Istituzioni temporali cristiane - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Istituzioni temporali cristiane

I
di A. Floristán
Le istituzioni temporali cristiane sono caratterizzate dal fatto che hanno un fine temporale sul piano della civilità, del progresso o della liberazione. Sono dirette da un gruppo di cristiani o da una associazione confessionale che impegna in qualche modo la Chiesa nella sfera pubblica. L'intento è quello di servire alla missione della Chiesa, specialmente di prolungare nella vita pubblica gli organi di azione e di presenza. Desiderano un riconoscimento più o meno grande da parte della gerarchia che interviene, almeno per quanto si riferisce ai contenuti di fede e di costumi. Evidentemente, la gamma di queste istituzioni è molto varia, come è evidente l'evoluzione che alcune di esse hanno avuto dopo il Concilio.
Queste istituzioni sono state strumenti caratteristici della pastorale cristiana, giustificate come supplenza in una società non sviluppata: protezione dei fedeli, specialmente di quelli giovani, in ambienti secolarizzati, estranei o addirittura ostili alla Chiesa; difesa dei diritti della Chiesa, minacciati o non riconosciuti; influenza per sviluppare più adeguatamente la dimensione cristiana e l'evangelizzazione.
In realtà, esse non sono essenziali alla Chiesa: infatti, non si riferiscono al suo essere stesso, ma al suo agire. Non sono Chiesa, ma mondo. D'altra parte, sono confessionali « ab extrinseco », nella misura in cui si rendono responsabili alcuni organismi della Chiesa. In altre parole: queste istituzioni ricevono il « nulla osta » in via negativa, nella misura in cui non intaccano il dogma né la morale. Evidentemente, non sono garantiti « a priori » i loro contenuti ed i loro atti. Perciò non si possono obbligare i cristiani ad appoggiarle. La loro comprensione è molto cambiata dopo il Vaticano II che ha riconosciuto esplicitamente l'autonomia delle realtà temporali.
Alcuni sogliono distinguere tre tipi di isituzioni temporali cristiane: caritative (per esempio: la « Charitas »), educative (per esempio, le scuole della Chiesa e le università cattoliche), facoltative (per esempio: i sindacati cattolici e i partiti politici cristiani).
All'interno di questo campo svariato di istituzioni, quelle più importanti nella Chiesa sono le istituzioni educative. La loro finalità consiste nell'educare dall'interno della persona umana, con una ispirazione antropologica cristiana, per facilitare lo sviluppo della fede personale e di una visione credente del mondo. Nello stesso tempo in cui si difende tenacemente la loro esistenza da parte di un grande settore della Chiesa, sono palesi i conflitti provocati da queste istituzioni educative. I pericoli e le tentazioni delle scuole e delle università della Chiesa sono evidenti: educare con schemi culturali identificati eccessivamente con un'unica norma cattolica (scarsa libertà religiosa); rinchiudere gli alunni in rifugi o ghetti (fede immatura); violentare le coscienze di insegnanti che hanno ideologie politiche le quali non coincidono con la tendenza dell'istituzione (tensioni tra la direzione e i professori); polemiche con lo Stato a causa dei controlli e dei contributi economici (conflitti col governo); ecc.
Affinché queste istituzioni compiano la loro missione, occorre, prima di tutto, che siano veramente educative, poiché sono state istituite proprio per educare, prima ancora che per impartire un insegnamento religioso. Ciò esige che esse conservino un senso profondo dell'umano, che stiano a servizio della verità, che promuovano la libertà, che difendano i diritti umani e che educhino le coscienze in un modo personale e sociale. In secondo luogo, bisogna evitare le polemiche con le altre istituzioni educative laiche o non cristiane, per cui va bandito ogni settarismo ed ogni intolleranza, mentre va favorito il pluralismo senza privilegi. In terzo luogo, devono ritenersi contingenti, cioè, devono avere la capacità di adattarsi a nuove circostanze e, se è necessario, scomparire quando la finalità per cui sono sorte non esiste più. In quarto luogo, nel loro interno, deve essere possibile lo sviluppo di una certa evangelizzazione, con libertà religiosa, presentazione della Buona Novella, ma senza obblighi di culto. Infine, le istituzioni devono essere vicine al popolo o alle classi meno favorite. In ultima analisi, per poterle valutare con equità cristiana, devono raggiungere alcuni risultati pastorali proporzionati ai mezzi ed al personale di cui fanno uso.

Bibliografia
Garelli F., « Istituzioni », in: Dizionario di Pastorale giovanile, Ed. Elle Di Ci, Leumann (Torino), 1989, pp. 468‑474. Girod R., Politiche dell'educazione, Ed. Armando, Roma, 1983. Nanni C., « Istituzioni educative », in: Dizionario di Scienze dell'educazione, Elle Di Ci, LAS, SEI, Torino‑Roma, 1977, op. 562‑565.
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