Credenza - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Credenza

C
di J. J. Tamayo
La credenza è una delle componenti fondamentali del comportamento umano. Pertanto è una questione che non si può eludere se vogliamo davvero riuscire a comprendere l'uomo in tutta la sua complessità.
Nel suo fondo, l'uomo è portato a credere, fa notare Ortega y Gasset. Le credenze costituiscono, secondo lui, lo strato più profondo della nostra vita e la terraferma su cui essa si muove È sulla base delle credenze e nelle sue cavità che spuntano le idee. Queste si forgiano quando le credenze cominciano a vacillare.
Il filosofo empirico Hume distingue tra il puro pensare e le credenze, e mostra come queste, e non il pensiero, siano il principio regolatore delle nostre azioni. Questa tesi è condivisa, fino ad un certo punto, da Wittgenstein secondo il quale la funzione della credenza e quella di regolare la vita totale del credente.
Hume considera la credenza religiosa come il paradigma di ogni credenza. Il punto di riferimento obbligato della credenza religiosa è Dio, cioè, una realtà trascendente e distinta dal mondo che, secondo varie religioni, possiede una forma personale più o meno definita.
La credenza religiosa è onnicomprensiva, cioè, risponde ad ogni questione. In altre parole: abbraccia una visione globale della realtà in tutte le sue dimensioni. Questa onnicomprensività, sottolinea Sàdaba, le dà una grande capacità di adattamento.
La credenza religiosa si colloca all'interno della storia e si sente implicata in modo permanente nei vari contesti socio‑culturali in cui si dispiega, ma non è possibile spiegarla come il semplice risultato o prodotto di questi contesti, e non si può neanche ridurre ad essi.
La credenza religiosa comporta due elementi: il « credere che », o elemento noetico, che consiste nel credere il contenuto delle proposizioni di fede, e il « credere in »: questo va molto più in là della semplice adesione intellettuale: comporta la fiducia totale in qualcuno, nell'essere trascendente in cui si crede.
Tanto la teologia quanto la filosofia si sono poste ripetutamente il problema cruciale dei rapporti tra ragione e credenza, tra fede e scienza. Per sant'Anselmo, la fede richiede e cerca costantemente la comprensione, come appare dalla sua massima conosciutissima: « Credo ut intelligam ». Molto diverso è il punto di vista di Tertulliano che, nel conflitto tra fede e ragione, si pronuncia a favore della prima e rinuncia alla seconda, per cui egli afferma: « Credo quia absurdum ».
C'è in Kant un testo su questo punto ed è stato oggetto di interpretazioni a non finire: « Ho dovuto scartare il sapere per cedere il posto alla fede ». Siamo qui di fronte ad una manifestazione di fideismo? Certamente no. Dunque, come fa notare Ferrater Mora, la credenza di cui parla Kant non è la « fede », ma la ragione pratica. Inoltre, il sapere a cui si riferisce il filosofo, « non è la vera conoscenza o scienza, ma il preteso sapere difeso dai razionalisti, quel sapere che procede per princìpi ritenuti supremi senza un previo esame e senza la critica dei limiti della facoltà conoscitiva » (Ferrater Mora).

Bibliografia
Acquaviva S. ‑ Pace E., Sociologia delle religioni. Problemi e prospettive, NIS, Roma, 1992. Bajzek J., « Credenze », in: Dizionario di Scienze dell'educazione, Elle Di Ci, LAS, SEI, Torino‑Roma, 1997, pp. 253‑254. Berger P., Il brusìo degli angeli, Ed. Il Mulino, Bologna, 1970. Berzano L., Religiosità del nuovo areopago. Credenze e forme religiose nell'epoca postsecolare, Ed. Angeli, Milano, 1994. Durkheim E., Le forme elementari della vita religiosa, Ed. Comunità, Milano, 1963. Eliade M., Storia delle credenze e delle idee religiose, Ed. Sansoni, Firenze, 1990. Lonergan B., Ragione e fede di fronte a Dio, Ed. Queriniana, Brescia.
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