Linguaggio - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Linguaggio

L
di M. N. Lamarca
Il linguaggio è un sistema specifico di comunicazione che è dotato di alcuni determinati elementi specifici.
Gli etologi, i linguisti e gli psicologi hanno cercato di stabilire i tratti comuni e quelli differenziali tra il linguaggio naturale umano ed altri sistemi di comunicazione, specialmente animali. La maggioranza è d'accordo nell'indicare come tratti distintivi del linguaggio naturale umano: la riflessività, il suo carattere proporzionale, simbolico, recursivo, la duplice articolazione, la sintatticità, la semantica e la sintassi. La pluridimensionalità è, infatti, il tratto più caratteristico del linguaggio, perché, in un certo qual modo, integra gli altri.
Saussure distingue tra la competenza (conoscenza della lingua, sistema di regole che connettono rappresentazioni foniche con rappresentazioni semantiche e che si articolano in quelle pragmatiche) e l'attuazione (l'uso concreto della competenza da parte di colui che parla).
Clark e i suoi collaboratori, seguendo la linea di indagine maggioritaria, si concentrano su tre aree: la struttura del linguaggio, cioè, il sistema linguistico, la sua funzione e i suoi processi.
Dal punto di vista della struttura, l'unità fondamentale è l'enunciato che presenta due livelli: la struttura superficiale, che consiste nell'ordinamento lineare di clausole, frasi, parole e suoni, e la rappresentazione soggiacente del suo significato.
Sotto l'aspetto di prospettiva funzionale, il linguaggio ha una funzione principale: la comunicazione. Questa esige l'inter‑relazione tra uno che parla, uno che ascolta ed un codice comune. Colui che parla decide l'informazione che intende comunicare e la codifica selezionando un segmento del sistema linguistico, per esempio, un enunciato. Colui che ascolta riceve il messaggio, l'enunciato prodotto da colui che parla, e lo decodifica immagazzinandolo nella memoria.
La terza prospettiva tiene presenti i processi mentali implicati dall'uso del linguaggio: la progettazione dell'enunciato, la scelta delle parole, il recupero compiuto dalla memoria, l'ordine delle parole, tenendo presenti le regole del' a sintassi, l'identificazione dei suoni e delle parole da parte di colui che ascolta, la scoperta del significato dell'enunciato, l'interpretazione e la sua valutazione in funzione della situazione, ecc. I processi principali sono quelli di produzione, di comprensione e di acquisizione del linguaggio. In quanto al suo studio, bisogna partire dalle risposte, dalla condotta linguistica.
La condotta linguistica si aggira attorno a due dimensioni classiche: l'attività del soggetto e il discorso prodotto o compreso. Però, ci sono altre due dimensioni estranee a quelle precedenti: sono manipolate dalla prima e sono proiettate nella seconda: il contesto o la situazione ambientale ed il sistema linguistico.
La filosofia analitica, che ha eletto il linguaggio come suo oggetto, è chiamata analisi del linguaggio. Si realizza su tre livelli: quello sintattico, quello semantico e quello pragmatico.
La sintassi è il rapporto dei segni tra di loro. La semantica è il rapporto dei segni del linguaggio con i suoi significati. La pragmatica studia i rapporti tra i segni del linguaggio e colui che parla o la situazione. Questi tre fattori uniti si chiamano semiotica, che è la scienza del processo dei segni linguistici.
La semiotica si rivela sempre più importante per il linguaggio della fede religiosa, per la teologia in genere e specialmente per la teologia pastorale, perché da essa si analizzano le regole, le strutture e le funzioni della fede.
Per la teologia pastorale, sono importanti anche le discipline della sociologia del linguaggio, della psicologia del linguaggio e della psicolinguistica. Da questa disciplina, si analizzano i rapporti tra il linguaggio e la società e tra il linguaggio e la psicologia di colui che parla.
Il linguaggio non è solo il mezzo della comprensione, ma è anche il mezzo per fraintendere, quello della comunicazione perturbata. Questo ha suscitato la ricerca di un linguaggio esatto e chiaro con l'intento di eliminare le perturbazioni della comunicazione.

Bibliografia
Chomsky N., Saggi linguistici, 3 voll., Ed. Boringhieri, Torino, 1969‑1970. Miotto A., Pensiero e linguaggio, in: Ancona L., (a cura di), Questioni di psicologia, Ed. La Scuola, Brescia, 1964, pp. 265‑281. Pizzamiglio L., Lo sviluppo del linguaggio, in: Ancona L. (a cura di), Nuove Questioni di psicologia, 2, Ed. La Scuola, Brescia, 1972, pp. 795‑828. Sapon S.M., « Linguaggio », in: Dizionario di psicologia, Ed. Paoline, 1975, pp. 644‑647. Vigtsky, Pensiero e linguaggio, Ed. Universitaria, Firenze, 1964.
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