Critica della religione - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Critica della religione

C
di J. M. Díez‑Alegría
La critica della religione è antichissima. Può essere fatta contro la religione o all'interno di essa, per purificarla. Può anche avvenire in modo fenomenico, o sociologico, in un atteggiamento neutrale. Alle volte, è stata impostata una critica della religione (prodotto culturale troppo umano) partendo dalla fede (apertura alla rivelazione sovranamente gratuita e incondizionata di Dio: K. Barth).
Abbiamo testi di critica religiosa fatta dai profeti d'Israele già a partire dal secolo VIII a.C. (Amos). I profeti arrivano fino a condannare perfino il culto sacrificale, contemplando idealmente il pellegrinaggio del popolo nell'esodo attraverso il deserto come il momento di fedeltà perfetta (Ger 2,2) e dicendo che in quel periodo non furono offerte né vittime né oblazioni (Am 5,25; Ger 7,21‑23). Però, generalmente, quello che viene combattuto è un culto formalista che si concilia con l'ingiustizia: il tempio di Dio non è una spelonca di ladri, e Dio non è cieco (Ger 7,2‑11).
Gesù annuncia l'imminenza del Regno di Dio, collocandosi inequivocabilmente nella linea dei profeti. Le Beatitudini concordano con Sofonia. Il vangelo di Matteo contiene elementi sostanziali di critica della religione (5,20; 6,5‑6; 9,13; 12,6‑8; 15,1‑9; 21,12‑13; 23,1‑11.13‑ 20; 24,1‑2; 25,31‑46).
Per quanto riguarda il mondo classico greco, secondo E. Fromm, nella trilogia di Sofocle su Edipo, l'elemento chiave non è l'incesto, ma la ribellione del figlio contro il padre nella famiglia patriarcale. I personaggi essenziali sarebbero Edipo di fronte a Laio (Edipo Re e Edipo a Colono) e Emone di fronte a Creonte e Antigone (Antigone). Sofocle si rivolge verso le antiche tradizioni del popolo, che non vanno nel senso della religione olimpica della nazione e dello Stato (autoritaria, favorevole ad una élite e restrittiva). ma nel senso delle forze del vecchio ordine matriarcale (amore, preoccupazione per gli altri, lutto per i defunti, fraternità universale, democrazia, desiderio di pace).
Nell'epoca moderna, D. Hume (1711‑1776) è scettico sia riguardo alla teologia che alla metafisica. Però, afferma il valore morale (non può andare errato quello la cui vita è giusta) e riconosce che la religione umanizza il comportamento degli uomini.
L. Feuerbacch (1804‑1872) fa una critica della religione da un punto di vista antropologico‑metafisico. Si pensava Dio come creatore dell'uomo; è invece l'uomo che crea Dio, proiettando in Lui quelle perfezioni che vorrebbe realizzare in sé. Così, l'uomo si « aliena » e rinuncia a realizzare la sua pienezza. Il cristianesimo ha compiuto il passo positivo di porre l'umanità come attributo dell'Essere supremo (Dio‑Uomo). Adesso, bisogna fare della divinità l'attributo dell'uomo.
K. Marx (nella Introduzione alla critica della Filosofia del Diritto di Hegel, 1844) considera la religione ad un tempo come sintomo di un profondo malessere sociale e come protesta contro di esso. Egli pensa che sia necessario andare oltre alla critica della religione: questa è irreversibile, ma non è la cosa principale. Occorre fare la critica della società umana nel suo aspetto socio‑economico. « L'ateismo è una negazione di Dio ed intende affermare con questa negazione l'esistenza dell'uomo. Il socialismo non chiede già questa mediazione: parte dalla coscienza teorica e dalla coscienza pratica sensibile dell'uomo e dalla natura come esseri essenziali » (Manoscritti, 1844). La critica non si risolve nella teoria, ma nella prassi (Tesi su Feuerbach, 1845).
S. Freud (1856‑1940) vede una contraddizione tra la pienezza umana e l'atteggiamento religioso che comporterebbe il « complesso di colpa », e la fissazione della persona in uno stadio infantile.
Il Concilio Vaticano II afferma che è sbagliato ritenere incompatibile la piena responsabilità storico‑sociale umana con la vita religiosa. La fede spinge all'impegno per le realtà terrestri. La religione non si riduce ai soli atti di culto e al compimento di alcuni doveri morali. « Il distacco, che si costata in molti tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo » (GS 43). La teologia della liberazione cerca di progredire lungo la strada indicata qui dal Concilio. Vi si oppongono coloro che ritengono che la religione debba servire di sostegno all'ordine stabilito (establishment).

Bibliografia
Cantone C. (a cura di), Le scienze della religione oggi, LAS, Roma, . Casale U., L'avventura della fede. Saggio di teologia fondamentale, Ed. Elle Di Ci, Leumann (Torino), 1988. Chimirri G., Pensare Dio. Introduzione alla religione, Ed. Logos, Roma, 1992. Girardi G., Marxismo e Cristianesimo, Ed. Cittadella, Assisi, 1966. Maritain J., Il significato dell'ateismo contemporaneo, Ed. Morcelliana, Brescia, 1973. Segundo J. L., Il nostro concetto di Dio, Ed. Morcelliana, Brescia, 1974. Weger K. H., « Critica della religione », in: Dizionario di Teologia Fondamentale, Ed. Cittadella, Assisi, 1990, pp. 273‑278.
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