Tentazione - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Tentazione

T
di A. Guerra
Tentazione è una par la classica nella vita spirituale. È poi decaduta per l'area ristretta in cui si è mossa e per la personalità scrupolosa che generava. È stata ricuperata a partire dalle tentazioni di Gesù. Non è sconveniente parlare della tentazione. L'importante è di situarla nel suo posto esatto.
La tentazione, come fatto, è ammessa: nel linguaggio comune, si è soliti dire: « Questa è una tentazione ». Nel Padre nostro, si chiede di non soccombere alla tentazione (cf Lc 11,4). Occorre, però, cercare un concetto esatto della tentazione.
Esiste la segreta convinzione che la tentazione sia una realtà negativa. Questa convinzione segreta esiste tuttora. I cristiani continuano ad accusarsi di avere tentazioni.
Tuttavia, la tentazione non è negativa. Non si può definirla ne intenderla semplicemente come occasione di peccato, perché è anche occasione di virtù. Ciò nonostante, è comunque vero che la tentazione non è qualcosa di asettico ed incolore. Si può dire che è un invito al male. Il fatto che questo invito possa essere scoperto, contrastato, respinto, non toglie che all'origine della tentazione ci sia un incitamento al male.
San Giacomo ha esposto, con notevole chiarezza, la genesi e lo sviluppo della tentazione (Gc 1,13‑15). Forse con minore esattezza, noi possiamo dire che la tradizione ha parlato di tre nemici il mondo, il demonio e la carne che sarebbero l'origine delle tentazioni di cui l'uomo soffre.
Le parole carne e mondo si prestano ad essere fraintese, perché esse stesse travisano due campi sempre umiliati nella storia del cristianesimo. Oggi, più che in altri tempi, questi due « nemici » vanno riesaminati, se non vogliamo innalzare un edificio su basi di sabbia.
D'altra parte, il demonio è un tema a parte, ancora più delicato, ed il parlare di lui risulta più problematico. La teologia e la pastorale hanno di ciò un'esperienza non sempre piacevole.
Forse la categoria meno inadeguata per porre in essa l'origine della tentazione è la categoria « mondo ». Si tratta del mondo inteso come potere di attrattiva e di opposizione alla volontà di Dio nella storia. È questa una dimensione, non una realtà a se che esercita attrazione, fascino, incanto (o meglio: incantesimo), adescamento, ecc. Questo è il peccato del mondo.
È una verità lapalissiana, ma va ripetuta: il campo della tentazione non deve limitarsi al sesso. La cosa normale è che il sesso, realtà normale, attragga o inviti spesso a vivere la sessualità in modo imperfetto. Se fosse il contrario, verremmo ad affermare che la sessualità non è normale. Questa dimensione, che consiste nell'invitare a vivere male la sessualità, è la tentazione del sesso.
Però, la stessa cosa, ed anche di più, succede con altri punti di origine della tentazione: denaro, potere, prestigio, consumismo, casta sociale... Tutte queste realtà attraggono la persona in modo disordinato. Questa attrattiva è la tentazione. Il campo della tentazione è l'intero campo della vita. Potremmo anche dire che quello che più attira è quello che tenta di più, in un ordine o nell'altro.
Questa tentazione può consistere nel compire o nel tralasciare certe cose, come anche può riguardare le modalità di queste azioni o di queste omissioni. Coslì si allarga ancora di più il campo della tentazione, senza che per questo l'uomo sia peggiore: è soltanto più realista.
Sembra che la tentazione porti con sé uno stato d'animo perturbato. Alle volte, le persone tentate sono persone ossessive e apparentemente Altre volte, non si giunge a tanto. Però, sembra comunque vero che la tentazione è una situazione scomoda e dolorosa, e questo è comprensibile.
La tentazione è capace di assumere alcune tinte molto particolari; può ricordare obiezioni molto probabili, con un aspetto di verità o almeno di possibilità. La persona, che deve decidere in situazioni non chiare, può sentirsi piuttosto sconcertata. Questo si riferisce a quando la tentazione è stata vinta. Quando la tentazione è tuttora in atto, essa può avere un dinamismo di inquietudine che alle volte può essere incrementato da una coscienza esagerata del male, ecc.
Mi piace ricordare qui lo stato d'animo di santa Teresa d'Avila, quando, seguendo la sua coscienza, si decise a fondare il convento di san Giuseppe, il primo della riforma teresiana: « Era tutto terminato da circa tre o quattro ore, quando il demonio mi assali con il gran travaglio di spirito che adesso dirò. Mi mise innanzi il dubbio d'aver fatto male e d'essere andata contro l'obbedienza per aver agito senza l'autorizzazione del Provinciale... Poi, le monache sarebbero state contente di vivere in tanta austerità? Non era tutto una follìa? Chi me l'aveva comandato?... » (Vita di santa Teresa di Gesù, c. 36, n. 7).
Tutto questo suole portare con sé una tentazione, ed il suo mondo non è né semplice né facile. Comporta normalmente un campo di decisioni alle volte difficili da discernere; comporta pure una tensione che richiede molta fortezza. Santa Teresa ne parla come di « un grande travaglio di spirito ». Giobbe paragona la tentazione ad una milizia (7,1); altri, ad una prova (Sir 2,1), ecc.
La vittoria va per due strade; primo: smascherare molte strade di tentazione che lusingano continuamente l'uomo togliendo loro la maschera della tentazione. L'uomo deve scoprire che l'attrattiva per una macchina, un vestito, un appartamento, un viaggio, ecc., sono tentazioni: scoprire ciò è un passo importante, che servirà per cercare la strada buona. La seconda strada è questa: affrontare queste tentazioni partendo dalla piccolezza dell'uomo, che, ciò nonostante, è consapevole che qualcuno tolse o vinse il peccato di questo mondo: Gesù, l'Agnello di Dio (Gv 1,29). Quando l'uomo ha o afferra un'attrattiva maggiore o superiore a quella del male, la tentazione viene vinta.

Bibliografia
Aa.Vv., Il demoniaco, in: « Communio », 45(1979). Haering B., La legge di Cristo, III, Ed. Morcelliana, Brescia, 1967 . Molinski W., « Tentazione », in: Sacramentum Mundi, 8, 190‑196. Navone J., Tentazione, in: Nuovo Dizionario di Spiritualità, Ed. Paoline, Cinisello B. 1989, pp. 1583‑1597. Rahner K. ‑ Vorgrimler H., « Tentazione », in: Dizionario di teologia, Herder‑Morcelliana, Roma‑Brescia, 1968, p. 684.
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