Anno liturgico - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Anno liturgico

A
di C. Floristán
L'anno liturgico, anno del Signore o anno cristiano, è la celebrazione ciclica del mistero di Cristo da parte dell'assemblea dei credenti lungo il giorno, la settimana, l'anno. I riferimenti, perciò, sono tre: la comunità cristiana (la Chiesa), il tempo coi suoi eventi (la storia) e il mistero centrale della salvezza (Cristo). La Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II afferma: « La santa Madre Chiesa… nel corso dell'anno distribuisce tutto il mistero di Cristo, dall'Incarnazione e dalla Natività fino all'Ascensione, al giorno di Pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore » (SC n. 102).
Lo sviluppo dell'anno liturgico fino alla sua attuale configurazione fu molto lento. Le comunità primitive celebravano ciclicamente la domenica, giorno del Signore e della sua risurrezione. Con l'introduzione, nel secolo II, della Pasqua annuale (la domenica successiva alla luna piena che segue l'equinozio di primavera), furono poste le basi dell'anno cristiano.
Non dimentichiamo che l'anno inquadra le attività umane fondamentali, sia quelle relative all'agricoltura che quelle attinenti all'allevamento, sia quanto è in rapporto con leggi dell'astronomia che coi ritmi della vegetazione. La settimana e il mese, di origine lunare, seguiti dall'uomo primitivo prima della successione dell'anno solare, finirono per essere parti subordinate all'anno. L'anno fu calcolato dai primitivi partendo dal succedersi delle stagioni.
Per gli Ebrei, la base del loro calendario era costituita dal sabato settimanale e dalla Pasqua annuale. La Pasqua o festa degli azzimi (pane fatto con spighe nuove, senza lievito vecchio), che commemorava la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, era al centro dell'anno e la festa principale. Il cinquantesimo giorno, si celebrava la pentecoste, festa delle messi e dell'alleanza del Sinai. La terza grande festa giudaica era connessa con la raccolta dei frutti dell'autunno e si trasformò in festa dei tabernacoli o delle tende.
I Romani, invece, seguivano un calendario di mesi fissati a dodici da Giulio Cesare. Questo calendario si impose in Occidente. In ultima analisi, l'anno liturgico è l'anno civile romano nel cui interno si celebrano i misteri di Cristo con l'influsso ebraico delle grandi feste (quella settimanale e quella pasquale). Verso il secolo VI, fu costituita la struttura fondamentale dell'attuale anno liturgico: la Pasqua annuale è preceduta da una preparazione (la Quaresima); segue un prolungamento (la cinquantena pasquale). Si sviluppa la festa di Natale‑Epifania, anche qui con una preparazione adeguata (l'Avvento). L'espressione anno cristiano viene coniato nel secolo XVII, mentre il termine anno liturgico è divulgato dal benedettino Don Guéranger nel secolo XIX.
Hanno contribuito alla formazione e alla concezione dell'anno liturgico anche la riflessione teologica, la catechesi, la celebrazione e la vita delle comunità cristiane. Naturalmente, le teologie dell'anno liturgico sono recenti. La prima e più famosa è la teologia dei misteri per opera del benedettino Oddo Casel. In sintesi, egli afferma che, mediante la celebrazione sacramentale della Chiesa, si rendono presenti oggi la persona e l'opera del Signore e viene comunicata la salvezza, a seconda della dimensione della festa che si sta celebrando. Per mezzo del culto, si commemora e si rende presente il mistero particolare che viene celebrato.
Dal punto di vista ufficiale, il primo documento dottrinale che si riferisce all'anno liturgico è l'enciclica Mediator Dei di Pio XII, nel 1947. L'anno liturgico, dice questa enciclica, non è una semplice « rappresentazione » o « evocazione » di fatti del passato, ma è « contatto » attuale dei cristiani con Cristo. La Costituzione liturgica del Vaticano II afferma chiaramente la presenza del mistero di Cristo nelle celebrazioni.
La salvezza si rende presente con la « sacra commemorazione ». Detto in altro modo già ricordato sopra: « La santa Madre Chiesa… nel corso dell'anno distribuisce tutto il mistero di Cristo » (SC n. 102).
Così come la terra impiega un anno per fare un giro completo attorno al sole, così ogni comunità cristiana e tutta la Chiesa impiega un anno per girare attorno a Gesù Cristo, centro della vita cristiana. Il segno temporale è l'anno civile, diviso in settimane e in quattro stagioni naturali. Però, il calendario liturgico si distingue da quello civile in quanto il suo centro è la Pasqua, il suo inìzio è l'Avvento e il suo termine è la festa di Cristo Re. Quello che è decisivo nell'anno liturgico è la festa, non il giorno feriale; il riposo o la contemplazione, non il lavoro; il Regno di Dio in Cristo, non la semplice società. La domenica è per il calendario pivile un giorno di riposo; per quello liturgico, è il giorno del Signore.
Oltre a questi due calendari, il cattolicesimo popolare ha costruito un altro calendario religioso. Il popolo celebra la sua religiosità popolare secondo questo calendario trasmesso dalla tradizione. Esso varia da un paese ad un altro a seconda dell'influenza del cattolicesimo o cristianesimo primitivo che giunse coi primi missionari. Varia anche secondo certi riti religiosi precristiani e secondo determinate incidenze dell'evoluzione cattolica successiva. Il calendario popolare comprende feste liturgiche (natività e settimana santa che coincidono col calendario liturgico), feste mariane sotto varie denominazioni, feste di santi in relazione con qualche necessità umana, processioni con immagini, pellegrinaggi a santuari e gesti religiosi ciclici uniti all'uso di simboli (albero di Natale, candele, benedizione di animali, ceneri, acqua santa, fiori per i defunti, ecc.). A motivo dell'importanza dell'anno liturgico e del calendario religioso popolare, l'affarismo moderno ha stabilito il calendario commerciale, molto evidente nei giorni che precedono il Natale, nel periodo delle prime Comunioni, in feste concrete per fare regali (festa del padre, della madre, degli innamorati, ecc.), e in cibi speciali per certe feste (veglione di fine d'anno, panettoni, colombe, uova di Pasqua, ecc.).
Insomma, l'anno liturgico è una pedagogia adatta per celebrare ciclicamente il passaggio del Signore: dal Padre al mondo per il Natale e dal mondo al Padre per la Pasqua. Così, si legge, lungo l'anno e in relazione con le feste, la Parola di Dio. Questa è distribuita secondo alcuni lezionari adeguati: ogni tre anni, annualmente, nei tempi forti liturgici, o di settimana in settimana. In questo modo, popolare e naturale, i cristiani rinncvano ciclicamente la fede e la speranza, i segni o sacramenti della fede e l'impegno della carità fino al ritorno del Signore.

Bibliografia
Bergamini A., « Anno liturgico », in: Nuovo Dizionario di Liturgia, Ed. Paoline, Roma, 1984, pp. 65‑71. Casel O., Il mistero del culto cristiano, Ed. Borla, Torino, 1966. Della Torre L., Celebrare il Signore. Corso di Liturgia, Ed. Paoline, Roma, 1989. Lopez‑Martín J., L'anno liturgico, Ed. Paoline, Cinisello B., 1987. Nocent A., Celebrare Gesù Cristo. L'anno liturgico, 7 voll., Ed. Cittadella, Assisi, 1976 ss. Rahner K., L'anno liturgico, Ed. Morcelliana, Brescia, 21964. Vagaggini C., Il senso teologico della liturgia, Ed. Paoline, Roma.
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