Personalità - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Personalità

P
di M. N. Lamarca
Personalità è un termine complesso col quale fondamentalmente si intende la somma di tutte le caratteristiche possedute da un individuo e con cui egli viene definito. Cercando di ridurre la molteplicità e la varietà funzionale che esistono circa il concetto di personalità, e che sono state elaborate da varie correnti psicologiche, si possono individuare queste note comuni:
La personalità abbraccia tanto il comportamento palese (direttamente e pubblicamente osservabile) quanto l'esperienza privata.
Quando si parla di personalità, ci si riferisce a caratteristiche relativamente consistenti e durature, e questo serve come base per prevedere il comportamento dell'individuo. È stato questo un tema ampiamente dibattuto tra impostazioni personaliste e situazioniste.
Il concetto di personalità, in terzo luogo, mette in risalto il carattere unico di ogni individuo definito mediante la strutturazione unica di un complesso di elementi.
La personalità è qualcosa che si ricava partendo dal comportamento; non è qualcosa che abbia un'esistenza reale in e per se stessa: è un'astrazione e non qualcosa che si può osservare direttamente. Quello che si osserva è il comportamento, dal quale si deduce una determinata struttura della personalità dell'individuo.
Infine, il termine personalità, nell'area del pensiero scientifico in psicologia, non implica un giudizio di qualche valore circa le capacità od altri aspetti della persona caratterizzata: è usato fondamentalmente per la sua utilità nel descrivere, spiegare e prevedere il comportamento dell'individuo.
Basandosi sull'ultimo punto, l'indagine sulla personalità si è rivolta principalmente alla identificazione di modelli di differenziazione individuale e ai fattori causali di questi modelli differenziali. I gruppi di indagine coordinati dal professore Eysenck si sono concentrati sulla dimensione estroversione. Questa dimensione della personalità si riferisce al modello di comportamento più frequentemente citato come base di differenziazione individuale. Questa è stata anche la dimensione intorno a cui si è svolto il maggior numero di ricerche.
L'estroversione si riferisce ad un dato dimensionale costante col quale si distinguono certi individui da altri. Da una parte, si ha l'estroversione, mentre al lato opposto, c'è la cosiddetta introversione.
Secondo Eysenck, l' »estroverso tipico » è socievole, gradisce le riunioni, ha molti amici, sente il bisogno di avere gente accanto con cui parlare, non lavora volentieri da solo. Cerca ciò che è esaltante, si assume dei rischi, preferisce l'attività al cambiamento, tende ad essere aggressivo, è generalmente impulsivo e perde facilmente la calma. Generalmente, non possiede un forte controllo sui propri sentimenti e non è una persona pienamente affidabile.
L'« introverso tipico » è una persona tranquilla, ritirata, amica dei libri più che delle persone, riservata e distante, eccetto coi suoi amici intimi. Tende a programmare le cose per tempo e non lasciarsi trasportare dagli impulsi del momento. Non gli piace l'eccitazione, prende le cose con serietà e preferisce uno stile di vita ordinata. È solito controllare i suoi sentimenti; raramente si comporta in modo aggressivo; non perde facilmente la calma. È affidabile, portato al pessimismo; attribuisce molta importanza alle norme etiche.
Stando alla descrizione fatta ora, gli individui differiscono nella misura in cui presentano comportamenti più vicini all'uno o all'altro di questi estremi. In questo senso, si tende a ritenere una persona « introversa » quando mostra, in modo regolare, comportamenti che si avvicinano a quelli indicati per descrivere l'« introverso tipico ». Invece, si dice che una persona è « estroversa » quando il suo comportamento abituale assomiglia a quello descritto per designare l' »estroverso tipico ». Cosi, le previsioni formulate saranno tanto più applicabili quanto più il comportamento del soggetto si avvicinerà alle descrizioni di uno o dell'altro estremo dimensionale.

Bibliografia
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