Unità della Chiesa - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Unità della Chiesa

U
di J. M. Castillo
L'unità è una nota caratteristica della vera Chiesa di Cristo. Questa unità ha il suo fondamento nel fatto che la Chiesa è stata istituita dall'azione di Dio uno (1 Cor 8,6), mediante la rivelazione una in Cristo uno (Rm 14,7 ss) e nell'opera di uno Spirito (Ef 2,18). Pertanto, il primo principio di unità della Chiesa e la ragione fondamentale della sua unicità sono radicati nell'unità e unicità di Dio. Questa unità si realizza, non solo a livello profondo dell'unione degli spiriti, ma anche nel corpo sociale ed organizzato che è la Chiesa. Per questo, l'apostolo Paolo ricorre frequentemente alla metafora del corpo unito per esprimere quello che è e quello che deve essere la Chiesa. Del resto, è questo il supremo desiderio di Gesù: « Perché tutti siano una sola cosa come tu, Padre, sei in me e io in te. Siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato » (Gv 17,21). In questo modo, l'unità appare come la nota essenziale di coloro che credono in Gesù e come argomento di credibilità per coloro che non hanno la fede.
L'unità della Chiesa è ad un tempo unità di comunione spirituale o di grazia e unità nei mezzi che procurano questa vita. Secondo Atti 2,42, l'unione dei credenti comporta nello stesso tempo:
a) unità per l'accettazione della dottrina apostolica;
b) unità sul piano della vita sociale o comunità fraterna;
c) unità nella celebrazione del culto.
Il Concilio Vaticano II, richiamando una lunga tradizione teologica, afferma: « Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integralmente la sua organizzazione e tutti i mezzi di salute in essa istituiti, e nel suo corpo visibile sono congiunti con Cristo  che la dirige mediante il Sommo Pontefice e i Vescovi  dai vincoli della professione della fede, dei sacramenti, del regno e ecclesiastico e della comunione » (LG 14). Questa, però, è l'unità piena. Esistono anche forme di unità imperfetta in coloro che cercano in qualche modo di giungere a questo ideale. Di qui, il senso profondo del movimento ecumenico e l'importanza di tutti gli sforzi che si compiono per giungere, già in questa vita, all'unità perfetta.
Però, l'unità della Chiesa non deve essere confusa con l'uniformità. Indubbiamente, è successo alle volte, soprattutto a Roma, che c'è stata la tendenza a confondere le due cose. Questa tendenza va criticata. Per quello che si riferisce agli uomini, la riduzione all'uniformità deve essere esclusa, perché Dio non ci tratta come cose, ma come persone libere. Una persona, o quasi persona, libera per natura, reagisce ai doni di Dio. Di qui, le varie espressioni di realtà fondamentalmente identiche: le teologie, i riti, le forme di devozione, le usanze, i vari tipi di spiritualità. L'unità totale abbraccia queste diversità e addirittura si costruisce con esse. Inevitabilmente, e spesso, avviene nella Chiesa la tensione tra l'unità e l'uniformità. È stato detto molto bene che è possibile cercare la conciliazione in tre direzioni: la federazione, l'organizzazione unitaria, la comunione. La semplice federazione non corrisponde alla natura profonda della Chiesa, né a ciò che fu nelle sue origini. Il regime di organizzazione unitaria, o di una Chiesa che costituisce un corpo con una struttura, ben visibile, di un popolo unito, è quello verso cui molto presto si è orientato il papato. È il regime la cui teoria è stata elaborata generalmente dall'ecclesiologia cattolica latina. Per parte sua, il regime di comunione si è verificato soprattutto nella Chiesa antica ed ha continuato a prevalere nell'ecclesiologia orientale. La comunione bada per prima cosa alle Chiese locali e poi stabilisce tra di loro una serie di legami che fanno di tutte una comunione. Sembra che il regime di comunione sia quello che risponda meglio alla natura della Chiesa e che rispetti meglio il significato delle Chiese locali come sono state definite dal Concilio Vaticano II.
Oggi, come quasi sempre, l'unità della Chiesa appare seriamente danneggiata dallo scisma e dall'eresia. Il Concilio Vaticano II e i Papi post‑conciliari hanno adottato su questo punto una teologia ben definita: quella della Chiesa come comunione totale nella pienezza dei doni salvifici di Dio. Tutti i cristiani, anche quelli « disuniti » (seiuncti a nobis) sono, per il fatto del battesimo, membri del Popolo di Dio e, pertanto, membri della Chiesa. Tra loro e noi non esiste la comunione totale, ma c'è già una comunione imperfetta. Lo sforzo per restaurare l'unità cerca di ristabilirla nella sua pienezza.

Bibliografia
Congar Y., Proprietà essenziali della Chiesa, in: Feiner J. ‑ Löhrer M., (a cura di), Mysterium Salutis, 7, Ed. Queriniana, Brescia, 1972, pp; 439‑552. Forte B., La Chiesa della Trinità. Saggio sul mistero della Chiesa comunione e missione, Ed. Paoline, Cinisello B., 1995, pp. 203‑314. Fries H., Teologia Fondamentale, Ed. Queriniana, Brescia, 1987, pp. 685‑705. Lubac H. De, Pluralismo di chiese o unità della Chiesa?, Ed. Morcelliana, Brescia, 1973. Möhler J.A., L'unità della Chiesa, Ed. Città Nuova, Roma, 1969.
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