Politeismo - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Politeismo

P
di J. Martínez Cortés
Il politeismo è la teoria ed il sistema religioso che riconosce l'esistenza di più divinità. Fenomenologicamente, il politeismo rispecchia 1'esperienza umana di un mondo in cui si manifestano varie forme di potere sovrumano.
Storicamente, sono state date due spiegazioni opposte:
1) il politeismo sarebbe una degenerazione di un monoteismo primitivo;
2) il politeismo sarebbe uno stadio evolutivo verso il monoteismo.
L'antica scienza razionalista della storia delle religioni schematizzava in questo modo la complessità dei processi secondo un ordine evolutivo che andrebbe dal feticismo e dall'animismo al politeismo, e di qui, al monoteismo (ed infine all'ateismo). In questo schema è soggiacente la « legge del tre stadi » dello sviluppo dell'umanità, formulata da A. Comte: lo stadio teologico, più arcaico, avrebbe ceduto il posto a quello metafisico, e questo, allo stadio « positivo » (determinato dalla egemonia delle scienze).
Entrambe le posizioni sono ritenute oggi troppo sempliciste. Riguardo alla prima, è certo che in strati religiosi molto arcaici ci sono germi di monoteismo, ma solo germi. D'altra parte, non si può rifiutare semplicemente qualsiasi idea di evoluzione delle religioni (per esempio, per quanto riguarda le sue ierofanie o manifestazioni del sacro). Quanto alla seconda spiegazione, lo schema eccessivamente lineare risponde fin troppo alla « ideologia » evoluzionista e non riesce ad accordarsi alla complessità dei dati. Cosi, il politeismo è solito essere associato con forme di cultura primitiva, mentre, in realtà, il politeismo autentico appare nelle culture superiori, anche se è vissuto specialmente negli ambienti popolari. (Così, la religiosità popolare in tutti i paesi dell'Estremo Oriente è decisamente politeista).
Uno studio più approfondito di queste due posizioni fa vedere tratti comuni alle religioni politeiste. Esiste, in primo luogo, una figura di grandi dèi, più o meno impallidita; al di sotto, c'è una coppia di divinità: il cielo e la terra; poi, c'è un « re degli dèi » e la sua consorte. Sotto di essi, c'è una molteplicità di dèi che tende a riunirsi in due gruppi che si affrontano alle volte in atteggiamenti ostili, altre volte, amichevoli. In tutte le religioni, c'è anche il dio del tempo atmosferico, con immagini e miti in gran parte uniformi.
Gli dèi protettori delle città sono legati alla cultura urbana. Con lo sviluppo dei grandi imperi, il cambiamento di capitali porta con sè alti e bassi politici dei loro dèi rispettivi: alle volte, sono identificati con il re degli dèi, o con l'antico dio del cielo. L'imprecisione e la fluttuazione delle figure politeiste sono tratti consostanziali della loro natura. D'altra parte, e come movimento contrario, le scuole sacerdotali cercavano di sistemare il pàntheon. Però, continuamente, avvenivano fusioni di due o più dèi in uno, o il contrario, cioè, la scissione di un dio in varie figure.
Politeismo culturale. Questo flusso permanente, irriducibile all'unità, è stato quello che ha portato ad usare il termine politeismo, in senso analogico, nel linguaggio della sociologia. Così, Max Weber ha caratterizzato l'avvento della società moderna col predominio di un tipo di ragione (strumentale) che, essendo incapace di giudicare i fini che ogni gruppo sociale intende raggiungere, verrebbe a produrre come conseguenza un « politeismo di valori ». Le società moderne, dunque, avrebbero cessato di essere « monoteiste » sul piano culturale dei valori e delle finalità che intendono perseguire (pluralismo).
Questo pluralismo, entro certi limiti, implica una maggior libertà per l'individuo (il « monoteismo sociale » sarebbe l'equivalente di totalitarismo). Però, se, radicalizzando le posizioni, questo politeismo di valori si sottrarrà ad ogni tipo di ragionamento razionale, ciò porterà ad un decisionismo cieco nelle sue opzioni e sarà incapace di risolvere i conflitti sociali se non con la forza.
Parimenti, nel campo dell'etica individuale, e nell'ambito culturale spagnolo, è stato usato il termine politeismo da parte di certi filosofi e scrittori che sembrano caratterizzarsi come nietzscheani. Con Nietzsche, si va verso una esaltazione della vita nella sua finitudine, dei valori molteplici e parziali, delle realizzazioni mai piene, con l'invito ad abbandonare l'ambizione di dare alla vita un senso unico e totalizzante ( »monoteista »). Questa posizione incontra oggi una grande simpatia in vasti settori giovanili che, anche senza formularlo, vivono questa forma di umanesimo. Bisogna poi vedere se in queste posizioni non siano soggiacenti forme di rassegnazione sociale di fronte all'attuale crisi della civiltà.

Bibliografia
Aa.Vv., Enciclopedia delle religioni, 5 voll., Firenze, 1970. Dellagiacoma V., « Politeismo », in: Enciclopedia filosofica, V, Ed. Sansoni, Firenze, , coll. 131‑132. Dhavamony M., Fenomenologia storica della religione, in: Cantone C. (a cura di), Le scienze della religione oggi, LAS, Roma, , pp. 11‑87. Eliade M., Trattato di storia delle religioni, Torino, 1966. Henninger G., « Politeismo », in: Enciclopedia Cattolica, IX, Città del Vaticano, 1952, coll. 1684‑1686. James E.O., Nascita della religione, Ed. Il Saggiatore, Milano, 1962. Tacchi Venturi P., Storia delle religioni, 2 voll., Torino.
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