Coscienza - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Coscienza

C
di A. Hortelano
La parola coscienza fu inventata dai Greci e fu tradotta in latino da Cicerone, e di qui, passò nelle altre lingue moderne occidentali, ad eccezione del tedesco. Significa: scienza con; è la consapevolezza che uno ha di se e dei suoi atti. Scienza, secondo i Greci, è una conoscenza certa di qualcosa mediante le sui cause. Come esiste una scienza delle cose, esiste anche una scienza di cio che devo fare. I vangeli non usano il termine coscienza. In compenso, Paolo lo usa una cinquantina di volte. Però, per Paolo, il termine non significa, come per i Greci, soltanto quello che devo fare tenendo presente quello che suole accadere a seconda che io faccia questa o quest'altra cosa (fenomeno naturale della ripetizione), ma anello che il Dio attivo della Bibbia, da Abramo fino a Gesù Cristo, vuole che io faccia (volontà storica di Dio).
La coscienza è un giudizio su ciò che devo o non devo fare, qui e adesso. L'uomo tende spontaneamente a fare il bene e a evitare il male. Grazie alla scienza e all'esperienza morale, l'uomo, alle volte con difficoltà gravi, va scoprendo ciò che è bene e ciò che è male, cioè, ciò che favorisce la dignità della persona umana e ciò che la pregiudica. Mediante la casistica morale, l'uomo può, e così ha fatto in determinate epoche, compiere una specie di ginnastica morale, per risolvere certi casi morali ipotetici. Con la coscienza, l'uomo si interroga personalmente ed esistenzialmente su ciò che deve fare in un determinato momento e in circostanze concrete.
La psicologia del profondo ha messo in rilievo che sotto il giudizio della coscienza c'e l'inconscio, che in certo modo può condizionare il giudizio morale, sebbene non lo possa totalmente eliminare. La sociologia ha fatto vedere l'importanza dei condizionamenti sociali della coscienza, che in Alcuni casi può trasformarsi in una semplice eco della società. Comunque, il passaggio dalla coscienza individuale a quella sociale suppone un vero salto di qualità e la comparsa di un vero valore aggiunto, soprattutto se si realizza all'interno di autentiche comunità in cui l'io è rispettato dal gruppo ed in cui si condivide in maniera critica l'esistenza dei valori in questione e il ruolo delle circostanze. Per i credenti, la coscienza morale, oltre ad essere un'interpellazione dell'uomo e dei valori implicati dalla dignità della persona umana, è in un certo modo la voce di Dio che ci parla attraverso la parte migliore di noi stessi, attraverso quanti ci circondano e, specialmente per i cristiani, attraverso la Parola di Dio nella Bibbia.

Bibliografia
Caffarra C., Indicazioni per la formazione della coscienza morale, in: « Rivista del Clero italiana », 57 (1976), 598‑603. Giorda L. ‑ Cimmino R., La coscienza nel pensiero moderno e contemporaneo, Roma, 1978. Privitera S. (a cura di), La coscienza, Ed. dehoniane, Bologna, 1986. Schüller B., L'uomo veramente uomo. La dimensione teologica dell'etica nella dimensione etica dell'uomo, Edi Oftes, Palermo, 1987. Valsecchi A. ‑ Privitera S., « Coscienza », in: Nuovo Dizionario di teologia morale, Ed. Paoline, Cinisello B.
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