Libri liturgici - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Libri liturgici

L
di J. Llopis
Si chiamano libri liturgici quelli che vengono usati nelle celebrazioni liturgiche e che contengono i testi e le rubriche per lo svolgimento corretto della celebrazione. Nei primi tempi del cristianesimo, l'unico libro liturgico era la Bibbia, da cui si leggevano direttamente i brani che venivano proclamati nelle varie riunioni di culto. A poco a poco vennero scritti alcuni libri con indicazioni sullo svolgimento dei riti. Il più influente di tutti fu la Tradizione Apostolica, del presbitero romano Ippolito (secolo III). A partire dal secolo IV, si vennero formando raccolte di testi eucologici usati nelle celebrazioni liturgiche della città di Roma. La raccolta più nota è quella che si chiama Sacramentarium Veronense.
Venne il tempo in cui ogni parte integrante di una celebrazione, affidata regolarmente ad un ministro specifico, godette di un libro proprio. Così, si ebbe il sacramentario, o libro del celebrante, con le formule delle orazioni per l'Eucaristia e per i sacramenti; il lezionario, o libro del lettore, con i brani biblici convenientemente distribuiti; l'antifonario, o libro del cantore e del coro, coi canti della Messa. Quando la liturgia romana fu esportata in altri luoghi, si composero gli ordines, o ordinari, con le rubriche le quali spiegavano lo svolgimento delle varie celebrazioni.
Più avanti, sé sentì la necessità di fondere i vari libri in un volume unico, che contenesse tutti gli elementi necessari per ogni celebrazione. Si formarono così il pontificale, coi testi e i riti necessari per le celebrazioni riservate al vescovo; il messale plenario, con le orazioni, letture, canti e rubriche per l'intera celebrazione dell'eucaristia; il rituale, con gli elementi necessari per i riti sacramentali propri dei presbiteri. Qualcosa di simile è accaduto coi libri destinati alla liturgia delle ore: in un primo tempo, c'erano vari volumi (il salterio coi salmi; l'omiliazio con le letture patristiche; l'innario, con gli inni poetici di composizione ecclesiastica; l'antifonario, con le antifone; l'orazionale, con le orazioni conclusive delle varie ore canoniche. Tutti questo libri sono poi confluiti in uno solo, chiamato breviario, perché, di fatto, era un sunto o compendio dei vari elementi.
Dopo il Concilio di Trento, si è proceduto ad una revisione dei libri liturgici propri del rito romano. Furono così promulgati il Breviario (1568), il Messale (1570), il Pontificale (1595), il Cerimoniale dei vescovi (1600) e il Rituale (1614). Questi libri, assieme al Martirologio (elenco delle feste e dei Santi che vengono celebrati in qualche luogo determinato), sono stati usati in tutta la Chiesa d'Occidente fino alla riforma del Concilio Vaticano II. Questa riforma ebbe il risultato di una revisione profonda di tutti i libri liturgici. In un certo modo, dopo il Vaticano II, si è ritornati ad una situazione simile a quella che ha preceduto la formazione dei volumi plenari: infatti, attualmente, ogni sacramento o sacramentale gode di un libro proprio. Riguardo, poi, alla Messa, c'è il messale dell'altare, il lezionario ed il cantorale, per non parlare di altre possibilità, come, per esempio, il libro della sede, che contiene esclusivamente i testi proferiti dal celebrante stando alla sede presidenziale.
Un cambiamento molto importante è quello della pubblicazione dei libri liturgici nelle varie lingue vive, come anche le molteplici scelte che vengono offerte da ogni libro, oltre agli orientamenti previ di tipo teologico e pastorale contenuti in ogni libro liturgico. Con ciò, il libro liturgico ha cessato di essere un testo fisso ed intoccabile: è diventato un complesso di materiali destinati ad essere adattati secondo le necessità di ogni comunità concreta che celebra la liturgia.

Bibliografia
Martimort A.G., La Chiesa in preghiera. Introduzione alla liturgia, Ed. Desclée, Roma‑Parigi, . Righetti M., Storia liturgica, Ed. Ancora, Milano, 1964, I, pp. 338‑361. Scicolone I., « Libri liturgici », in: Nuovo Dizionario di liturgia, Ed. Paoline, Roma, 1984, pp. 701‑713.
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