Superstizione - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Superstizione

S
di J. Martínez Cortés
Etimologicamente, superstizione deriva dal latino superstitio. Però, a sua volta, l'etimologia latina è incerta. Un'ipotesi (superstantium‑superstitio) indicherebbe il timore vano ed eccessivo delle cose che « stanno sopra di noi », come gli dèi e gli astri (Lucrezio). Il concetto - teologico - allude sempre ad un eccesso nelle pratiche di religione e di culto. Così, secondo san Tommaso, la superstizione è un « vizio opposto alla virtù della religione per eccesso... perché dà il culto divino a chi non va dato, o nel modo con cui non lo si deve dare ».
Secondo questa concezione, ci sono due tipi fondamentali di superstizione:
a) Si dà il culto religioso a chi si deve, ma nel modo indebito. Così, certe pratiche , in uso in certi strati della popolazione, e che si incorporano nel culto di alcuni santi specialmente popolari (per esempio, sant'Antonio da Padova); o certe immagini concrete di Cristo o di Maria; o semplicemente la recita di certe preghiere a cui sono attribuiti effetti quasi infallibili. Nelle forme di religiosità popolare, è difficile distinguere in certi casi ciò che è superstizioso da ciò che è tradizione culturale ereditata (che inizialmente, poteva anche essere superstiziosa), ma sotto cui può essere soggiacente un autentico atteggiamento religioso. È necessario un accurato compito di discernimento delle forme culturali di religiosità popolare per non rendere difficili i processi di legittima inculturazione della fede negli strati popolari.
b) Il secondo tipo di superstizione è il seguente: si dà il culto religioso a chi non deve essere dato. All'interno di questo secondo tipo, il pensiero teologico classico distingue tre specie: l'idolatria, la divinazione e la vana osservanza (stregoneria).
1. L'idolatria è il culto prestato a falsi dèi. Ovviamente, il punto di partenza per questa definizione deve essere sempre quello di una ortodossia religiosa. Come esempi sociologici nell'Occidente cristiano, si possono ricordare: le sètte orientali comparse recentemente. Rimane l'interrogativo: fino a che punto suppongono una vera convinzione religiosa? O non sono piuttosto una ricerca di nuove forme di « espansione della coscienza » come protesta contro la razionalizzazione e la meccanizzazione della nostra cultura?
2. La divinazione. Il suo significato originario è quello di conoscere il pensiero divino (dal latino divinatio), o mediante segni simbolici, percepiti dai sensi (per esempio, l'interpretazione dei sogni, la lettura delle viscere degli animali sacrificati), o rivelando direttamente allo spirito per ispirazione o emozione psichica di origine che si ritiene soprannaturale. Si ritiene che gli dèi rivelino agli uomini eventi del passato o che succederanno in avvenire (non si confonda questo con la profezia biblica). La credenza nelle divinazione è stata un elemento essenziale delle religioni antiche In Grecia, popolo razionalista per eccellenza, la divinazione si presentava come una vera scienza, non per i suoi princìpi ma per la classificazione completa dei fatti e per l'elaborazione dei procedimenti e delle teorie. Nell'antica Roma, la divinazione era a servizio dello Stato (gli àuguri), ma non arrivò mai ad avere la sistematizzazione teorica della divinazione greca. Nella nostra società tecnologica d'oggi, è notevole la fioritura di forme blande di divinazione, senza una stretta pretesa religiosa. In certi casi, sono piuttosto un puro « giogo sociale » (gli oroscopi nei settimanali); altre volte, hanno i connotati di un uso di poteri occulti per leggere il passato o il futuro (cartomanti, chiromanti...). È anche innegabile un interesse, non puramente erudito, per la letteratura cabalista ed ermetica, per l'occultismo, ecc.
3. La vana osservanza: per conseguire certi effetti, sono usati mezzi che non sono razionalmente adeguati, nè sono religiosamente giustificati. Eppure, sono attribuite ad essi certe virtualità soprannaturali. In realtà, essi costituiscono forme di magìa. Così, le ordalìe dell'acqua e del fuoco, nel Medioevo, la stregoneria ed il malocchio, lo spiritismo. In alcune di queste pratiche, può essere soggiacente l'idea di un patto col demonio (stregoneria nera o malefica): questa idea fu ali‑mentata nella cristianità medievale dalla stessa persecuzione ecclesiastica.

Bibliografia
Albergamo F., Fenomenologia della superstizione, Editori Riuniti, Bari, 1966. Bo V., Festa, riti, magìa e azione pastorale, Ed. dehoniane, Bologna, 1984. Burgio A., Dizionario della superstizione, Milano, 1965. Cirese A.M., Cultura egemonica e culture subalterne, Palumbo, Palermo, 1972. Silvestri G., « Superstizione », in: Nuovo Dizionario di Teologia Morale, Ed. Paoline, Cinisello B., pp. 1347‑1360.
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