assunse una grande forza quando venne incarnata da due grandi eroi nazionali: Elia ed Eliseo. Entrami ebbero l'ardire di opporsi alla potente dinastia di Omri (Acab) per rimproverare ai suoi sovrani l'infedeltà verso JHWH. Il prestigio dei profeti divenne tale che molti trasformarono questa missione in una professione e così nessun profeta moriva di fame.
I profeti erano carismatici tenaci e, pur senza disprezzare il culto ufficiale tanto caro ai sacerdoti, patrocinavano senza tregua una maggior fedeltà agli impegni assunti con JHWH, il quale riprovava ovviamente tutti quei fatti di ingiustizia e di oppressione che potevano disorientare il popolo. Tuttavia, non tutti i profeti erano autentici. Abbondavano i « falsi profeti » che cercavano di far passare le loro bugie per oracoli di JHWH (Ger 5,31; 23,25‑26; Ez 13,22‑23), riferendo visioni fantastiche e fallaci (Is 9,14). Contro di loro, i veri profeti scagliarono le loro aspre denunce, consapevoli che la loro presenza causava una grande confusione tra il popolo, il cui caos era in continuo aumento (Sof 3,4). I profeti di JNWH, invece, servivano solo gli interessi di Dio e non si lasciavano mai corrompere dal lucro o dagli onori. Molti morirono in modo tragico, poiché la loro fedeltà esigeva da loro comportamenti intransigenti di fronte a persone od istituzioni il cui potere era a servizio dell'ingiustizia.
Nel secolo VIII, cominciano i cosiddetti « profeti scrittori », le cui opere sono giunte fino a noi. Il loro apporto fu decisivo per fissare le basi della religiosità jahvista e per adattarla secolo il ritmo dei tempi. Questi profeti stabilirono una religiosità molto vicina ai problemi socio‑ economici e politici del loro tempo. Per questo, non cessarono mai di difendere i diritti calpestati dei poveri e degli inermi, denunciando i soprusi di quelli che praticavano ingiustizie, fosse anche il re. Tra questa pleiade di profeti, la cui presenza si fece sentire per circa quattro secoli, conviene ricordare i nomi più importanti, ognuno dei quali sottolineò una virtù od una qualità che riteneva carente: Amos (la giustizia), Osea (la fedeltà), Isaia (la fiducia), Michea (il giudizio), Sofonia (la gioia), Naum (la solidarietà), Abacuc (la ponderatezza), Geremia (la tenerezza), Ezechiele (la speranza), il Deutero‑Isaia (la liberazione), il Trito‑Isaia (l'ottimismo), Aggeo (la purificazione del culto), Zaccaria (l'ansia messianica), Abdìa (lo stimolo), Malachia (la denuncia).
I profeti ebbero il coraggio di affrontare senza esitazioni le situazione più conflittuali. Si attirarono così l'odio dei potenti che cercarono più volte, ed anche con successo, di ucciderli. Tuttavia, l'operato dei profeti portò i suoi frutti, tanto che senza di loro il popolo non sarebbe stato in grado di mantenersi fedele ai suoi impegni religiosi. L'incessante cambiamento di panorami politici esigeva una drastica revisione della fede jahvistica, ancorata sull'alleanza sinaitica, con il tempio come catalizzatore di ogni religiosità. Ora, il tempio fu distrutto da Nabucodonosor (587 a.C.) a cui segui l'esilio babilonese. Fu allora necessario dare una spinta quasi titanica affinché il « Resto fedele » non cadesse nella disperazione. I profeti seppero sostenerli durante l'esilio e guidarli poi verso il cammino della liberazione, anche se le vicende politiche continuavano a porre intralci. Quando scomparvero i profeti, il popolo eletto si sentì disorientato, e desidero ardentemente la presenza di nuovi portavoce di Dio capaci di trasmettere i suoi disegni.
Questo desiderio e questa speranza durarono fino a quando l'ideale profetico fu assunto da un inviato divino eccezionale: Gesù di Nazaret. Egli si situa sulla stessa loro linea (Lc 4,24) e proclama un messaggio di denuncia e di liberazione (Lc 4,18‑21). La sua opera fu stroncata dalla morte - cosa spiegabile per un profeta impegnato -, ma poi continuarono coloro che, investiti dalla forza della sua risurrezione, erano anelanti di intronizzare nel mondo il suo regno di giustizia, di pace e di amore mediante una conversione alla fede cristiana (1 Cor 14,24‑25). I profeti esercitarono un compito decisivo nel NT ed hanno continuato ad agire in tutta la storia della Chiesa. Sono molti anche oggi i profeti. Come distinguere i veri profeti dai falsi? Solo i primi impegnano interamente la loro vita per instaurare nel mondo il regno messianico annunciato senza tregua dal profetismo veterotestamentario che Gesù, poi, ha trasformato nel suo messaggio. Ci sono sempre stati dei profeti che hanno mantenuto pura l'inquietudine religiosa dandole alle volte un forte impulso vitale per inserirla nelle inquietudini pragmatiche di tutti gli esseri umani che lottano per essere felici.

Bibliografia
Alonso Schoekel L. ‑ Siche Diaz J.L., I profeti, Ed. Borla Roma, 1984. Ballarini T. (a cura di), Introduzione alla Bibbia, II2: Profetismo e Profeti, Ed. Marietti, Torino, 1971. Buber M., La fede dei profeti, Ed. Marietti, Casale M., 1983. Heschel A.J., L'uomo non è solo, Milano, 1970. Neher A., L'essenza del profetismo, Ed. Marietti, Casale M., 1984. Ravasi O.F., I Profeti, Ed. Ancora, Milano, 1987. Savoca G., « Profezia », in: Nuovo Dizionario della Bibbia, Ed. Paoline, Cinisello B., 1988, pp. 1232‑1247.
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