Trinità - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Trinità

T
di E. Vilanova
Il passaggio da una fede monoteista ad una fede trinitaria non fu, per la Chiesa primitiva, un problema facile. Non lo è nemmeno oggi, tant'è vero che molti ritengono la dottrina sulla Trinità una speculazione per teologi, che non ha nulla a vedere con la vita reale. Inoltre, è già difficile credere nell'esistenza di Dio e vivere secondo questa fede: questa non è resa ancora più difficile con la Trinità?
Trinità è la parola usata per dire che Dio, come è sperimentato nella fede cristiana, è Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo termine non si trova nella Scrittura e non fa parte del messaggio primitivo, sebbene il NT contenga formule trinitarie esplicite. Tutti i testi biblici che si riferiscono alla Trinità sottolineano il piano salvifico di Dio, attraverso il quale si può intuire il mistero della sua vita intima. Non sorprende dunque il fatto che, a partire da Tertulliano, si distingua tra Trinità « economica » e Trinità « immanente ». La Trinità « economica » indica il Dio trino che si rivela agli uomini e comunica loro la salvezza. La Trinità « immanente » indica il Dio trino in sé Questa distinzione vuol dire soltanto che lo stesso Dio trino è considerato come è nella rivelazione salvifica e come è in sé. La distinzione tra Dio per noi e Dio in sé è una distinzione puramente speculativa? Nel caso affermativo, è necessaria? Si è soliti giustificare questa distinzione appellandosi alla libertà divina e al carattere gratuito della salvezza: Dio è perfetto e basta a se stesso, non ha bisogno di rivelarsi. Noi otteniamo la salvezza in forza della grazia di Dio, ma senza nostro merito. La distinzione tra una Trinità « immanente » e una Trinità « economica » salva la libertà di Dio e la sua grazia. È il presupposto necessario per l'esatta comprensione della rivelazione divina.
La strenua difesa degli enunciati relativi ad un solo Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo suscitò grossi problemi nei primi secoli del cristianesimo. Per comprendere le dimensioni delle lotte per l'ortodossia, occorre tener presente che la posta in gioco era: la verità e la grandezza della salvezza operata da Cristo. Se ci aveva divinizzati, vuol dire che Lui stesso era Dio. Attraverso travagliate vicende, si arrivò a definire la fede nella divinità di Gesù Cristo e la sua « consostanzialità » con il Padre. Poi, lo stesso avvenne per lo Spirito Santo. Le parole « natura », « essenza », « persona » offrirono le precisazioni necessarie per i termini di queste definizioni. La teologia greca antica, partendo principalmente dalla considerazione delle persone, nell'analisi delle processioni e delle missioni, come realizzazione di un'unica essenza, rimane più vicina alla prospettiva biblica che non la teologia latina del Medioevo. Questa, partendo piuttosto dall'essenza unica per cercare di mostrare la diversità delle persone  con l'aiuto di analogie, come quelle proposte da sant'Agostino secondo la nostra psicologia umana (processioni a modo di intelletto e di volontà) , corre il rischio di dare l'impressione che si tratti di astrazioni artificiosamente sostanzializzate. In realtà, la Trinità è il mistero cristiano visto dal suo aspetto più divino, che non possiamo raggiungere in nessun modo, ma che illumina il mistero della vita di Dio e dell'uomo.
Invece di affrontare il mistero della Trinità ricorrendo ad immagini e a paragoni insufficienti, oltreché superati, come il famoso triangolo, è più utile per la nostra vita riflettere sulla Trinità in una prospettiva di « comunione ». Rimangono così illuminati i nostri rapporti umani. Non sembra allora troppo paradossale la frase di Berdiaef, rivolta ai suoi compagni di lotta comunisti: « La nostra dottrina sociale è la trinità ». Vivere questo mistero richiede il rifiuto di ogni egoismo. Così, il cristiano viene ad essere l'autentica immagine di un Dio che è « comunità », relazione, comunione di persone.
Limitiamoci a sottolineare come la prassi liturgica ha conservato la visuale essenzialmente spirituale e dinamica della Trinità di Dio, espressa nella formula: « dal Padre, per il Figlio, nello Spirito ». Questa formula è presente in tutte le orazioni e dossologie e manifesta la nostra partecipazione alla vita divina mediante i sacramenti, specialmente mediante l'Eucaristia.

(1) L'istruzione Eucharisticum Mysterium, al n. 50, come anche questo documento, invece di parlare di « visita al Santissimo Sacramento », preferiscono l'espressione: « la preghiera davanti al Santissimo Sacramento ». È un'espressione più significativa, ma purtroppo, sconosciuta dai fedeli (N.d.T.).

Bibliografia
Boff L., Trinità e società, Ed. Cittadella, Assisi, 1987. Croce V., Il Dio di Gesù Padre di tutti, Ed. Piemme, Casale M., 1989. Feiner J. ‑ Löhrer M. (a cura di), Mysterium Salutis, 3, Ed. Queriniana, Brescia, 1969. Forte B., Trinità come storia. Saggio sul Dio cristiano, Ed. Paoline, Cinisello B., 1985. Kasper W., Il Dio di Gesù Cristo, Ed. Queriniana, Brescia, 1984. Melotti L., Un solo Padre, un solo Signore, un solo Spirito. Saggio di teologia trinitaria, Ed. Elle Di Ci, Leumann (Torino), 1991. Moltmann J., Trinità e Regno di Dio. La dottrina su Dio, Ed. Queriniana, Brescia, 1983.
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