Teologia - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Teologia

T
di E. Vilanova
Il termine teologia, parola su Dio, ha la sua storia già nell'ambiente greco‑romano. Platano e Aristotele conoscevano già l'uso del termine, secondo cui gli antichi poeti erano denominati teologi (teologia nel senso di mitologia). Secondo Platone, la teologia ha il compito di liberare i miti, le narrazioni e le leggende greche riguardanti gli dèi, dalle imperfezioni e da quanto potessero avere di sorprendente.
Il termine fu assunto dal cristianesimo greco, in cui si fece la distinzione fra teologia e economia: economia significava la comunicazione storica della salvezza di Dio; teologia significava la contemplazione di questa comunicazione, che è l'elemento super‑storico, senza il quale la storia salvifica non sarebbe conosciuta profondamente. Presso i Padri latini, la distinzione tra scienza e sapienza era destinata ad orientare le accentuazioni teologiche susseguenti. A partire da allora, sappiamo quali siano stati i modelli per elaborare la teologia quel Medioevo, quello contemplativo di tipo monastico, caratterizzato dalla sua esperienza interiore; il modello scolastico, speculativo, qualificato per la sua minuziosità e per la sua audacia costruttiva, investito di una funzione chiave in un ordine sociale fortemente gerarchizzato (ognuno di questi tipi richiama i due aspetti di una cristianità ambigua: fuga dal mondo o dominio del mondo). Dopo il Concilio di Trento, il teologo si incarica di appoggiare accuratamente la trasmissione e la formulazione ortodossa della fede contro l'eresia e contro il mondo. Il teologo dovrà essere, prima di tutto, un formatore di chierici. Verso la fine del secolo scorso, il teologo è un sapiente, uno specialista in un determinato settore della tradizione.
Questi modelli non rispondono alle aspettative d'oggi. Il Concilio Vaticano II rappresentò un tentativo di rinnovamento teologico e fornì una base per invertire lo stesso metodo usato fino allora. Invece di essere deduttivo, interamente rivolto a trarre conclusioni astratte, lasciando ai pastori il compito di applicarle, il metodo è diventato induttivo: l'analisi, portata avanti con cura, considera i comportamenti, le aspirazioni, le ansie degli uomini, individui e gruppi, per discernervi gli impatti possibili della parola di Dio. In questo modo procede la Costituzione Gaudium et Spes, elaborata partendo da una introduzione in forma di analisi sociologica dei cambiamenti radicali e veloci dell'umanità. Da allora, per esempio, non si tratta più di una « dottrina sociale » insegnata dall'alto da un magistero chiamato ordinario, ma di un paziente esame delle congiunture dentro le quali il messaggio evangelico debba fare da fermento. La teologia, in questo modo, incorpora di nuovo come suo oggetto proprio e come luogo teologico adeguato, la, vita concreta e storica della comunità‑chiesa: vangelo in atto, nella fecondità dell'intelligenza del mistero.
Questo orientamento ha favorito lo sviluppo di una teologia autoctona nei paesi del Terzo Mondo. Era ancora inesistente nel 1967 quando Paolo VI pubblicò la sua Enciclica Populorum Progressio. Così, è stato superato l'eurocentrismo teologico, che dominava in seguito alle scoperte geografiche dei secoli XV e XVI fino al Concilio Vaticano II. Le teologie sorte nel Terzo Mondo possono essere raggruppate in cinque aree importanti: le teologie della liberazione dell'America Latina, la teologia negra del Nord America, con i Negro spirituals, la teologia negra del Sud Africa nel contesto dell'apartheid, la teologia africana preoccupata dell'inculturazione della fede, la teologia asiatica alla ricerca di un dialogo con le grandi religioni. Il loro apporto è una grande speranza per la Chiesa.
L'effervescenza attuale della teologia è giustificata dal fatto che la testimonianza cristiana non è la ripetizione di parole del passato, di parole scritte, ma è la ri‑lettura costante di quello che Dio ha fatto e non cessa di fare in mezzo a noi. Il principio interpretativo della Scrittura è dunque l'esistenza attuale della Chiesa. Il senso teologico emerge dal presente che ricapitola il passato che ci separa dall'annuncio originale. La parola non emerge dal passato: è la parola attuale che fa emergere il senso contemporaneo.
Stando così le cose, la teologia, elaborazione del nostro intelletto e secondo le sue molteplici risorse, trova la sua fonte viva nell'azione o prassi dei fedeli più che nei testi antichi, per quanto qualificati possano essere; più nell'esistenza della Chiesa comunità dello Spirito, che in una minuziosa esegesi grammaticale o letteraria della Bibbia. L'oggi della Chiesa non è dunque colto dalla teologia al livello degli adattamenti praticamente desiderabili, ma esso è riconosciuto come il luogo presente della parola che l'atto teologico ha il compito di scrutare e di attualizzare con la riflessione.
Se è così, se la base portante della parola è la Chiesa impegnata nella storia, se la vita della Chiesa in atto entra nel testo biblico e lo riempie di linfa, allora non si tratta di un Dio che promulga dall'alto dei cieli i suoi comandamenti per il buon ordine del mondo, ma si tratta di un Dio impegnato nella storia concreta della società, come conseguenza della sua incarnazione. Questo impegno con le vicende umane ci porta a concepire una teologia differente da quella dell'assoluto dei deisti, e, d'altra parte, a valorizzare le vicende umane come il luogo della divinizzazione. Storia degli uomini e economia di Dio sono correlative. La divinizzazione dell'uomo continua la umanizzazione di Dio. La presenza nel mondo, e per ciò stesso, il divenire del mondo, appaiono nella coscienza ecclesiale come elementi strutturanti della Chiesa, poiché la realtà a cui aderisce la fede è presente nella storia del mondo. Il mistero è nella storia.
Grazie a questa visione, si può collocare in una posizione prima e prevalente una teologia che emana, prima di qualsiasi concettualizzazione scientifica, dalla fede viva del popolo di Dio, la cui prassi storica fa parte della intelligenza della fede.

Bibliografia
Alszeghy Z. ‑ Flick M., Come Bi fa la teologia?, Ed. Paoline, Alba, 1974. Bof G. ‑ Stasi A., La teologia come scienza della fede, Bologna, 1982. Colombo G., Perché la teologia?, Ed. La Scuola; Brescia, 1980. Pannenberg W., Epistemologia e Teologia, Ed. Queriniana, Brescia, 1975. Vagaggini C., « Teologia », in: Nuovo Dizionario di Teologia, Ed. Paoline, Cinisello B., , pp. 1597‑1711.
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