Tipologie - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Tipologie

T
di M. N. Lamarca
L'orientamento tipologico consiste nello stabilire tipi generali biologici eo psicologici attorno a cui si possono classificare i vari individui.
Questo orientamento ha avuto inizio soprattutto con la medicina greca. Essa ha ritenuto che la predizione del comportamento possa essere stabilita in base a criteri biologici dei soggetti.
I tipi biologici, o biotipologie, comprendono certe caratteristiche psicologiche (tratti) che si ritengono associati, partendo dal presupposto che il comportamento umano dipende prioritariamente da varianti dell'organismo relativamente stabili, senza escludere completamente l'influsso di varianti situazionali o ambientali.
L'orientamento prescientifico greco sosteneva un'associazione tra qualità fisiche, patologia e caratteristiche psicologiche o temperamentali. Ippocrate (460‑370 a.C.) configurò la prima teoria sui quattro umori. Galeno (129‑199) la rielaborò, costruendo i quattro tipi temperamentali della sua biotipologia conosciuta: il collerico, in cui predomina la bile gialla; il sanguigno, in cui predomina il sangue; il malinconico, in cui predomina la bile nera; il flemmatico, in cui predomina la flemma.
Le teorie citate sopra esercitarono un influsso notevole sulle tipologie costituzionalista posteriori. L'opera del tedesco Kretschmer è ritenuta l'organizzazione tipologica classica più rappresentativa. Kretschmer stabilì i tipi somatici, che sarebbero determinati primariamente dall'« abito » corporeo, o stile morfologico: leptosomico, picnico, atletico e displastico.
Il tipo leptosomico. Il suo tratto anatomico fondamentale è di avere un corpo stretto, con forme allungate e prevalenza di strutture verticali, magrezza, torace lungo e stretto, pelle asciutta, ecc. I1 tipo astenico è una modalità del leptosomico.
Il tipo picnico. La caratteristica anatomica principale è la tendenza verso le forme corporee rotonde e con la prevalenza delle strutture orizzontali e grosse, aumento di grasso nelle cavità viscerali, collo corto e grosso, estremità arrotondate; mani larghe e corte, ecc.
Il tipo atletico. Comporta caratteristiche intermedie dei due tipi precedenti. Alcuni dei suoi tratti morfologici sono: un notevole sviluppo delle strutture muscolari, ossee ed epidermiche, con le estremità molto sviluppate, soprattutto le mani ed i piedi, le spalle ed il torace, che sono larghi e forti.
Il tipo displastico. Non si tratta di un vero tipo somatico. Ci si riferisce qui a forme somatiche anormali prodotte da qualche alterazione metabolica, come per esempio, iper o ipofunzioni endocrine.
Per determinare l'appartenenza ad un dato tipo somatico, si sono stabiliti vari indici e misure che permettono questa classificazione.
Kretechmer stabili la sua ipotesi sul rapporto tra tipo somatico e temperamento. Partendo dal postulato fondamentale secondo cui il comportamento anormale non costituisce una categoria differente dal comportamento normale, ma è una esagerazione patologica del comportamento, egli parlò di due forme fondamentali di temperamento: lo schizoide ed il cicloide, basandosi sui due tipi fondamentali di psicosi: la schizofrenia e la psicosi maniaco‑depressiva.
Gli schizotimici sono individui prevalentemente asociali, riservati, timidi, seri, nervosi e sensibili. I ciclotimici sono di solito socievoli, allegri, con un forte senso di umorismo, amabili, calmi e con una certa tendenza a manifestare cambiamenti ciclici che oscillano tra la ipomania e la tristezza. Kretechmer associò questi temperamenti ai tipi somatici: così, al pionico, associò il temperamento ciclotimico, e al leptosomico, lo schizotimico.
I dati ottenuti nelle ricerche sembrano confermare, in un certo modo, l'esistenza della dimensione temperamentale, anche se permangono alcuni dubbi a questo riguardo.

Bibliografia
Allport G.W., Psicologia della personalità, PAS‑Verlag, Zurigo, 1969. Boncori L., Teoria e tecniche dei test, Bollati‑Boringhieri, Torino, 1993. Idem, « Tipologia », in: Dizionario di Scienze dell'educazione, Elle Di Ci, LAS, SEI, Torino‑Roma, 1997, pp. 1126‑1127. Sillamy N., Dizionario di Psicologia, Ed. Gremese, Roma, 1995.
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