Musica - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Musica

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di J. Llopis
Sia la musica vocale (cf Canto) che quella strumentale, sono state usate sempre nelle celebrazioni liturgiche dei cristiani, sebbene in alcune epoche certi strumenti (all'inizio, perfino l'organo) fossero ritenuti meno degni. La musica liturgica possiede una lunga storia durante la quale si è formato « un patrimonio di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte » (SC 112). Il Concilio Vaticano II è stato il primo concilio generale che abbia affrontato il tema della musica liturgica o sacra, tenendo presenti gli orientamenti dati lungo il secolo XX dalla Sede Apostolica, dal motu proprio Tra le sollecitudini di Pio X (22 Novembre 1903) fino all'enciclica Musicae sacrae di Pio XII (25 Dicembre 1955) e l'istruzione De musica sacra (3 Settembre 1958). Dopo il Concilio, fu emanata l'istruzione Musicam sacram (15 Marzo 1967).
In tutti questi documenti, è ripetuta l'idea fondamentale del « carattere ministeriale » della musica sacra. Ciò significa che la musica deve essere sempre al servizio dell'azione liturgica, e non viceversa. Viene ricordato che l'indole « sacra » non proviene alla musica dal fatto di avere un determinato stile, ma dal suo legame con la celebrazione liturgica di una determinata comunità. Non c'è uno stile musicale concreto che possa essere ritenuto più sacro di altri, ma « la Chiesa approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotata delle qualità necessarie » (SC 112).
Ciò nonostante, « la Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò, nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale » (SC 116). Tuttavia, ciò non vuol dire che siano esclusi gli altri tipi di musica e in particolare la polifonia (cf SC 116), né ancor meno che non si debba creare una musica sacra veramente adattata all'epoca attuale e alle sue varie culture e mentalità. In un modo analogo, da una parte, il Concilio raccomanda: « Nella Chiesa latina, si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti » (SC 120). Però, aggiunge subito dopo: « Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli artt. 22 § 2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli » (SC 120).

Bibliografia
Costa E. jr. « Canto e musica », in: Nuovo Dizionario di Liturgia, Ed. Paoline, Roma, 1984, pp. 198‑219. Della Casa M., La comunicazione musicale e l'educazione, Ed. La Scuola, Brescia, 1974. Frattallone R., Musica e liturgia. Analisi dell'espressione musicale nella celebrazione liturgica, Ed. liturgiche, Roma, 1984.
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