Ateismo - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Ateismo

A
di J. M. Díez‑Alegría
L'ateismo è quella concezione del mondo che nega l'esistenza di Dio, sia di un Dio personale, sia, più generalmente, di una realtà distinta da quella cosmica, trascendente. K. Rahner definisce l'ateismo come negazione dell'esistenza di Dio o di ogni possibilità, non solo razionale, di conoscerlo. La differenza tra ateismo e agnosticismo non è sempre chiara; il linguaggio non è sempre preciso.
Alle volte, il buddismo è stato ritenuto come una sapienza o religiosità atea. È vero che Siddharta Gautama (Budda, l'Illuminato, nato verso il 560 a.C.) era una mente pratica, che s'interessò di dare agli uomini un sistema di vita, più che teorie, ma alla luce dell'Assoluto Neutro (Atman). Secondo R. Panikkar, nel buddismo, c'è l'apertura a qualcosa di personale, almeno in un certo modo, in un senso marcatamente non antropomorfico. La suprema esperienza sta nel non divinizzare nulla nell'ambito della nostra esperienza, nel non chiedere se io sono, nel non aff'ermare che c'è un'esperienza suprema.
La religiosità cinese e giapponese tende, secondo Panikkar, alla sistemazione più radicale nell'immanenza. Non si può sfuggire alla condizione umana di fatto. Non si prende in considerazione nessun tipo di trascendenza. Kami in giapponese significa Dio per lo shintoismo, ma anche di sopra, qualcosa come una materia superiore. La religiosità cinese non permette di introdurre nessun altro fattore nella situazione umana, che serva per manipolarla. L'esperienza suprema consiste nel rinunciare a qualsiasi estrapolazione e a sommergersi nella situazione mondana, senza volerla trascendere, neppure negativamente.
Nel mondo greco, Epicuro (342‑270 a.C.) negava che gli dèi si occupassero degli uomini per premiarli o punirli: non c'è da temere né gli dèi, né la morte. Il poeta romano Lucrezio (secolo I a.C.) attaccava la religione in quanto incuteva negli uomini il timore di castighi nell'altra vita. Lo stoicismo (a partire dal secolo IV a.C.), nella sua radice essenziale, è un umanesimo che pone nessuna speranza in nessuna trascendenza, ma si rifugia nella coscienza di una dignità morale di fronte alla mancanza di promesse da parte del cosmo.
Al tempo dell'Illuminismo, D. Diderot (1713‑1784) si colloca pienamente nell'ateismo con una rivendicazione etica di fronte al credente, mentre sente mortalmente il vuoto di Dio.
Il nichilismo tormentato di A. Schopenhauer (1778‑1860) e il positivismo di A. Comte (1798‑1857) si accordano con posizioni militanti conservatrici dell'ordine borghese.
Per F. Nietzsche (1844‑1900), Dio è morto per liberare l'uomo dall'invidia e dare origine al Super‑ uomo. Però, in modo contraddittorio, egli postula l' »eterno ritorno ». La sua ostilità furibonda contro il cristianesimo si radica nel fatto che ha intravisto la più profonda esigenza del Dio cristiano, senza che, d'altra parte, nulla nella sua epoca gli permettesse di intravedere quello che ci può essere, nel cristianesimo, di vita e di risurrezione della carne e del mondo (J.M. Valverde).
Nell'esistenzialismo ateo del secolo XX, c'è un elemento di scandalo e di protesta di fronte al problema del male nel mondo. J.P. Sartre considera l'uomo come libertà assoluta incompatibile con l'esistenza di Dio: se l'uomo esiste, è impossibile che esista Dio.
I cristiani, lungo la storia, sono stati molto negativi nel loro atteggiamento di fronte agli atei. Perfino il grande liberale J. Locke, nella sua Lettera sulla tolleranza, scritta nel 1585 e pubblicata nel 1589, non estendeva la tolleranza agli atei perchè li riteneva assolutamente amorali e perchè il privilegio della tolleranza religiosa supponeva la religione.
Questa ostilità fu superata col Concilio Vaticano II: la Chiesa, « consapevole della gravità delle questioni suscitate dall'ateismo e mossa da carità verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo » (GS 21). « Il rimedio all'ateismo lo si deve attendere sia dalla esposizione conveniente della dottrina della Chiesa, sia da tutta la vita di essa e dei suoi membri » (GS 21). « La Chiesa, poi, pur respingendo in maniera assoluta l'ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, debbano contribuire alla retta edificazione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: il che non puó avvenire certamente senza un sincero e prudente dialogo » (GS 21).

Bibliografia
Garaudy R., Dall'anatema al dialogo, Ed. Queriniana, Brescia, 1969. Girardi G. e altri, L'ateismo contemporaneo, 4 voll., Ed. SEI, Torino, 1967‑1970. Lubac H. de, Il dramma dell'umanesimo ateo, Ed. Morcelliana, Brescia, . Panikkar R., Religione e religioni, Ed. Morcelliana, Brescia, 1964. Poupard P. (a cura di), La Chiesa davanti alla sfida dell'ateismo contemporaneo, Ed. Piemme, Casale M., 1984.
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